24.11.2014 - Didattica
Vi diranno che si tratta di scie chimiche…

Banchi di nuvole rade, segnale di modeste infiltrazioni di aria umida in quota, tenute sotto controllo da un anticiclone che mantiene comunque l’esclusiva. E’ il cielo di questi giorni sull’Italia; provate a guardare in alto, forse, se sarete (molto) fortunati, potrete ammirare un fenomeno piuttosto inquietante ma dall’indubbio misteriosi fascino noto con il  nome di “Fallstreak holes“, alla lettera “caduta veloce del buco”.

La  figura allegata mostra di cosa si tratta ma, come fanno a formarsi questi buchi nel tessuto nuvoloso? Qualcuno si sarà certamente dilettato nel pontificare additando le responsabilità a improbabili attacchi chimici aeronautici (le famigerate scie chimiche). Nulla di tutto questo.

Osserviamo la figura qui a fianco: anzitutto dobbiamo tener presente che gli strati nuvolosi coinvolti nel processo sono due, uno sovrapposto all’altro: il primo, a quota leggermente più elevata, si identifica con quei filamenti nuvolosi sottili visibili anche all’interno del buco noti come cirri. Subito sotto e tutto intorno una consistente banda di cirrocumuli.

Ingredienti:

  • Un sottile filamento di aria calda e umida che scorre tra due strati di aria più fredda e secca.
  • Riscaldamento diurno
  • Una ondulazione prodotta per motivi orografici su larga scala

Conseguenze

La stratificazione sopra descritta genera una leggera instabilizzazzione del flusso il che, unitamente al riscaldamento diurno e ad una ondulazione prodotta per motivi orografici su larga scala, può causare la discesa di alcuni pacchetti di aria fredda verso il basso, sotto forma di debolissime precipitazioni.

In sostanza minuscoli aghetti di ghiacciocadono dai cirri (nubi superiori) sopra i cirrocumuli (nubi inferiori). Se questi ultimi presentano un struttura mista, ovvero piccoli cristalli di ghiaccio e minuscole gocce d’acqua allo stato sopraffuso (allo stato liquido pur in ambiente sotto zero), gli aghetti di ghiaccio in caduta si “mangiano” le goccioline sopraffuse e, con un processo noto come accrezione, causano l’aumento di peso di queste ultime, le quali precipitano a loro volta verso il basso evaporando, dunque disfacendo il tessuto nuvoloso. Da qui il buco.

Da notare che un fenomeno analogo può avvenire anche a quote inferiori, coinvolgendo in questo caso nubi del tipo altostrati e altocumuli.

La legge fisica di Bergeron-Findeisen ci dà un’ulteriore suggerimento, poichè ci fa notare che all’aumento dei cristalli di ghiaccio all’interno della nube, corrisponde la proporzionale evaporazione delle goccioline sopraffuse superstiti. Ne deriva un ulteriore allargamento del nostro buco che si manifesta in tutto il suo stupefacente e spettacolare alone di mistero.

Luca Angelini

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