15.06.2016 - Meteo
Horizon Project 2016: cronache di storm chasing

Gentili lettori, eccoci di nuovo qui. Siamo rientrati in Italia da pochi giorni. Circa 7000 miglia percorse in 16 giorni e un totale di 160 ore passate alla guida. Mentre attendevamo per il check-in del volo di ritorno nel terminal West dell’aeroporto di Denver ci siamo guardati negli occhi e, fisicamente provati dal viaggio, ci siamo detti: ok, siamo sfiniti ma ne è valsa la pena. Decisamente.

E’ proprio così. Un viaggio lungo, caratterizzato da lunghi spostamenti quotidiani, poche ore a disposizione per riposare, non più di 5 o 6 a notte nel migliore dei casi, pasti miseri e certamente non salutari consumati il 90% delle volte in fast food, e inoltre l’organizzazione dell’intera giornata, dalla prenotazione del motel al forecasting, dai vari problemi logistici e burocratici alla scelta della strategia di caccia. Sapevamo che sarebbe stato faticoso ma che ne sarebbe valsa la pena.

It was awesome looking that show yesterday!
Navajo Reservation – Monument Valley, UT. May 20, 2016

Abbiamo portato a casa una nuova stupenda esperienza vissuta nel posto giusto e con le persone giuste. La preparazione del viaggio e la caccia sono state portate avanti da me (Stefano) e Marco ma i nostri tre compagni ci hanno sempre sostenuto, dato fiducia e aiutato in ogni circostanza, rendendoci la vita più semplice e soprattutto facendoci vivere due settimane in allegria. I problemi con la connessione Internet purtroppo non sono mancati. In appena due giorni ci siamo ritrovati con la metà dei giga andati e siamo stati costretti ad acquistare una nuova Sim, e a scegliere un nuovo piano tariffario. Nonostante ciò siamo rimasti senza connessione durante gli ultimi due giorni. Un problema al quale hanno dovuto far fronte anche gli altri chasers europei, per quanto ne sappiamo, ma che ci ha sicuramente penalizzati.

Madre Natura invece non ci delude mai. Ancora una volta abbiamo goduto del suo operato che nelle grandi pianure diventa vero e proprio spettacolo. Il secondo giorno effettivo di caccia a poche miglia a sud di Amarillo, TX intercettiamo un primo tornado che rimane al suolo per pochissimo tempo, non più di un minuto.

Howardwick, TX. 22 maggio 2016

Siamo a qualche miglio di distanza ma dall’Interstate riusciamo a scattare due foto al volo senza purtroppo aver modo di raggiungere un miglior punto di osservazione. Questo tornado è il primo evento significativo del giorno, giornata che manterrà i nostri livelli di adrenalina costantemente sopra la soglia media. Dopo vari core-punching e dopo aver continuato a cacciare tra i canyons, sotto una flash floodwarning, al tramonto inizia lo spettacolo più emozionante.

Clarendon, TX. 22 maggio 2016

Un claster di multicelle con un caos pazzesco. Luci del tramonto da una parte con shelfcloud e fulminazioni continue dall’altra, il tutto mixato con una tesa e costante ventilazione da outflow combinato. Tentiamo di fotografare i fulmini in serata ma con scarsi risultati. Il giorno successivo altra caccia emozionante a nord di Woodward, OK. Riusciamo a riprendere e fotografare tutto tranne il tornado a causa della combinazione tra un nostro errore di valutazione e di posizionamento e della mancanza di una strada diretta che ci portasse sotto la base della supercella.

Buffulo, OK. 23 maggio 2016

Le due giornate che definirei super sono invece quella del 24 maggio e del 29 maggio. Il 24 maggio dopo aver scelto come target provvisorio e pranzato a Dodge City, KS ci spostiamo di circa 30 miglia verso sud, ad Ashland, per aspettare che parta la convezione. Iniziamo a seguire una prima cella che entrerà poco dopo in tornado warning e genererà più tornadoes che attraverseranno la periferia occidentale di Dodge City.

Minneola, KS. 24 maggio 2016

Riusciamo a documentare l’intera evoluzione della supercella con ogni tornado da essa prodotto seppur da una certa distanza.

Dodge City, KS. 24 maggio 2016

Il tramonto post temporalesco ci offre uno scenario che rimarrà indelebile nelle nostre menti con delle splendide mammatus illuminate dalle luci del crepuscolo. Fotografiamo inoltre dei fulmini nube-suolo positivi, sicuramente tra i più belli raccolti durante tutto il viaggio. Il 29 maggio lo ricorderemo come la giorno in cui più ci siamo sentiti fieri di noi stessi come chasers e come gruppo. Scegliamo di cacciare in prossimità del punto triplo dove i venti al suolo e in bassa troposfera sembrano migliori rispetto ad altri spots lungo la dryline. Nel pomeriggio intercettiamo 3 supercelle tra Oakley e Leoti nell’ovest del Kansas, di cui due in tornado warning e con updrafts striati decisamente fotogenici.

Oakley, KS. 29 maggio 2016

Non ci sono altri chasers nei paraggi e siamo tra i pochi, se non addirittura gli unici, a portare a casa bellissimi scatti e video. Il 30 maggio decidiamo di riprovare a cacciare sul confine Kansas-Colorado ma il potenziale per fenomeni di una certa rilevanza sembra più basso dei giorni precedenti. Nel pomeriggio ci spostiamo tra Campo e Kit Carson, CO per seguire le prime celle che mostrano una discreta riflettività al radar. Il pomeriggio di caccia ci appare inizialmente abbastanza movimentato. Inseguiamo, o meglio veniamo inseguiti, dal fronte delle precipitazioni della cella più meridionale del sistema che si intensifica sempre di più con il passare dei minuti. Produce dei downbursts secchi ai quali fatichiamo non poco a rimanere davanti, essendo costretti ad infrangere i limiti di velocità. Riusciamo a portare a casa degli scatti ad un gustnado. Nelle ore successive la situazione non decolla e nessuna cella sulla linea diventa predominante rispetto alle altre. Noi nel frattempo ci muoviamo verso nord fino quasi al confine col Nebraska e con le luci del tramonto le Plains ci regalano nuovamente uno spettacolo unico.

La linea temporalesca attraversa la sua fase di massima intensità con una frequenza di fulminazione impressionante e con una quantità di crawlers prodotti notevole (peccato fosse ancora giorno altrimenti ne avremmo approfittato per scattare ottime foto). Trovandoci ad ovest della squall line possiamo apprezzare il contrasto tra il cielo quasi completamente sereno alle nostre spalle e i temporali in allontanamento di fronte a noi con le incudini ricche di mammatus sopra di noi.

Atwood, KS. 30 maggio 2016

Noi tutti ci auguriamo che sia solo un arrivederci. La sera del 31 maggio, dopo una rigenerante cenetta in una steakhouse già visitata in passato da me e Marco, decidiamo di tentare una caccia ad una linea temporalesca notturna tra Lamar e La Junta, CO per fotografare i fulmini. Raccogliamo meno materiale fotografico di quello sperato ma la caccia si rivela molto adrenalinica. Una corsa contro il tempo tra le buie strade sterrate per cercare di rimanere davanti alle precipitazioni. Nonostante la maggior parte dei fulmini che riusciamo a fotografare siano intranube o parzialmente coperti dalle precipitazioni e dalle nubi stratiformi sul bordo avanzante del sistema la loro frequenza è elevatissima e producono un bagliore continuo tanto da renderci quasi in grado di guidare a fari spenti. Il primo di giugno lo impieghiamo per risalire verso Denver da dove ripartiremo per tornare a casa.

Fortunatamente l’atmosfera ha giocato a nostro favore. Abbiamo infatti sfruttato i primi due giorni di day-off per visitare alcune mete naturalistiche che avevamo in programma (il Very Large Array vicino Socorro in New Mexico, il MeteorCrater e il South Rim del Grand Canyon in Arizona e la Monument Valley al confine tra Arizona e Utah. Dal terzo giorno abbiamo praticamente cacciato senza sosta (un solo giorno di day-off fino al 31 maggio) e infine la soleggiata e piacevole giornata del primo giugno durante la quale ci siamo concessi una visita lampo nella downtown di Denver. Quindi tempismo perfetto. Insomma un’altra esperienza indimenticabile ed è proprio il caso di affermare che le nostre amate grandi pianure americane non ci deludono mai. Voglio concludere questo breve articolo con una frase di un nostro amico nonché esperto cacciatore di temporali e cioè che “a volte sembra come se le Plains fossero pervase da una fisica dell’atmosfera appartenente ad un altro pianeta”. Sappiamo che non è così ovviamente ma devo ammettere che nell’ammirare tali spettacoli della natura in quei luoghi mi isolo, anche solo per un attimo, e riesco a scindere la mia parte razionale da quella di semplice osservatore ed effettivamente l’impressione che ne deriva è esattamente quella di far parte di un sistema Terra-Atmosfera differente, più “selvaggio”, rispetto a quello in cui la maggior parte di noi è abituato a vivere.

Stefano Piasentin – Horizon StormChaser