04.06.2012 - Comitato Tecnico Scientifico
Seconda parte di gennaio. Osservazioni, Analisi e Prospettive.












Un significativo riscaldamento sulla stratosfera polare che è previsto in accordo ai due principali modelli, sui piani più alti della stratosfera, è capace di invertire sia il gradiente termico che la media zonale del venti a 60°N. L’alta del nord Pacifico, o Aleutinica associata alla wave 1, si sostituirà al vortice polare che guadagna l’arcipelago canadese.

Attualmente il nucleo freddo a 10 hPa è posizionato sui 60°N e 2.5°W con core di massima vorticità collocato più a nord est (75°N, 48°E). Il 18 gennaio il nucleo freddo perderà 10° di latitudine e si sposterà di ben 20° verso ovest, collocandosi in pieno Est Atlantico, ad ovest dell’Irlanda. Le maggiori incertezze riguardano invece il core di massima vorticità che è visto attualmente sganciarsi da quello termico per rimanere a latitudini del Mar Baltico.

Dunque siamo in presenza di un Minor Warming con Displacement del VPS su Est Atlantico/Scandinavia.



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Figura 1. Temperature a 10 hPa secondo GFS 0Z del 11 gennaio





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Figura 2. Temperature e altezze del geopotenziale a 10 hPa secondo ECMWF 12Z del 10 gennaio


Da notare la differenza tra le posizioni dei nuclei freddi alle varie quote isobariche il 18 gennaio: a 1 hPa sull’Arcipelago Canadese, a 10 hPa Est Atlantico mentre in basso a 100 hPa  l’inerzia termica per il freddo accumulato soprattutto intorno ai 30 hPa (-8° sulla media di dicembre sul Polo Nord) in questo inizio invernale non permette al momento al core termico di scendere sotto il Mar Bianco (area Barents). 

Dunque un colpo di maglio destrorso, tenendo a mente un avvitamento che entra in un foro in senso antiorario. Al netto della mancata discesa a latitudini temperate del nucleo freddo al limite della tropopausa e del nucleo di massima vorticità a 10 hPa, si sarebbe andati incontro ad un obiettivo mediterraneo di tutto rilievo.

Ma questa disposizione vagamente baroclina della struttura, pur non permettendo un allentamento troppo vistoso della tensione zonale foriero sul settore Atlantico di un’elevazione poco pronunciata (e forse anche duratura oltre il 60°N) dell’azzorriana associata alla wave 2, fa si che i massimi di vorticità positiva in troposfera si allentino sopra l’area groenlandese e si scindano verso l’area russo-siberiana. 


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Figura 3. Temperature a 100 hPa secondo ECMWF 12Z del 10 gennaio



Un ramo del getto polare interesserà la parte orientale della Groenlandia. Per esempio, il long range deterministico allude ad un debole canale di aria calda che mette in collegamento le due wave oceaniche in area SCAND/Nova Zemljia.

Considerando anche che l’effetto Baldwin-Dunkerton, vero deus ex machina delle analisi long-range e stagionali dell’inverno 2001-12 e relativo allo stratcooling del 20-25 novembre scorso volge al termine, fasi più neutrali dell’AO sono da attendersi. Il che significa incremento del wavenumber zonale cioè ondulazioni più pronunciate. La disposizione delle SSTA atlantiche, positive su una fascia temperata, non permette di catturare il getto troppo in basso. E questo evita un pericoloso slancio dell’indice Est Atlantico (EA+).


1Fig4


Figura 4. SSTA atlantiche del 7 gennaio


Come queste dinamiche si possano riflettere sui regimi del tempo in Europa e sul Mediterraneo ? 

Il dato di fatto della stagione è il blocco basso-azzorriano. Per quanto detto e per le forzanti in ordine alla MJO non è possibile attendersi in questo mese un’elevazione troppo marcata di questo blocco. Ma una importante modifica intercorre sull’oscillazione dei venti troposferici: la GWO inizia a marcare territori o stages Nino-like dissociandosi dalla fase attuale di ENSO. Un maggiore forcing atteso dalla wave 1 con maggiore tendenza ad intrudere l’area artica dovrebbe permettere al getto un’uscita dal Nord America tale da ricollocare un po’ più verso ovest il blocco azzorriano, leggermente più centrato in Atlantico. 


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Figura 5. Global Wind Oscillation. Fasi Nina-like e Nino-like con momento angolare, rispettivamente, positivo (5-8) e negativo (1-4) (e variazione del momento angolare, rispettivamente, negativa e positiva)


Il secondo dato di fatto è la mancanza di innevamento sull’Europa orientale che la possiamo vedere collegata ad un deficit dei ghiacci artici in artico europeo (ma non altrove). Questo fatto non prelude certamente ad uno stazionamento troppo occidentale e/o troppo duraturo dell’aria fredda continentale. Associando questo fatto alla debole scissione del vortice polare in due rami, canadese e russo, ed un ricollocamento meno invadente dell’alta oceanica si assisterebbe dapprima ad una irruzione di aria fredda dai Balcani seguita all’interazione di una saccatura nord-atlantica con  l’aria continentale stagnante più ad est, su Russia e Mar Nero. A più riprese il long range deterministico ci propone questa soluzione. 

In conclusione non si dovrebbe andare incontro ad un cambiamento particolarmente sostanziale del tempo considerando che dopo la grande irruzione fredda dell’Epifania l’inverno sta facendo il suo dovere sulle regioni basso adriatiche e soprattutto sulla Puglia. Ma comunque confermando l’outlook del Comitato Tecnico-Scientifico l’inverno volgerà verso la sua parte più dinamica.


1Fig6

Autori: 

Andrea Rossi

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