L'inverno si avvia verso le sue battute finali, 15 giorni o poco più ci separano dai primi resoconti statistici sulla stagione e la mente corre indietro a quel periodo di grandi aspettative, quando si avvicinavano i giorni del Natale, la luce del giorno era ridotta ai minimi termini, la notte si prendeva la sua rivincita e da più parti ci si chiedeva quali sorti avrebbe avuto l’inverno. In particolare il richiamo si alzava sempre più alto alla spasmodica ricerca del vero, grande, unico protagonista degli inverni da leoni dei decenni passati, l’anticiclone russo-siberiano, ben noto alle schiere di appassionati, come l’Orso.
In realtà una risposta era stata tentata da un gruppo di ricercatori, i quali avevano notato una sorta di correlazione tra l’aumento della copertura nevosa sul continente europeo nel mese di ottobre e la svolta fredda dell’inverno. L’indice in oggetto è l’OPI. Dati alla mano però, e oltretutto con il senno di poi, è ora inopinabile il fatto che la ricerca mostra una importante lacuna, emersa proprio nel corso di questa stagione invernale: e se a partire da novembre, la copertura nevosa arretra nuovamente verso la Russia?
In altre parole l’OPI risulta legato all'andamento dell'Oscillazione Artica e dunque anche alla possibilità di formazione, sviluppo e mantenimento di un campo di alte pressioni di tipo termico sul continente all’inizio del semestre freddo, evento che si manifesta soprattutto grazie alla presenza di vaste distese innevate, anche con l'ausilio dell’albedo. Ad una partenza OK, si è però frapposto l’Atlantico il quale, spinto dalla vivacità del lobo canadese del vortice polare, ha spazzato svariate centinaia di chilometri di territori continentali innevati, inficiando così l’opera intrapresa dall’indice OPI.
Siamo a inizio dicembre, ecco che l’inverno cambia strada ancor prima di entrare nel vivo. Risultato, confermato anche a gennaio e febbraio, sono le episodiche ondate di freddo che si staccano dalla circolazione circumpolare e riescono ad allungarsi sino al Mediterraneo si contano sulle dita di una mano (ad avanzano anche alcune dita…).
Cosa è mancato dunque finora a questa stagione per fare il botto? Certamente lui, l’Orso siberiano. L’alta pressione russo-siberiana non si è spinta fin sull’Europa, sia perchè non ha trovato suoli sufficientemente innevati per consolidarsi (l’alta russa è di natura termica), sia perchè non si sono verificati eventi stratosferici estremi (ESEs) che ne avrebbero potuto favorire la propagazione in catena di trasmissione di concerto con l’alta atlantica (di natura dinamica) in espansione anomala vero le latitudini artiche (alta polare).
Niente gelo sull’Italia quindi, nessun Buran, quantunque da più parti menzionato quasi fosse un ologramma, un specie miraggio in un deserto di ghiaccio che non c’è. Il clima mediterraneo è temperato caldo, il gelo è prerogativa della Siberia o delle regioni artiche, ben lungi dal giungere sul Mediterraneo senza sconvolgimenti a scala almeno continentale. Senza la materia prima, l’Orso siberiano in questo caso, l’inverno italiano sarà sempre una stagione a metà, sarà una coperta sempre troppo corta per accontentare tutti e il richiamo dei molti appassionati, rimarrà sempre e solo un grido inascoltato.
Luca Angelini