13.01.2016 - Cronaca Meteo
La disinformazione corre sui Social, uno studio rivela peccati e peccatori

Domanda semplice semplice: chi di voi, cari amici, avrebbe il coraggio di bere attingendo da una fonte non sicura? La risposta è quasi scontata. Ma se l’acqua non potabile è un rischio serio per la nostra salute, le notizie di dubbia provenienza lo sono per la nostra informazione. Perchè dunque molta gente attinge notizie dai social media piuttosto che affidarsi a fonti ufficiali e qualificate?

Al quesito ha dato risposta un gruppo di ricercatori diretto da Walter Quattrociocchi dell’IMT Alti Studi di Lucca, i cui risultati, a dir poco sorprendenti, sono stati resi noti in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” (in lingua inglese) . Lo studio sulla diffusione di voci incontrollate attraverso social media come Facebook mostra come, in assenza di qualsiasi intermediazione, false notizie scientifiche e teorie del complotto tendano a diffondersi in modo virale, facilitate dalla tendenza degli utenti a prestare selettivamente attenzione solo alle informazioni che confermano le proprie idee o i propri pregiudizi.

Quattrociocchi e colleghi hanno sviluppato un’ampia e approfondita analisi quantitativa delle pagine di Facebook, concentrandosi sui meccanismi di diffusione di due tipi di notizie: quelle scientifiche e quelle che non hanno fondamenti scientifici, ma che vengono presentate come tali. Molti di voi conosceranno la, chiamiamola, teoria delle scie chimiche oppure le false notizie sul legame fra vaccini e autismo. Gravi conseguenza avrebbe potuto arrecare una recente notizia, secondo la quale un’esercitazione militare sul suolo americano denominata “Jade Helm 15” sarebbe stata in realtà un tentativo di colpo di Stato ordito dall’amministrazione Obama. Pensate che quest’ultima bufala ha avuto un’eco tale da indurre il governatore del Texas ad allertare addirittura la Guardia Nazionale.

Cosa è stato scoperto dunque in questo studio? In buona sostanza è stato accertato che gli utenti tendono a selezionare e condividere i contenuti relativi a uno specifico genere di notizia, secondo uno schema che ricalca il cosiddetto pregiudizio della conferma, la conferma di un’idea di cui si è già convinti. Si creano così gruppi solidali su specifici temi che tendono a rafforzarsi e a ignorare tutto il resto, comprese le fonti corrette: le discussioni spesso degenerano in litigi tra estremisti dell’una o dell’altra visione, con un’ulteriore rafforzamento della polarizzazione.

Il processo, come è facile comprendere, sta alla base della disinformazione e una volta nato, sarà praticamente impossibile fermarlo con una pericolosa deriva della notizia falsa e conseguente ulteriore allargamento del bacino d’utenza potenzialmente disinformato. I cosiddetti posts sui social network diventano virali e prendono il posto delle fonti ufficiali che a loro volta, son costrette ad agire scorrettamente ingigantendo titoli e manipolando i contenuti.

Insomma, la disinformazione corre sul filo e sta facendo terra bruciata. Là in mezzo ci siamo anche noi, pochi però ci arrivano e dalla cenere non possono nascere i fiori…

Luca Angelini

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