08.08.2012 - Cronaca Meteo
Riscaldamento globale e onde di calore

Della presunta correlazione tra Global Warming & Heat Waves se ne parla già da diversi anni all'interno della comunità scientifica ma adesso abbiamo finalmente trovato l'ultimo anello della catena che mancava in questo collegamento, come un recente studio di alcuni scienziati della NASA (  http://www.nasa.gov/topics/earth/features/warming-links.html ) lascia intendere in quanto essi asseriscono come molto probabilmente le estati “eccezionalmente” calde di questo inizio millennio siano conseguenza diretta del riscaldamento su scala globale.

Il noto climatologo James Hansen, fermo sostenitore dell'AGW insieme ad altri nomi noti tra i quali Stephen Schneider e Carlo Ravelli, sull'onda emotiva dell'attuale calda estate statunitense afferma senza mezzi termini:

“This summer people are seeing extreme heat and agricultural impacts. We're asserting that this is causally connected to global warming, and in this paper we present the scientific evidence for that.”

Procediamo con ordine… 

L'oggetto di analisi dello studio è la temperatura media globale superficiale (delle terre emerse) in riferimento alle stagioni estive a partire dal 1951 ad oggi. Il periodo di riferimento per i confronti è fissato nel trentennio 1951-1980, uno stato climatico caratterizzato da relativa stabilità, così come giustamente sottolineato anche dagli stessi autori:

Hansen and colleagues found that a bell curve was a good fit to summertime temperature anomalies for the base period of relatively stable climate from 1951 to 1980 …

quindi ben approssimato da una curva gaussiana. In particolare si è messo a confronto la distribuzione delle anomalie estive del trentennio con la distribuzione delle stesse anomalie su scala temporale ridotta, cioè dei decenni '80, '90 e '00. In questo esercizio di confronto fra distribuzioni si è osservato uno spostamento costante e graduale della “campana” verso destra, cioè uno shift positivo di temperatura.

Fin qui nessun valore aggiunto rispetto a quanto già si sapeva. Ma allora dove sarebbe questa evidenza scientifica circa la presunta correlazione tra GW ed estati sempre più “eccezionalmente” calde? La risposta la forniscono gli stessi studiosi del GISS team attraverso il loro operato:

… In this study, the GISS team including Makiko Sato and Reto Ruedy did not focus on the causes of temperature change. Instead the researchers analyzed surface temperature data to establish the growing frequency of extreme heat events in the past 30 years, a period in which the temperature data show an overall warming trend …

Siamo nuovamente al punto di partenza … della serie … le estati sono più calde perché mediamente fa più caldo rispetto al passato.  La validità di questa affermazione non necessita nemmeno dello strumento statistico per essere dimostrata poiché è sufficiente l'utilizzo della logica. Al momento l'unica relazione (che trova ampio consenso) di causa-effetto che coinvolge il fenomeno del GW è la seguente: il riscaldamento globale è sostanzialmente un processo di conservazione dell’energia e tale accumulo netto genera riscaldamento.

Ma nel passaggio sopra citato si va oltre questa evidenza in quanto viene ribadito un concetto molto di moda ultimamente … nella sostanza si sostiene che l'osservare un incremento in media della distribuzione gaussiana (shift positivo di temperatura determinato dall'accumulo netto di energia) contestualmente ad un incremento nella frequenza delle anomalie positive, in particolare di quelle con più elevata intensità, sia sintomo inequivocabile della relazione che intercorre tra GW ed eventi estremi.

Una conclusione di questo genere su base statistica manca innanzitutto di un significato fisico del fenomeno osservato (che nello studio non è stato indagato) ma non solo. E' del tutto evidente come la maggior intensità delle anomalie positive sia collegata all'aumento in media osservato successivamente al periodo di riferimento, cioè sia causa diretta della relatività del confronto. Se le stesse anomalie fossero calcolate in riferimento ad un periodo del passato più caldo del trentennio 1951-1980 è ovvio che risulterebbero più attenuate in valore assoluto.

Come riportato anche in alcuni passaggi presi da questo thread aperto di recente sul nostro forum http://forum.meteonetwork.it/meteorologia/144307-global-warming-ed-heat-waves.html (al quale si rimanda per un approfondimento maggiormente tecnico unitamente ad un contributo grafico):

“ … l'attuale shift positivo di temperatura sta determinando uno spostamento delle anomalie termiche lungo il verso di tale shift con l'ovvia conseguenza che assistiamo ad una riduzione delle anomalie negative e ad un aumento delle anomalie positive (in frequenza). Ma l'intensità delle stesse non sta cambiando, cioè gli scostamenti rispetto alla media non si stanno ampliando …

… l'estate 2003 in Europa, oppure l'estate 2010 in russia o ancora il febbraio 2012 in italia, ecc … non è così sicuro che siano correlati al GW, cioè allo shift positivo di temperatura in atto, ma potrebbero benissimo essere spiegati semplicemente in funzione della naturale variabilità climatica in quanto non vi è evidenza di un trend (maggior frequenza) nel modulo dell'intensità di queste anomalie che si muovono semplicemente ad ampiezza costante intorno alle oscillazioni della media, pertanto si osserva esclusivamente una maggior frequenza di quelle positive ed una minor frequenza di quelle negative (a seconda delle oscillazioni del trend positivo sottostante) ma non una maggior intensità rispetto ad un riferimento secolare … “

non è rilevabile nessun cambiamento nella varianza delle distribuzioni dei dati il che implica che non sussiste una correlazione tra variazione in media e variazione in varianza, cioè tra aumento della temperatura media e variabilità climatica (maggiori eventi estremi).

Nel contesto di quello studio della NASA, un'anomalia di +4 sigma è più probabile oggi rispetto a 30 anni or sono in quanto lo scostamento tra media attuale e media di riferimento risente dell'influsso del trend positivo sottostante e della varianza del periodo di riferimento che, tra l'altro, come ricorda Tamino (noto climatologo facente parte della sempre più numerosa “nicchia” di scettici dell'AGW insieme a Pielke sr, Christy, Lindzen, Spencer, Christensen, Prodi, Visconti, etc.), risulta molto insidioso il suo calcolo quando si aggregano spazialmente le climatologie su scala locale:

http://tamino.wordpress.com/2012/07/21/increased-variability/

Per questi fini occorre pertanto sempre utilizzare una media almeno secolare ed una varianza calcolata su dati detrendizzati. In tal modo si scoprirà come nessun significativo aumento d'intensità di eventi estremi sia in atto rispetto ad un riferimento storico che non sia relativo esclusivamente ad un limitato clima “recente”.

Nell'augurarvi una buona riflessione sotto l'ombrellone ne approfitto per congedarmi fino al mese di settembre.

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