16.06.2017 - Didattica
Le donne e la meteo, passione e impegno. 
Intervista a Serena Giacomin

Competenza, passione, fascino. Questo è ciò che anima e che riesce a trasmettere Serena Giacomin, volto ormai conosciuto e apprezzato del Centro Epson Meteo prestato alla divulgazione scientifica e alla conduzione delle previsioni per i canali Mediaset.
Ci è sembrato interessante intervistarla perché marzo è il mese della primavera, della Giornata mondiale della Meteorologia (che guarda caso ricorre nel giorno del suo compleanno) e della celebrazione della donna. Spunti di riflessione che speriamo possano dare un contributo alla cultura della meteorologia in Italia, com’è nello stile di MeteoNetwork.

Che cosa pensa Serena della qualità della divulgazione scientifica in ambito climatologico e meteorologico in Italia? «Nel mondo del giornalismo e della divulgazione meteorologica non è semplice far fronte all’avanzata di termini imprecisi oppure inopportuni. Certo, se noi divulgatori ci impegniamo a escludere un termine e poi il giornalista lo vuole per forza usare, qualcosa bisogna fare in termini di educazione. E se questo può valere per gli adulti, funzionerà molto bene con gli studenti: pensiamo a quanti di loro non fanno differenze tra oroscopo e previsione legata alla scienza. È proprio in questa direzione e con queste finalità che il Centro Epson ha avviato il suo “Progetto Scuole”».

Ci possiamo fidare delle previsioni del tempo? Val al video →

 

La passione per la meteorologia in Serena è legata come un nodo a spina all’amore per il mare, va in barca sin da piccola e impara a padroneggiare il windsurf, il catamarano, poi la regata. Diventa anche istruttrice di vela. «Ho imparato a conoscere i movimenti del vento, perché li si vede scritti sulla superficie del mare». E il mare la fa sognare in grande: «Al liceo immaginavo di poter entrare come meteorologa in un team dell’America’s Cup!».

Quindi la laurea in Fisica dell’atmosfera, con un’importante tesi sperimentale sul trasferimento radiativo. Se vi state chiedendo cos’è, si tratta, semplificando, delle interazioni tra le radiazioni di origine solari e la materia nella nostra atmosfera. Nei modelli climatologici questa è importante per sapere come si comporteranno le molecole di CO2 e capire se, come e quando pioverà.

«Ho messo a punto – spiega Serena – un sistema migliorativo del modello delle nubi fredde per aumentare la precisione delle previsioni atmosferiche». Quindi un Master in Energie Rinnovabili ed efficienza energetica, e quindi il lavoro come fisico all’Eni nel campo delle energie rinnovabili per l’estrazione petrolifera. Finché un giorno, nel 2011 «un mio ex professore mi avvisa che Class Editore sta facendo dei provini per un format sulla meteorologia, The Weather Channel. Chi si occupa di ricerca, ho sempre pensato, deve saperla comunicare. Mi fanno un provino al quale arrivo terrorizzata. Poi mi prendono. I miei capi mi hanno dato da subito fiducia: non pensavo fosse così dura, ma mi hanno fatto lavorare tutti i giorni finché questa per me è diventata una routine. Il mio percorso di crescita è stato veloce e graduale allo stesso tempo: lavorando tutti i giorni ho potuto migliorare la mia dizione, eliminare i tic e le agitazioni, far emergere quello che volevo comunicare davvero».

E cosa vuole comunicare Serena? Ha uno stile “femminile”, accogliente e colloquiale, nel comunicare una notizia che sa palesemente maneggiare: «Porto in tv quello che so e cerco di renderlo interessante per tutti. Sono sempre stata ispirata dal modello di divulgazione di Margherita Hack, che sembrava volesse dire: “So una cosa che devo assolutamente dirti perché è troppo bella!”».

La febbre dei ghiacciai alpini. Vai al video →

Con grande caparbietà e testardaggine, Serena va avanti. Da tre anni è Epson Meteo, per cui conduce le presentazioni per Mediaset, le Pillole Meteo e le previsioni del Tg5. Si è mai sentita avversata o facilitata nel suo lavoro per il fatto di essere donna? «Non mi sono sentita avversata per il mio essere donna, ma neanche sono stata aiutata. Qualche volta al lavoro può capitare che qualcuno faccia considerazioni medievali, ma nulla che mi blocchi».

Non si può non riconoscere, però, che la sottocultura italiana non sia attraversata da una disparità di genere: se pensiamo alla meteorologia, pensiamo a un colonnello dell’aeronautica serissimo e competente, mentre per le donne c’è il modello della meteorina: «Quello televisivo è un ambiente particolare, combatterò sempre questa deriva, ma in questo mondo lavorano persone che hanno grande professionalità e lavorano sull’inconscio delle persone. Il problema delle meteorine si risolverà con il lavoro a monte nelle scuole di cui dicevo prima».

E con l’impegno per le Stem Girls, le ragazze appassionate di materie scientifiche che oggi danno lavoro in maggioranza agli uomini. L’acronimo Stem sta per “Science, technology, engineering, mathematics”: «Questa è una battaglia che mi appassiona. È necessario dare coraggio alle donne nell’approccio alle materie scientifiche. È incredibile pensare che il 97% dei premi Nobel in ambito scientifico siano stati assegnati a uomini, che gli incarichi di ricerca scientifica svolti da donne siano meno di un terzo del totale, peggio ancora gli incarichi accademici, fermi all’11%. E poi c’è da sconfiggere la mentalità del 70% degli italiani convinti che le donne non abbiano capacità nel campo della scienza».

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