20.09.2014 - Didattica
Brezze e temporali: un equilibrio poco esplorato

Specialmente in un periodo come questo, verso fine estate, possiamo far caso ad un fatto che di per sé può apparire insignificante, ma che in realtà in generale è molto interessante: nel momento in cui sta arrivando una perturbazione carica di temporali si può osservare come lungo le zone costiere le piogge non siano quasi mai presenti tra la fine della mattina e buona parte del pomeriggio, quando invece si concentrano verso le montagne o comunque nelle valli lontane dal mare.
Questa non è una coincidenza, ma il risultato dell'interazione tra due fenomeni su scale di spazio diverse: da una parte il processo di formazione delle nuvole all'interno della struttura della perturbazione, dall'altra il meccanismo delle brezze di mare e di terra.

Approfitto del forte temporale che ieri ha colpito l'alta Toscana per parlarne in maniera più approfondita, in quanto può essere utile per una previsione a livello di nowcasting, ossia a pochissime decine di minuti oppure ore di distanza da un evento.
Il temporale in esame si è formato durante la notte in mare aperto, sul Mar Ligure, dall'interazione diretta tra l'aria molto calda e umida risucchiata dallo Scirocco e le brezze di terra in uscita dalle Valli del Serchio e del Magra, vallate che ormai si rinfrescano facilmente durante le notti di tarda estate.
Nella prima parte della mattina il temporale ha continuato a crescere più o meno nella stessa zona, avvicinandosi lentamente verso la costa seguendo l'infiacchimento graduale della brezza da terra. Poi a fine mattinata – sostenuto anche dalle raffiche fresche e asciutte rovesciate con l'acquazzone – è entrato di prepotenza nella Valle del Serchio e nel Valdarno Inferiore dove è ruzzolato velocemente fino a ridosso delle montagne del Fiorentino, una barriera contro la quale ha sbattuto per poi dissolversi velocemente.
E l'evoluzione così veloce del temporale dal mare verso la terraferma si è innescata proprio per l'interruzione della brezza di terra e la partenza della componente marina, che sommandosi alle raffiche fresche del temporale ormai vicino alla costa ha aiutato in qualche modo la risalita dell'acquazzone lungo le vallate.

Pensandoci bene un ragionamento simile potrebbe essere fatto anche per le brezze di valle e di monte, a ridosso delle catene montuose. Ma qui la previsione si complicherebbe ancora di più.

Comunque le cronache dell'evento toscano le conosciamo: sappiamo cos'è successo, come, e con quale violenza. E in una certa misura possiamo dire che una volta individuato il temporale in mare aperto si sarebbe anche potuta prevedere la traiettoria successiva dell'ammasso di nuvole, senza affidarsi ai modelli matematici.
La previsione però – questo lo aggiungo io – sarebbe andata in porto solo in parte, perché nella stragrande maggioranza dei casi i temporali che giacciono sul mare durante la notte e la prima parte della mattina poi si dissolvono velocemente (o tornano più al largo) entro mezzogiorno o poco dopo, proprio per l'arrivo della brezza.
Nel nostro caso i modelli ci sarebbero venuti in aiuto solo per quanto riguarda la valutazione del carburante a disposizione del temporale: tantissimo nel nostro caso, e di ottima qualità. Ma con il senno di poi non si fa una previsione, e quindi prendiamo intanto questo evento come un caso da studiare per affinare una tecnica di previsione poco considerata.

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