Ripartiamo da dove ci eravamo lasciati: una difficile chiusura di una sequenza senza limiti di continuità. A fine gennaio non vi erano segnali di uno stop o, quantomeno, un rallentamento del getto in Oceano Atlantico. Questo era dovuto a varie concause sulle quali rimando a quell’articolo. Adesso come allora nessun segnale di un cambio stagionale è pervenuto ma solo piccoli disturbi al trend consolidato. In particolare, il mutamento del getto sul Pacifico (descrivibile con un cambio di segno del PNA) avviene smorzando solo temporaneamente la vera anomalia che è emersa in inverno tra ovest USA tra la California e l’Alaska. Tanto che adesso si rinnova un blocking barico su quell’area e con esso si rinnova così il trasferimento di quello che rimane di potenziale freddo sul tratto siberiano. Come in un film già visto questo approfondirà il nucleo freddo inerziale su centro-est USA e sarà poi centrifugato sul Nord Atlantico (Figura 1). Anche il transito della MJO in fase 6 sembra accompagnare nel medio termine il blocking barico sulle Montagne Rocciose. Anche se poi viene da chiedersi come si possa considerare forzante per il rovesciamento del pattern attuale una magnitudo che esce dal cerchio una tantum…
Figura 1. L’inesauribile vortice nordamericano: 1) rinnovo del blocking barico tra la California e l’Alaska; 2) discesa di un corposo nucleo artico sulle Grandi Pianure; 3) nucleo freddo su est USA calamitato all’interno del continente; 4) debole strappo al getto in uscita dal Canada (analisi su base http://www.meteociel.fr/modeles/ukmo)
Attendiamo allora l’unico elemento che prima o poi dovrà materializzarsi con la naturale ripresa radiativa: l’esaurimento della spinta energetica del vortice canadese. L’azione di questo vortice invadente per 4/5 della stagione sul Nord Atlantico ha mutato le SSTA che sono negative nella parte centrale dell’oceano. Non c’è nessun segnale di destrutturazione del lobo nordamericano, ma avere una regione più fredda della media sul centro-nord Atlantico induce a pensare che anche un piccolo smorzamento del getto in uscita dal Nord America porti ad un rapido affondo artico-marittimo e che questo affondo mantenga inalterata la massa d’aria di derivazione Groenlandese.
Figura 2. SSTA nordatlantiche (e non solo). Corridoio di anomalia negativa dalla Groenlandia al Mediterraneo occidentale. Continua lo stato Nina e la PDO è in fase pienamente negativa (analisi su base http://weather.unisys.com/surface)
Insomma, un affondo artico marittimo che forse non si materializzerà esattamente nei modi e nei tempi previsti stamattina da alcuni modelli e che non avrebbe modo di incidere più di tanto in Europa. Naturalmente tutto ciò che modifica l’opacità di questo non-inverno (ad esclusione del settore alpino, quanto meno riguardo agli accumuli nevosi) a mio avviso è ben accetto. Ma a seguire, l’energia incamerata nella molla del vortice canadese si dovrebbe sprigionare di nuovo con la ripresa di vorticità sul Nord Atlantico. Il vero pattern di questa fase è la NAO: un indice rimasto positivo per 3/4 della stagione invernale di cui stiamo ancora attendendo un segnale di opposto tenore.