17.05.2018 - Meteo
Retrospettiva dell’intenso nubifragio di mercoledì 16 maggio a Milano

Senza la pretesa di essere esaustivi, abbiamo comunque sentito la necessità di dare un’interpretazione tecnica al violento temporale che ha investito in pieno la città di Milano tra il pomeriggio e la sera di mercoledì 16 maggio.

La figura qui sotto, e ancor più l’animazione radar fornita nel video in fondo all’articolo (i dati sono a cura del Centrometeolombardo), ci danno una mano per comprendere le dinamiche che hanno lavorato alla nascita di questo autentico “mostro” del cielo.

Tutto parte quando a Milano splende il sole. I primi temporali orografici interessano da un lato (ossia a nord del Capoluogo lombardo) la fascia prealpina tra il Ticino svizzero e il solco del lago di Como in direzione della Brianza. Contemporaneamente dall’altro lato (ossia sul versante pavese dell’Appennino ligure) parte un’altra figura temporalesca multicellulare con sviluppo verso la Lomellina.

Ebbene l’aria fredda che fuoriesce dai rispettivi temporali, crea il cosiddetto “outflow boundary“, ossia un canale freddo che scende attraverso le valli Tidone e Staffora in direzione nord, proprio mentre lo stesso accade attraverso le valli Lario in verso opposto.

Le due correnti finiscono per scontrarsi proprio sulla città di Milano, dove l’isola di calore urbana viene sollevata in blocco e fornisce l’innesco di un temporale di particolare intensità (tecnicamente classificabile come “Quasi Linear Convective Sistem”)anche accompagnato da grandine, elevata attività elettrica (fulmini) e un crollo termico di quasi 10°C in poche decine di minuti.

Impressionanti i rain-rate massimi, ossia l’intensità oraria della pioggia nel momento di picco, dell’ordine di oltre 500 millimetri all’ora, pari ad un diluvio equatoriale. I quartieri maggiormente interessati sono stati quelli ad ovest e a sud-ovest della città, dove sono caduti fino a 60 millimetri (60 litri d’acqua su ogni metro quadrato) in soli 30 minuti.

Il sistema temporalesco poi, seppur attenuato, insiste sulla città anche in serata traslando lentamente verso sud, trasportato dalle deboli correnti in quota, mentre la parte intensa dello stesso procede verso il Varesotto sotto la spinta dell’outflow prevalente (da sud-est), dove replica il corollario dei fenomeni visti nel Milanese.

Luca Angelini

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