24.08.2012 - Cronaca Meteo
Una “nuova nube” contro il riscaldamento globale

E' stata nuovamente presa in considerazione, per combattere il riscaldamento globale, la particolare idea di “sparare” nel cielo sovrastante gli oceani, dell'acqua salata, in modo tale da creare delle nubi che riflettano la luce del sole.

Rob Wood, fisico presso l'Università di Washington, ha proposto, per testare il concetto, un esperimento da attuarsi su piccola scala. Un esauriente documento è stato pubblicato questo mese sulla rivista Philosophical Transactions della Royal Society . Woods invita gli scienziati a prendere in considerazione l'idea di poter creare questa “nube marina scintillante”. Questa idea della nube, è parte di una più ampia concezione, nota come geoingegneria, che mira ad utilizzare la tecnologia al fine di manipolare l'ambiente. Altri 25 scienziati hanno approvato l'idea. Tuttavia, nonostante l'interesse crescente da parte di scienziati come Woods, vi è ancora una forte resistenza nei confronti della creazione della nube marina.

La teoria che sta dietro la cosiddetta “nube marina scintillante” è che l'aggiunta di particelle di sale marino al cielo sopra l'oceano, formerebbe nuvole di grandi dimensioni, che potrebbero riflettere indietro la luce nell'universo. Seminare nubi stratocumuli marine con abbondanti quantità di minuscole particelle di acqua di mare, potrebbe in teoria migliorare significativamente la concentrazione del numero di goccioline nelle nuvole, e quindi migliorare la loro riflettività e la loro longevità. Poiché vi è una quantità limitata di acqua nell'aria, aggiungendo più particelle si creano un maggior numero di goccioline, seppur di dimensioni inferiori. Un maggior numero di gocce più piccole hanno una superficie maggiore, quindi significa che le nuvole possono riflettere una maggiore quantità di luce indietro nello spazio, creando un effetto di raffreddamento sulla Terra. Alcuni calcoli dimostrano che se la concentrazione di goccioline in stratocumuli marini può essere aumentata a diverse centinaia di goccioline per cm³, ciò potrebbe essere sufficiente a bilanciare il riscaldamento dovuto a un raddoppio dell'anidride carbonica atmosferica, consentendo inoltre di mantenere il ghiaccio polare ai valori correnti.

La quantità di luce solare riflessa dipende anche da altri diversi fattori, tra cui i livelli ambientali di vapor d'acqua, l'inquinamento, e la tempistica delle iniezioni effettuate (perché le “nubi luminose” sono significative solo di giorno). Il team di studio PNNL-NOAA, ha rilevato che questa idea potrebbe modificare anche  la quantità di pioggia che viene prodotta dalle nuvole. E' un risultato molto importante perché i cambiamenti nelle precipitazioni e le altre variabili climatiche possono avere un impatto ancora più grande nella variazioni di temperatura.

Wood e il suo team di ricerca hanno proposto di provare un esperimento su piccola scala per verificare la fattibilità e cominciare a studiare i possibili effetti. Il test dovrebbe iniziare con la distribuzione di spruzzatori posti su di una nave o di una chiatta, per assicurare che essi possano iniettare abbastanza particelle di dimensioni tali da mirare all'elevazione voluta. Un velivolo equipaggiato con sensori dovrebbe studiare le caratteristiche fisiche e chimiche delle particelle e come si disperdono. Verranno utilizzati aerei aggiuntivi per studiare come la nube si sviluppa ed il tempo rimanente. La fase finale dell'esperimento prevede l'invio di 5/10 navi ripartite in un tratto di 100 km. Le nuvole che ne deriverebbero sarebbero abbastanza grandi da consentire agli scienziati di utilizzare i satelliti per esaminarle e rilevare la loro capacità di riflettere la luce.
Quando le particelle dei gas di scarico delle navi entreranno in queste nubi, le tracce delle navi saranno visibili nelle immagini satellitari.

Si possono individuare 25 autori, tra cui ricercatori della University of Leeds, dell' Università di Edimburgo e del Pacific Northwest National Laboratory. L'autore principale è però John Latham del National Center for Atmospheric Research e dell'Università di Manchester, che ha aperto la strada al concetto di nube marina luminosa.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

 

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