31.05.2014 - Didattica
Quella strada ancora aperta

Gli anni 2000 ci hanno abituati ad assaporare i primi caldi estivi molto precocemente, addirittura talvolta prima della metà di aprile; quest'anno invece non ci sono ancora state vere e proprie ondate di caldo.

Fra tutti i motivi che potremmo ricercare per spiegarci un comportamento che ci appare quasi curioso – ma che in realtà è del tutto normale nelle linee generali – possiamo concentrarsi su quello che è un dato di fatto: le alte pressioni oceanica e africana non hanno ancora mostrato l'intenzione di risalire verso l'Europa.
Magari questo avviene perché durante tutto l'inverno l'Europa non è mai stata coperta da una coltre nevosa sufficiente a raffreddare il Continente, e allora alla fine della brutta stagione la Corrente a Getto è rimasta troppo vivace, per troppo tempo, troppo a Nord, stimolando la continua discesa di aria fresca e instabile dall'Artico verso il Continente. Può darsi che sia così, come può essere che tra le cause vadano invece ricercate in anomalie della circolazione dei venti tra il Tropico e l'Equatore.
E' però ancora tutto in divenire, e quindi difficilmente per alcuni mesi ancora potremo avere un'analisi soddisfacente dell'evento.

Fatto sta che l'Europa non si è ancora scaldata in maniera esagerata, almeno tra l'Oceano, la parte centrale e il Mediterraneo; così come sta succedendo lo stesso per una parte del nord Africa.
La conseguenza prima è che le alte pressioni non trovano il terreno pronto per il proprio insediamento, e in mancanza di una Corrente a Getto che le sostenga faticano a risalire verso il Continente.
E allora le soffiate di aria fresca e instabile che ancora raggiungono la terraferma europea dalla strada più vicina (la calotta a nord della Russia) si stemperano molto lentamente, e possono proseguire indomite la loro corsa finché non trovano altri mari, altri bacini d'acqua sui quali costruire basse pressioni che le rimescolino all'aria più calda.
Una di queste sbuffate fresche – in giro sull'Europa centrale da un paio di giorni – sta scivolando verso le coste mediterranee della Spagna, senza trovare particolari ostacoli.
Qui, sentendo la presenza del mare, riuscirà a costruire nuvole e piogge, con una bassa pressione che l'aggancerà accelerandola e facendogli superare il breve tratto di mare che la separa dall'Africa. Si troverà di punto in bianco catapultata in un territorio nuovo, desertico, ma non ancora surriscaldato; potrà allora scorrere ancora qualche decina di chilometri verso sud, fino a che non si troverà di fronte l'aria rovente del Sahara.
I contrasti diventeranno velocemente insostenibili, e la bassa pressione – arrivata ormai appena a sud dell'Atlante – si approfondirà velocemente, diventando lunedì una vera e propria pompa di calore, che scorrendo dall'Algeria verso la Tunisia e poi il Mar Libico soffierà con venti forti l'aria rovente più a nord, fino appunto a toccare il versante sud dell'Atlante e il basso Mediterraneo, dove lo Scirocco soffierà l'aria africana come noi la conosciamo.
L'Italia però non risentirà di questo caldo; anzi, probabilmente vedrà solo del vento forte di richiamo su alcune regioni del Meridione (se non addirittura solo al largo sullo Ionio e tra Pantelleria e Lampedusa) e isolati forti temporali sempre all'estremo sud.

Dopo questa veloce sfuriata l'Algeria vedrà il ritorno della calma, con temperature un po' più alte sulle coste, un po' più basse sul vicino deserto; nel frattempo in Marocco – in larga parte non toccato dai venti freschi – l'aria rimarrà ben calda, e allora …
E allora ne parliamo alla prossima puntata.

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