All’Osservatorio Meteorologico Cavanis 2° incontro ”Invito alla Meteorologia” con il Liceo Benedetti di Venezia.

Si  è  svolto il 15 Dicembre il secondo incontro ”Invito alla Meteorologia” con il  Liceo Benedetti di Venezia. Continuando  il percorso didattico interattivo che il  17 Novembre scorso aveva visto gli  allievi dell’ultimo biennio impegnati a ”Formulare una previsione meteorologica”, i partecipanti –accompagnati dalle professoresse Egle Bettio e Romina Gambron– sono stati accolti con il benvenuto del Preside, prof.Claudio Callegaro, all’Osservatorio Meteorologico dell’Istituto Cavanis di Venezia per affrontare il tema dell’incontro “Osservazione meteorologica secondo lo standard dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM-WMO)”.

Il Col. Marcello Cerasuolo, già docente di Meteorologia e Climatologia a Ca’Foscari, ha illustrato il ruolo avuto da Venezia nella storia della meteorologia con i suoi prestigiosi osservatori (Osserv. Patriarcale 1836-1951, Osserv. Bioclimatologico Ospedale al Mare Lido 1940-2003,  Osserv. Cavanis 1959-tutt’oggi) che hanno segnato traguardi di eccellenza riconosciuti ai più alti livelli mondiali  della meteorologia osservativa. 

Sono state quindi illustrate le regole, le forme e i protocolli per la effettuazione delle osservazioni secondo lo standard OMM.        

Successivamente il Dr. Massimo Ferrario (Servizio Meteorologico Arpav Teolo) ha illustrato le reti meteorologiche osservative oggi presenti in Veneto e la complessa organizzazione per la loro gestione.

Quindi il noto “Storm chaser” Giorgio Pavan ha tenuto un breve seminario sulle nubi, durante il quale gli allievi hanno messo in pratica le loro capacità di osservazione e catalogazione dei vari tipi di nube. 

Infine l’esperto meteorologo Cristiano Corte, ha mostrato gli strumenti esposti  nel piccolo ma ricco museo dell’Osservatorio Cavanis, illustrando il funzionamento di alcuni strumenti di misura dell’umidità e della radiazione solare.

All’Osservatorio sono in funzione, contemporaneamente e in continuo, due stazioni di rilevamento, una dell’Arpav Teolo installata nel 2000, di cui è responsabile il Dr.Ferrario e l’altra, una Davis, installata da pochi mesi da Meteonetwork insieme con 4 web-cam. I relatori hanno mostrato in diretta l’acquisizione dei dati e delle immagini meteo sottolineando la accuratezza e la ricchezza delle rilevazioni che sono continuamente aggiornate e consultabili on-line. 

I meteorologi che hanno organizzato l’evento sono soci, o legati da stretta collaborazione con Meteonetwork, componenti del gruppo di volontari che ha recuperato l’antico Osservatorio meteorologico dell’Istituto  Cavanis.  A breve sono in programma altre iniziative come “Porte aperte” alla cittadinanza e conferenze varie.

Invito alla Meteorologia, liceo Benedetti Venezia.

Si  è  svolto il 17 Novembre scorso al Liceo Benedetti di Venezia il primo incontro di ”Invito alla Meteorologia”, una interessante attività didattica interattiva. Trenta allievi, prevalentemente dell’ultimo biennio, selezionati in base al loro profitto scolastico, sono stati chiamati a ”Formulare una previsione meteorologica” valida 3 giorni per la Regione Veneto. L’incontro è stato suddiviso in tre fasi. Inizialmente il Col. Marcello Cerasuolo, meteorologo con esperienza didattica universitaria, ha illustrato per circa un’ora un serie di carte campione che vengono normalmente usate nella pratica professionale dai Servizi regionali e nazionali per la previsione del tempo. Sono poi state consegnate agli allievi una serie di carte relative al giorno precedente il passaggio di una perturbazione. Nella seconda fase i ragazzi sono stati divisi in tre gruppi e muniti di PC, sotto la guida di tre  meteorologi professionisti,  Massimo Ferrario (Servizio Meteorologico Arpav), Giorgio Pavan e Cristiano Corte, hanno analizzato per circa un’ora  le carte e riportato su un modello preformulato l’andamento previsto sul Veneto per i tre giorni successivi dei vari parametri meteorologici ( tipo di perturbazione, nuvolosità, fenomeni, vento, temperatura, ecc.). Nell’ultima fase, circa mezz’ora, i tre gruppi di allievi hanno separatamente tradotto in grafica la previsione su una lavagna interattiva presente nell’aula. Un rappresentante per gruppo ha quindi tenuto un briefing di previsione meteo con le stesse modalità di uno studio televisivo. Infine il Dr. Ferrario ha presentato la situazione meteorologica realmente verificatasi comparandola con le previsioni formulate dai tre gruppi evidenziando la pressoché equivalente attendibilità.

Tutte le fasi sono state registrate  e il video è stato consegnato alla  scuola. I quattro meteorologi che hanno guidato l’esperienza sono soci, o legati da stretta collaborazione con Meteonetwork componenti del gruppo di volontari che ha recuperato l’antico osservatorio meteorologico dell’istituto Cavanis di Venezia.

Il prossimo incontro si terrà in Dicembre all’Osservatorio Meteorologico dell’Istituto Cavanis di Venezia e avrà come obiettivo la “Effettuazione di una osservazione meteorologica secondo lo standard WMO”.

L'equinozio d'autunno porta le prime abbondanti nevicate sulle Alpi

L’inizio dell’Autunno astronomico 2015 ha portato con se le prime abbondanti nevicate sui settori alpini sia italiani che esteri, oltre che un repentino calo termico e forti raffiche di Bora.

 Il peggioramento del tempo è stato provocato da una stretta saccatura di origine artica che raggiunta l’Italia si è chiusa in cut-off, ossia si è isolata dal flusso portante delle medie latitudini.

Situazione meteo a 5500 m nel pomeriggio del 23 settembre

Il fronte nelle ore centrali del 23 settembre visto dal satellite nella banda del visibile

Questo fronte è stato caratterizzato da scarsa attività temporalesca, concentrata per lo più sul Friuli Orientale, in Lombardia e in mare, mentre sono prevalse le piogge di natura stratiforme.

Fuminazioni registrate nelle ore centrali del 23 settembre.

Se si osserva la mappa delle precipitazioni accumulate della nostra rete si può osservare come gli accumuli totali del peggioramento siano stati maggiori su delle fasce corrispondenti alle zone dove le correnti da Ovest/Sud-Ovest, predominanti nel peggioramento, sono riuscite a sollevarsi per la presenza di barriere montuose più o meno perpendicolari:  le Prealpi Lombarde, i gruppi dell’Adamello-Ortles, le Dolomiti Occidentali, i rilievi del Carso e delle Giulie. Notare inoltre come la pianura Padano-Veneta abbia avuto precipitazioni molto più deboli rispetto ai monti.

Sulle Alpi l’afflusso di aria fredda è avvenuto già nel corso della mattinata e questo ha permesso alle abbondanti precipitazioni di tramutarsi in neve fino a 1500/1700 m. Oltre i 2200 m in alcuni casi sono caduti anche più di 25/30 cm di neve fresca.

Arabba (1605 m), imbiancata nella parte più alta del paese

Lagazuoi (2754 m) in serata, dopo la nevicata

Il Rifugio Città di Fiume ( 1918 m)  ieri pomeriggio sotto un abbondante nevicata.

Infine ecco gli accumuli di pioggia maggiori in Veneto:

Cencenighe Agordino (769 m)……………51,6 mm

Agordo(585 m)……….……………….…………50,4 mm

Ponte di Piave ( 6 m)……………….…………46,0 mm

Sappada(1265 m)………………………..…….39,6 mm

Seren del Grappa ( 1326 m)…..……..….39,2 mm

25 luglio 2015: supercelle in Veneto, nubifragi in Friuli

Nel corso della giornata di sabato 25 luglio si è avuta forte fenomenologia temporalesca sul triveneto grazie al transito di un fronte freddo che ha rotto il periodo di calura eccezionale  iniziato circa 10 giorni prima ( in Friuli erano stati toccati per la prima volta da una stazione meteo ufficiali i 40°C il 22 luglio).

La passata temporalesca in analisi si può suddividere in due fasi principali: la prima tra mattinata e primo pomeriggio e la seconda tra la serata e la notte con lo sviluppo di un autorigenerante in Friuli e il passaggio del fronte.

La situazione sinottica ha visto l’avvicinarsi al Nord Italia di una saccatura di origine artica, che ha generato per cause orografiche due piccole basse pressioni  al suolo sul Nord Italia le quali a loro volta hanno richiamato correnti sciroccali sulle coste, di Garbino sull’Emilia Romagna e Veneto Occidentale e una ventilazione nord-orientale sull’alto Friuli.

Ima-1

In quota abbiamo avuto il transito di una dry line nel primo pomeriggio, che è stata la causa dello sviluppo dei temporali della mattinata/primo pomeriggio.

Nella notte infine è transitato un fronte freddo, accompagnato dall’irruzione della Bora nei bassi strati.

 

 

I valori di windshear erano inizialmente scarsi nella mattinata e poi in aumento nel pomeriggio/sera. Ricordiamo che per avere strutture temporalesche complesse e/o supercellulari c’è bisogno che il vento si intensifichi progressivamente con la quota e che nei medio-bassi strati (indicativamente tra il suolo e i primi 2000/3000 m) ruoti progressivamente da Sud-Est a Sud, poi Sud-Ovest e infine Ovest.

 Questo miglioramento dei parametri di windshear lo possiamo osservare nei radiosondaggi di Udine Campoformido del 25 luglio. Nel radiosondaggio delle ore 00 del 25 i vettori del vento sono un po’ “caotici”, con varie rotazione dei vettori vento nella colonna d’aria e l’intensificazione con la quota non è uniforme.

Nel radiosondaggio delle 12z invece è visibile una rotazione progressiva del vento dal suolo ai 2500 m circa e una sua uniforme intensificazione con la quota.

 Questo cambiamento della ventilazione alle varie quote si è poi fatto ben vedere nelle strutture temporalesche, che inizialmente nella mattinata hanno dimostrato una scarsa organizzazione, mentre dal pomeriggio sono state ben organizzate.

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Tra la tarda notte e il primissimo mattino una piccola multicella piuttosto intensa ha attraversato la fascia prealpina veneta e friulana generando forti rovesci e qualche forte colpo di vento ( questo tipo di temporali che passano sulla fascia prealpina in fase prefrontale sono abbastanza frequenti).

Scatto radar di Fossalon delle ore 6:20: piccola multicella temporalesca sulle Prealpi friulane in veloce spostamento verso Est.

Il primo temporale in pianura si è sviluppato verso le 9:30 tra Lignano e Latisana in una zona di convergenza tra la ventilazione Nord-Orientale e lo Scirocco. L’outflow di questo temporale ha poi generato a catena altri temporali sul medio Friuli che però, per le cause evidenziate prima, non hanno raggiunto una significativa organizzazione, e sono andati a formare un piccolo MCS poi traslato in Slovenia. Questi temporali comunque hanno generato i primi nubifragi: a Codroipo (UD) sono infatti caduti ben 70 mm in 2 ore circa, di cui 45 mm in un ora sola.

Scatto radar di Fossalon delle ore 9:40: prima grossa cella temporalesca sulla bassa friulana

Scatto radar di Fossalon delle ore10:40, MCS attivo sul Friuli centrale

Nel primo pomeriggio sul Veneto centro-orientale si sono ripresentate condizioni favorevoli alla genesi di temporali: si è infatti formata una marcata convergenza di venti molto umidi da Nord-Est discendenti dall’alta pianura, da Sud-Est provenienti dal mare e di venti molto secchi di Garbino discendenti dagli Appennini: il tutto mentre in quota stava transitando la dry line.  Dai parametri di umidità relativa questo scontro di masse d’aria ben diverse è molto evidente: si passa infatti da un umidità relativa del 85/100% sul Veneto Orientale a valori del 40/50% sul Veneto Occidentale.

Questa convergenze era stata prevista con una discreta precisa dal LAM LAMMA 3 km

Si forma così un intenso sistema temporalesco lineare lungo la convergenza, QLCS (Quasi Linear Convective System) in gergo americano. Probabilmente ben 3 celle di questo sistema sono evolute in supercelle, ossia in cumulonembi dotati di mesociclone e quindi di rotazione al loro interno: rimangono infatti dei dubbi sulla cella centrale, di cui non sono pervenute foto di nessun osservatore, mentre per  la cella più settentrionale e quella più meridionale non ci sono molti dubbi in quanto le foto fatte da alcuni osservatori sono eloquenti.

Questo è un collage degli scatti radar tra le 14 e le 15, momento di maggior attività delle supercelle. Si noti in numerosi scatti radar degli eco ad uncino e dei v-notch ( “echi a v”).

La cella più settentrionale è stata fotografata da Ponte della Priula nella fase iniziale da Fabio Veneziano alle ore 13:55. La foto è molto didattica: si noti la netta separazione tra le precipitazioni legate al FFD ( Forward Flank Downdraft) sulla destra della foto, e quelle meno intense legate al RDF ( Rear Flank Downdraft)al centro, che costituiscono il famoso eco ad uncino. A sinistra delle precipitazioni del RFD è visibile una “clear slot”, ossia una schiarita del cielo legata all’intrusione di aria più secca nel mesociclone. In primo piano il mesociclone con alcune striature e sulla sinistra, attaccato ad esso, una probabile beaver’s tail, “coda di castoro”, ossia una fascia di nubi orizzontale orientata più o meno parallelamente al pseudo fronte caldo del mesociclone. 

Questa foto è successiva di 10 minuti ed è ancora più spettacolare: tuttavia si noti che la beaver’s tail si è dissolta.

 

Il temporale poi si sposta verso Est/Sud-Est deviando leggermente a destra rispetto al flusso portante in quota. Dalle 14:05 entra nel range visivo di Francesco De Martin, posizionato tra Gaiarine e Orsago. La struttura rimane meravigliosa: fa la comparsa sotto la base del mesociclone, di cui si possono ancora vedere delle striature, una grossa wall cloud che si avvicina di molto verso il suolo, mentre a sinistra l’aspirazione delle precipitazioni da parte del mesociclone si rende visibile con una protesa tail cloud. La prima foto è stata scattata alle ore 14:12, la seconda alle 14:19.

Alle 14:20 compare alla base del mesociclone un funnel cloud molto sfilacciato ma in veloce rotazione

Un altro funnel cloud compare alle 14:27, quando ormai però la struttura supercellulare si stava perdendo, probabilmente a causa del disturbo provocato dalle altre celle più a Sud.

LA cella più meridionale l’ha seguita nel suo nascere Giorgio Pavan.
Fin dal suo stadio iniziale il temporale appariva minaccioso e potente con frequenti fulminazioni ed intense precipitazioni.
Nella foto seguente si può vedere come alla base del cumulonembo (sinistra) non vi sia alcuna nube accessoria tipica delle supercelle ma tale zona, dove è presente la corrente ascensionale, era nettamente separata dalla zona delle precipitazioni (destra).

Con il passare di minuti il temporale acquista organizzazione e diventa una supercella in piena regola con le tipiche nubi accessorie.
Sotto la base del cumulonembo si forma una wall cloud e la caratteristica inflow tail.

Poco dopo vi sono diverse formazioni di funnel cloud che, fortunatamente non raggiungono il suolo, ma testimoniano l’intensità e l’elevato potenziale del temporale in questione.

La supercella prosegue il suo percorso verso il mare investendo le località di Fossalta di Piave, Musile di Piave  e Caposile con forte downburst che ha scaraventato al suolo molta pioggia mista a grandine con chicchi di qualche cm di diametro

Questi temporali poi muoino prima di raggiungere il Friuli.

 Nel pomeriggio entra aria più secca e calda in quota che stabilizza l’atmosfera favorendo ampie schiarite in tutto il Triveneto. Nei bassi strati però permangono grandi quantità di umidità  con valori di dew point diffusamente oltre i 21°C.

Verso le 21 si formano alcuni temporali tra alto pordenonese e gemonese, molto probabilmente perché in quegli istanti ha iniziato ad affluire aria più fredda in quota, mentre il fronte vero e proprio è rallentato nella sua avanzata dalla catena alpina e si trova ancora nel confine italo-austriaco.

Questi temporali successivamente sono scesi nella medio-alta pianura dove hanno stazionato per circa 2/3 ore assumendo carattere di autorigenerante lineare con asse Pordenone-Prealpi Giulie. Gli accumuli di pioggia rilevati sono stati molto importanti in alcune aree: a Fagagna sono caduti ben 100,1 mm in 2 ore per un totale evento di  147 mm, mentre a Subit di Attimis (UD) sono caduti 62 mm in un ora. La persistenza di questi temporali rafforza l’ipotesi che essi non siano stati di tipo frontale, perché altrimenti sarebbero scesi velocemente fin sulla costa sotto forma di squall line sotto la spinta del fronte, mentre invece hanno stazionato in una zona di convergenza di venti che si è mantenuta in equilibrio per 2 ore circa.

La convenzione è stata probabilmente esaltata dallo scontro da un'altra avvezione di aria molto secca in quota, prevista dai LAM ( a titolo d’esempio è mostrata qui la previsione dell’umidità a 5500 m del LAMMA 3 km) e verificata anche sul campo, data la totale assenza di altra nuvolaglia se non quella correlata ai cumulonembi. 

 

In seguito alcune foto del l’autorigenerante visto da diverse località in momenti diversi.

Foto di Jure Batagelj  all’autorigenerante friulano dal confine sloveno

Intensa attività elettrica dal confine italo-sloveno  verso l’autorigenerante friulano. Foto di Klemen Bandelj

Foto alla shelf cloud in arrivo sul Golfo di Trieste di Giorgio Pavan

La shelf cloud della foto precedente è poi evoluta in roll cloud, foto di Francesco Netto

 

 

Quando il fronte è entrato verso le 2/3 di notte ha trovato un atmosfera già scarica nei bassi strati perchè le correnti discendenti dell’autorigenerante friulano avevano già spazzolato buona parte del triveneto, e di conseguenza si sono sviluppati solo alcuni rovesci temporaleschi non organizzati, più intensi tra vicentino e padovano dove permaneva ancora un po’ di energia.

Il giorno seguente, domenica 26 luglio, il cielo si è presentato limpido su tutto il triveneto con alcune nubi residue, una moderata e fresca ventilazione di Bora e temperature massime diffusamente sotto i  28°. Rispetto a 3 giorni prima si è avuto un calo di ben 8°/12° in base alle zone.

Il tornado tra Mira e Dolo (VE) dell’8 luglio 2015

Intorno alle 17.30 una supercella temporalesca prefrontale ha generato un violento tornado durato circa 15 minuti che ha colpito da nord-ovest verso sud-est una fascia di territorio tra i comuni di Pianiga, Dolo e Mira, in provincia di Venezia. Secondo i rilievi eseguiti dall’ESSL (European Severe Storms Laboratory, www.essl.org) e da alcuni appassionati di meteorologia, la traccia al suolo dei danni provocati dal vortice ricopre una lunghezza di circa 11 km e una larghezza media di circa 700 metri. Vi sono stati gravi danni materiali alle abitazioni, ai capannoni, alle macchine e alla vegetazione in genere come si evince dalle foto allegate, nonché una vittima, una novantina di feriti e un centinaio di sfollati. Sono stati danneggiati 432 edifici nei 3 comuni colpiti, per un totale dei danni di quasi 100 milioni di euro.

Responsabile di questo evento vorticoso è stata una saccatura di aria fresca e secca in quota (500 hPa, vedi immagine seguente) dalla Francia in transito verso est che sulla pianura veneta orientale ha trovato condizioni predisponenti ad intensa fenomenologia temporalesca, quali tra tutte valori di temperatura di rugiada tra 24°C e 26°C dovuti al campo di alta pressione dinamica di matrice africana presente sull’Italia nei giorni precedenti.

Un ruolo chiave probabilmente è stato svolto da un minimo di bassa pressione al suolo sul ferrarese orientale che ha generato un flusso sciroccale piuttosto teso e assai umido verso l’entroterra veneto (vedi le due immagine seguenti), che va a scontrarsi con un flusso più secco da sud-ovest proprio sul padovano orientale e veneziano. 

Questo scontro ha originato una considerevole convergenza dei venti al suolo che, unita a valori di energia disponibile alla convezione sull’ordine dei 3000 J/kg, ha portato al rapido sviluppo di un imponente mesociclone, il quale a sua volta, per via della rotazione, ha assunto un accentuato moto deviante verso destra (verso sud-est piuttosto che verso est). La cella temporalesca quindi, nata a nord di Vicenza, si è portata a nord di Padova e quindi sulla Riviera del Brenta mantenendo una struttura ben definita (vedi immagine al satellite visibile).

Il radar meteorologico dell’ARPAV mostra un evidente eco ad uncino sul settore meridionale del sistema e un altrettanto evidente V-notch su quello settentrionale. Inoltre, già da subito si apprezza la dimensione e l’isolamento della cella in questione con elevati valori di riflettività, tutti indizi che devono mettere all’erta.

 

Alle ore 16.30 la cella si trova sul padovano settentrionale e si avvicina rapidamente al veneziano con la sua imponente incudine.

Alle 17.10 inizia a definirsi il mesociclone.

Alle 17.25 si forma un inquietante funnel cloud  sopra la frazione di Cazzago di Pianiga (VE) in successivo spostamento verso sud-est, in direzione di Mira e Sambruson di Dolo.

Alle 17.30 il tornado è pienamente operativo e inizia la sua attività distruttiva come si avrà modo di osservare nelle successive foto.

Nel contempo, immediatamente a nord del tornado inizia una violenta grandinata mista a pioggia con chicchi di varie forme fino a 5 cm di diametro.

ESSL (European Severe Storms Laboratory, www.essl.org), a seguito di un’analisi dei danni sul path del tornado compiuta nei giorni immediatamente successivi all’evento, valuta un grado massimo di intensità F4 sulla scala Fujita sull’area della Riviera del Brenta, tra Mira e Dolo. Sono comunque in corso studi più approfonditi sulle varie tipologie di danno per stimare nella maniera più oggettiva e precisa possibile l’intensità del tornado in questione.

In particolare, si osservi come è stata ridotta “Villa Fini” a Dolo da questo tornado (confronto prima e dopo):

Altra immagine di quel che resta di Villa Fini dall’alto (foto Vigili del Fuoco).

Seguono altre foto dei danni rilevati al suolo.

Alberto Gobbi – www.fenomenitemporaleschi.it

14,15,16 giugno 2015: 3 giorni di forti temporali nel Triveneto

Tra il 14 e il 16 giugno si è avuto un deciso break al periodo eccezionalmente caldo avutosi nella prima metà del mese ( numerose stazioni meteo hanno registrato la prima decade di giugno più calda almeno dal 1990), a suon di temporali anche di forte intensità. 

La situazione sinottica ha visto tra l’11 e il 13 giugno la discesa di una saccatura nord-atlantica sulla penisola Iberica che ha provocato in risposta  la risalita di un promontorio anticiclonico sub-tropicale sul Mediterraneo Centrale, che ha progressivamente aumentare le quantità di aria caldo-umida nei bassi strati e quindi di energia potenziale disponibile alla convenzione (CAPE). Successivamente la saccatura sulla Penisola Iberica ha iniziato ad avanzare lentamente verso Est, coinvolgendo il Nord-Est Italiano a partire da domenica 14 giugno, con correnti sud-occidentali umide e instabili, via via più fresche,  fino alla notte tra il 16 e il 17 giugno quando si è avuto il transito dell’asse di saccatura. E’ la classica situazione favorevole a intensa fenomenologia temporalesca nel triveneto.

Domenica 14 giugno, a complicare il quadro già favorevole all’insorgenza di forti temporali, si è avuto il transito di un cavetto ciclonico ( linea nera sulla mappa sottostante) al piano isobarico di 500 hPa, in grado di apportare un incremento dei valori di vorticità sul Nord Italia.

 

I valori di energia disponibili alla convenzione erano molto elevati, superiori ai 2000 j/kg sulla bassa pianura con picchi oltre i 3000 j/kg sulla costa e mare adiacente.

I valori di windshear erano favorevoli a strutture temporalesche complesse, quali multicelle organizzate e supercelle.

Al suolo si è formata fin dal mattino una convergenza  di venti sul veneziano orientale tra lo scirocco che risaliva dal mare e le correnti settentrionali che discendevano dall’alta pianura ( rettangolo rosso nella mappa dei venti seguente): questa convergenza sarà all’origine di un potente sistema multicellulare autorigenerante di tipo MCS ( Mesoscale Convective System)che stazionerà in loco per alcune ore, scaricando fino a 110/120 mm e alcune grandinate.

Questa è una GIF degli scatti radar di Teolo della mattinata e primo pomeriggio in cui è ben visibile l’insistenza delle precipitazioni nelle stesse zone del veneziano orientale, in corrispondenza della convergenza indicata sopra.

 

Al satellite alle 11:00 è comparsa anche un overshooting top, ossia uno sfondamento delle correnti ascendenti del temporale in stratosfera.

Alcune foto del MCS, visto da Ovest( foto di Giorgio Pavan)…

E da Est con una bella roll cloud ( foto di Francesco Netto)

 

Poco dopo il mezzogiorno invece si è formata un’altra convergenza tra il basso Veneto e la Lombardia ( rettangolo nero nella mappa) tra le correnti settentrionali dell’alta pianura, lo Scirocco dal mare e le correnti sud-occidentali discendenti dall’Appennino, in corrispondenza a un minimo barico al suolo: da questa convergenza si origineranno alcuni temporali, che nella fase iniziale hanno avuto probabilmente caratteristiche supercellulari ma che poi si sono organizzati in una squall line che ha risalita la pianura veneto-friulana, con una spettacolare shelf cloud nel lato avanzante.

 

Purtroppo il radar di Teolo non è riuscito a scansionare correttamente il temporale sul padovano che ha probabilmente assunto caratteristiche supercellulari, poiché il sito radar si è ritrovato immerso nei forti rovesci, tuttavia le foto di Giorgio Pavan presso Este sembrano indicare la presenza di un mesociclone nel temporale: notate infatti la wall cloud al centro della foto e la lunga tail cloud sulla destra.

Come già detto, l’evoluzione successiva dei temporali è stata la formazione di una squall line con una spettacolare shelf cloud nel settore avanzate del temporale. Nelle prima fasi le precipitazioni temporalesche hanno assunto colorazioni verdastre, segno di cospicue quantità di grandine all’interno dei cumulonembi.

Foto di Dino Gasparetto a Rovigo

Foto di Giorgio Pavan

Foto di Fabio Clock a Caorle (VE)

Foto di Francesco Netto a Lignano (UD)

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Lunedì 15 giugno, nonostante i vari forti temporali della giornata precedente, erano presenti ancora elevate quantità di energia potenziale, fino a 2000/2500 j/kg sulla costa. I valori di windshear previsti, pur sempre favorevoli allo sviluppo di sistemi temporaleschi complessi, erano inferiori ai valori del giorno precedente. Tuttavia, come vedrete nel seguito dell’articolo, di fatto sono riusciti ad assumere caratteristiche supercellulari più temporali in questa giornata, rispetto a quella precedente. Questo è forse da ascrivere a due motivi principali: il 14 è transito un cavetto che ha favorito l’innesco di molti temporali che però si sono disturbati a vicenda, e che sono quindi andati ad assumere caratteristiche per lo più multicellulari, il 15 invece non transitando nessun fronte (atmosfera pre-frontale),  i temporali sono stati un po’ più locali e sono riusciti a mantenere una certa autonomia, fattore indispensabile per la genesi di supercelle; il 14 inoltre, sempre a causa del cavetto, c’è stata una decisa avvezione di umidità a tutte le quote che ha impedito almeno in parte il soleggiamento, mentre il 15 finchè non si sono sviluppati i temporali il cielo è rimasto ben soleggiato, fattore sicuramente favorevole all’aumento di energia potenziale anche negli strati più bassi dell’atmosfera e quindi favorevole all’intensificazione di eventuali updrafts.

Di fatto, il radiosondaggio di Udine delle 12z del 15 giugno è quello che più mostra la possibilità di sviluppo di supercelle nei 3 giorni presi in esame: si noti infatti la rotazione dei venti da Scirocco debole al suolo a veloci correnti da Sud-Ovest in quota.

I primi temporali si sono formati nel basso trevigiano, lungo una linea di convergenza tra il Libeccio secco dall’Appennino che soffiava moderato sulla medio-alta pianura e lo Scirocco dal mare.

Questi temporali si sono disposti in linea e ben 3 di essi hanno molto probabilmente assunto caratteristiche supercellulari. Si noti per esempio nei tre seguenti frame radar un inflow notch (primo scatto), un v-notch (seconda scatto) e un eco ad uncino (terzo scatto): tutti echi radar che possono ricondurre alla presenza di un mesociclone nel temporale.

Giorgio Pavan ha immortalato uno di questi temporali: è visibile un accenno di wall cloud al centro con una possibile tail cloud sulla destra.

La stessa convergenza genera dei temporali nel rodigino di cui uno ha forse assunto caratteristiche supercellulari presso Villadose.

Foto di Tondo Christian

Poco più tardi la convenzione è esplosa anche sulla pedemontana e si è organizzata come un sistema multicellulare di grosse dimensioni.  Nella sua fase iniziale tuttavia ha generato una supercella nell’alto pordenonese, a S.Giorgio della Rinchinvelda come confermano queste foto dell’utente Dut di forum meteotriveneto e i frame radar, sia vmi che doppler che vedono un evidente eco ad uncino.

Quando il sistema temporalesco arriva sulla bassa pianura, genera alle 19 un'altra probabile supercella effimera a Latisana.

Supercella effimera a Latisana, foto di Jure Atanackov

Il temporale in seguito, tornato ad essere una normale multicella, ha generato nel lato avanzante una bella shelf cloud.

Foto di Jure Batagelj a Cormons

Al satellite si possono osservare nella sommità di questo MCS alcune onde di gravità, tipiche di questi ammassi temporaleschi: esse sono delle increspature sulla sommità dei temporali ( molto simili alle gocce che cadono in una pozza d’acqua) che paiono insorgere quando i moti verticali all’interno dei cumulonembi si propagano anche orizzontalmente.

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In serata si sviluppa l’ennesimo forte temporale di giornata, questa volta nel Golfo di Trieste, dove riesce ad assumere caratteristiche supercellulari come testimonia il radar ( visibile un accenno di eco ad uncino con forte rotazione)

Foto di Jure Batagelj a Sistiana (TS)

Foto di Jure Batagelj a Sistiana (TS)

Martedì 16 si avevano condizioni termodinamiche simili al giorno precedente, con valore di CAPE leggermente inferiori ( comprensibile dato il gran numero di temporali occorso nei giorni precedenti), ma pur sempre elevati attorno ai 1500/2000 j/kg sulla bassa pianura.

I primi temporali si formano questa volta nella pedemontana durante il mezzogiorno e si organizzano per l’ennesima volta in un MCS che scende verso la bassa pianura lentamente. Qui trova condizioni di windshear ed energia più favorevoli e quindi le celle temporalesche iniziano ad organizzarsi meglio: in una prima fase si allineano quasi a voler formare una squall line, ma velocemente 3 delle celle temporalesche del sistema prendono il sopravvento sulle altre, si isolano e guadagnano natura supercellulare.  Nello scatto del radar di Fossalon delle ore 17:20 ho cerchiato le 3 probabili supercelle (notare in quella sul veneziano orientale e in quella sull’isontino un probabile eco ad uncino)

Alle 18:00 i 3 temporali sono completamente isolati e autonomi (tipico delle supercelle). Il forte inflow delle 3 celle ha indebolito gli altri temporali fino a farli dissolverli e ha impedito lo sviluppo di nuove celle temporalesche.

La fisionomia della supercella sul basso veneziano, poi scesa nel Delta del Po, è invece meglio apprezzabile dal radar di Teolo

 

Questo temporale ha interessato Venezia con precipitazioni anche grandinigene: ecco alcuni scatti di Giuliano Nardin che ha immortalato il transito del temporale nella città. Nella seconda foto è visibile una corposa inflow tail, segno di correnti ascendenti molto vivaci nel cumulonembo ( ore 15:50)

 

La supercella che ha interessato l’Isontino era provvista di una maestosa wall cloud con tail cloud annessa

Foto di Danijel Konjedic

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Alle 16:30 esplodono velocemente due temporali nel pordenonese, uno dei quali, il più settentrionale riesce a guadagnare natura supercellulare generando una probabile vasta wall cloud. Tuttavia data la presenza di un'altra cella più a Sud il temporale perde nel giro di 20 minuti le caratteristiche supercellulari diventando una normale multicella.

Nello scatto radar delle 16:40 è visibile comunque nella cella cerchiata un accenno di v-notch

E alle 16:50 Francesco De Martin fotografa questa probabile grossa wall cloud.

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In serata giungono altri temporali in Veneto dalla Lombardia  e dall’Emilia, organizzati come MCS, accompagnati in alcuni casi da shelf clouds.

Shelf cloud a Conselve (PD) alle 18:50, foto di Alberto Gobbi

Shelf cloud a Brugine (PD), foto dell’utente Ale92 di forum meteonetwork

Shelf cloud nel caorlotto, foto di Sara Vinale.

Fino a notte inoltrata continueranno a formarsi rovesci e temporali nella pianura triveneta a causa del transito del fronte freddo che tuttavia trova l’aria ormai già rimescolata da 3 giorni di temporali forti e quindi i fenomeni sono prevalentemente deboli-moderati. Si conclude così una 3 giorni intensa di passione che ha visto lo sviluppo di veramente molti temporali anche di forte intensità:  il setup costituito da rimonta sub-tropicale nord-africana e saccatura nord-atlantica tra Francia e penisola-Iberica non ha deluso gli appassionati di temporali del triveneto neppure questa volta…

Francesco De Martin

con la collaborazione di Giorgio Pavan e Giuliano Nardin

La tromba marina dell’isola del Torcello (Venezia) del 26 maggio 2015

Nella tarda mattinata di martedì 26 maggio 2015 si è verificata una tromba marina nelle acque prospicienti Torcello, un’isola nella laguna veneta posta subito a nord di quella di Burano. Più nel dettaglio, l’evento vorticoso si è manifestato due volte tra le 11.30 e le 11.45, lasso di tempo nel quale la nube ad imbuto appariva più o meno nitidamente. Da alcune immagini, sembra che per alcuni attimi fossero contemporaneamente attivi due vortici alla base dello stesso temporale.

La breve analisi radar e sinottica che segue tenterà di definire i fattori meteorologici responsabili di questo evento. A tal fine si farà ricorso alle previsioni di archivio inizializzate 00Z del 26/5 del modello ARW (griglia 3 km) del Consorzio LaMMA Toscana e alle scansioni della riflettività di base del radar installato sui Colli Euganei del Centro Meteorologico ARPAV di Teolo (PD).

Le immagini seguenti, riprese dalla webcam di Treporti ( www.meteo-treporti.it ), puntano verso nord-ovest e gli ultimi fotogrammi mostrano la genesi di una tromba marina.

Il vortice si è formato sotto l’updraft della cella temporalesca (parte destra dell’immagine): tale regione si individua dalla presenza di nubi scure, basse e turbolente che si stagliano sullo sfondo del cielo più chiaro grazie all’assenza di precipitazioni. Ciò perché in questo settore del temporale predominano le correnti caldo-umide di inflow che, salendo, sostengono l’updraft della cella. Nella parte sinistra dei fotogrammi, invece, si può apprezzare la regione più scura del downdraft interessata dai rovesci di pioggia e grandine.

Dalle foto si evince che il vortice si è formato nell’area di contrasto tra la corrente calda ascendente e quella fredda discendente con annesse precipitazioni, verosimilmente nella fase in cui nella cella erano attivi contemporaneamente forti updrafts e downdrafts. Qualunque moto ascendente che sia repentino e che abbia diverse velocità ai vari livelli è potenzialmente foriero di moti vorticosi, che potranno poi svilupparsi in trombe.

La regione dell’updraft al radar si individua ove si colloca il massimo gradiente di riflettività, nella fattispecie sulla porzione nord-orientale del sistema temporalesco (in parole povere, dove si passa dal verde al rosso nello spazio di pochi chilometri). La freccia rossa rappresenta le correnti umide da nord-est nella medio-bassa troposfera che vanno ad alimentare il lato sopravvento del temporale, mentre quello sottovento è tradito dall’area verde di riflettività distesa verso sud-ovest corrispondente in sostanza all’incudine.

L’assenza di un eco ad uncino nelle scansioni radar e la mancanza di una wall cloud o comunque lowering di sorta alla base del temporale suggeriscono la natura non mesociclonica della tromba marina: trattasi quindi di “waterspout” nata nelle fasi più intense di un temporale multicellulare.

Sempre dagli scatti radar dalle 11.30 alle 12.00 locali si nota anche la stazionarietà della cella in questione su Venezia, causata anche da una persistente convergenza dei venti al suolo che hanno continuato a rigenerare la corrente ascendente principale del temporale più o meno nella stessa zona. Il cerchio bianco nella seguente mappa indica tale convergenza sulla laguna settentrionale di Venezia tra venti di scirocco e venti da sud/sud-ovest.

Le seguenti due mappe a 700 hPa (circa 3000 metri di quota) e 850 hPa (circa 1500 metri di quota) mostrano un minimo di bassa pressione poco a sud della laguna che ha orientato il flusso su Venezia da est/nord-est costituendo di fatto la corrente di inflow del temporale nella bassa troposfera, in accordo con la collocazione del massimo gradiente di riflettività come visto nelle precedenti scansioni radar.

Infine, in media troposfera (500 hPa, circa 5000 metri di quota) si noti che era attivo un minimo di bassa pressione sul veneziano che ha incrementato sensibilmente la vorticità a quella quota favorendo quindi lo sviluppo dei sistemi convettivi.

In sintesi, si ritiene che la convergenza a livello del mare abbia favorito la concentrazione della vorticità verticale generando così dei vortici (i cosiddetti misocicloni) che hanno potuto svilupparsi verso l’alto grazie all’azione degli updrafts. Lo sviluppo in altezza di questi misocicloni si ritiene sia stato favorito anche dalla stazionarietà delle celle e quindi dalla persistenza delle correnti ascendenti sopra i misocicloni stante le correnti in quota molto deboli.

La presenza di un minimo di bassa pressione in quota e il considerevole quantitativo di umidità nei bassi strati ha sicuramente favorito la nascita della tromba marina. In effetti, gli indici temporaleschi apparivano favorevoli a trombe da misociclone, solo per citarne alcuni: CAPE e Lifted Index su livelli non trascurabili, CIN nullo o quasi e un forte gradiente termico verticale.

Per concludere, una foto della tromba marina (anch’essa del tipo “waterspout”) comparsa all’altezza del “Villaggio Barricata” nel comune di Porto Tolle (RO) nel Delta del Po sempre il 26 maggio ma alle ore 9.45.

Altre foto della tromba marina nella laguna veneta dal gruppo di Facebook Temporali e fenomeni estremi nel Veneziano 

Foto di  Massimiliano Bertoli

Foto di  Emanuele Vidal 

Foto di Ivan Gavagnin e  Silvia Valentini

Aeroporto Marco Polo di Venezia, foto di Marco Zanon

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Articolo redatto da Alberto Gobbi, con la collaborazione di Giuliano Nardin.

20 maggio 2015 – Un mercoledì di forte instabilità sulle pianure venete

Nella giornata di mercoledì 20 maggio 2015 il lento transito di una saccatura atlantica sull’Italia centro-settentrionale ha causato l’insorgenza di marcati fenomeni di instabilità sulle pianure venete, in particolare nel pomeriggio tra le province di Padova e Venezia e verso sera e nella successiva notte sul veneziano orientale e anche sul Friuli.

 

Nel primo pomeriggio il Veneto si trova sotto l’influsso di intense correnti sud-occidentali in quota sul lato ascendente della saccatura, il relativo minimo barico al suolo invece attiva correnti sud-orientali che andranno a convergere con venti più secchi sud-occidentali in discesa dall’Appennino.

La seguente mappa mostra la graduale entrata da ovest sul Triveneto dell’aria fredda in quota (circa 5 km di altezza) associata alla saccatura vista prima.

 

 

 

Alla medesima quota si nota sul nord Italia l’ingresso di aria più secca (colore arancio/rosso) da sud-ovest che andrà ad instabilizzare la troposfera mediante l’incremento del gradiente termo-igrometrico verticale.

 

Questo flusso di aria secca, che segue l’evoluzione della saccatura, ben si evince al satellite del canale vapor acqueo mediante una fascia di color nero che dal Mediterraneo, passando per l’Emilia, entra sul Veneto (ore 15Z, fonte immagine: Eumetsat).

 

 

Segue la corrispondente immagine nel canale infrarosso.

 

 

La presenza di aria più fredda e secca e la divergenza in quota, dovuta anche al transito della jet stream, induce il sollevamento dell’aria caldo-umida dai bassi strati generando così alcuni minimi barici al suolo, uno dei quali si colloca sulla laguna veneta.

 

 

Questo minimo di pressione di 1005 mb genera a sua volta una rotazione antioraria dei venti al suolo, causando così lo scontro (convergenza) di masse d’aria caratterizzate da differenti valori di temperatura ed umidità: nella fattispecie, tra Padova e Venezia si ha lo scontro di correnti umide di scirocco dal mare, venti secchi da sud-ovest e flussi mediamente settentrionali e più umidi. 

 

 

 

 

Questa convergenza di venti sulla pianura veneta segue una linea orientata grosso modo da SW a NE, come si evince dalla seguente mappa, e lungo tale linea avverrà la genesi e lo sviluppo delle celle temporalesche, alcune delle quali supercellulari. 

 

 

 

 

La mappa della temperatura di rugiada (dew point) denota l’aria più secca sul rodigino (color giallo) e quella più umida su veneziano e padovano (color rosso) a testimonianza del forte gradiente orizzontale igrometrico.

 

 

Anche l’altezza del livello di condensazione (LCL), che corrisponde alla quota alla quale si forma la base dei cumuli, è decisamente bassa a nord di Rovigo, a testimonianza dell’apporto umido dello scirocco in risalita dal mar Adriatico.

 

 

Questo status termodinamico è coerente con i valori di CAPE (energia disponibile alla convezione) che sono quasi nulli su rodigino ed Emilia Romagna dove ormai l’aria secca è entrata a tutte le quote inibendo qualunque sollevamento o fenomeno di condensazione delle masse d’aria.

 

 

 

 

Per terminare questa breve analisi sinottica, si riportano di seguito 3 mappe relative agli indici che quantificano la probabilità di fenomeni vorticosi (mesocicloni e tornado). I valori di elicità previsti non appaiono allarmanti, tuttavia il modello legge la presenza di condizioni quantomeno predisponenti a rotazioni lungo un asse disposto grosso modo da SW a NE, sovrapponibile (non a caso) alla linea di convergenza prima citata.

 

 

 

  

Dopo una mattinata trascorsa sotto una coltre di nubi stratiformi con qualche debole pioggia, poco dopo l’ora di pranzo si aprono delle schiarite da occidente. Alle 15.30, al confine tra le province di Padova e Rovigo, inizia il rapido sviluppo di una supercella che vedrà la sua massima intensità intorno alle ore 16. 

 

Le scansioni radar riportate (fonte: ARPAV – Centro Meteorologico di Teolo) mostrano un persistente accenno di uncino sul settore meridionale e la forma a V-notch su quello settentrionale, nonchè una certa tendenza alla staticità della cella sul basso padovano prima di riprendere la sua corsa verso Venezia.

 

Questo rallentamento è stato causato dalla stretta convergenza dei venti in quell’area e dalla conseguente formazione del mesociclone: in parole povere, il moto traslatorio orizzontale stava per essere convertito in moto rotatorio verticale (updraft rotante, ovvero mesociclone) grazie al trasferimento di vorticità positiva dall’inflow all’updraft.

Ed ecco infatti che intorno alle ore 16 alla base della cella si genera un funnel cloud (foto di Dino Gasparetto, puntamento verso sud-ovest) che per qualche istante tocca terra con relativo sollevamento di detriti. Purtroppo non è stato possibile immortalare il momento del touch-down a causa della presenza di ostacoli visivi di vario tipo, ma si ritiene che questo sia avvenuto in un’area non meglio identificabile tra i comuni di Arre e Candiana in provincia di Padova. 

 

Si noti nella seguente foto anche la presenza del RFD (il fronte freddo della supercella) identificabile dalla banda scura arcuata (parte superiore della foto) in movimento verso nord-ovest: il mesociclone era nella fase di occlusione, che notoriamente coincide con il momento a massimo rischio di tornado come in effetti è avvenuto.

 

 

 

Nella successiva foto si nota lo “scalino” della wall cloud.

 

Una decina di minuti dopo la medesima supercella vedrà una seconda occlusione con la rapidissima genesi di una tail cloud sul lato del downdraft, a testimonianza dell’aria fredda che in parte viene “ripresa” nella wall cloud ad opera del mesociclone. Contemporaneamente, all’estremità meridionale della wall cloud compare un altro funnel cloud, stavolta inclinato e più effimero del precedente (foto di Alberto Gobbi, puntamento verso sud-ovest). Nei minuti successivi, il tutto evolverà in una normale shelf cloud a causa della predominanza dell’outflow.

 

 

 

Intorno alle ore 17, sulla zona di Jesolo, giunge un altro temporale generato comunque dalla stessa linea di convergenza. Anche questa cella assumerà per breve tempo connotati supercellulari. Seguono 3 foto di Giorgio Pavan che, nell’ordine, mostrano un’imponente shelf cloud, una sinistra wall cloud con uno scalino molto netto e un probabile funnel cloud.

 

 

 

 

 

Successivamente, il sistema temporalesco dal veneziano si sposta verso la Slovenia, transitando per la costa e bassa pianura friulana, mantenendo un’intensità ancora elevata (vedasi scansione del radar di Fossalon di Grado – ARPA FVG).

 

 

 

 

Nell’Isontino il gust front del temporale, incontrando una massa d’aria molto umida con valori di temperatura di rugiada fino a 18°C, forma un’imponente shelf cloud, fotografata da numerosi storm chasers presenti in zona.

 

 

 

Shelf cloud sopra Monfalcone (GO). Foto di Jure Atanackov

 

 

 

Shelf cloud da Staranzano (GO). Foto di Francesco Netto

 

 

Shelf cloud da Gradisca d’Isonzo (GO). Foto di Danijel Konjedic

 

Un altro temporale, sviluppatosi in tarda serata, genera un sospetto lowering nella zona di Susegana (TV).

 

 

Possibile wall cloud nella zona di Susegana (TV) alle ore 20.50 – Foto di Fabio Veneziano

 

 

Quando sembrava che i giochi fossero finiti, ecco che nel corso della notte nuovi temporali nati sul padovano si dirigono sul veneziano orientale dove, nell’area di San Donà di Piave, si rinforzeranno sensibilmente e daranno origine a violente grandinate e forti colpi di vento. Certamente il contributo del mare è stato determinante per questa ennesima ondata di temporali.

 

 

Ecco delle foto di Giorgio Pavan che mostrano alcuni fulmini nube-terra relativi a quest’ultimo temporale.

 

 

Infine, alcune immagini della grandinata nell’area del comune di San Donà di Piave (foto tratte da www.veneziatoday.it).

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Redatto da Alberto Gobbi con la collaborazione di Giorgio Pavan e Francesco De Martin

23 agosto 2014: temporali supercellulari e trombe d'aria a Eraclea Mare (VE)

Nella giornata di sabato 23 agosto 2014 un’ampia saccatura alla quota di riferimento di circa 5000 m coinvolge buona parte dell’Europa; l’asse di tale saccatura (linea rossa) transita sul nord Italia intorno alle ore 14 locali. In corrispondenza di tale transito e davanti all’asse stesso si sono create condizioni termo-igrometriche e, in particolare, dinamiche predisponenti ad intensa fenomenologia sia di tipo multicellulare sia di tipo supercellulare con annessi eventi vorticosi che tra la mattinata ed il primo pomeriggio hanno interessato il litorale veneziano (in particolare Eraclea) ma anche Lignano in provincia di Udine. 

Alle ore 8 locali il nord Italia si trova ancora nella parte ascendente della saccatura, quindi nel settore normalmente interessato dal flusso umido dai quadranti meridionali associato ad aree a vorticità ciclonica (valori positivi), una delle quali sta impegnando il litorale dell’alto veneziano come si evince dalla seguente mappa.

I valori di shear in velocità tra suolo e 6 km di quota su Eraclea e dintorni appaiono non trascurabili a causa del sostenuto flusso sudoccidentale in quota: probabilmente questo elemento ha aiutato gli updraft ad assumere asse obliquo e quindi a prolungarne la durata.

A livello del mare, sempre alle ore 8 locali, la mappa individua un minimo di pressione ben strutturato di 1009 mb su Caorle/Eraclea che poi sarebbe lentamente traslato verso levante: questo è stato senza dubbio il fattore chiave per la fenomenologia occorsa. Ci si riferisce in particolare alla convergenza nei bassi strati, perdurata per buona parte della mattinata sul litorale dell’alto veneziano, tra flussi da nordest relativamente più secchi e flussi umidi in risalita dall’Adriatico e dalla pianura veneta.

Anche la mappa che descrive la convergenza dell’umidità assoluta nei primi 1500 metri circa di troposfera (PBL) posiziona i valori più elevati tra Eraclea/Caorle/Lignano, il tutto chiaramente dovuto all’azione del minimo di pressione visto prima.

Il radiosondaggio di Udine delle ore 14 locali denota il profilo verticale dei venti favorevoli ad updraft rotanti per via del wind shear direzionale (vento da SE nei bassi strati in rotazione da S e poi SW salendo di quota). Si apprezza anche la colonna troposferica pressoché satura fino a circa 8000 metri di quota (vicinanza tra curva di stato e di dew point), una condizione che ha generato un fronte più di tipo simil-autunnale che estivo con vari sistemi temporaleschi più o meno intensi immersi in nubi del tipo nembostrati/stratocumuli associati a piogge di debole o moderata intensità. 

Due indici strettamente legati al quantitativo di umidità nella colonna troposferica sono la Precipitable Water (PW) e LCL (livello che individua l’altezza della base delle nubi cumuliformi): entrambi gli indici denotano condizioni molto umide favorevoli allo sviluppo di cumulonembi con base prossima al suolo.

L’indice CAPE (energia disponibile alla convezione) appare nullo sulla terraferma e sufficiente a sostenere gli updraft sul Golfo di Venezia, per via dell’aria umida stazionante sul mare.

Gli indici che quantificano la predisposizione dell’aria ai moti rotatori sono tutti favorevoli alla genesi di vortici sul tratto di mare antistante tra Eraclea e Lignano.

Vista l’assenza di un’intrusione secca in quota, non si sono avute grandinate di rilievo o downburst ma allagamenti più o meno localizzati e, per l’appunto, eventi vorticosi nelle aree maggiormente interessate dalle convergenze tra venti sinottici aventi diverse caratteristiche e provenienza ma anche, si ritiene, tra venti di outflow in uscita dai temporali circostanti o da quelli nati in precedenza. L’area più propensa a tornado e trombe marine è stato il tratto di mare e l’immediato entroterra del litorale veneziano ove vi è stata la contemporanea presenza del fattore dinamico (convergenza, shear) e di quello termo-igrometrico (CAPE e PW).

Passando all’analisi delle immagini radar dell’ARPAV del Centro Meteo di Teolo (PD), la freccia bianca evidenzia un persistente “inflow notch” sul settore meridionale del sistema temporalesco in lenta traslazione verso il Friuli. Questo particolare eco radar individua la regione dell’updraft principale che, unito alla lentissima traslazione del temporale stesso, costituisce un chiaro sintomo dell’intensa e persistente convergenza nei bassi strati legata al minimo barico a livello del mare.

Le seguenti due immagini di riflettività (sinistra) e di velocità radiale (destra) delle ore 11.40 UTC (sopra) e 12.10 UTC (sotto) mostrano l’avanzata di un secondo fronte temporalesco verso est contenente delle aree a maggior riflettività (colore arancio/rosso) in corrispondenza delle quali si individuano dei campi di velocità radiale (color arancio nelle ellissi bianche) in allontanamento verso ovest rispetto al radar di Fossalon di Grado (GO). 

Tali aree nelle ellissi bianche, probabilmente, denotano fenomeni di marcata convergenza nella medio-bassa troposfera, in altri termini indicano i flussi d’aria caldo-umida in entrata nei temporali: tali correnti di inflow si dirigono quindi verso ovest allontanandosi dal radar perché “risucchiati” dagli intensi updraft dei temporali in arrivo proprio da ovest. Si tratta di echi tendenzialmente lineari che compaiono solo quando il temporale è sufficientemente vicino all’antenna radar e possono anche sottintendere rotazioni di tipo misociclonico o mesociclonico (soprattutto alle estremità meridionali di tali linee) considerati i marcati gradienti e contrasti termodinamici presenti.

Nelle successive immagini radar sembra palesarsi una rotazione mesociclonica all’estremità meridionale di una mesolinea; tale rotazione è tradita da un probabile eco ad uncino “discontinuo”, nel senso che la piccola ed isolata area gialla (indicata dalle frecce bianche) costituirebbe un “frammento” di RFD (precipitazioni legate al downdraft sopravvento al cumulonembo) che si sta avvolgendo in senso antiorario attorno all’updraft rotante (mesociclone). 

Normalmente, questi echi puntiformi legati al RFD compaiono nella fase avanzata di un’occlusione mesociclonica, ovvero in una fase successiva alla comparsa del classico eco ad uncino (il quale, nella fattispecie, poteva essere visibile nell’ipotetica scansione delle 11.25 UTC). E’ necessario prestare molta attenzione a non confondere questi echi con quelli di altre celle (es. punto giallo indicato dalla freccia rossa nella scansione delle ore 12.00 UTC) o con quelli da “flanking line”.

Per molti aspetti cardine, la dinamica osservata in questa giornata è simile a quella del 19 giugno 2010 (tornado di Fossò in provincia di Venezia): è verosimile che il minimo di bassa pressione sull’alto veneziano abbia originato una considerevole vorticità ed elicità verticale nonché un forte gradiente di temperatura potenziale equivalente nei bassi strati tra il settore sud più umido del minimo e quello nord più secco. Questo status può aver generato brevi mesocicloni di basso livello con associate formazioni tornadiche al centro di queste depressioni a piccola scala; ciò spiegherebbe la mancanza di echi ad uncino ben definiti e di supercelle isolate più estese e persistenti.

Analisi Fotografica

Ore 7,30 circa,  splendida  strutura temporalesca immortalata  dalla webcam di Caorle (VE)

Ore 8 circa,  la cella vista dalla laguna di Venezia località Punta Sabbioni (Ve)

foto di Giuliano Nardin

Dopo circa un'ora  avanza da sud ovest un altro temporale,  le fulminazioni sono impressionanti anche in pieno giorno.
Foto da Ponte Crepaldo (VE) di Giorgio Pavan 
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lightnings stack

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DSC_2685

Qui la supercella è al suo apice. Località Brian (VE).
Le bande nuvolose rugose mostrano la rotazione antioraria in atto del mesociclone sulla sinistra. A destra il downdraft (corrente discendente) con le forti precipitazioni e una slanciatissima beaver's tail ( nota nefologica in fondo all'articolo) 
Foto di Giorgio Pavan 
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Nelle prime ore del pomeriggio circa nella stessa zona si forma un shelf cloud molto bassa

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Wall cloud Torre di Fine  (VE

DSC_2987

Ore 14 circa, la wall cloud arriva  a Eraclea Mare e inizialmente genera un funnel cloud, poi genera tre trombe d'aria consecutivamente: 

la prima, foto di Sara Vinale 

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la seconda, foto di Giorgio Pavan

DSC_3010

la terza, foto di Giorgio Pavan 

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Commento nefologico

 Nell’immagine di Giorgio Pavan è ben evidente una lunga “beaver’s tail” (coda di castoro) sulla destra che si attacca alla base del mesociclone presente sulla sinistra. L’eventuale wall cloud (non visibile nella foto) si trova sotto il mesociclone stesso. La coda di castoro indica la traccia del pseudo fronte caldo e denota che la supercella sta aspirando l’inflow da un’area molto vasta. La tail cloud invece (non presente, oppure non visibile, in questa foto) deriva dall’aspirazione dell’aria dell’outflow del FFD verso la wall cloud.
Vedi :  http://www.srh.noaa.gov/oun/?n=spotterglossary#Beaver%20Tail

TROMBA MARINA DI FRONTE LA SPIAGGIA DEL CAVALLINO (VE) 29 LUGLIO 2014

Nella serata di martedì 29 luglio 2014 si è formata una tromba marina davanti alla spiaggia del Cavallino ( pochi chilometri ad Est di Venezia).

La situazione sinottica ha visto l’entrata di una goccia fredda proveniente dal Nord Atlantico sui mari Occidentali d’Italia. Tale goccia fredda ha inviato correnti umide e instabili sul triveneto generando la nascita di vari temporali, anche intensi.

Temperatura e geopotenziale a 500 hPa alle ore 00 UTC di mercoledì 30 luglio. Goccia fredda sul Mar Ligure.

Nella serata un temporale semistazionario in lenta discesa dal trevigiano al veneziano ha innescato ( tramite il gust front) lo sviluppo di alcuni piccoli cumulonembi sulla laguna di Venezia. Questi deboli cumulonembi hanno rinforzato ulteriormente il gust front della cella sulla pianura, il quale, quando è arrivato in mare, convergendo con l’umidissimo Scirocco, ha innescato lo sviluppo del temporale responsabile della tromba marina davanti Cavallino.

Radar OSMER ore 18:00. Nel cerchio il temporale in lenta discesa tra trevigiano e veneziano

Radar OSMER ore 19:20. Il gust front ha innescato la nascita di piccoli cumulonembi sulla laguna visibili nel cerchio.

Radar OSMER ore 20:40. Il gust front ha innescato la nascita del temporale multicellulare ( visibile nel cerchio)  sul mare : la tromba marina è in azione in questi istanti.

Sul triveneto l’atmosfera  non era particolarmente propensa allo sviluppo di eventi vorticosi, tuttavia in quella zona di costa veneta si sono venute a creare un’insieme di condizioni locali favorevoli allo sviluppo della tromba marina. 

Innanzitutto in quella zona avevamo buoni valori di CAPE, fino a 1500 j/kg.

CAPE previsto dal modello wrf MNW alle ore 20 di martedì 29 luglio 2014. 

Lo Scirocco pompava da tutto il pomeriggio umidità dal mare, ma in serata si era in parte attenuato, lasciando in loco elevate quantità di umidità ( dew point a 20°-21°C).

Ventilazione prevista dal modello LAMMA 3 km alle ore 20 del 29 luglio. Scirocco sul Mar Adriatico.

Con l’arrivo del gust front l’aria umida qui presente è stata velocemente sollevata, generando la nascita di un forte sistema multicellulare ( i cumulonembi sono stati probabilmente anche aiutati dai discreti valori di shear in quota). Il cumulonembo più meridionale del sistema ha aspirato verso l’alto l’aria sul mare che, grazie all’elevata umidità, ai buoni valori di energia e alla convergenza Scirocco – gust front, si è in vorticata formando la tromba marina

Le foto, fonte Social Network , gran parte dal gruppo di Facebook Temporali e fenomeni estremi nel Veneziano

Foto di Saba De Rossi 

Foto Chiosco Faro di Jesolo

Foto Chiosco Faro di Jesolo

Foto di Francesco Enzo

Foto di Francesco Enzo

Video di Lorenzo De Pasquale LINK

Video di Terrazza Mare Jesolo LINK

Video di Meteo Treporti,  immagini dalla  webcam Camping San Marco Cavallino LINK 

 

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