Horizon Project 2016: cronache di storm chasing

Gentili lettori, eccoci di nuovo qui. Siamo rientrati in Italia da pochi giorni. Circa 7000 miglia percorse in 16 giorni e un totale di 160 ore passate alla guida. Mentre attendevamo per il check-in del volo di ritorno nel terminal West dell’aeroporto di Denver ci siamo guardati negli occhi e, fisicamente provati dal viaggio, ci siamo detti: ok, siamo sfiniti ma ne è valsa la pena. Decisamente.

E’ proprio così. Un viaggio lungo, caratterizzato da lunghi spostamenti quotidiani, poche ore a disposizione per riposare, non più di 5 o 6 a notte nel migliore dei casi, pasti miseri e certamente non salutari consumati il 90% delle volte in fast food, e inoltre l’organizzazione dell’intera giornata, dalla prenotazione del motel al forecasting, dai vari problemi logistici e burocratici alla scelta della strategia di caccia. Sapevamo che sarebbe stato faticoso ma che ne sarebbe valsa la pena.

Monument Valley, UT. 20 maggio 2016

Abbiamo portato a casa una nuova stupenda esperienza vissuta nel posto giusto e con le persone giuste. La preparazione del viaggio e la caccia sono state portate avanti da me (Stefano) e Marco ma i nostri tre compagni ci hanno sempre sostenuto, dato fiducia e aiutato in ogni circostanza, rendendoci la vita più semplice e soprattutto facendoci vivere due settimane in allegria. I problemi con la connessione Internet purtroppo non sono mancati. In appena due giorni ci siamo ritrovati con la metà dei giga andati e siamo stati costretti ad acquistare una nuova Sim, e a scegliere un nuovo piano tariffario. Nonostante ciò siamo rimasti senza connessione durante gli ultimi due giorni. Un problema al quale hanno dovuto far fronte anche gli altri chasers europei, per quanto ne sappiamo, ma che ci ha sicuramente penalizzati.

Madre Natura invece non ci delude mai. Ancora una volta abbiamo goduto del suo operato che nelle grandi pianure diventa vero e proprio spettacolo. Il secondo giorno effettivo di caccia a poche miglia a sud di Amarillo, TX intercettiamo un primo tornado che rimane al suolo per pochissimo tempo, non più di un minuto. 

Howardwick, TX. 22 maggio 2016

Siamo a qualche miglio di distanza ma dall’Interstate riusciamo a scattare due foto al volo senza purtroppo aver modo di raggiungere un miglior punto di osservazione. Questo tornado è il primo evento significativo del giorno, giornata che manterrà i nostri livelli di adrenalina costantemente sopra la soglia media. Dopo vari core-punching e dopo aver continuato a cacciare tra i canyons, sotto una flash floodwarning, al tramonto inizia lo spettacolo più emozionante. 

Clarendon, TX. 22 maggio 2016

Un claster di multicelle con un caos pazzesco. Luci del tramonto da una parte con shelfcloud e fulminazioni continue dall’altra, il tutto mixato con una tesa e costante ventilazione da outflow combinato. Tentiamo di fotografare i fulmini in serata ma con scarsi risultati. Il giorno successivo altra caccia emozionante a nord di Woodward, OK. Riusciamo a riprendere e fotografare tutto tranne il tornado a causa della combinazione tra un nostro errore di valutazione e di posizionamento e della mancanza di una strada diretta che ci portasse sotto la base della supercella. 

Buffulo, OK. 23 maggio 2016

Le due giornate che definirei super sono invece quella del 24 maggio e del 29 maggio. Il 24 maggio dopo aver scelto come target provvisorio e pranzato a Dodge City, KS ci spostiamo di circa 30 miglia verso sud, ad Ashland, per aspettare che parta la convezione. Iniziamo a seguire una prima cella che entrerà poco dopo in tornado warning e genererà più tornadoes che attraverseranno la periferia occidentale di Dodge City. 

Minneola, KS. 24 maggio 2016

Riusciamo a documentare l’intera evoluzione della supercella con ogni tornado da essa prodotto seppur da una certa distanza. 

Dodge City, KS. 24 maggio 2016

Il tramonto post temporalesco ci offre uno scenario che rimarrà indelebile nelle nostre menti con delle splendide mammatus illuminate dalle luci del crepuscolo. Fotografiamo inoltre dei fulmini nube-suolo positivi, sicuramente tra i più belli raccolti durante tutto il viaggio. Il 29 maggio lo ricorderemo come la giorno in cui più ci siamo sentiti fieri di noi stessi come chasers e come gruppo. Scegliamo di cacciare in prossimità del punto triplo dove i venti al suolo e in bassa troposfera sembrano migliori rispetto ad altri spots lungo la dryline. Nel pomeriggio intercettiamo 3 supercelle tra Oakley e Leoti nell’ovest del Kansas, di cui due in tornado warning e con updrafts striati decisamente fotogenici. 

Oakley, KS. 29 maggio 2016

Non ci sono altri chasers nei paraggi e siamo tra i pochi, se non addirittura gli unici, a portare a casa bellissimi scatti e video. Il 30 maggio decidiamo di riprovare a cacciare sul confine Kansas-Colorado ma il potenziale per fenomeni di una certa rilevanza sembra più basso dei giorni precedenti. Nel pomeriggio ci spostiamo tra Campo e Kit Carson, CO per seguire le prime celle che mostrano una discreta riflettività al radar. Il pomeriggio di caccia ci appare inizialmente abbastanza movimentato. Inseguiamo, o meglio veniamo inseguiti, dal fronte delle precipitazioni della cella più meridionale del sistema che si intensifica sempre di più con il passare dei minuti. Produce dei downbursts secchi ai quali fatichiamo non poco a rimanere davanti, essendo costretti ad infrangere i limiti di velocità. Riusciamo a portare a casa degli scatti ad un gustnado. Nelle ore successive la situazione non decolla e nessuna cella sulla linea diventa predominante rispetto alle altre. Noi nel frattempo ci muoviamo verso nord fino quasi al confine col Nebraska e con le luci del tramonto le Plains ci regalano nuovamente uno spettacolo unico.

La linea temporalesca attraversa la sua fase di massima intensità con una frequenza di fulminazione impressionante e con una quantità di crawlers prodotti notevole (peccato fosse ancora giorno altrimenti ne avremmo approfittato per scattare ottime foto). Trovandoci ad ovest della squall line possiamo apprezzare il contrasto tra il cielo quasi completamente sereno alle nostre spalle e i temporali in allontanamento di fronte a noi con le incudini ricche di mammatus sopra di noi. 

Atwood, KS. 30 maggio 2016

Proprio in quei minuti assistiamo alla formazione di un arcobaleno doppio che forma un doppio arco perfetto davanti a noi. Siamo ormai ad Atwood, KS e con questo tramonto temporalesco reso ancor più ricco dall’arcobaleno le Great Plains ci salutano

Atwood, KS. 30 maggio 2016

Noi tutti ci auguriamo che sia solo un arrivederci. La sera del 31 maggio, dopo una rigenerante cenetta in una steakhouse già visitata in passato da me e Marco, decidiamo di tentare una caccia ad una linea temporalesca notturna tra Lamar e La Junta, CO per fotografare i fulmini. Raccogliamo meno materiale fotografico di quello sperato ma la caccia si rivela molto adrenalinica. Una corsa contro il tempo tra le buie strade sterrate per cercare di rimanere davanti alle precipitazioni. Nonostante la maggior parte dei fulmini che riusciamo a fotografare siano intranube o parzialmente coperti dalle precipitazioni e dalle nubi stratiformi sul bordo avanzante del sistema la loro frequenza è elevatissima e producono un bagliore continuo tanto da renderci quasi in grado di guidare a fari spenti. Il primo di giugno lo impieghiamo per risalire verso Denver da dove ripartiremo per tornare a casa.

Fortunatamente l’atmosfera ha giocato a nostro favore. Abbiamo infatti sfruttato i primi due giorni di day-off per visitare alcune mete naturalistiche che avevamo in programma (il Very Large Array vicino Socorro in New Mexico, il MeteorCrater e il South Rim del Grand Canyon in Arizona e la Monument Valley al confine tra Arizona e Utah. Dal terzo giorno abbiamo praticamente cacciato senza sosta (un solo giorno di day-off fino al 31 maggio) e infine la soleggiata e piacevole giornata del primo giugno durante la quale ci siamo concessi una visita lampo nella downtown di Denver. Quindi tempismo perfetto. Insomma un'altra esperienza indimenticabile ed è proprio il caso di affermare che le nostre amate grandi pianure americane non ci deludono mai. Voglio concludere questo breve articolo con una frase di un nostro amico nonché esperto cacciatore di temporali e cioè che “a volte sembra come se le Plains fossero pervase da una fisica dell’atmosfera appartenente ad un altro pianeta”. Sappiamo che non è così ovviamente ma devo ammettere che nell’ammirare tali spettacoli della natura in quei luoghi mi isolo, anche solo per un attimo, e riesco a scindere la mia parte razionale da quella di semplice osservatore ed effettivamente l’impressione che ne deriva è esattamente quella di far parte di un sistema Terra-Atmosfera differente, più “selvaggio”, rispetto a quello in cui la maggior parte di noi è abituato a vivere.

Stefano Piasentin – Horizon StormChaser

Vita da storm chaser: verso Horizon Project 2016

Quando passione, scienza e amore per la natura si fondono si è pronti a tutto pur di dare concretezza al bisogno sfrenato di vedere e documentare uno dei fenomeni naturali più terrificanti e al contempo emozionanti: i tornado.

Tanti, tantissimi studiosi e appassionati di tutto il mondo si danno appuntamento nelle distese pianure americane durante la stagione primaverile, pronti a dare la caccia alle loro prede. Anno dopo anno aumentano anche gli italiani che sempre più numerosi decidono di spingersi oltre oceano.

Tra essi vi è un gruppo di giovani che ci ha colpito particolarmente per la tenacia con la quale ha deciso di affrontare tale avventura, al punto che dopo appena due anni di caccia, ha avuto la determinazione di costituirsi in un gruppo di chaser pronto non solo a cacciare i tornado, ma anche e soprattutto a documentare, raccontare e testimoniare l’intero processo di caccia dei temporali e degli sconfinati orizzonti delle Plains americane. Proprio così, non solo i tornado! Marco Equitani e Stefano Piasentin partono dal presupposto che la caccia nelle pianure americane non è fatta unicamente dall’osservazione dei cumulonembi e delle loro nubi accessorie, ma è  resa unica dai tramonti sulle distese di grano, dalla ricchezza dei colori del cielo post-temporalesco, dallo sconfinato orizzonte distinguibile a 360°. È con questa idea che hanno fondato “Horizon Stormchaser”. 

Il loro obiettivo è raccogliere materiale fotografico e videografico finalizzato alla produzione di un mini-documentario col quale creare lo storytelling della loro avventura, lasciando traccia e condividendo con tutti ogni suo elemento, unendo informazioni, conoscenza ed emozioni dei più significativi momenti che passeranno assieme ai loro compagni Alessandro Dondi, Andrea Nasuti e Marco Zinelli.

La partenza è fissata a mercoledì 18 maggio con destinazione Denver. 15 giorni tra New Mexico, Kansas, Oklahoma, Texas e Colorado durante i quali i nostri amici Marco e Stefano racconteranno passo dopo passo la loro avventura in ogni suo aspetto, sui loro account Facebook e Twitter.

E MeteoNetwork, credendo fortemente nelle loro ambizioni e determinazione,  sarà pronta a viverla a distanza.

Buon viaggio ragazzi!

Stormvention 2013

Importante aggiornamento per quanto riguarda l'evento Stormvention.


A causa di inderogabili impegni di lavoro due relatori non potranno intervenire a Stormvention, pertanto è stato deciso di ridurre la durata dell'evento ALLA SOLA GIORNATA DI SABATO 05 OTTOBRE.
Gli interventi rimanenti della Domenica saranno quindi fatti nella giornata di Sabato che prolungherà un pò i lavori ma nello stesso tempo permetterà a tutti di vivere tutta la rassegna senza perdersi nemmeno un intervento.

STORMVENTION 2013 PROGRAMMA

Sabato 5 ottobre 2013

Ore 9,00 Registrazione/Presentazione Stormvention (M. Giazzi MNW)

Ore 10,00-10,40

“Nefoanalisi dei sistemi temporaleschi” A. Gobbi TT

Ore 10,40-11,20

“Sistemi convettivi complessi: MCS, squall line e Supercelle” Pandi TT

Ore 11,20-11,40

Coffee break

Ore 11,40-12,20

“Tornadogenesi e forzanti favorevoli all'intensificazione dei vortici” F. Stel ARPA FVG

Ore 12,20-13,00

“Il ruolo del windshear nell'evoluzione delle strutture convettive” P. Randi TT

Ore 13,00-14,30

Pausa Pranzo

Ore 14,30-15,10

“Aspetti accessori legati alla tornadogenesi” F. Stel UMFVG

Ore 15,10-15,50

“Analisi outbreak tornadico del 3 maggio 2013 in Emilia: due o tre vortici?” P. Mezzasalma Arpa-SIMC

Ore 15,50-16,30

“Condizioni sinottiche favorevoli a severa attività temporalesca in Italia” L. Catania

Ore 16.30-17.10

“Chasing day: elementi per la scelta del target in Italia” Niccolò Ubalducci TT

 

La location sarà sempre presso Scuola Edile Venezia via Adige 2  Mestre – Venezia 

l'evento sarà trasmesso in diretta streaming seguendo il   LINK

Scarica la locandina LINK

per altre info sul forum : LINK 

oppure 

pierrandi@gmail.com

giuliano.nardin@meteonetwork.it

 

3 maggio 2013 in Emilia: un pomeriggio “american style”

Un evento di tempo severo di primissimo livello ha imperversato nel pomeriggio di venerdì scorso nel comparto modenese-bolognese e, sebbene non abbia coinvolto il territorio romagnolo, merita il dovuto rilievo giacchè di rara intensità.

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<p>Tralasciando alcune violente grandinate, con chicchi i diametro talora eccedente i 5 cm che sono giunte ad interessare anche il comparto ferrarese, l'aspetto maggiormente caratterizzante l'outbreak riguarda i fenomeni vorticosi.</p>
<p>Infatti almeno due distinti tornado (forse 3) generati da due sistemi temporaleschi a supercella (ovvero con presenza di mesocicloni) si sono abbattuti nell'area a nord di Castelfranco Emilia (MO) e San Giorgio di Piano (BO), recando danni anche di notevole entità. Un terzo probabile tornado di cui si comincia ad usufruire di qualche immagine, è stato segnalato nella zona compresa tra Gavello e San Martino Spino (MO).</p>
<p><img loading=  tornado Castelfranco Emilia #2  tornado San Giorgio di Piano  tornado San Martino di Spino

In base ai danni provocati ed analizzando video ed immagini pervenuti, si può stimare approssimativamente una intensità pari al grado EF 2 (forse per brevi tratti EF 3) della Enhanced Fujita Scale, il che implica il verificarsi di venti, all'interno del vortice, con raffiche comprese tra 180 e 260 km/h circa.

I sistemi temporaleschi, responsabili di tanta violenza atmosferica, si sono innescati tra reggiano e modenese a partire dalle 15.30 circa (locali) raggiungendo la massima intensità nella zona di pianura compresa tra Modena e Bologna con fenomeni che poco hanno da invidiare ai più classici outbreak della Tornado Alley (grandi pianure americane).

radar Castelfranco Emilia

Le celle temporalesche, viaggiando nella bassa pianura da SW a NE, hanno trovato in loco condizioni ideali, anche se non del tutto prevedibili, per evolvere in sistemi a supercella, ovvero dotati di rotazione e contenenti al loro interno i pericolosi “mesocicloni”, ovvero circolazioni cicloniche alla mesoscala che rappresentano i potenziali “produttori” di tornado (non tutti i mesocicloni innescano tornado).

Tali condizioni possono essere così sintetizzate:
1) Presenza di medio-elevato speed windshear verticale positivo nel campo del vento tra bassa e medioalta troposfera (rinforzo dei venti da SW tra i piani isobarici di 700 e 300 hPa) in seno alla presenza di una saccatura nel campo di geopotenziale attiva tra Francia e nord Italia con annessa modesta avvezione fredda.
2) Intrusione di aria secca stratosferica nei piani troposferici superiori con sensibile incremento dei valori di IPV (isentropic potential vorticity); evenienza alquanto frequente in seno a saccature troposferiche.
3) Avvezione di aria secca da SW in media troposfera al di sopra di masse d'aria molto umida nei bassi strati (set-up incline a generare intensa attività temporalesca).
4) Presenza di un getto di basso livello (LLJ) da ESE in entrata dal mare Adriatico con avvezione di masse d'aria molto umida ed instabile. Tale LLJ ha nel contempo determinato un incremento dei valori di directional windshear positivo tra bassa e media troposfera (da ESE a SW); ciò è verificabile anche dai valori discretamente elevati di elicità 0-1/0-3 e 0-6 km e dalla magnitudine dello SWEAT index (oltre 300).
5) Avvento da SW di una dry-line appenninica (fronte secco) con costituzione di una linea di convergenza nei bassi strati tra flussi orografici discendenti (e quindi più secchi) e correnti calde ed umide da ESE (LLJ) proprio sulla bassa pianura emiliana.
6) Elevati valori di energia potenziale convettiva disponibile (valori di CAPE su livelli quasi tipicamente estivi, dovuti alla presenza di aria molto calda ed umida per il periodo nei bassi strati; temperature massime quasi ovunque superiori a 26°C).
7) Sensibile incremento dei valori di moisture convergence (convergenza di umidità) lungo la dry-line appenninica.

Gli elementi di cui sopra possono essere considerati come i più influenti nella determinazione dei fenomeni occorsi, e si tratta di condizioni ambientali che sovente contribuiscono alla genesi di tempo severo su comparto emiliano e talora anche romagnolo, tuttavia gli eventi di ieri hanno tempi di ritorno assai lunghi.

italian tornado alley

Le celle temporalesche, organizzatesi in tipologia multicellulare lineare lungo la dry-line, hanno fin da subito mostrato segni di rotazione al loro interno, evolvendo ben presto in classici sistemi a supercella con formazione di mesocicloni e tornado e con traiettoria SW-NE.

Le immagini visionate ed i dati radar confermano la presenza di fenomeni di rara intensità in rapporto alla casistica inerente i fenomeni violenti in regione.

Sono in aumento questi eventi tornadici? Probabilmente sì, ma è difficile dimostrarlo con dovizia di dati: infatti, trattandosi di fenomeni su piccola scala e generalmente di breve durata, decenni fa molti di essi sfuggivano alle reti osservative, che per il nowcasting potevano fare affidamento a risorse molto ridotte. Oggi abbiamo radar, webcam, cellulari, videocamere, chasers, etc. etc.; insomma oggigiorno difficilmente questi fenomeni sfuggono; una volta accadeva più spesso.
Per cui risulta ostico analizzare statisticamente nel tempo questi eventi a causa della mole di risorse oggi disponibili, non paragonabile a quelle di alcuni decenni or sono.
Certamente il profilo termo-igrometrico nei bassi strati di ieri pomeriggio era più consono alla seconda decade di giugno che non all'inizio della prima di maggio e ciò rappresenta un aspetto sul quale riflettere.

P. Randi

02 Agosto 2010 – Vasta Supercella immortalata nel Novarese

La Supercella, nata poco a N/E di Torino, si è subito mossa verso E/NE, andando a colpire diversi paesi della pianura vercellese ed il capoluogo stesso, provocando danni – anche ingenti – derivanti da venti di downburst probabilmente prossimi ai 120 km/h. Nel suo movimento verso Novara, la cella ha mantenuto intatta una wall cloud decisamente vasta ed estremamente bassa.

Partito a razzo dal milanese occidentale alle 19.30, sono giunto a Novara alle 19.55 e mi sono trovato proprio di fronte a tutta la struttura mesociclonica in avanzamento verso di me. Ho trovato un posto vicino Romentino, dal quale ho filmato il tutto.

Ecco il video: www.youtube.com/watch

Nella parte terminale del video si nota l'occlusione del mesociclone, con l'RFD che – sulla sinistra – avanza verso di me, mentre sulla destra l'inflow della cella continua la sua azione; ne nasce un ribassamento davvero robusto della wall cloud, con la genesi di un “cuneo” verso il suolo che ricorda la genesi dei “wedge Tornado”.

Ecco un frame del video:

Ed ecco lo stesso frame contrastato, per rendere meglio i contorni:

 

Che dire…una Supercella maestosa in tutti i sensi. E siamo stati ad un passo da un largo, seppur breve, touchdown tornadico.

Alla prossima!

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