05.04.2017 - Didattica
CO2 ai massimi storici, tempo e clima verso orizzonti inesplorati

“I guai uno non se li va a cercare…!” Esclamava il buon Don Abbondio ne “I Promessi Sposi”, quando gli fu proposto di sposare Renzo e Lucia contro il parere del signorotto Don Rodrigo. Eppure c’è qualcuno che, al giorno d’oggi, i guai non solo se li va a cercare ma se li cagiona da sè. Questo “genio” è l’uomo che, pur conoscendo il prezzo cui sta andando incontro per sostenere un progresso insostenibile, rischia di mandare all’aria il mondo dei propri figli e dei propri nipoti, spingendolo verso orizzonti climatici e meteorologici praticamente inesplorati.

Lo spunto a questa osservazione arriva dall’ultima misurazione ufficiale del livello di anidride carbonica in atmosfera, che risale allo scorso mese di febbraio e che ammonta a 405,61 ppm (parti per milione). Un livello che, andando a ritroso fin dove la paleoclimatologia lo consente (alcune centinaia di migliaia di anni) non era stato mai raggiunto. La concentrazione maggiore si rileva a carico dell’emisfero nord del globo.

Ricordo che le molecole dell’anidride carbonica agiscono come “assorbente” rispetto alla radiazione infrarossa (calore) che dovrebbe venire dispersa verso lo spazio tramite in processo dell’irradiazione. Il problema quindi non è quanta energia entra, ma quanta energia non esce dal sistema terra-oceani-atmosfera. Questo sta cambiando vistosamente non solo i profili delle temperature globali, ma anche gli schemi meteorologici, il tempo per intenderci.

Spesso si parla di clima malato, di pianeta malato, ma cosa vuol dire? Perchè se fa più caldo il pianeta dovrebbe necessariamente essere malato? Lo sarebbe anche se facesse più freddo. La discriminante sono i tempi in cui si svolgono questi cambiamenti. Il pianeta non è malato perchè fa più caldo, ma perchè fa più caldo troppo in fretta.

Spesso si sente dire: “Il clima della Terra è sempre cambiato” Vero, lo ha fatto però a passi di migliaia di anni. Ora, se gli stessi (GLI STESSI) cambiamenti avvengono nel giro di cinquanta, cento anni, comportano un non adattamento del Pianeta a tale impatto. Un po’ come quando apri la doccia bollente: se ci vai sotto piano piano ti adatti e non la senti, se ti butti sotto senza aspettare ti scotti.

Questo mancato adattamento è la malattia. La maggior frequenza delle alluvioni, la maggior potenza dei fenomeni estremi, la maggior ricorrenza dei disastri idrogeologici, la migrazione delle aree desertiche, la trasformazione dei territori, sono la malattia e questo non è il futuro, questo è già il presente.

Luca Angelini

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