Una volta veniva chiamato “fronte polare“. Poi l’appellativo coniato dalla Scuola norvegese di Bergen diretta dal professor Bjerkness, venne rivisto e superato dalle nuove scuole di meteorologia sinottica, ma la sostanza rimane la stessa. Quando le stagioni avanzano le masse d’aria si fronteggiano su brevi distanze e la teoria del fronte polare torna a suggerirci lungo quale linea avviene il braccio di ferro.
La cartina in figura (click per aprirla) è una previsione elaborata dal Met Office britannico e si riferisce al quadro calcolato dal rispettivo modello per le ore centrali di giovedì 13 settembre. I fronti e le isobare indicano quella linea di demarcazione simbolica tra estate (in rosso) e autunno (in azzurro) estesa senza grandi ondulazioni dagli Urali all’Atlantico tropicale. Una fascia di contrasto lunga 6 mila chilometri che tra non molto dovrebbe perdere quella sua andatura regolare per assumere una maggior sinuosità.
E proprio da questo passaggio si inizierà a capire dove e come l’estate climatica farà un passo indietro in favore di una incipiente avanzata dell’avente diritto, l’autunno.
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Luca Angelini