Lo stratcooling di dicembre è stato intercettato in troposfera dal vortice polare in azione sul Nord America a cui è seguita una forte ondata di gelo sulle Grandi Pianure. Il ridge di blocco dell'est Pacifico penetrato ormai da tempo all'interno del nord America ha espulso a più riprese il vortice canadese dal continente e la costa est è piombata sotto la blizzard di inizio anno.
L'aria artica tracimata in Oceano Atlantico ha abbassato il fronte polare spingendo una sequenza di onde di Rossby sul sud Europa e sul nord Africa, dove preesisteva una massa d'aria calda in quanto schiacciata al suolo da un anticiclone con elevata anomalia positiva di geopotenziale di dicembre ed inizio gennaio. Di conseguenza, la massa d'aria calda è stata sbalzata verso nord per l'opposizione all'avanzamento delle correnti umide (westerlies) da un'alta alta ibrida termico-dinamica presente sulle repubbliche ex-sovietiche producendo con il passare delle settimane un blocking barico sul Nord Atlantico, in progressione in questi ultimi giorni all'area scandinava. I fronti mediterranei che sottendono l'anticiclone ibrido, al loro passaggio hanno richiamato l'aria più gelida delle pianure russe ed è stata colmata la precedente assenza di innevamento dell'area ex-russa (Ucraina-Bieloriussia- Rep. Baltiche). A questo punto il successivo passaggio di un paio di fronti bassi di latitudine tra oggi e il 26 gennaio estenderà il campo d'influenza dell'anticiclone russo-siberiano su zone continentali molto ad ovest. La zonalità in AO+ che poteva scaturire dal travaso di vorticità fuoriuscita con continuità dal “dopato” vortice canadese risulta inibita.
Tale continuità di fuoriuscita delle vorticità in Oceano Atlantico non è stata totalmente a carico del blocking barico permanente penetrato sulle Montagne Rocciose/ovest USA ma anche ad una fluttuazione positiva del PNA (rinforzo del getto in uscita dall'Asia). D'altronde, la mancata zonalità in ingresso all'Europa indica, in sostanza, che venendo a mancare la presa dinamica del vortice polare su nord Atlantico / Groenlandia, giocoforza il vortice polare resta separato in 2 nuclei canadese e siberiano. In Figura 1 sono riportate sinteticamente le caratteristiche citate su base PNA e NAO.
Figura 1. Sintesi delle fasi intrastagionali su base PNA e NAO (composito su base NCEP-NOAA).
In campo predittivo torna ad essere importante la MJO che esplode in fase 6 (rinforzo attività convettiva intertropicale in ovest Pacifico). Questo produrrà un anticiclone di blocco alle latitudini sovrastanti quelle tropicali dell'ovest Pacifico, proprio dove il getto ha appena subito il suo massimo rinforzo (PNA+).
L'indice PNA virerà di segno in pochi giorni. Ciò poteva avere un riflesso sul nord-ovest Atlantico con un lag di una decina di giorni in cui si sarebbe assistito ad un anticiclone di blocco simile. Ma questo stenta ad essere visibile nelle uscite deterministiche in primo luogo perché nonostante la frustata del PNA (positività-negatività in pochi giorni) rimane inalterata la situazione bloccante in ovest USA. Così risulta difficile chiudere la sequenza nordatlantica.
Tuttavia prima che lo sgonfiarsi della presa dinamica del vortice polare sul nord Pacifico, faccia sprofondare il lobo canadese a latitudini molto meridionali con massima separazione con il lobo siberiano (PNA-), l'ennesima azione di disturbo del blocking permanente su ovest nord America si farà sentire. Ma stavolta sembra fuoriuscire un grande nucleo di vorticità in pieno nord Atlantico.
La possibilità paventata nell'ultima analisi dell'8 gennaio (dopo un primo cambio di rotta a metà mese di che dava nuova dinamicità ad un inverno fino a lì caldo e anonimo) di un “episodio maggiore” a fine mese è evidente da queste mappe di previsione del 29 gennaio (144 ore di distanza) da parte dei 3 maggiori centri di previsione mondiali (Figura 2). In particolare, il rischio neve sulle pianure europee compresa la Pianura Padana e le quote collinari o i fondovalle del centro è molto concreto.
Figura 2. Differenze d'interpretazione delle “144 ore” da parte di ECMWF (a sinistra), UKMO (centrale) e GFS (a destra). Run 00Z del 23 gennaio 2014. Possibile interazione artica marittima vs continentale in Europa by UKMO.
Risulta evidente come quelle mappe ci facciamo intravedere anche un “momento critico” in cui si possa manifestare la chiusura della sequenza di affondi nord atlantici sull'Europa centro occidentale (pattern di riferimento: EA/WR-) anche perché il muro ibrido termico-dinamico di blocco sul settore russo appare maturo. Di sicuro nelle UKMO, meglio che negli altri due modelli, si manifesta il fatto che il nucleo siberiano non stia in modo passivo ad intralciare il flusso delle westerlies atlantiche in area continentale come avvenuto fino ad ora, ma spinga decisamente verso ovest con l'ausilio del blocking barico ormai sempre più strutturato sul nord Atlantico tra Norvegia, Groenlandia ed Isole Svalbard. In questo caso il nucleo artico-marittimo è costretto a scivolare sotto la lamina termica posta a nord-est, ad entrare sul Mediterraneo, ad interagire con parte dell'irruzione continentale e a spostarla più in là, su Germania, Paesi Bassi, Francia e Gran Bretagna. Il proseguimento di una mappa di quel tipo è, inizialmente, un evento di gelo moderato per il sud Europa, che potrebbe evolvere maggiormente fino ad interessare quasi tutta la prima metà di febbraio. UKMO model non è solo; all'altro lato dell'Eurasia, il modello giapponese dava nei giorni scorsi una simile eventualità.
L'alternativa ad un evento moderato di gelo si profila abbastanza bene negli altri due modelli maggiori (ECMWF e GFS), dove non sembra sussistere una chiusura tale da interrompere il treno di onde nord atlantiche con precipitazioni nevose relegate a partire da quote di montagna (o alta collina). Occorre comunque essere prudenti ed attendere i nuovi dati sull'avanzata della copertura nevosa in centro Europa e sui Balcani.