
Partiamo con la situazione prevista il 14 ottobre. Quella che osserviamo riprodotta in figura 1 potrebbe essere lo sblocco di una configurazione ostruita da lungo tempo: una pulsazione ad onda corta si sgancia dalla Galizia muovendosi verso Irlanda e UK e punta dritta alla Scandinavia.
Ne esce fuori un temporaneo blocco ad invito continentale all’altezza delle Isole Britanniche con una bassa pressione sul Tirreno generata dalla discesa delle correnti artiche sul bordo orientale della cella di alta pressione che tende ad erodere il piede della struttura di blocco. Lo scivolo delle correnti umide atlantiche è molto lontano per interagire con la depressione mediterranea.
Da notare che iniziano a manifestarsi quei problemi sulla forza del vortice polare attesi per il mese di ottobre: un nocciolo artico-marittimo tende arricciarsi a sud-est della Groenlandia perdendo i contatti con le vorticità positive tipiche del tratto groenlandese (e artico canadese) sotto una rimonta anticiclonica presente sull’altipiano della grande isola artica.
Come anticipato all’inizio di settembre, quest’anno con molta probabilità la responsabile della rottura traumatica della configurazione estiva è un’ondulazione a rapida espansione che prende le mosse dall’ovest Europa/Isole Britanniche in direzione della partner continentale.
Successivamente, in un altro editoriale, si evidenziava come in realtà una pulsazione ad onda corta partita dalla zona Irlanda/UK verso la Scandinavia fosse stata la premessa di una pionieristica irruzione di aria polare marittima, appena oltre la metà di settembre. Ma la configurazione era rimasta di tipo estivo con l’indice che caratterizza questa configurazione in pieno segno positivo (NAO+) ed associato ad una situazione di blocco delle correnti zonali che gli amanti delle analisi di lungo termine chiamano “regime del tempo” o “configurazione tipo” EUH per indicare in modo rapido un omega con cedimento del getto in Atlantico ed in Russia (EUrope High, alte pressioni anomale centrate in Europa).
In quello stesso articolo si era ipotizzato che una scudisciata dell’indice del nord Pacifico (il PNA), che passava a valori di quasi -2 il 30 settembre a valori di oltre +1 il primo ottobre, avrebbe dato una sferzata alla configurazione di blocco in Atlantico con un lag temporale di 2-3 settimane. Cioè poco oltre la metà di ottobre. L’ipotesi era che il pozzo depressionario (ovvero la wave positiva) in ovest Atlantico sarebbe stata sostituita da uno scivolo delle correnti atlantiche verso l’ovest Europa (ovvero una polar break: promontorio atlantico collegato all’alta polare sulla Groenlandia).
Figura 2 – Regimi del tempo prima decade ottobre (da sinistra a destra): 1-5 ottobre EH; 6-9 ottobre AR; 10-12 ottobre MH; 13-15 ottobre British Blocking (BB) con primo piccolo break del VP.
Dopo il rovesciamento del PNA il blocco europeo ha cambiato faccia secondo lo schema di figura 2. Dapprima si configurava come un’alta sul centro-est Europa (East-european High, EH – configurazione che porta seccohezza e caldo al nord-est) poi, dopo il colpo di maglio artico marittimo che ha preso la via adriatica e balcanica si è riposizionato in est Atlantico (Atlantic Ridge, AR) per poi ritornare sui suoi passi ma fermarsi in ovest Europa (Midwest-european High, MH, configurazione che porta fohn al nord-ovest) associata a flusso zonale in centro-nord Europa e ad un vortice polare in grande rinforzo (AO > +2).
Perché il rientro verso est del blocco si è fermato in ovest Europa ? la mia ipotesi è che le correnti continentali associate al cedimento del getto sulla Russia siano molto più attive di quelle associate al cedimento atlantico per cui siano riuscite ad erodere meglio il blocco durante l’aggiramento sul bordo orientale e ad infilare addirittura un inizio di tunnelizazione sotto il blocco ad opera della cut-off tirrenico riportato in figura 1. Questa la possiamo vedere come una piccola retrogressione che per poco non riesce a “trovare” il ramo depressionario atlantico.
La grande forza contenitiva del vortice polare è stata coadiuvata anche da parte delle SST atlantiche dove il rischio di un tripolo da NAO positiva è attualmente molto concreto (figura 3). Tuttavia questa disposizione delle anomalie superficiali in Atlantico sta rimarginando pian piano la frattura del getto: lo scivolo atlantico si alzerà un po’ con l’effetto di smettere di puntare verso le Isole Azzorre.
Figura 3 – 9/10/2010 tripolo da NAO+: anomalia positiva in sandwich tra quella negativa sotto il 35°N e sopra il 50°N.
A questo punto i due elementi sopra elencati, e cioè lo scivolo atlantico orientato verso le coste europee e l’erosione ai piedi del blocco, aprirebbero la strada ad un primo cambiamento in versione autunnale.
In figura 4 è rappresentato il disegno che potrebbe attuarsi nel lungo termine: il collassamento del getto sul nord Atlantico, il conseguente spostamento del nocciolo di aria artico-marittima verso l’Europa occidentale, la rotazione del blocco e suo indebolimento verso est. In pratica si avrebbe un rovesciamento della configurazione tipo attuale che da EUH diventa EUL (Europe Low) un po’ occidentale.
Figura 4 – rovesciamento della situazione di partenza in divenire nel lungo termine (terza decade ottobre)
La tempistica di questa evoluzione merita un certo approfondimento. L’avvicinamento del nucleo artico non avverrà in un’unica soluzione ma va messo in relazione con il break del getto in uscita dal nord America. Infatti, sarebbe questa l’azione che permette d’intercettare all’altezza delle Isole Britanniche un nuovo nucleo di aria artica in spostamento meridiano.
In conclusione lo scivolo atlantico avanza e con esso avanzano le prime piogge della stagione su una buona fetta di territorio che non è ancora riuscito a ricevere questo tipo di contributo.
Con novembre si chiuderà la stagione autunnale in modo molto diverso da quanto visto finora ?
Andrea Rossi