L’estate sta calando l’asso, mettendo in fila una sequela di giornate soleggiate e calde. Fiumi e torrenti tacciono, a parte quelli valdostani e piemontesi che si stan facendo carico della fusione dei rispettivi ghiacciai. Nessuna perturbazione all’orizzonte. Il momento sarebbe certamente il più propizio per mettere in pratica i buoni propositi seguiti all’ultima alluvione e rinforzare, ripristinare o rifare in toto argini e alvei.
E invece tutto è fermo.
I giorni passano, le settimane volano, prima o poi tornerà l’autunno con le sue piogge e sicuramente si riproporranno gli stessi problemi e i rischi di tutti gli anni. Sarno, Messina, Senigallia, Medolla, Cinque Terre sono solo alcuni dei luoghi che rievocano eventi funesti. Prendiamo ad esempio la Liguria: disastri come quello occorso il 4 ottobre del 2010 a Sestri Ponente, oppure i 600 millimetri di pioggia caduti su Genova il 10 ottobre 2014 dovrebbero tornare alla memoria proprio adesso, con il gran secco che permette l'esecuzione a regola d'arte dei lavori necessari alla pulizia e al ripristino degli alvei. Ma qualcuno se lo ricorda?
Oggi no, neanche in riva allo stesso mare che in quei giorni accolse le acque inferocite del Fereggiano e del Bisagno. L’uomo ha la memoria corta, forse tanto quanto il “braccino” che impedisce alle istituzioni di porre definitivo rimedio al dissesto del nostro territorio.
E allora si piangerà lacrime di coccodrillo. Domani. Si domani. Oggi c’è tempo, oggi c’è il sole. Oggi è estate e si va al mare.
Luca Angelini