La stagione estiva in Emilia Romagna è iniziata decisamente sopra le righe, all'insegna dell'anticiclone nord africano che, a più riprese, ha determinato tre distinte avvezioni di aria calda tropicale di matrice continentale nell'arco temporale di appena un mese, cioè da metà giugno fino a metà luglio.
Nonostante la massa d'aria calda si sia in parte arricchita di vapore acqueo nel suo cammino al di sopra del Tirreno, la particolare configurazione barica in seno alla quale si è diretta verso l'Appennino settentrionale ha imposto una componente mediamente meridionale del vento in quota che, impattando contro l'orografia appenninica, è risultato responsabile di un ricorrente effetto foehn che ha notevolmente seccato tale massa d'aria stazionante sul territorio regionale.
Questa caratteristica fisica dell'aria è risultata fondamentale nel raggiungimento di estremi prossimi ai 40°C soprattutto in quelle zone dove il regime delle brezze diurne è risultato pressoché nullo e dove l'elevato indice di continentalità, unitamente ad una siccità idrologica che inizia ad assumere intensità preoccupante, ha esaltato l'effetto della subsidenza anticiclonica, quindi bassa pianura emiliana (da Parma verso est), Ferrarese e zone non costiere della Romagna.
Immagine 1 – Interpolazione su base regionale degli estremi termici registrati dalla rete Meteonetwork nel corso delle tre ondate di calore di matrice nord africana. E' evidente come nel settore centro orientale della regione si sono toccati i massimi valori estremi a causa del microclima locale che tende ad esaltare maggiormente gli effetti termici delle avvezioni di aria calda di matrice tropicale continentale rispetto alle zone occidentali. Elaborazione dati a cura di Alessandro Raolil.
Questa persistente situazione (barica e termica) in quota è stata determinante nel collocare il mese di giugno al secondo posto fra i più caldi dal dopo guerra ad oggi. Ad esempio, in riferimento alla stazione meteorologica di Parma, il mese ha chiuso con una media di 25,2°C, secondo valore più elevato dell'intera serie storica in nostro possesso (cioè dal 1942), dietro solo al mostruoso valore di 27,9°C del 2003, cioè pesantemente sopra media rispetto al clima attuale (1981-2010):
22,21°C < 22,8°C < 23,39°C
Un primo consuntivo di questa estate 2012 parla molto chiaro. La prima metà della stagione (dalla prima decade di giugno alla seconda decade di luglio compresa) risulta essere la seconda più calda nel confronto con stagioni estive del passato che, a regime (cioè al 31 agosto), hanno chiuso con una media superiore a 25 °C.
Immagine 2 – Andamento termico di Parma in riferimento al clima attuale (1981-2010) e all'estate 2003 che mantiene il record dell'intera serie storica, cioè dal 1942 ad oggi.
Nonostante questo costante sopra media, per effetto della reiterazione di ondate di calore di matrice africana, questi tre eventi valutati a sé stante non risultano particolarmente intensi, se confrontati con altre ondate di calore del passato. Questo fatto, apparentemente in contrasto con il regime termico registrato, è imputabile al fatto che fra le tre onde termiche si è assistito ad un rientro verso valori meno estremi della durata di almeno 3 giorni consecutivi.
Si pensi, ad esempio, all'ondata di calore dell'agosto 2003 quando per ben 27 giorni consecutivi la temperatura massima giornaliera è sempre risultata superiore a 33 °C. Gli eventi di queste settimane, invece, hanno presentato una durata assai più contenuta che ha inciso sul valore dell'intensità.
Tralasciando l'evento iniziato il 18 luglio, in quanto catalogabile come onda pre-frontale, e considerando che l'intensità di un'ondata di calore è proporzionale alla sua durata temporale e alla temperatura registrata in quell'arco di tempo, compreso il valore estremo raggiunto, l'evento di maggior intensità (4,7 in riferimento ad una scala fra 0 e 10) di questa prima parte dell'estate 2012 è risultato essere a Parma quello fra la terza decade di giugno e la prima decade di luglio. Valore di tutto rispetto essendo la media climatologica (1981-2010) pari a 3,3.
Immagine 3 – Intensità delle ondate di calore a Parma della durata di almeno 3 giorni (esclusi quindi i pre-frontali). E visibile un trend positivo in seno alla serie storica che mette in risalto sia la maggior frequenza di questi eventi a partire dal 2000 sia la maggior intensità assunta da queste onde termiche nell'ultimo decennio (intensità media pari a 3,8).