23.03.2016 - Cronaca Meteo
I fenomeni estremi alla Giornata Mondiale della Meteorologia

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale spegne 66 candeline. Da quel lontano 23 marzo 1950 ha sempre perseguito con puntualità ed efficienza lo scopo di promuovere lo scambio di informazioni in campo meteorologico, la standardizzazione delle rilevazioni e la cooperazione a reti unificate delle varie informazioni meteo climatiche provenienti da ogni parte del globo.

Come ogni anno, la commemorazione avviene con la Giornata Mondiale della Meteorologia, la quale si prefigge di porre l’attenzione su temi di particolare attualità. Il tema trattato quest’anno è quello dei fenomeni estremi e dei record in ambito climatico.

Secondo l’OMM, la temperatura superficiale media globale nel 2015 ha superato tutti i record precedenti, attestandosi a +0,73°C al di sopra della media 1961-1990. Per la prima volta, la temperatura ha raggiunto il traguardo di 1°C al di sopra della media pre-industriale (1880-1900).

Il cambiamento climatico ha aumentato il rischio di ondate di calore estive di dieci volte rispetto a quel periodo pre-industriale. Il Ventunesimo Secolo ha visto diverse grandi ondate di calore. Tra queste ricordiamo le ondate di caldo in India nel 2002 e nel 2003, che ogni hanno ucciso più di 1.000 persone, l’ondata di caldo dell’estate 2003 in Europa, che ha causato più di 66.000 morti e l’ondata di caldo intenso nella Federazione Russa nei mesi di luglio/agosto 2010. Inoltre, ciascuno degli ultimi quattro decenni è stato più caldo di quello precedente.

A questo si aggiunga che il numero di giornate e di notti con temperature sotto la media è in calo, mentre il numero di giornate e di notti con temperature sopra la media è in aumento e che l’Artico si sta riscaldando circail doppio della velocità rispetto alla media globale.

Secondo qualcuno tutto questo è catastrofismo. Purtroppo invece questa è la realtà e la Giornata Mondiale della Meteorologia non poteva mancare di ricordarcelo.

Luca Angelini

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