Lo stratcooling di dicembre ha approfondito il vortice polare troposferico (VPT) disassandolo rispetto al polo geografico. L’anomalia autunnale pregressa sul nord Eurasia ha impedito l’approfondimento in posizione canonica tra Groenlandia ed Isole Svalbard nel momento della discesa in troposfera dell’evento stratosferico estremo (ESE) di metà dicembre.
Il vortice polare si è approfondito sul nord America, un “vortice canadese” dislocato dal vortice polare troposferico. Lo stato termico della troposfera a fine autunno (più fredda del normale) ha rafforzato le correnti zonali nord emisferiche, ma successivamente (a dicembre) ha interagito con il vortice canadese; ne è conseguito un ulteriore rafforzamento della corda zonale sull’emisfero occidentale (alle latitudini temperate comprese tra centro-est Pacifico ed Europa occidentale). Il vortice canadese è uscito a più riprese dalla sua sede allungandosi e dissipando la sua energia per attrito sulle acque dell’Oceano Atlantico. Le correnti zonali si sono così indebolite nel loro cammino verso est, lasciando il campo ad un paio d’onde di Rossby dirette sul sud Europa. Questo ha permesso al flusso meridionale di salire di latitudine e di quota tra Europa e Groenlandia, fino a raggiungere la bassa stratosfera.
Figura 1 – Situazione attuale a 100 hPa (Physics of the Middle Atmosphere, FU Berlin)
Proprio in queste ore si osserva la massima distanza del vortice polare in bassa stratosfera dal polo geografico (Figura 1), con il cuore freddo e profondo che scende a latitudini molto interessanti, dato che si porta sotto i 65°N; questo porterà ad una separazione in 2 lobi, uno sul Canada ed uno sul nord Eurasia.
Nella precedente analisi del 10 dicembre parlai di “displacement” del vortice polare stratosferico (VPS), intendendo proprio uno stratwarming di tipo displacement che si differenzia da quello sicuramente più interessante di tipo “split” per il fatto che, sostanzialmente, il nucleo del VPS rimane unico. Nel nostro caso siamo invece di fronte ad una “semplice” dislocazione fuori asse del VPS, poiché la media dei venti zonali tra 60° e 90°N rimane saldamente positiva a tutte le quote come effetto dello stato pregresso del VPS stesso, molto freddo e profondo dopo lo stratcooling di dicembre. Questo “fuori asse” geografico è rilevabile a tutte le quote, in particolare a 10 hPa (circa 30 km di altezza, Figura 2).
Figura 2 – Situazione prevista a 10 hPa il 12 gennaio (Physics of the Middle Atmosphere, FU Berlin)
Da notare che lo stratcooling è passato solo parzialmente in troposfera, con il vortice canadese che ha comunque inciso per 40-45 giorni sull’indice NAO (positivo) e solo parzialmente sull’oscillazione artica (Figura 3). In condizioni di normale accoppiamento tropo-stratosferico, il vortice polare avrebbe potuto incidere sull’indice AO+ nell’intero periodo considerato.
Figura 3 – Tendenziale positività dell’indice NAO vs negativizzazione dell’indice AO (Climate Prediction Center – NOAA)
A livello previsionale, la separazione tra il lobo canadese e quello euro-asiatico nelle prossime 96 ore comporterà una rimonta del flusso meridionale sovrapponibile a quello presente in troposfera, con direttrice leggermente inclinata NW-SE, tra Europa e Groenlandia. Questo feedback è mantenuto dal displacement su tutta la colonna ed in particolare a 10 hPa, piano isobarico che rappresenta l'anello di collegamento tra i piani alti e bassi della colonna stratosferica. Da notare anche una particolarità visibile scorrendo le mappe di previsione del dipartimento di Physics of the Middle Atmosphere (FU Berlin): prima del disassamento sul Canada, la forte ovalizzazione produrrà una leggera bilobazione del VPS. Questa sequenza avrà riflessi istantanei in troposfera riducendo l’attività dell’onda planetaria, comportando sostanzialmente un approfondimento della bassa pressione sul nord-est Pacifico con rinnovo del ridge di blocco su Alaska (PNA che virerà verso una netta positività) ed un’alta pressione subpolare euroasiatica (scandinavian pattern positivo).
Nel medio termine, il regime del tempo più probabile su scala euroatlantica sarà il BLN, un blocking barico sul nord Atlantico piuttosto alto di latitudine rispetto alla normale struttura dei blocking barici in Atlantico, posizionato tra Scozia, Islanda e Norvegia.
Figura 4 – Caratteristiche salienti del BLN (BLocking Nord atlantic by Meteonetwork)
Questa configurazione avrà il risultato di mantenere attivo il fronte polare fin verso le basse latitudini, tra nord Africa e basso Mediterraneo. A nord, soprattutto oltralpe, lo scorrimento di fredde correnti continentali non provocherà solo un normale rientro nelle medie termiche del periodo, bensì un sottomedia termico con precipitazioni nevose scaturite dai fronti occlusi che si alterneranno in un “apri e chiudi” regolato dal blocco nordatlantico del flusso perturbato.
La durata di questo regime è incerta. Tuttavia, se il rallentamento dell’attività d’onda planetaria si dimostrerà efficace sulla coppia di indici PNA/SCAND, si potrebbe avere un episodio maggiore tra fine mese e inizio di febbraio.