“Tifone uragano investe Firenze come un tornado: video shock virali sul web”.
Con un titolo del genere il motore di ricerca di Google impazzisce, perché contiene tutte le parole adatte a inondare di click un eventuale articolo correlato.
Il giornalista e il blogger lo sanno bene; la gran parte dell'utenza invece no.
Sarebbe anche l'ora di cominciare a distinguere correttamente i vari termini da usare per individuare un fenomeno atmosferico, non tanto per questioni di purezza accademica (spesso stucchevoli, se proposte nell'ambito sbagliato) quanto per imparare a comunicare correttamente.
Penso in particolare alla comunicazione nella prevenzione, quello strano e oscuro aspetto dell'amministrazione della Cosa pubblica e privata che in Italia è pressoché inesistente, esponendoci così a rischi evitabili e inutilmente accentuati.
Eppure, con il minimo impegno, la cronaca dell'evento si riassumerebbe in due righe, così:
“Un temporale, nato sul mare tra Corsica ed Elba, una volta raggiunta la terraferma ha acquisito energia nel passare tra la Val di Cecina e le Colline Metallifere, per poi rovesciarsi ormai incattivito verso Firenze e le zone attorno. Qui un nubifragio, accompagnato da grandine abbondante e raffiche di vento che hanno localmente superato i 100 chilometri orari, ha portato danni ad abitazioni e vegetazione, oltre a provocare feriti.”
Punto. Basta. Non c'è bisogno di altro.
Ma i punti cardine della nostra società, basata sul ricavo a tutti i costi, non permettono a tanti di avere la lucidità sufficiente per raccontare gli eventi nei loro aspetti più intimi e veri, utili ad informare e regalare pillole di cultura.
Dato che però perseguiamo – almeno in parte – TUTTI gli stessi interessi, iniziamo a mettere i puntini sulle “i”, ad iniziare da una distinzione non così complessa da capire: quella nella figura allegata all'articolo.