23.12.2025 - Didattica
Il fenomeno della “Goccia Fredda”

In meteorologia, esistono configurazioni atmosferiche capaci di scardinare anche i regimi di alta pressione più solidi, portando instabilità diffusa e spesso imprevedibile. Una delle più insidiose, e che in questi giorni sta interessando direttamente il Mediterraneo occidentale e l’Italia, è la cosiddetta goccia fredda. Per comprendere appieno la natura di questo fenomeno, occorre guardare oltre ciò che accade al suolo e spostare l’attenzione verso l’alta troposfera, dove le dinamiche del geopotenziale tracciano le linee guida della nostra meteorologia quotidiana.

Dal punto di vista puramente tecnico, la goccia fredda — definita scientificamente come Cut-off Low — rappresenta una porzione di massa d’aria polare che si separa dal flusso principale delle correnti zonali. Immaginiamo la corrente a getto, quel nastro trasportatore di venti fortissimi che circonda il pianeta a circa nove o dieci chilometri di quota, come un fiume che scorre in modo rettilineo. Quando questo flusso inizia a creare delle ampie curve o ondulazioni, chiamate onde di Rossby, può accadere che una di queste anse diventi così profonda e pronunciata da strozzarsi alla base. In quel preciso istante, una porzione di aria gelida rimane isolata a sud del flusso principale, trasformandosi in un vortice ciclonico autonomo e indipendente.

Nelle mappe del geopotenziale a 500 hPa evidenziate in questo articolo si possono chiaramente osservare delle regioni, di colore verde o tendente al verde, che interessano il mediterraneo occidentale e la penisola italiana e che appaiono isolate rispetto all’ambiente circostante. Si tratta appunto di “Gocce fredde“, masse d’aria fredda in quota, staccatesi dal flusso zonale da cui provenivano. Appaiono quindi come un centro di bassa pressione chiuso, circondato da valori di pressione più alti. La caratteristica peculiare della goccia fredda è la sua natura tridimensionale: mentre al suolo la pressione può non apparire particolarmente bassa, in quota le temperature sono drasticamente inferiori rispetto alle aree circostanti. È proprio questo gradiente termico verticale a generare l’instabilità. L’aria calda e umida presente sulla superficie del mare, trovandosi improvvisamente sotto questo nucleo gelido d’alta quota, è costretta a salire violentemente verso l’alto attraverso moti convettivi. Questo processo porta alla formazione rapida di imponenti nubi a sviluppo verticale, i cumulonembi, responsabili di piogge torrenziali, grandinate e temporali autorigeneranti.

L’attuale configurazione sul Mediterraneo occidentale è un esempio da manuale di quanto questa struttura possa essere tenace. Una volta che la goccia fredda si è isolata, perde il contatto con la corrente a getto, che funge da motore per il movimento delle perturbazioni. Senza questo traino, la goccia inizia a vagare in modo erratico o, come sta accadendo ora, rimane quasi stazionaria per diversi giorni. Questa stazionarietà è il fattore che preoccupa maggiormente i meteorologi: quando un sistema temporalesco insiste per ore o giorni sulla medesima area, il rischio di alluvioni lampo aumenta esponenzialmente, poiché il terreno non riesce a drenare l’enorme mole d’acqua riversata in un lasso di tempo così ristretto.

Analizzando la situazione attuale sulla nostra penisola, la goccia fredda sta agendo come una vera e propria falla nel campo di alta pressione che tenta di rimontare da est. La struttura ciclonica in quota continua a richiamare correnti umide dai quadranti meridionali che, impattando contro i rilievi appenninici e alpini, esaltano ulteriormente le precipitazioni.

La previsione di questi fenomeni è una sfida complessa per i modelli matematici. Poiché la goccia fredda è scollegata dalla circolazione generale, la sua traiettoria dipende da sottili scambi di energia con le zone circostanti. Spesso queste strutture vengono riassorbite dal flusso principale solo quando una nuova e potente perturbazione atlantica riesce a agganciarle e trascinarle via, o quando si colmano lentamente per esaurimento del contrasto termico. Fino ad allora, la goccia fredda rimane un sistema chiuso e vigoroso, capace di trasformare una fase stagionale ordinaria in un evento di maltempo severo, ricordandoci che la dinamica dell’atmosfera è governata da equilibri fragili e potenti che si giocano a chilometri di altezza sopra le nostre teste.

 

Autore: Roberto Pinna

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