Analisi Meteo del 7 Dicembre 2025

 

Quadro Barico Europeo: Analisi Sinottica

  1. Dinamica Anticiclonica e Promontorio Subtropicale

Una significativa area anticiclonica di matrice subtropicale sta risalendo dall’Oceano Atlantico orientale e dal Nord Africa occidentale, determinando un’ampia area di alta pressione sull’Europa Occidentale.

Tale struttura barica interessa direttamente:

  • L’Europa occidentale, includendo la Penisola Iberica (Spagna), la Francia e le Isole Britanniche meridionali.
  • Gran parte della Penisola Italiana.

La presenza di questo promontorio è indice di un quadro di stabilità atmosferica su tutte queste regioni.

  1. Contesto Ciclonico Settentrionale

In contrasto, il Nord Europa, in particolare i Paesi Bassi, la Germania e la Penisola Scandinava, rimangono sotto l’influenza di una vasta saccatura depressionaria. Questa struttura mantiene condizioni di tempo perturbato e instabile sulle regioni settentrionali del continente.

 

Situazione Prevista per l’Italia

  1. Stabilità e Fenomeni di Inversione

L’affermazione dell’alta pressione sulla Penisola determinerà un regime di stabilità atmosferica con graduali schiarite diffuse.

Tuttavia, le condizioni di subsidenza (aria che scende e si comprime) potrebbero favorire l’insorgenza di fenomeni legati all’inversione termica e all’accumulo di umidità negli strati bassi:

  • Nebbie e/o nubi basse (stratificate), in particolare sulla Pianura Padana e nelle valli interne del Centro, che potranno persistere anche per gran parte della giornata.
  • Aumento dell’escursione termica giornaliera, con temperature minime rigide (rischio di gelate in pianura) e temperature massime più miti, specialmente sui rilievi.
  1. Ventilazione e Gradiente Barico

Osservando la mappa a 500 hPa l’Italia si trova in queste ore sul bordo orientale del campo anticiclonico, e potrebbe esporsi a un richiamo di correnti settentrionali:

  • Venti: Lungo il Tirreno e in Sardegna, la ventilazione da Maestrale (NW) potrà essere moderata.
  • Gradiente al Suolo: Nonostante la tendenza al rinforzo, non si prevedono gradienti barici orizzontali al suolo tali da sostenere venti forti o di burrasca. La ventilazione sarà quindi generalmente debole o moderata, con locali rinforzi sui bacini occidentali.
  • In Sintesi: venti deboli o moderati.

Inoltre, dalla mappa a 850 hPa non si osservano eventuali ulteriori avvezioni di aria fredda proveniente dall’ Europa Nord-Occidentale.

  1. Residua Instabilità Meridionale

L’ex vortice ciclonico che ha interessato il Mediterraneo centrale ha completato il suo spostamento verso il Mediterraneo orientale. La sua influenza marginale può ancora generare residua instabilità, con possibilità di rovesci o temporali isolati sui settori meridionali della Puglia e della Calabria ionica.

Autore: Roberto Pinna

Analisi Meteo del 6 Dicembre 2025

Quadro Barico Europeo

Il panorama meteorologico europeo è dominato dalla persistenza di due vortici ciclonici principali e dalla contemporanea risalita di un promontorio anticiclonico:

  • Atlantico/Nord Europa: L’imponente vortice ciclonico al largo delle Isole Britanniche persiste. Questo comporta condizioni di temporali e maltempo non solo sulle Isole Britanniche stesse, ma anche nel Centro-Nord della Francia e, in generale, in tutta l’Europa del Nord.
  • Mediterraneo Orientale: Il vortice ciclonico in quest’area persiste ma è in spostamento verso est, ed è ora (7:00 AM) centrato tra la Grecia e la Turchia. La sua influenza si estende ancora sull’Italia meridionale (Puglia e Calabria).
  • Mediterraneo Occidentale: Si sta osservando la risalita di un promontorio di alta pressione di origine atlantica. Questa figura anticiclonica interessa in particolare Spagna, Francia meridionale e Sardegna, promettendo condizioni più stabili.

 

Situazione Meteorologica in Italia

L’Italia si trova in una zona di confine, con l’anticiclone che avanza da ovest e l’influenza ciclonica che si ritira a est, causando una netta differenza tra le regioni.

  1. Italia Nord-Occidentale e Sardegna (Influenza Anticiclonica)

Le regioni occidentali sono le prime a beneficiare dell’anticiclone in risalita:

  • Regioni coinvolte: Sardegna, Liguria e Piemonte.
  • Previsione: Ci si aspettano schiarite significative, grazie al sopraggiungere dell’alta pressione.
  1. Italia Centro-Meridionale (Influenza Ciclonica Residua)

Il Centro e (soprattutto) il Sud Italia potrebbero ancora risentire dell’azione del ciclone in allontanamento sul Mediterraneo orientale:

  • Fenomeni: Si prevedono ancora piogge e venti di una certa intensità sulle coste orientali, in particolare in Puglia e Calabria.
  • Venti e Gradienti Barici:
    • I gradienti barici al suolo non risultano molto intensi, il che indica che i venti saranno al massimo di intensità moderata.
    • La direzione sarà prevalentemente da Nord-Ovest (NW), coerentemente con la circolazione attorno al centro di bassa pressione a est.
    • Si potrebbero osservare, tuttavia, picchi di intensità dei venti specificamente sulle coste della Puglia, a causa della sua esposizione al flusso prevalente da NW.

 

Sintesi

La situazione in Italia è bipartita: condizioni in netto miglioramento e stabili con ampie schiarite sui settori occidentali (Sardegna, Nord-Ovest) grazie all’alta pressione atlantica; e persistenza di instabilità con piogge e venti moderati (con possibili raffiche sulla costa pugliese) sui settori orientali del Sud a causa del vortice ciclonico mediterraneo in allontanamento. L’Europa del Nord rimane sotto maltempo a causa del ciclone Atlantico ancora attivo.

Autore: Roberto Pinna

Analisi Meteo 5 Dicembre 2025

Quadro Barico Europeo

La circolazione atmosferica sull’Europa in questo 5 dicembre 2025 è dominata dal rapido transito di una profonda saccatura atlantica.

Questa vasta depressione, che ha il suo centro motore (vortice ciclonico) posizionato in prossimità dell’Europa nord-occidentale (vicino alla Gran Bretagna), ha esteso un ramo d’instabilità fino al Mediterraneo Centrale, influenzando direttamente l’Italia.

Fasi del Transito:

  1. Fase Attuale: La saccatura si spinge verso est, con un minimo di pressione al suolo localizzato in risalita sullo Ionio, che alimenta l’instabilità sull’Italia meridionale.
  2. Fase Successiva: Il sistema perturbato è in rapido allontanamento verso l’Europa orientale e la Grecia. Contemporaneamente, un robusto promontorio di alta pressione di matrice subtropicale sta risalendo dall’Europa occidentale (Spagna/Francia) e si appresta a consolidarsi sul Mediterraneo. Questo imminente rinforzo anticiclonico determinerà un progressivo blocco all’ingresso di nuove perturbazioni nei giorni immediatamente successivi.

In sintesi, l’Europa si trova in una fase di rapido ricambio barico, con l’allontanamento dell’instabilità atlantica e l’imminente arrivo di un anticiclone che garantirà maggiore stabilità.

Situazione in Italia

Oggi la Penisola Italiana sta vivendo la fase terminale del transito della saccatura, con condizioni in miglioramento che si fanno strada da Nord a Sud.

  • Instabilità Residua: L’aspetto più evidente della giornata è l’instabilità residua, cioè la coda della perturbazione, che si manifesta con fenomeni sparsi, irregolari e meno organizzati rispetto ai giorni precedenti.
    • Nord: Cieli nuvolosi al mattino con residui fenomeni tra Lombardia e Triveneto (neve sulle Alpi oltre i 1000-1100 metri). In serata, il ristagno d’aria e l’umidità favoriscono la formazione di nebbie e foschie fitte in Pianura Padana.
    • Centro: Nuvolosità persistente sulle regioni adriatiche (Marche e Abruzzo) con possibilità di isolati piovaschi. Ampi spazi di sereno sul versante tirrenico.
    • Sud e Isole: Qui si concentra l’instabilità maggiore, con piogge e rovesci, anche temporaleschi, a causa di due minimi locali, uno tra la Sardegna e le coste Tirreniche orientali e l’altro centrato sul mar Ionio. I fenomeni tendono comunque ad attenuarsi nel corso del pomeriggio/sera. La persistenza di queste condizioni ha portato all’emissione di Allerte Arancioni e Gialle della Protezione Civile al Sud.
  • Venti di Maestrale: Il transito della bassa pressione sta richiamando venti forti o molto forti. In particolare, si registra un deciso rinforzo del Maestrale (vento di Nord-Ovest), con raffiche sostenute, specialmente sui bacini del Centro-Sud e tra le Isole Maggiori (Sardegna e Sicilia), dove il mare risulta molto mosso o agitato.

In sintesi: La giornata è caratterizzata dall’instabilità residua, ovvero i fenomeni di coda della perturbazione.

  • Maltempo: Precipitazioni sparse e isolate, localmente a carattere di rovescio, si concentrano principalmente sulle regioni meridionali e sulle Isole.
  • Venti: Forte ventilazione, dominata da intensi venti di Maestrale (Nord-Ovest), che rendono i mari agitati.
  • Trend: Miglioramento generale nel corso della giornata, preludio a una fase più stabile nel weekend.

Autore: Roberto Pinna

Analisi Sinottica e Tendenze Locali (2° Dicembre 2025)

L’attuale sinottica è dominata da una vasta e profonda depressione atlantica il cui centro è localizzato tra l’Oceano Atlantico e le Isole Britanniche. Questa struttura depressionaria si estende ampiamente sui quadranti nord-occidentali dell’Europa, interessando il Nord della Francia e il Nord Europa.

  • Ventosità: La compressione delle isobare sulle Isole Britanniche e sui settori occidentali della Norvegia è l’indicatore di un elevato gradiente barico orizzontale, responsabile di venti intensi e forti mareggiate in quelle aree.
  • Avanzamento Lento: Si prevede che questo sistema di bassa pressione avanzi gradualmente sull’Europa occidentale nei prossimi giorni, portando un peggioramento delle condizioni.
  • Resistenza Anticiclonica: Persistono ancora, tuttavia, aree nell’Europa Centrale caratterizzate da un regime di alta pressione. Questa condizione favorisce la formazione di nuvolosità stratiforme (nubi basse e grigie) e condizioni di stabilità, escludendo fenomeni temporaleschi organizzati.

Situazione sulla Penisola Italiana

Sulla penisola italiana, l’instabilità è mantenuta da un vortice ciclonico che insiste tra la Corsica e la Sardegna.

  • Dinamica del Vortice: Questo minimo di pressione si sta dirigendo lentamente verso Est, mantenendo un elevato tasso di instabilità sul Mar Tirreno e sulle regioni che vi si affacciano.
  • Fenomeni Attesi: Sono previste piogge e rovesci, anche di moderata/forte intensità, su tutta l’Italia Centrale e sulla Sardegna centro-settentrionale, in particolare sui settori costieri tirrenici.
  • Nord Italia: Le regioni settentrionali saranno prevalentemente interessate da nuvolosità stratiforme e da piogge sparse e moderate, meno intense rispetto al Centro, a causa della posizione meridionale del vortice.
  • Venti: I venti sulla penisola risulteranno in prevalenza deboli o localmente assenti lungo le coste e le aree interne, ad eccezione dei settori interessati direttamente dalla circolazione del vortice sul Mar Tirreno, dove saranno localmente moderati.

La depressione sul Mar Nero

Si osserva un’ulteriore perdita di intensità del minimo di pressione centrato sul Mar Nero. La sua attuale configurazione barica e l’indebolimento in quota non supportano più il rischio, precedentemente ipotizzato, di una significativa avvezione di aria fredda di origine siberiana verso il Mediterraneo Orientale e il Sud Italia. Il pericolo di un brusco calo termico è, al momento, scongiurato.

Autore: Roberto Pinna

Le Correnti a Getto: Dinamiche Atmosferiche e Impatto Climatico sull’Europa Occidentale e il Mediterraneo

Le correnti a getto, o jet stream, rappresentano uno dei fenomeni più affascinanti e influenti della dinamica atmosferica terrestre. Si tratta di stretti e intensi fiumi di vento che scorrono ad alta quota nella troposfera e nella stratosfera inferiore, con velocità che possono superare i 300 km/h. La loro scoperta, avvenuta in modo significativo durante la Seconda Guerra Mondiale grazie ai voli ad alta quota, ha rivoluzionato la comprensione dei modelli meteorologici globali. Queste correnti non sono solo un elemento distintivo della circolazione atmosferica, ma giocano un ruolo cruciale nella genesi e nella modulazione delle condizioni meteorologiche su vaste aree del pianeta, con ripercussioni particolarmente significative sull’Europa occidentale e sul bacino del Mediterraneo. L’analisi delle loro caratteristiche, delle forze che le generano e del loro impatto è fondamentale per una previsione meteorologica accurata e per comprendere le tendenze climatiche regionali.

  1. Cosa Sono le Correnti a Getto: Definizione e Caratteristiche

Le correnti a getto sono sistemi di vento prevalentemente zonali (ovest-est) caratterizzati da un forte gradiente di velocità, concentrati in bande relativamente strette, tipicamente di alcune centinaia di chilometri di larghezza e pochi chilometri di spessore verticale. Si trovano generalmente tra i 7 e i 16 chilometri di altitudine. Esistono due tipi principali di correnti a getto a scala sinottica nell’emisfero settentrionale (e due nell’emisfero meridionale):

  1. Corrente a Getto Polare (Polar Front Jet Stream – PFJ): Questa è la più rilevante per le medie latitudini. Si trova tipicamente tra i 7 e i 12 km di altezza, sopra il fronte polare, la zona di contatto tra l’aria fredda polare e l’aria calda temperata. La sua posizione e intensità variano notevolmente con le stagioni.
  2. Corrente a Getto Subtropicale (Subtropical Jet Stream – STJ): Situata a latitudini più basse (circa 30° N), ad altitudini maggiori (10-16 km), si forma al limite settentrionale della cella di Hadley, dove l’aria calda tropicale scende dopo essere salita all’equatore.

Entrambe le correnti sono caratterizzate da un andamento ondulatorio, noto come onde di Rossby. Queste onde sono fondamentali perché modulano il trasferimento di calore e umidità tra le diverse latitudini e sono direttamente collegate alla formazione e alla traiettoria delle perturbazioni atmosferiche a scala sinottica, come cicloni e anticicloni. I “lobi” o le anse di queste onde possono estendersi migliaia di chilometri, influenzando il tempo atmosferico per settimane.

 

Le onde di Rossby in una rappresentazione che mostra il jet stream polare e quello tropicale. Notare la direzione dei venti da Ovest verso Est causata dall’effetto Coriolis.
  1. Le Cause delle Correnti a Getto: Un Equilibrio di Forze

La formazione e il mantenimento delle correnti a getto sono il risultato di complesse interazioni fisico-dinamiche nell’atmosfera, guidate principalmente da due fattori: la rotazione terrestre e il riscaldamento differenziale tra l’equatore e i poli.

  1. Riscaldamento Differenziale e Gradiente di Temperatura: La Terra riceve una maggiore insolazione ai tropici rispetto alle regioni polari. Questo crea un significativo gradiente di temperatura orizzontale, con aria molto più calda all’equatore e molto più fredda ai poli. L’aria calda tende a salire e dirigersi verso i poli, mentre l’aria fredda polare tende a scendere e muoversi verso l’equatore. Questa differenza di temperatura guida un’accelerazione dei venti.
  2. Forza di Coriolis: La rotazione terrestre introduce la forza di Coriolis, che devia i corpi in movimento (compresa l’aria) verso destra nell’emisfero settentrionale e verso sinistra in quello meridionale. Mentre l’aria cerca di muoversi dalle zone di alta pressione (più fredde) a quelle di bassa pressione (più calde) e viceversa, la forza di Coriolis la devia progressivamente verso est. A una certa altezza, si raggiunge un equilibrio geostrofico tra la forza del gradiente di pressione e la forza di Coriolis, risultando in un flusso zonale intenso: la corrente a getto.

La corrente a getto polare, in particolare, è strettamente associata al fronte polare, una zona di transizione dove le masse d’aria polare e temperata si incontrano. Il forte gradiente di temperatura su questo fronte alimenta la forza del getto. La sua posizione e intensità riflettono direttamente l’entità del contrasto termico tra queste masse d’aria.

III. Impatto sulla Meteorologia dell’Europa Occidentale e del Mediterraneo

Le correnti a getto esercitano un’influenza profonda e multiforme sulla meteorologia dell’Europa occidentale e del bacino del Mediterraneo, agendo come principali “registi” del tempo atmosferico a queste latitudini.

III.I. Traiettorie delle Perturbazioni e Ciclogenesi

La corrente a getto polare è il principale motore della formazione e della traiettoria delle perturbazioni cicloniche (basse pressioni) e anticicloniche (alte pressioni) che influenzano l’Europa. Le onde di Rossby all’interno del getto creano aree di convergenza e divergenza in quota, che a loro volta favoriscono la genesi e l’approfondimento dei cicloni e degli anticicloni al suolo.

  • Europa Occidentale: Quando la corrente a getto si posiziona sull’Europa occidentale, spesso con una configurazione “zonale” (più piatta e dritta da ovest a est), favorisce l’arrivo di perturbazioni atlantiche, portando tempo instabile, piogge e venti forti, tipici del clima oceanico temperato. La sua esatta traiettoria determina quali regioni riceveranno le precipitazioni più intense e quali saranno riparate.
  • Mediterraneo: La sua influenza sul Mediterraneo è altrettanto critica. Le correnti a getto possono fungere da “binari” per le perturbazioni che dall’Atlantico si dirigono verso il bacino. Quando il getto assume una configurazione “meridiana” (con ampie anse nord-sud), può innescare ondate di freddo dalla Scandinavia verso il Centro Europa o richiamare masse d’aria calda sahariana verso il Mediterraneo meridionale, influenzando significativamente le temperature. I minimi di pressione che si formano sotto il getto possono evolvere in cicloni mediterranei, talvolta con caratteristiche tropicali o sub-tropicali (i cosiddetti “Medicane”), responsabili di eventi meteorologici estremi come piogge alluvionali e tempeste.

III.II. Variazioni di Temperatura e Blocco Atmosferico

La posizione e l’ampiezza delle onde del getto influenzano direttamente le temperature regionali.

  • Un’ampia ansa verso nord (ridge) sul Mediterraneo può portare a periodi di caldo persistente, con rimonte anticicloniche africane che spingono l’aria calda e secca del Sahara verso l’Europa meridionale, causando ondate di calore e siccità.
  • Al contrario, un’ampia ansa verso sud (trough) può consentire a masse d’aria fredda polare o artica di scendere verso latitudini più basse, provocando abbassamenti drastici delle temperature, gelate e nevicate anche a quote basse, eventi non rari durante l’inverno.

Fenomeni di blocco atmosferico sono strettamente legati alle correnti a getto. Questi si verificano quando le onde di Rossby diventano molto ampie e quasi stazionarie, “bloccando” il flusso zonale e impedendo alle perturbazioni di muoversi. Ciò può portare a lunghi periodi di tempo anomalo: settimane di siccità e caldo persistente sotto un anticiclone di blocco o periodi prolungati di piogge e freddo sotto una depressione di blocco. Tali situazioni sono particolarmente dannose per l’agricoltura e le risorse idriche.

III.III. Impatto sulle Precipitazioni e Siccità

L’alternanza tra configurazioni zonali e meridiane del getto ha un impatto diretto sulla distribuzione delle precipitazioni. Un getto zonale sull’Europa porta piogge diffuse e regolari dall’Atlantico, essenziali per il rifornimento idrico. Un getto meridiano, al contrario, può deviare le perturbazioni, causando siccità prolungate in alcune aree e piogge eccessive in altre. Nel Mediterraneo, ad esempio, periodi di getto più settentrionale possono portare a una diminuzione delle precipitazioni invernali, cruciali per la regione. Al contrario, il passaggio di un trough (onda di bassa pressione) sotto la corrente a getto può generare intense linee temporalesche, specialmente in autunno, quando il contrasto tra l’aria fredda in quota e la superficie del mare ancora calda alimenta fenomeni convettivi violenti.

  1. Cambiamenti Climatici e le Correnti a Getto

La ricerca scientifica sta indagando attivamente come i cambiamenti climatici, in particolare il riscaldamento globale, stiano influenzando la dinamica delle correnti a getto. Si ipotizza che il rapido riscaldamento dell’Artico (“amplificazione artica”), riducendo il gradiente di temperatura tra l’Artico e le medie latitudini, possa indebolire la corrente a getto polare e renderla più “ondeggiante” e meno zonale.

Un getto più debole e con maggiori meandri (onde di Rossby più ampie e persistenti) potrebbe aumentare la frequenza e la persistenza di fenomeni di blocco, portando a eventi meteorologici estremi più lunghi e intensi, come ondate di calore, siccità e piogge torrenziali prolungate. Questo scenario avrebbe gravi implicazioni per l’Europa occidentale e il Mediterraneo, intensificando fenomeni già osservati e mettendo a dura prova le infrastrutture, l’agricoltura e gli ecosistemi.

Conclusione

Le correnti a getto sono pilastri della circolazione atmosferica globale, la cui comprensione è imprescindibile per l’analisi meteorologica e climatologica. La loro dinamica, guidata da complesse interazioni tra il riscaldamento differenziale e la rotazione terrestre, modella in modo determinante il tempo atmosferico sull’Europa occidentale e sul bacino del Mediterraneo. Dalla traiettoria delle perturbazioni alla genesi di ondate di caldo o di freddo, passando per i fenomeni di blocco atmosferico e le variazioni nelle precipitazioni, l’influenza del jet stream è onnipresente. Di fronte ai cambiamenti climatici, lo studio di come queste correnti possano alterarsi diventa cruciale per anticipare e mitigare gli impatti futuri sulle nostre regioni. L’accuratezza delle previsioni e la resilienza delle nostre società dipenderanno sempre più dalla nostra capacità di decifrare i complessi messaggi inviati da questi “fiumi” di vento ad alta quota.

Autore: Roberto Pinna

 

Come Leggere una Mappa Barica: Al Suolo e a 500 hPa

La lettura delle mappe bariche è fondamentale in meteorologia. Queste carte, che rappresentano la distribuzione della pressione atmosferica, sono gli strumenti principali per l’analisi e la previsione del tempo. Sebbene le mappe al suolo e quelle in quota (come a 500 hPa) si basino sullo stesso principio, la loro interpretazione differisce a causa dei diversi parametri rappresentati e della fisica atmosferica a quelle altezze.

 

La Mappa Barica al Suolo (Pressione Ridotta al Livello del Mare)

Mappa al suolo che mostra un evidente vortice ciclonico centrato tra la Puglia e l’Albania. (In tedesco il centro della bassa pressione viene indicato dalla lettera T)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mappa barica al suolo è il tipo più comune di carta meteorologica e mostra la pressione atmosferica ridotta al livello medio del mare (SLM, Sea Level Mean). Il parametro principale è la pressione atmosferica espressa in ettopascal (hPa) o millibar (mB).

Elementi Chiave

Sono diverse le informazioni che si possono desumere da una mappa di pressione al suolo. Principalmente è possibile identificare le seguenti caratteristiche:

  • Isobare: Sono le linee che collegano tutti i punti con lo stesso valore di pressione ridotta al livello del mare. Di solito sono tracciate con un intervallo fisso (es. 4 hPa o 5 hPa) .
  • Centri di Pressione:
    • Alta Pressione (H o A, High o Alta): Sono aree con valori di pressione più elevati rispetto all’ambiente circostante, rappresentate da isobare chiuse con il valore più alto al centro. Negli articoli precedenti abbiamo visto che la presenza di un centro di alta pressione può comportare diversi scenari meteorologici:
      • In genere, l’alta pressione (anticiclone) è associata a tempo stabile, cielo sereno e venti deboli, a causa della subsidenza (movimento discendente) dell’aria. In caso di inversione termica (ovvero la presenza di strati d’aria più freddi al soulo rispetto a quote superiori), tuttavia, possono verificarsi, sebbene in regime di alta pressione, fenomeni come la formazione di nebbie, foschie e, più in generale, nuvolosità stratificata alle quote più basse.
      • Nell’emisfero boreale, il vento soffia intorno all’alta pressione in senso orario.
    • Bassa Pressione (L o B, Low o Bassa): Sono aree con valori di pressione più bassi, rappresentate da isobare chiuse con il valore più basso al centro (depressione o ciclone).
      • La bassa pressione è generalmente associata a tempo instabile, nuvolosità e precipitazioni, a causa del sollevamento (moto ascensionale, convettivo) dell’aria.
      • Nell’emisfero boreale, il vento soffia intorno alla bassa pressione in senso antiorario.
  • Gradiente Barico e Vento: La vicinanza delle isobare indica il gradiente barico (la differenza di pressione su una data distanza).
    • Isobare ravvicinate Forte gradiente Vento intenso.
    • Isobare distanziate Debole gradiente Vento debole.
    • Al suolo, il vento interseca le isobare (circa 30° sulla terraferma) dirigendosi dalla zona di alta pressione verso quella di bassa pressione.
  • Fronti Meteorologici: Sulla mappa al suolo sono indicati anche i sistemi frontali, che sono zone di confine tra masse d’aria con diverse caratteristiche (temperatura, umidità):
    • Fronte Freddo (linea blu con triangoli): L’aria fredda avanza e solleva rapidamente l’aria calda. Associato a fenomeni intensi ma di breve durata.
    • Fronte Caldo (linea rossa con semicerchi): L’aria calda scivola sopra l’aria fredda. Associato a nuvolosità estesa e precipitazioni più deboli e persistenti.

 

La Mappa Barica in Quota (500 hPa)

Mappa a 500hPa, che mette in evidenza le correnti in quota (a circa 5000m di altezza) e le isoipse, le regioni con la stessa altezza di geopotenziale, una grandezza legata alla pressione.

Le mappe in quota non usano la pressione come parametro di riferimento diretto, ma il geopotenziale. La mappa a 500 hPa è particolarmente importante perché si trova all’incirca a metà della massa atmosferica (tra 5000 e 6000 metri) e mostra le correnti guida che determinano il movimento dei sistemi di pressione al suolo.

Parametri e Interpretazione

  • Isoipse (o Altezza di Geopotenziale): Sostituiscono le isobare. Sono linee che collegano tutti i punti che si trovano alla stessa altezza geopotenziale (espressa in Decametri, DAM) dove la pressione è di 500 hPa .
    • Alte isoipse (quota elevata del livello di 500 hPa) Alta pressione in quota (Geopotenziale Alto).
    • Basse isoipse (quota bassa del livello di 500 hPa) Bassa pressione in quota (Geopotenziale Basso).
  • Vento Geostrofico: A questa quota, l’attrito con il suolo è trascurabile, e il vento soffia quasi parallelamente alle isoipse (Vento Geostrofico), lasciando l’alta pressione alla sua destra e la bassa pressione alla sua sinistra (nell’emisfero boreale). La sua intensità è determinata dal gradiente del geopotenziale.
  • Strutture in Quota:
    • Promontorio: Un’area di alte isoipse (geopotenziale alto) che si estende verso regioni più fredde (solitamente verso nord). È associato a stabilità e tempo buono in superficie.
    • Saccatura: Un’area di basse isoipse (geopotenziale basso) che si insinua verso regioni più calde (solitamente verso sud), formando una “U” o “V” allungata. È associata a instabilità e al transito di fronti e maltempo.
    • Cut-off Low (Bassa Pressione Isolato – “Goccia Fredda”): Un centro di basse isoipse che si è staccato dalla saccatura principale. Può rimanere stazionario per giorni, causando maltempo persistente.
  • Isoterme: Molte mappe a 500 hPa includono anche le isoterme (linee di uguale temperatura) per identificare l’avvezione termica (trasporto orizzontale di calore):
    • Flusso da Sud a Nord lungo le isoipse Trasporto di aria calda (avvezione calda) Tendenze al tempo più caldo.
    • Flusso da Nord a Sud lungo le isoipse Trasporto di aria fredda (avvezione fredda) Tendenze al tempo più freddo.

L’Interazione Suolo-Quota

La vera chiave per la previsione è l’analisi congiunta delle due mappe. I sistemi di pressione al suolo (cicloni e anticicloni) si muovono principalmente seguendo le correnti guida in quota a 500 hPa. Ad esempio, una depressione al suolo (cattivo tempo) tenderà a spostarsi lungo la traiettoria indicata dalle isoipse a 500 hPa.

Inoltre, la sovrapposizione delle strutture in quota e al suolo è cruciale: il massimo sviluppo di una depressione al suolo avviene quando essa è posizionata sotto una saccatura o una divergenza in quota, il che favorisce il sollevamento dell’aria e l’approfondimento del minimo.

Autore: Roberto Pinna

La Rugiada e la sua Temperatura Critica

Quante volte vi è capitato di svegliarvi una mattina d’estate o di primavera e trovare l’erba del prato, le foglie delle piante o persino il parabrezza dell’auto brillare di minuscole goccioline d’acqua, quasi come se avesse piovuto durante la notte? Quel fenomeno affascinante e silenzioso è la rugiada. Ma cosa c’è dietro a queste piccole perle d’acqua? E perché la “temperatura di rugiada” è un concetto così fondamentale per noi meteorologi e semplici osservatori del cielo?

Cos’è la Rugiada? Un fenomeno tra il vapore acqueo e le superfici

La rugiada non è pioggia che cade dal cielo. È, in realtà, una forma di condensazione che avviene direttamente sulla superficie degli oggetti. Immaginate l’aria come una spugna invisibile, capace di trattenere una certa quantità di vapore acqueo. Più l’aria è calda, più vapore può contenere. Quando l’aria si raffredda, però, la sua capacità di trattenere il vapore diminuisce.

Di notte, specialmente nelle serate serene e con poco vento, il terreno e gli oggetti sulla sua superficie irradiano calore verso lo spazio, raffreddandosi rapidamente. Se queste superfici si raffreddano a sufficienza, raggiungono un punto critico in cui l’aria immediatamente a contatto con esse non riesce più a trattenere tutto il vapore acqueo. Il vapore in eccesso si trasforma quindi in minuscole goccioline d’acqua, depositandosi come rugiada.

La Temperatura di Rugiada (o Punto di Rugiada)

Ed eccoci al concetto chiave: la temperatura di rugiada (spesso chiamata anche punto di rugiada o dew point in inglese). Questa non è semplicemente la temperatura attuale dell’aria, ma è la temperatura alla quale un volume d’aria deve essere raffreddato, a pressione costante, affinché diventi saturo di vapore acqueo.

Pensateci bene: è il “limite” oltre il quale l’aria non può più trattenere il suo vapore in forma gassosa. Una volta raggiunto il punto di rugiada, il vapore inizia a condensare, formando rugiada, nebbia o nuvole, a seconda di dove e come avviene il raffreddamento.

Perché è così importante? La temperatura di rugiada ci dà un’indicazione diretta di quanta umidità è presente nell’aria. A differenza dell’umidità relativa (che è influenzata anche dalla temperatura dell’aria), il punto di rugiada è una misura assoluta del contenuto di vapore.

  • Punto di rugiada alto: Significa che c’è molta umidità nell’aria. Anche un leggero raffreddamento può portare alla condensazione. L’aria è “pesante” e afosa.
  • Punto di rugiada basso: Significa che l’aria è secca. Sarà necessario un raffreddamento molto più significativo per raggiungere la saturazione.

L’Importanza Meteorologica della Temperatura di Rugiada

Il punto di rugiada è uno dei parametri più importanti nei bollettini meteo per due motivi:

  1. Previsione della Nebbia e delle Nuvole: La differenza tra la Temperatura dell’Aria e la Temperatura di Rugiada si chiama “scarto igrometrico” o dew point depression. Quando questa differenza è piccola (es. 2°C ), significa che la saturazione è vicina. Basta un leggero raffreddamento notturno per raggiungere la condensa e quindi la formazione di nebbia o nubi basse.
  2. Stabilità Atmosferica: La temperatura di rugiada influenza la quantità di energia potenziale nell’atmosfera (CAPE). Un alto valore di Temperatura di Rugiada è un ingrediente fondamentale per lo sviluppo di temporali violenti, poiché fornisce abbondante carburante (vapore) per la formazione di grandi nubi ma, di questo, parleremo meglio in un altro articolo.

Autore: Roberto Pinna

Nebbie, nubi basse e inversione termica

In questa pagina ci occuperemo della presenza di nebbie e nubi (per lo più stratiformi) laddove si osserva la presenza di un regime di alta pressione. Siamo infatti normalmente abituati ad associare un bel tempo soleggiato e assenza di nuvole se un vortice anticiclonico si stabilisce sopra le nostre teste. Tuttavia può accadere, specialmente in autunno e in questi giorni di metà Novembre, di osservare una certa nuvolosità (stratiforme di solito) oppure di svegliarci, uscire di casa e trovare un banco di nebbia che aleggia sulle strade delle nostre città.

La formazione di nebbie, foschie e nubi basse (come gli strati) in presenza di alta pressione in autunno è un fenomeno meteorologico molto comune, specialmente in Pianura Padana e nelle valli interne.

Questi fenomeni non sono causati dall’alta pressione in sé, ma dalle condizioni particolari che l’alta pressione (anticiclone) crea negli strati bassi dell’atmosfera, in combinazione con i cicli stagionali autunnali.

Le Cause della Nuvolosità con l’Alta Pressione

Nubi a carattere stratiforme in una giornata autunnale in presenza di alta pressione in Piemonte

Normalmente, l’alta pressione è associata a tempo stabile e soleggiato perché induce un movimento di subsidenza (aria che scende dall’alto), il quale comprime e riscalda l’aria, inibendo la formazione di nubi (in particolare quelle a sviluppo verticale, che richiedono l’ascesa dell’aria).

Tuttavia, in autunno/inverno, lo strato d’aria vicino al suolo può presentare condizioni molto diverse rispetto all’aria in quota:

  1. Inversione Termica
  • Cos’è: L’alta pressione è spesso associata a notti serene e senza vento. In queste condizioni, il terreno si raffredda rapidamente per irraggiamento (rilascio di calore verso lo spazio).
  • Effetto: L’aria a contatto con il suolo freddo si raffredda a sua volta, diventando più densa e pesante. Si crea così una situazione anomala chiamata inversione termica: l’aria fredda e umida rimane intrappolata vicino al suolo, mentre l’aria più calda e secca si trova in quota.
  • Impatto: L’inversione agisce come un “coperchio” che impedisce all’aria fredda, umida e inquinata di mescolarsi con gli strati superiori.
  1. Condensazione dell’Umidità
  • L’aria fredda e intrappolata al suolo, soprattutto nelle pianure e nelle valli dove l’aria stagnante raccoglie umidità (spesso dal suolo o dai bacini idrici), raggiunge facilmente il punto di rugiada.
  • Quando l’aria si raffredda fino al punto di rugiada, il vapore acqueo in essa contenuto condensa in minuscole goccioline d’acqua.
  • Se questa condensazione avviene al suolo, si forma la nebbia.
  • Se avviene poco sopra il suolo, si formano le foschie o le nubi basse (come gli strati), che possono poi dissolversi o diradarsi durante il giorno se il sole riesce a scaldare lo strato d’aria fredda, oppure persistere per giorni interi.

Perché si Formano in Autunno

L’autunno è la stagione ideale per l’inversione termica e la formazione di nubi basse per diverse ragioni:

  1. Notti Lunghe: Dopo l’equinozio, le notti si allungano notevolmente, massimizzando il tempo disponibile per il raffreddamento notturno del suolo per irraggiamento.
  2. Umidità Residua: L’atmosfera contiene ancora molta umidità accumulata durante l’estate e spesso le temperature dell’acqua del mare sono ancora relativamente alte, contribuendo a mantenere un elevato contenuto di vapore acqueo nei bassi strati.
  3. Bassa Inclinazione Solare: Il sole è basso sull’orizzonte e ha meno forza per riscaldare il suolo durante il giorno e “bruciare” lo strato di aria fredda intrappolata, consentendo alle nebbie e alle nubi basse di persistere più a lungo.

In sintesi, l’alta pressione fornisce le condizioni di stabilità (assenza di vento e moti verticali intensi) e cielo sereno in quota che sono necessarie per il forte raffreddamento notturno, mentre l’autunno fornisce l’umidità e le lunghe notti che rendono inevitabile la condensazione e la formazione di nebbie e nubi basse al suolo.

Autore: Roberto Pinna

Cicloni e Anticicloni: I Motori del Tempo Atmosferico

L’atmosfera terrestre è un sistema dinamico e complesso, governato da forze e movimenti che determinano le condizioni meteorologiche che sperimentiamo quotidianamente. Al cuore di queste dinamiche ci sono i cicloni e gli anticicloni, due sistemi di pressione opposti che sono i principali artefici del “bel tempo” e del “brutto tempo”. Comprendere il loro funzionamento è fondamentale per interpretare le previsioni meteorologiche.

La Pressione Atmosferica: La Chiave di Tutto

Per capire i cicloni e gli anticicloni, è essenziale partire dalla pressione atmosferica, che è il peso della colonna d’aria che grava su una determinata superficie. La pressione media a livello del mare è di circa 1013 ettopascal (hPa). Le variazioni di questa pressione sono alla base della formazione dei sistemi ciclonici e anticiclonici.

  • Alta Pressione (Anticiclone): Si verifica quando la pressione atmosferica è superiore alla media circostante (spesso > 1013 hPa). Un’area di alta pressione è definita area anticiclonica o, più semplicemente, un anticiclone.
  • Bassa Pressione (Ciclone): Si verifica quando la pressione atmosferica è inferiore alla media circostante (spesso < 1013 hPa). Un’area di bassa pressione è definita area ciclonica o, più comunemente, un ciclone (o depressione).

Il Legame tra Pressione e Circolazione dell’Aria

La differenza di pressione tra queste aree innesca il movimento dell’aria, che è essenzialmente il vento, che soffia sempre dalle zone di alta pressione verso quelle di bassa pressione. La rotazione terrestre (attraverso la Forza di Coriolis) complica questo movimento, dando origine ai caratteristici moti vorticosi.

L’Anticiclone: Il Regno del Bel Tempo

Un anticiclone è un centro di alta pressione. La sua caratteristica fondamentale è la presenza di moti verticali discendenti (subsidenza).

  1. Formazione e Caratteristiche: L’aria in alta quota si accumula e viene spinta verso il basso (subsidenza). Scendendo, l’aria viene compressa e si riscalda adiabaticamente.
  2. Effetti sulle Nubi: Il riscaldamento riduce l’umidità relativa dell’aria e tende a disperdere o inibire la formazione delle nubi. Le goccioline d’acqua che potrebbero formare le nubi vengono evaporate dalla massa d’aria calda e secca.
  3. Venti: Al suolo, l’aria in eccesso viene spinta verso l’esterno (divergenza) e ruota in senso orario nell’emisfero boreale (e antiorario in quello australe) a causa della Forza di Coriolis.
  4. Tempo Atmosferico: Il risultato è quasi sempre tempo stabile, soleggiato e sereno, con assenza di precipitazioni. In estate, gli anticicloni (come l’Anticiclone delle Azzorre o l’Anticiclone Africano) portano caldo e siccità. Un’eccezione si verifica in inverno, quando la subsidenza può intrappolare l’aria fredda e umida negli strati più bassi, provocando la formazione di nebbie e nebbia alta persistenti, soprattutto nelle pianure.
  5. Temperature: A causa della minore probabilità che si generi nuvolosità, l’irraggiamento causato dal Sole comporta un maggiore riscaldamento del suolo e, conseguentemente, un aumento delle temperature massime. Allo stesso tempo, proprio l’assenza di nuvole comporta un notevole abbassamento delle temperatura durante la notte con un conseguente abbassamento delle temperature minime.

Il Ciclone: L’Arrivo delle Perturbazioni

Un ciclone è un centro di bassa pressione. La sua caratteristica distintiva è la presenza di moti verticali ascendenti (convezione).

  1. Formazione e Caratteristiche: L’aria calda e umida, essendo più leggera, tende a salire (convezione), lasciando al suolo un “vuoto” che si traduce in bassa pressione. Salendo, l’aria si espande e si raffredda adiabaticamente.
  2. Effetti sulle Nubi: Il raffreddamento fa sì che il vapore acqueo contenuto nell’aria condensi, formando le nubi. Questo processo rilascia calore latente, che alimenta il sistema e ne aumenta l’intensità. La formazione di grandi nubi, come i cumulonembi, è tipica.
  3. Venti: Al suolo, l’aria viene richiamata dalle aree circostanti di alta pressione verso il centro di bassa pressione (convergenza) e ruota in senso antiorario nell’emisfero boreale (e orario in quello australe).
  4. Tempo Atmosferico: La bassa pressione è quasi sempre associata a tempo instabile o perturbato, con cielo nuvoloso, venti forti e la probabilità di precipitazioni (piogge, temporali o nevicate).
Figura 1: Schema del percorso delle correnti d’aria in presenza sia di un ciclone che di un anticiclone. Nel caso del ciclone, la bassa pressione al suolo “risucchia” l’aria circostante che converge in una certa regione e sale in quota (convezione), raffreddandosi e condensandosi. Nel caso dell’anticiclone, la stabilità atmosferica impedisce i moti verticali verso l’alto, quindi l’aria fredda in quota sprofonda verso il basso (subsidenza).

 

Figura 2. A sinistra: Zona di alta pressione evidenziata da un buco circondato da nubi dove si manifesta subsidenza atmosferica. A destra: Esempio di ciclone (extratropicale) sull’Islanda, vista dal satellite.

Tipologie di Cicloni e Anticicloni

  • Cicloni Tropicali: Sono i sistemi più violenti (come uragani, tifoni) che si formano sui mari caldi tropicali, alimentati dal calore e dall’umidità dell’oceano. Sono caratterizzati da un occhio centrale relativamente calmo.
  • Cicloni Extratropicali (o “Perturbazioni”): Si formano alle medie latitudini, come l’Italia, e sono associati allo scontro tra masse d’aria fredda e calda lungo i fronti meteorologici (fronti freddi e caldi), portando le classiche ondate di maltempo.
  • Anticicloni Dinamici (o Permanenti): Come l’Anticiclone delle Azzorre, sono generati da moti dinamici della circolazione atmosferica globale e sono più stabili e persistenti.
  • Anticicloni Termici: Sono generati dal forte raffreddamento dell’aria al suolo, tipici delle grandi masse continentali in inverno (come l’Anticiclone Siberiano), e sono generalmente meno profondi degli anticicloni dinamici.

In conclusione, cicloni e anticicloni sono i pilastri della meteorologia. Il loro movimento e la loro interazione, dovuta al tentativo dell’atmosfera di riequilibrare i gradienti di pressione, sono ciò che costantemente modella e modifica le condizioni meteorologiche, portando alternativamente tempo sereno o piogge e tempeste. L’analisi della loro posizione e intensità è il lavoro quotidiano dei meteorologi per prevedere il tempo futuro.

Autore: Roberto Pinna

Il Respiro del Pianeta: Cosa Sono Alisei e Westerlies?

Il sistema meteoclimatico terrestre è una complessa macchina mossa da un unico motore fondamentale: il gradiente termico tra l’Equatore e i Poli. La Terra riceve una quantità di radiazione solare molto maggiore in prossimità dell’Equatore rispetto alle regioni polari. Questo squilibrio termico genera una circolazione atmosferica globale (o generale) il cui scopo primario è redistribuire il calore in eccesso dalle latitudini basse a quelle alte. Senza questo meccanismo di trasporto, l’Equatore diverrebbe insopportabilmente caldo e i Poli glaciali, rendendo gran parte del pianeta inabitabile.

La Circolazione Generale Semplificata e il Ruolo di Coriolis

Il primo modello di circolazione, proposto da George Hadley nel 1735, ipotizzava una “Terra non rotante” e una singola cella convettiva per emisfero: l’aria, riscaldata all’Equatore, salirebbe, si muoverebbe in quota verso i Poli, si raffredderebbe, scenderebbe e tornerebbe all’Equatore in superficie.

Tuttavia, la rotazione terrestre introduce un elemento fondamentale: la Forza di Coriolis. Questa è una forza apparente che agisce su ogni corpo (inclusa l’aria) in movimento in un sistema rotante, deviandone la traiettoria:

  • Nell’emisfero boreale (Nord), i corpi in movimento sono deviati verso destra.
  • Nell’emisfero australe (Sud), i corpi in movimento sono deviati verso sinistra.

L’effetto di Coriolis è nullo all’Equatore e massimo ai Poli, ed è essenziale per comprendere la direzione dei venti su scala planetaria. La sua azione impedisce il modello a cella singola, suddividendo la circolazione in un modello più realistico a tre celle per emisfero:

  1. Cella di Hadley (0° – 30° Latitudine)
  2. Cella di Ferrel (30° – 60° Latitudine)
  3. Cella Polare (60° – 90° Latitudine)

Gli Alisei (Trade Winds): I Venti Tropicali Costanti

Gli Alisei sono i venti prevalenti che soffiano nella Cella di Hadley, nella fascia compresa approssimativamente tra l’Equatore e i 30° di latitudine (la fascia subtropicale).

  • Genesi: All’Equatore, l’aria calda e umida sale (creando la Zona di Convergenza Intertropicale, ITCZ, una fascia di bassa pressione), si raffredda in quota e si dirige verso i Poli. L’effetto di Coriolis la devia progressivamente. Raggiunta la fascia subtropicale (circa 30°), l’aria, ormai secca, scende (creando le fasce di alta pressione subtropicale). Questa discesa è associata a condizioni di tempo stabile e secco, tipiche delle regioni desertiche.
  • Direzione: L’aria a livello del suolo, che torna dall’alta pressione subtropicale verso la bassa pressione equatoriale (ITCZ), viene deviata da Coriolis:
    • Emisfero Nord: Soffiano da Nord-Est (NE).
    • Emisfero Sud: Soffiano da Sud-Est (SE).
  • Caratteristiche: Sono venti noti per la loro costanza e regolarità, da cui il nome inglese Trade Winds (Venti Commerciali), essenziali per la navigazione a vela storica.

💨 I Venti Occidentali (Westerlies): I Venti delle Medie Latitudini

I Venti Occidentali (o Westerlies) sono i venti dominanti nelle medie latitudini, all’interno della Cella di Ferrel (tra 30° e 60° di latitudine), e in quota nelle altre celle.

  • Genesi: A 30° l’aria scende (alta pressione subtropicale); parte di quest’aria si muove verso i Poli, richiamata dalla bassa pressione subpolare a 60° (il Fronte Polare), dove incontra l’aria fredda della Cella Polare e sale. Questo movimento ascendente e la convergenza di masse d’aria di diversa temperatura e umidità sono responsabili della maggior parte delle perturbazioni (cicloni extratropicali, piogge) che caratterizzano il clima temperato.
  • Direzione: L’aria in superficie che si muove dalla fascia di alta pressione subtropicale verso la fascia di bassa pressione subpolare viene deviata da Coriolis:
    • Emisfero Nord: Soffiano da Sud-Ovest (SW).
    • Emisfero Sud: Soffiano da Nord-Ovest (NW).
  • Caratteristiche: A differenza degli Alisei, i Westerlies sono molto più variabili e instabili in direzione e intensità, soprattutto nell’emisfero settentrionale, a causa della presenza di masse continentali e delle profonde Onde di Rossby, che ne determinano le oscillazioni. Sono particolarmente intensi e costanti nell’emisfero australe (dove le grandi masse oceaniche riducono l’attrito), dove prendono nomi suggestivi come i “Quaranta Ruggenti” (tra 40° e 50° S) e i “Cinquanta Urlanti” (tra 50° e 60° S).

Conclusione: L’Equilibrio Dinamico

In sintesi, la circolazione generale dell’atmosfera è un meccanismo di termoregolazione planetaria. La combinazione del riscaldamento differenziale e della Forza di Coriolis dà vita al sistema a tre celle, che definisce in modo cruciale le fasce climatiche e meteorologiche del nostro pianeta. Gli Alisei portano venti regolari e costanti verso l’Equatore, mentre i Venti Occidentali, più turbolenti, dominano le medie latitudini, determinando il “tempo che fa” in gran parte del mondo.

Autore: Roberto Pinna

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