23.05.2015 - Veneto
20 maggio 2015 – Un mercoledì di forte instabilità sulle pianure venete

Nella giornata di mercoledì 20 maggio 2015 il lento transito di una saccatura atlantica sull’Italia centro-settentrionale ha causato l’insorgenza di marcati fenomeni di instabilità sulle pianure venete, in particolare nel pomeriggio tra le province di Padova e Venezia e verso sera e nella successiva notte sul veneziano orientale e anche sul Friuli.

 

Nel primo pomeriggio il Veneto si trova sotto l’influsso di intense correnti sud-occidentali in quota sul lato ascendente della saccatura, il relativo minimo barico al suolo invece attiva correnti sud-orientali che andranno a convergere con venti più secchi sud-occidentali in discesa dall’Appennino.

La seguente mappa mostra la graduale entrata da ovest sul Triveneto dell’aria fredda in quota (circa 5 km di altezza) associata alla saccatura vista prima.

 

 

 

Alla medesima quota si nota sul nord Italia l’ingresso di aria più secca (colore arancio/rosso) da sud-ovest che andrà ad instabilizzare la troposfera mediante l’incremento del gradiente termo-igrometrico verticale.

 

Questo flusso di aria secca, che segue l’evoluzione della saccatura, ben si evince al satellite del canale vapor acqueo mediante una fascia di color nero che dal Mediterraneo, passando per l’Emilia, entra sul Veneto (ore 15Z, fonte immagine: Eumetsat).

 

 

Segue la corrispondente immagine nel canale infrarosso.

 

 

La presenza di aria più fredda e secca e la divergenza in quota, dovuta anche al transito della jet stream, induce il sollevamento dell’aria caldo-umida dai bassi strati generando così alcuni minimi barici al suolo, uno dei quali si colloca sulla laguna veneta.

 

 

Questo minimo di pressione di 1005 mb genera a sua volta una rotazione antioraria dei venti al suolo, causando così lo scontro (convergenza) di masse d’aria caratterizzate da differenti valori di temperatura ed umidità: nella fattispecie, tra Padova e Venezia si ha lo scontro di correnti umide di scirocco dal mare, venti secchi da sud-ovest e flussi mediamente settentrionali e più umidi. 

 

 

 

 

Questa convergenza di venti sulla pianura veneta segue una linea orientata grosso modo da SW a NE, come si evince dalla seguente mappa, e lungo tale linea avverrà la genesi e lo sviluppo delle celle temporalesche, alcune delle quali supercellulari. 

 

 

 

 

La mappa della temperatura di rugiada (dew point) denota l’aria più secca sul rodigino (color giallo) e quella più umida su veneziano e padovano (color rosso) a testimonianza del forte gradiente orizzontale igrometrico.

 

 

Anche l’altezza del livello di condensazione (LCL), che corrisponde alla quota alla quale si forma la base dei cumuli, è decisamente bassa a nord di Rovigo, a testimonianza dell’apporto umido dello scirocco in risalita dal mar Adriatico.

 

 

Questo status termodinamico è coerente con i valori di CAPE (energia disponibile alla convezione) che sono quasi nulli su rodigino ed Emilia Romagna dove ormai l’aria secca è entrata a tutte le quote inibendo qualunque sollevamento o fenomeno di condensazione delle masse d’aria.

 

 

 

 

Per terminare questa breve analisi sinottica, si riportano di seguito 3 mappe relative agli indici che quantificano la probabilità di fenomeni vorticosi (mesocicloni e tornado). I valori di elicità previsti non appaiono allarmanti, tuttavia il modello legge la presenza di condizioni quantomeno predisponenti a rotazioni lungo un asse disposto grosso modo da SW a NE, sovrapponibile (non a caso) alla linea di convergenza prima citata.

 

 

 

  

Dopo una mattinata trascorsa sotto una coltre di nubi stratiformi con qualche debole pioggia, poco dopo l’ora di pranzo si aprono delle schiarite da occidente. Alle 15.30, al confine tra le province di Padova e Rovigo, inizia il rapido sviluppo di una supercella che vedrà la sua massima intensità intorno alle ore 16. 

 

Le scansioni radar riportate (fonte: ARPAV – Centro Meteorologico di Teolo) mostrano un persistente accenno di uncino sul settore meridionale e la forma a V-notch su quello settentrionale, nonchè una certa tendenza alla staticità della cella sul basso padovano prima di riprendere la sua corsa verso Venezia.

 

Questo rallentamento è stato causato dalla stretta convergenza dei venti in quell’area e dalla conseguente formazione del mesociclone: in parole povere, il moto traslatorio orizzontale stava per essere convertito in moto rotatorio verticale (updraft rotante, ovvero mesociclone) grazie al trasferimento di vorticità positiva dall’inflow all’updraft.

Ed ecco infatti che intorno alle ore 16 alla base della cella si genera un funnel cloud (foto di Dino Gasparetto, puntamento verso sud-ovest) che per qualche istante tocca terra con relativo sollevamento di detriti. Purtroppo non è stato possibile immortalare il momento del touch-down a causa della presenza di ostacoli visivi di vario tipo, ma si ritiene che questo sia avvenuto in un’area non meglio identificabile tra i comuni di Arre e Candiana in provincia di Padova. 

 

Si noti nella seguente foto anche la presenza del RFD (il fronte freddo della supercella) identificabile dalla banda scura arcuata (parte superiore della foto) in movimento verso nord-ovest: il mesociclone era nella fase di occlusione, che notoriamente coincide con il momento a massimo rischio di tornado come in effetti è avvenuto.

 

 

 

Nella successiva foto si nota lo “scalino” della wall cloud.

 

Una decina di minuti dopo la medesima supercella vedrà una seconda occlusione con la rapidissima genesi di una tail cloud sul lato del downdraft, a testimonianza dell’aria fredda che in parte viene “ripresa” nella wall cloud ad opera del mesociclone. Contemporaneamente, all’estremità meridionale della wall cloud compare un altro funnel cloud, stavolta inclinato e più effimero del precedente (foto di Alberto Gobbi, puntamento verso sud-ovest). Nei minuti successivi, il tutto evolverà in una normale shelf cloud a causa della predominanza dell’outflow.

 

 

 

Intorno alle ore 17, sulla zona di Jesolo, giunge un altro temporale generato comunque dalla stessa linea di convergenza. Anche questa cella assumerà per breve tempo connotati supercellulari. Seguono 3 foto di Giorgio Pavan che, nell’ordine, mostrano un’imponente shelf cloud, una sinistra wall cloud con uno scalino molto netto e un probabile funnel cloud.

 

 

 

 

 

Successivamente, il sistema temporalesco dal veneziano si sposta verso la Slovenia, transitando per la costa e bassa pianura friulana, mantenendo un’intensità ancora elevata (vedasi scansione del radar di Fossalon di Grado – ARPA FVG).

 

 

 

 

Nell’Isontino il gust front del temporale, incontrando una massa d’aria molto umida con valori di temperatura di rugiada fino a 18°C, forma un’imponente shelf cloud, fotografata da numerosi storm chasers presenti in zona.

 

 

 

Shelf cloud sopra Monfalcone (GO). Foto di Jure Atanackov

 

 

 

Shelf cloud da Staranzano (GO). Foto di Francesco Netto

 

 

Shelf cloud da Gradisca d’Isonzo (GO). Foto di Danijel Konjedic

 

Un altro temporale, sviluppatosi in tarda serata, genera un sospetto lowering nella zona di Susegana (TV).

 

 

Possibile wall cloud nella zona di Susegana (TV) alle ore 20.50 – Foto di Fabio Veneziano

 

 

Quando sembrava che i giochi fossero finiti, ecco che nel corso della notte nuovi temporali nati sul padovano si dirigono sul veneziano orientale dove, nell’area di San Donà di Piave, si rinforzeranno sensibilmente e daranno origine a violente grandinate e forti colpi di vento. Certamente il contributo del mare è stato determinante per questa ennesima ondata di temporali.

 

 

Ecco delle foto di Giorgio Pavan che mostrano alcuni fulmini nube-terra relativi a quest’ultimo temporale.

 

 

Infine, alcune immagini della grandinata nell’area del comune di San Donà di Piave (foto tratte da www.veneziatoday.it).

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Redatto da Alberto Gobbi con la collaborazione di Giorgio Pavan e Francesco De Martin

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