21.02.2015 - Didattica
USA: questo strano inverno a due velocità

L’INVERNO ANOMALO IN AMERICA: America a due velocità, nevicate record nell’East Coast, siccità in California, ma anche inverno primaverile dell’Alaska e gelate anomale in Florida. Son tutti ingranaggi appartenenti allo stesso meccanismo, quello del cambiamento climatico in atto. Qualcuno potrà obiettare, asserendo che la super-neve dell’East Coast è sintomo di un clima che si raffredda, viceversa osservando l’inverno particolarmente mite (compatibilmente con la media climatica del luogo) trascorso in Alaska, si potrebbe intendere il fenomeno opposto. Analogamente sostenere che l’Artico non è mai stato così caldo dall’ultimo grande periodo inter-glaciale, ovvero da 125.000 anni, non dimostra nulla.

ANOMALIE PIU FREQUENTI: se queste anomalie, che finora hanno viaggiato passi di 100 mila anni, si ripresentano ora dopo 100 anni, poi dopo 10 anni, beh allora il discorso cambia. L'approccio corretto per superare l'impasse dovuta al pari planetario tra caldo da una parte e freddo dall'altro, è iniziare a disegnare un trend, una linea di sviluppo proiettata verso una direzione univoca, quella che il cambiamento climatico in atto ci sta effettivamente portando (e in parte ci ha già portato) verso un clima più caldo.

AMPLIFICAZIONE ARTICA: ora, le influenze di questi cambiamenti climatici sull’inverno (sarebbe meglio dire degli ultimi inverni) del nord America attingono la loro origine diretta da un noto fenomeno fisico, l’Amplificazione Artica. Lo abbiamo descritto per esteso in questo articolo di qualche tempo fa: La minor copertura glaciale dell’oceano Artico, ha determinato un maggior assorbimento di energia solare per diminuito effetto albedo e isolamento nivo-glaciale e dunque un aumento della temperatura media che, alle alte latitudini, ha raggiunto valori maggiori rispetto al resto del Pianeta.

IL PROBLEMA DELLA PERSISTENZA: il gradiente di temperatura, e quindi di pressione, tra le latitudini polari e quelle intermedie risulta quindi più lasco e la Corrente a Getto Polare più ondulata in senso meridiano. Ma quando un’onda atmosferica raggiunge una particolare lunghezza (determinata da un numero noto come numero di Rossby) tende a divenire stazionaria, a bloccarsi e dunque a causare situazioni di persistenza.

L’ALASKA RIDGE e la SICCITA IN CALIFORNIA: nel caso del nord America (ma situazioni analoghe sono individuabili anche a livello europeo) l’amplificazione dell’onda avviene a carico del cosiddetto “Alaska Ridge”, che consiste nello sviluppo e nello stazionamento di un campo di alta pressione anomalo tra lo Stretto di Bering e l’Alaska, con coinvolgimento di tutto il comparto occidentale nord-americano. Si pongono così in essere su queste zone le condizioni favorevoli a prolungati periodi siccitosi e più caldi della norma.

LE MAXI NEVICATE NELL’EAST COAST: il Getto in arrivo dal Pacifico poi, sottoposto ad una tipica ondulazione a valle delle Montagne Rocciose (effetto dovuto alla rotazione terrestre) , tende a deviare verso sud a partire della Great Plains (comparto centrale statunitense), per poi risalire verso nord sull’East Coast. Il contrasto tra questo forcing dinamico che porta aria mite e umida a scorrere in quota sopra lo zoccolo gelido che trafila dall’Artico Canadese nei bassi strati, è all’origine delle intense perturbazioni e quindi delle abbondanti nevicate su quei settori.

LO STUDIO: se fino ad oggi quanto descritto faceva parte della sinottica “accademica”, ora è supportato da un recente studio “Evidence for a wavier jet stream in response to rapid Arctic warming”, pubblicato su IOPScience da Jennifer Francis, dell’Institute of Marine and Coastal Sciences della  Rutgers University, e Stephen Vavrus,  del Center for Climatic Research dell’Università del Wisconsin-Madison.

La ricerca è iniziata dopo il disastro dell’uragano Sandy, quando la Corrente a Getto provocò  una brusca virata della tempesta, mandandola a impattare il Jersey e New York City.  Dalla ricerca si evince che “Dagli anni ’90, modelli di jet-stream molto ondulati dovuti all’Amplificazione Artica, si stanno verificando sempre più spesso ed ora stanno interessando anche altre zone dell’emisfero settentrionale, imponendo un forcing attivo lungo tutte le quattro stagioni dell’anno.

COMMENTO FINALE: come possiamo notare, l’impatto dei cambiamenti climatici è molto più vistoso da un punto di osservazione indiretto, ovvero attraverso l’analisi dei fenomeni meteorologici, che direttamente, dalla semplice analisi del campo termico. La sfida più grande nel campo della ricerca scientifica nei prossimi anni, sarà senz’altro quella di individuare in via univoca questa risposta atmosferica e collegarla poi ad una causa particolare, una sorta di processo inverso: capire i cambiamenti climatici partendo dai cambiamenti del tempo e delle sue regole. Il clima andrà ancora avanti per la sua strada, sta a noi imparare a rispettarlo e stargli al passo. Chi si ferma è… perduto.

Luca Angelini

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