Sciabolata atlantica per l'epifania

Nella situazione di generale bassa dinamicità meteorologica in cui si trova il Mediterraneo, per il giorno della Befana una veloce perturbazione di origine atlantica porterà freddo e precipitazioni sopratutto al centro-sud, con possibilità di neve a quote anche collinari. Attualmente l' Italia è attraversata da un debole sistema frontale che produce per lo più nubi alte e deboli precipitazioni in estensione verso il sud della penisola. Tale sistema fa parte di un fronte molto più esteso presente nell'Europa centrale e facente capo ad un minimo depressionario situato sulla Finlandia. L' alta pressione  domina in Spagna e medio Atlantico, mentre un altro ciclone extratropicale a sud dell'Islanda si prepara a colpire l'Europa e anche il nostro paese,  generato da una forte accelerazione  del jet stream polare 


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Figura 1. Analisi satellitare sull'Europa rielaborata delle ore 17.30 UTC del 04-01-2012. Fonte www.sat24.com 


Durante la nottata il ciclone traslerà sul mare del Nord, interessando con precipitazioni tutto il settore comprendente le isole britanniche, Paesi Bassi e Germania settentrionale, accompagnate da forti raffiche di vento (figg. 2-3). In Italia insisteranno precipitazioni deboli sulle regioni meridionali legate al debole sistema frontale in lento spostamento e dissolvimento verso sud.


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Figura 2. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 00 UTC del 05/01/2012 sull' Europa. Presenti anche i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.


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Figura 3. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 00 UTC del 05/01/2012 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork.


Domani in giornata il centro del ciclone si trasferirà sul mar Baltico, e il fronte freddo associato genererà copiose precipitazioni su Francia, Svizzera, Germania, Austria e paesi dell'Est Europa. Dato il forte vento settentrionale che lo accompagna, le precipitazioni nevose potrebbero sconfinare anche a sud delle Alpi. Sul resto del nord dapprima ci sarà vento debole, poi in serata arriverà il foehn, con progressivo calo della temperatura. Residue precipitazioni al sud (figg. 4-5). 


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Figura 4. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 12 UTC del 05/01/2012 sull' Europa. Presenti anche i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.


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Figura 5. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 12 UTC del 05/01/2012 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork. 


Domani in serata il fronte freddo entrerà prepotentemente nel Mediterraneo attraverso la Valle del Rodano, e grazie all'accelerazione del jet stream in quota, si formerà un minimo sottovento all'altezza dell'Adriatico centrale. Venti di foehn molto intensi interesseranno tutto il centro-nord, mentre al sud cominceranno a formarsi le prime precipitazioni dovute alla contemporanea presenza di un secondo fronte caldo più a sud rispetto al minimo. Nevicate residue saranno presenti su tuttala fascia settentrionale alpina per le temperature più fredde a seguito del fronte (figg. 6-7).


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Figura 6. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 00 UTC del 06/01/2012 sull' Europa. Presenti anche i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.


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Figura 7. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 00 UTC del 06/01/2012 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork. 


Durante la giornata dell'Epifania, il minimo si sarà ben formato proprio sulla Grecia, con un valore di pressione minima che potrebbe scendere sotto i 990 hPa. Questo significherà forti venti settentrionali su tutta la penisola,e precipitazioni intense soprattutto sulle zone esposte nel Mar Tirreno. A causa di un richiamo di aria fredda continentale dai Balcani, saranno possibili precipitazioni a carattere nevoso a quote collinari tra Marche, Abruzzo, Molise e Puglia (figg. 8-9). Le temperature scenderanno di qualche grado su tutta la penisola, e dove il vento si calmerà saranno possibili minime negative importanti. In serata il minimo si allontanerà definitivamente verso il Mar Nero, ma residue precipitazioni con quota neve in calo saranno ancora presenti sul versante adriatico meridionale.


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Figura 8. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 12 UTC del 06/01/2012 sull' Europa. Presenti anche i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.


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Figura 9. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 12 UTC del 06/01/2012 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork. 

Climatologia fisica: la neve sul pedemonte reggiano.

Climatologia fisica: la neve sul pedemonte reggiano.
Localizzazione territoriale
In questo studio si è condotta una prima analisi della climatologia fisica della neve nel comune di Albinea (166 m.s.l.m.). La località oggetto di rilevamento dei dati appartiene ad un'area geografica dalle caratteristiche tipiche e particolari, in riferimento alla climatologia di questa meteora, poiché essendo localizzata sul pedemonte (a circa dieci chilometri a sud del capoluogo Reggio Emilia) risente in misura maggiore, rispetto all'alta pianura reggiana, dell'effetto di sollevamento forzato, da parte dell'orografia appenninica, delle correnti (mediamente orientali) al suolo durante le nevicate in talune configurazioni bariche responsabili dei maggiori quantitativi di neve precipitata. La fascia pedecollinare rappresenta una linea immaginaria a partire dalla quale lo stau appenninico assume rilevanza particolare e rappresenta la seconda linea di frontiera naturale, dopo la linea immaginaria parallela alla via Emilia, che divide la bassa dall'alta pianura reggiana, che condiziona sensibilmente il clima locale rispetto alle zone circostanti, oltre a rappresentare limite di discontinuità in riferimento a determinati parametri meteorologici (ad esempio, la nebbia e la neve). I risultati di tale studio possono essere estesi,  contestualizzati e considerati rappresentativi di tutta l'area geografica ai piedi della collina reggiana (comuni di Scandiano, Albinea, Quattro Castella e San Polo d'Enza) poiché appartenente ad un'unica zona climatica a scala provinciale che si differenzia nel regime delle nevicate solamente in talune configurazioni bariche che tendono a favorire il settore occidentale (bacino del fiume Enza) piuttosto che il settore orientale (bacino del fiume Secchia), mantenendo comunque un'omogeneità nei valori dei dati quando aggregati in archi temporali di più lungo raggio.
Base dati
La base dati utilizzata per questo studio è di proprietà di Marco Pifferetti, laureato in Scienze Agrarie presso l'Università di Bologna e docente di tecnologia presso un'istituto scolastico reggiano. Il Dott. Pifferetti è persona conosciuta e stimata negli ambienti della meteorologia amatoriale per il suo interesse circa la meteora neve e questa sua passione ha contribuito all'implementazione di un'eccezionale serie storica del fenomeno neve in riferimento alla località di Albinea (RE) ritenuta altamente affidabile vista l'autorità del Dott. Pifferetti in materia di rilevazione dati, rigorosamente a norma OMM. Ai fini della costruzione del clima di riferimento si è considerato il periodo temporale trentennale che intercorre tra la stagione 1980-1981 e la stagione 2009-2010. Si rammenta che per stagione delle nevicate s'intende il semestre Novembre – Aprile. Per quanto riguarda l'analisi del fenomeno in funzione del tempo (analisi della serie storica) si è utilizzato il periodo che intercorre tra la stagione 1976-1977 e la stagione 2011-2012 (dato provvisorio al mese di Marzo 2012).
Distribuzione statistica dei dati
Da una prima analisi grafica della quantità di neve precipitata (inclusi anche tutti i casi in cui la precipitazione non ha prodotto accumulo al suolo pari ad almeno un centimetro), in differenti aggregazioni temporali, emerge subito la caratteristica saliente della distribuzione dei dati, caratterizzata da forte asimmetria e dalla presenza di una classe modale collocata in prossimità dell'estremo inferiore. Questo fatto è di estrema importanza sia da un punto di vista statistico sia da un punto di vista climatologico in senso stretto (come verrà illustrato meglio in seguito) in quanto la presenza di una così marcata asimmetria collocata in prossimità della coda inferiore della distribuzione significa che la maggior frequenza degli eventi nevosi si discosta, talvolta anche sensibilmente, dalla semplice media aritmetica che, pertanto, non risulta così rappresentativa della sintesi del fenomeno oggetto di studio. Spesso tale indice di tendenza centrale si colloca al di fuori della classe di massima frequenza. Molto più rappresentativa risulta in questi casi la mediana cioè quel valore assunto dalle unità statistiche che si collocano esattamente nel centro della distribuzione. Disallineamenti, anche marcati, tra norma (o classe modale), mediana e media escludono immediatamente la possibilità di utilizzare una distribuzione normale (o gaussiana) quale modello teorico di riferimento nell'analisi dati. A tal fine si è utilizzata la distribuzione di Wakeby (a 5 parametri) quale modello teorico di riferimento. A livello accademico, tale distribuzione è impiegata anche in idrologia nello studio del regime di piena. Per quanto concerne l'analisi della dinamica temporale del fenomeno (analisi della serie storica della quantità di neve precipitata)  si è analizzata la tendenza di lungo periodo mettendo in evidenza il trend sottostante ed attraverso l'utilizzo di differenti indicatori ciclici si è andati alla ricerca dell'esistenza di componenti stabili. Infine, da una prima analisi dei dati relativi al numero di giorni di neve precipitata e al numero di giorni di neve al suolo è risultato, come nel caso della quantità di neve precipitata, la presenza di una distribuzione unimodale asimmetrica con maggior frequenza collocata in prossimità della coda inferiore. In questi casi, però, il disallineamento tra norma, mediana e media risulta meno marcato e tutti i valori tendono a rientrare all'interno della classe modale. In particolare, non si rilevano differenze così rilevanti tra media e mediana, pertanto si è deciso di utilizzare la media aritmetica semplice quale indicatore rappresentativo della tendenza centrale della distribuzione dei dati rilevati.
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Grafico 1 – Distribuzione di Wakeby a 5 parametri (59,093 / 0,16746 / 0 / 0 / -2,0498). L'allineamento lungo una linea retta delle coppie di valori (probabilità teorica, probabilità empirica) è sintomo di buona approssimazione della realtà empririca da parte del modello teorico di riferimento.
Neve precipitata
La neve sul pedemonte reggiano è un fenomeno meteorologico che si manifesta nell'arco di un semestre che ricomprende la parte finale della stagione autunnale (mese di Novembre), l'intero trimestre climatologico invernale (Dicembre, Gennaio e Febbraio) e la fase iniziale primaverile (Marzo ed Aprile). Nell'arco dei 36 anni analizzati non si è trovato riscontro di nevicate nei restanti mesi dell'anno. Ciò non significa che è impossibile il verificarsi di questo evento al di fuori di questo semestre (ad esempio nevicata in Ottobre o in Maggio) ma piuttosto che è altamente improbabile. Per questo motivo, a livello climatologico la stagione della neve è circoscritta al semestre Novembre – Aprile. Durante il trentennio di riferimento, 1980/81 – 2009/10, la quantità media di neve precipitata è risultata pari a 48 cm, con un minimo di 3 cm ed un massimo di 144 cm. Importante osservare come la mediana si colloca ad un valore pari a 36 cm e la classe modale è ricompresa nel range 0 – 30 cm. Come già evidenziato, tale disallineamento della media aritmetica semplice e della mediana, rispetto alla classe modale, contestualmente alla presenza di una forte asimmetria concentrata nella coda inferiore della distribuzione dei dati, assumono il significato, strettamente climatologico, che la neve rappresenta certamente un evento piuttosto comune per l'area oggetto di studio (oltre 311 nevicate rilevate in oltre 30 anni di osservazioni) ma la quantità di  neve precipitata in un'intera stagione è modesta stante il fatto che nel 47% dei casi non si oltrepassa il limite dei 30 cm e nell'83% dei casi non si superano i 90 cm nell'arco di sei mesi.
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Grafico 2 – Dall'analisi grafica è possibile osservare la presenza di una classe modale (0 – 30 cm) collocata sull'estremo inferiore della distribuzione di frequenza, raggruppante oltre il 45% dei casi osservati. Il passaggio alla successiva classe (30 – 60 cm) prevede un rapido decremento dei casi osservati che mostrano tendenza a diminuire in modo apporssimativamente esponenziale all'aumentare della quantità di neve precipitata.
Ragionando in termini assoluti probabilmente si è portati a trarre conclusioni errate dettate dal fatto che l'unità di misura adottata, cioè i cm, lascia pensare che 90 cm di neve in una stagione siano piuttosto elevati e significativi. Se osserviamo la situazione in termini probabilistici lo scenario risulta molto più nitido e comprensibile. Ad esempio, superare il limite di neve precipitata in una stagione, pari a 30 cm, presenta una probabilità teorica statistica del 57% circa, mentre superare il limite dei 60 cm presenta una probabilità del 32% circa e superare il limite dei 90 cm, appena il 17% circa. La probabilità di superamento di un determinato limite decresce in modo esponenziale con l'aumentare di tale limite. Questo comportamento è tipico dei fenomeni cosiddetti rari e contestualizzato al fenomeno oggetto di studio assume il significato che quantitativi significativi stagionali di neve precipitata non sono così comuni nell'area oggetto di studio. Infatti, annate come il 1984-1985 (114 cm), il 1985-1986 (142 cm), il 2003-2004 (129 cm) ed il 2009-2010 (144 cm)  risultano piuttosto rare, 4 casi in oltre un trentennio e concentrati in periodi ravvicinati fra di loro, a conferma della singolarità delle configurazioni climatologiche dinamiche che sono all'origine di tali estremi.
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Grafico 3 – Probabilità teorica di superamento stimata attraverso l'utilizzo di una distribuzione statistica di Wakeby a 5 parametri (59,093 / 0,16746 / 0 / 0 / -2,0498). E' evidente come la probabilità decresca in modo esponenziale all'aumentare della quantitatà stagionale di neve precipitata. Ad una probabilità teorica del 50% è associata una quantità pari a 37 cm in perfetta sintonia con il valore della mediana, pari a 36 cm, calcolato in via empirica.
Restringendo l'arco temporale di riferimento, i mesi più nevosi risultano Gennaio e Febbraio, rispettivamente, seguiti da Dicembre, Marzo, Novembre ed Aprile. In Novembre la probabilità empirica (si è utilizzato il dato della funzione di ripartizione empirica in quanto quella teorica si discostava sensibilmente dai dati osservati, nella coda inferiore, per effetto della scarsità di fenomeni nevosi nel mese) di assistere ad una nevicata con accumulo di almeno 1 cm risulta  pari al 27% circa e gli eventi sono quasi tutti concentrati nel range 0 – 10 cm con probabilità teorica di superamento di circa il 6%. Ancor più rare risultano le nevicate nel mese di Aprile ove si contano solamente due casi in seno all'intera serie storica, Aprile 1991 (25 cm) e Aprile 2003 (4 cm). Per quanto riguarda i mesi invernali per eccellenza, la maggior frequenza si concentra nel range 0 – 20 cm per quanto riguarda Gennaio, con probabilità teorica di superamento pari al 25% circa, e nel range 0 – 15 cm per quanto riguarda il mese di Febbraio, con probabilità teorica di superamento pari al 22% circa. Il mese di Dicembre è caratterizzato da una classe modale 0 – 10 cm avente probabilità teorica di superamento pari al 25% circa ed il mese di Marzo presenta massima frequenza nella classe 0 – 15 con probabilità teorica di superamento pari al 10% circa.
Un aspetto molto importante del fenomeno è rappresentato dall'analisi della quantità di neve precipitata in seno ad un unico evento nevoso, intendendo come tale ogni singola manifestazione meteorica della durata anche di più giorni consecutivi. Generalmente una nevicata lascia sul terreno dagli zero agli 8 cm.
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Grafico 4 – Un singolo episodio nevoso scarica normalmente fino a 8 cm di neve. Valori superiori a 24 cm sono considerati rari e limitati a configurazioni sinottiche particolari.
Entrando nel dettaglio, la probabilità teorica statistica di assistere ad un nevicata con accumulo è pari all' 83% circa e la probabilità di superamento della classe modale è stimata al 20% circa.
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Grafico 5 – Anche in questo caso la probabilità di superamento decresce in maniera esponenziale, tendendo asintotticamente a zero, all'aumentare della quantità di neve precipitata. L'andamento asintottico rispetto all'asse delle ascisse (osservato in tutti i casi analizzati) ha un preciso significato statistico, cioè non è possibile escludere a priori che si possa manifestare un evento di intensità superiore rispetto a quanto osservato all'interno del campione statistico analizzato, pertanto la probabilità di superamento non risulterà mai nulla per nessun valore.
Giorni di neve e di neve al suolo
Come anticipato nelle note metodologiche, in questo caso si è adottata la media aritmetica semplice quale misura di sintesi rappresentativa di questo aspetto del fenomeno oggetto di studio. Sul pedemonte reggiano la climatologia dice che il valore normale del numero di giorni con neve durante una stagione è pari a 6 ed il numero di giorni di permanenza della neve al suolo (con copertura superiore al 30%) è stimato in 21 giornate, anche non consecutive.
Analisi serie storica
Della stagionalità del fenomeno si è già accennato in precedenza circoscrivendo il suo manifestarsi in un'arco temporale ben preciso, il semestre Novembre – Aprile. Passando da un'analisi statica (costruzione del clima di riferimento) ad un'analisi dinamica, in senso temporale, si è potuto mettere in risalto le componenti principali della serie storica, cioè il trend sottostante (o globale) ed il ciclo. Il risultato dell'analisi della tendenza di fondo di fatto è in grado di smontare il luogo comune che non esistono più le nevicate di un tempo e che la neve è un fenomeno in progressiva estinzione. Analizzando i picchi di precipitazione nevosa stagionale è evidente come a partire dagli anni '90 essi raggiungono livelli sempre più elevati con lo scorrere del tempo. Si passa dai 75 cm della stagione 1990-1991 agli 88 cm del 1995-1996, ai 129 cm del 2003-2004 fino ai 144 cm del 2000-2010. Se da un lato si osserva un certo grado di estremizzazione del fenomeno da un ulteriore punto di vista non può sfuggire l'andamento lineare crescente del trend sottostante all'intera serie storica. Anche la quantità media precipitata è in lieve ma progressivo aumento nel corso dell'ultimo ventennio. Balza immediatamente all'occhio come questa evoluzione sia inserita in un contesto dinamico caratterizzato da una robusta regolarità messa in evidenza dall'analisi della componente ciclica intrinseca alla serie temporale. Si è intercettata la presenza di un ciclo aperiodico della durata media di 6 anni (da minimo a minimo) all'interno del quale si susseguono i picchi sopracitati.
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Grafico 6 – L'evoluzione temporale del fenomeno è caratterizzata dalla presenza di un trend lineare lievemente crescente (linea azzurra tratteggiata) e da una componente ciclica aperiodica (detrendizzata) della durata media di 6 anni (linea rossa).  Sono evidenti i picchi crescenti a partire dagli anni '90 che si susseguono in seno ad un pattern ciclico piuttosto stabile. Le componenti trend e ciclo non trovano corrispondenza nei valori della scala di sinistra pertanto non possono essere utilizzate per stimare ordini di grandezza quantitativi.
Scomponendo ulteriormente il ciclo dominante in ulteriori regolarità di ordine inferiore è stato possibile isolare il pattern caratteristico dell'andamento temporale del fenomeno che, oltre ad un accrescimento della conoscenza, permette di effettuare delle estrapolazioni fuori dal campione nel tentativo di proiettare l'evoluzione futura delle nevicate sul pedemonte reggiano. Tale proiezione ha natura esclusivamente statistico-probabilistica e permette di fare alcune interessanti considerazioni di carattere qualitativo. Nel corso dei prossimi 6-7 anni il quantitativo medio stagionale di precipazione nevosa dovrebbe continuare ad evolvere in seno ad un trend lineare lievemente crescente. Nel corso delle prossime due stagioni è assai probabile registrare un minimo ciclico in attesa di un futuro picco previsto intorno al 2016 che, data la natura del trend sottostante, dovrebbe attestarsi oltre i 130 cm e, probabilmente, superare il massimo di 144 cm del 2009-2010.
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Grafico 7 – La linea rossa rappresenta la proiezione nel futuro del pattern (detrendizzato) che  si è intercettato all'interno della serie temporale. Un minimo ciclico è atteso intorno al 2013 ed il successivo massimo ciclico è atteso intorno al 2016. La componente ciclo evolve in seno ad un trend lineare lievemente crescente. Tali previsioni hanno carattere strettamente statistico-probabilistico. Le componenti trend e ciclo non trovano corrispondenza nei valori della scala di sinistra pertanto non possono essere utilizzate per stimare ordini di grandezza quantitativi.
Autori: 

Lorenzo Smeraldi

Assaggi di inverno

A partire da domenica 18-12-2011 l'aria fredda polare ha fatto il suo primo timido ingresso nel Mediterraneo, accompagnata delle prime nevicate in montagna. Quest'aria adesso e nei prossimi giorni porterà minimi depressionari a spasso per l' Italia per almeno altri 2 giorni. Attualmente il minimo depressionario che ha investito con correnti di bora l'Adriatico si trova nei Balcani, destinato ad esaurirsi nelle prossime ore. Assisteremo quindi ad una forte ondulazione del jet stream polare con una jet streak nel suo ramo discendente porterà alla formazione molto rapida ed intensa di un minimo, attualmente sulla Sardegna, nella sua “left exit region”. Tale minimo si sposterà velocemente verso la Sicilia e la Calabria (figg. 1-2).

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Figura 1. Analisi satellitare sull'Europa rielaborata delle ore 12 UTC del 20-12-2011. Fonte www.sat24.com.

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Figura 2. Vento a 300 hPa previsto per le ore 18 UTC del 20-12-2011 dal modello americano GFS. Plotting by Meteonetwork.

Stasera il minimo sulla Sardegna sarà ben formato, con precipitazioni relegate sull'isola e nel Tirreno, in rapido spostamento verso la Sicilia a causa della propagazione verso est dell'ondulazione del jet stream. In Europa troviamo un fronte caldo molto lungo che colpirà la Francia e le isole britanniche, mentre in Germania,Svizzera e Austria una residua circolazione ciclonica favorirà precipitazioni anche nevose in pianura per via dell'aria fredda ancora persistente in zona (figg. 3-4).

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Figura 3. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 18 UTC del 20/12/2011 sull' Europa. Presenti anche  i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.

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Figura 4. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 18 UTC del 20/12/2011 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork.

Domani mattina il minimo si troverà sulla Sicilia, trascinando con se ancora residua aria fredda presente nelle giornate precedenti. Ciò favorirà la presenza di precipitazioni nevose fino a quote collinari in Calabria e un po' più in alto sull'isola stessa. Non si esclude la possibilità di forti venti dovuti al gradiente barico piuttosto elevato. Sul resto del paese soffieranno venti dai quadranti settentrionali che saranno di forte intensità a ridosso delle Alpi per fohen, con mattinata per lo più serena. Ancora precipitazioni nevose interesseranno la Germania in spostamento verso la Polonia (figg. 5-6).

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Figura 5. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 06 UTC del 21/12/2011 sull' Europa. Presenti anche  i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.

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Figura 6. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 06 UTC del 21/12/2011 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork.

Domani sera il minimo traslerà verso la Grecia, e le precipitazioni residue interesseranno solo il settore ionico della nostra penisola. Sul resto del paese soffieranno ancora venti settentrionali, con bora chiara sul nord-est e tramontana sul centro-sud, e deboli sfondamenti delle precipitazioni nevose a ridosso delle Alpi (figg. 7-8) Insistono precipitazioni a carattere nevoso sull'Europa centrale e sui paesi dell'Europa orientale.

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Figura 7. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 18 UTC del 21/12/2011 sull' Europa. Presenti anche  i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.

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Figura 8. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 18 UTC del 21/12/2011 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork.

Infine nella mattinata del 22-12 -2011 la bassa pressione si sarà ormai portata sulla Grecia, convogliando aria fredda dai Balcani su tutto il lato adriatico. Lo stau potrà favovire il verificarsi di precipitazioni anche nevose sull'Appenino centrale, mentre precipitazioni da neve ghiacciata a macchia di leopardo potranno interessare anche la Puglia. Precipitazioni deboli saranno possibili anche in Sicilia (figg. 9-10). Per il proseguio, probabilmente ci attenderà un periodo anticiclonico, con belle giornate per quel che riguarda il weekend natalizio.

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Figura 9. Pressione al livello del mare (linee bianche), altezza di geopotenziale a 500 hPa (colori) previsti dal modello GFS per le 06 UTC del 22/12/2011 sull' Europa. Presenti anche  i fronti al suolo. Plotting by MeteoNetwork.

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Figura 10. Precipitazioni accumulate in 6 h previste dal modello GFS per le 06 UTC del 22/12/2011 sull' Europa. Plotting by MeteoNetwork.

Autori: 

Cristian Rendina

Verifica Outlook Inverno 2011-2012

Verifica Outlook Inverno 2011-2012


Riportiamo dapprima il testo integrale dei singoli mesi e le mappe di proiezione


Outlook Inverno 2011-2012

Pubblicato il 01/12/2011


Dicembre
Il mese di Dicembre potrebbe seguire le orme finali del mese di Novembre. La prima parte del mese vede il getto abbassarsi di latitudine in corrispondenza dei meridiani centro-occidentali europei. Nella seconda parte l’alta oceanica si erge conquistando le medie latitudini in un regime del tempo che inizia ad oscillare verso l’ATH. Nel complesso il mese dovrebbe risultare in media termica, con precipitazioni più abbondanti sul Mediterraneo orientale. 

Gennaio

Il mese di Gennaio potrebbe segnare lo snodo verso un tipo di circolazione diversa, probabilmente non prima della prima decade o della metà. Sussiste la possibilità di una svolta innescata da un SSW. Il mese dovrebbe finire con un pattern maggiormente meridiano, con HP maggiormente slanciato in pieno nord Atlantico e conseguente caduta barica sull'Europa centrale e meridionale. Con queste condizioni, si prevede una graduale diminuzione termica man mano che il mese evolve, con scarti finali maggiormente negativi e precipitazioni che ne risentirebbero di conseguenza.

Febbraio

Febbraio è il mese più difficile da prevedere. Riteniamo siano possibili due scenari, a seconda che la stratosfera forzi la circolazione troposferica (mediante SSW) o meno. Nel primo caso è possibile che il mese sia connotato da un coriaceo blocco anticiclonico scandinavo (con probabile radice continentale) con le conseguenze termiche e pluviometriche del caso (entrambe negative). Nel secondo caso, una possibile influenza da parte della Nina potrebbe portare ad una situazione tipicamente da ATH con le anomalie positive in pieno oceano, ma protese verso le isole britanniche. Scarti termici abbastanza negativi, soprattutto sulle adriatiche e precipitazioni un po' più abbondanti sul centro-sud in questo secondo caso. Ad oggi le chance sono per un 50%-50%.


ANOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA –  INVERNO 2011/12 


Figura 1


ANOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA – PRIMA METÀ INVERNO (indicativamente 1/12 – 15/1)


Figura 3


ANOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA –  SECONDA METÀ INVERNO (indicativamente 16/1 – 29/2)

VARIANTE A


Figura 5


NOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA –  SECONDA METÀ INVERNO (indicativamente 16/1 – 29/2)

VARIANTE B


Figura 7





Passiamo adesso a vedere qual’è stata l’anomalia a 500 hPa osservata sull’area euro-atlantica considerata nell’outlook. 


ANOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA –  INVERNO 2011/12 (prevista e realizzata)

Rianalisi by NCEP/NCAR



Figura 1


Figura 2




Rispetto a quanto indicato il 1 dicembre 2011 osserviamo che l’anomalia positiva di forma circolare associata all’alta pressione oceanica più forte della norma è esattamente centrata sulla proiezione che abbiamo fornito.

L’area di anomalia negativa contorna la zona positiva circolare piazzando due minimi, uno sulla Groenlandia ed uno sulle Repubbliche Baltiche ma estendendosi fino al sud-est Europa e al Mediterraneo centro-orientale. Questo non è dissimile a quanto visto il 1 dicembre 2011 in cui l’anomalia più forte era stata messa sul nord-est Atlantico tra Islanda e Scandinavia e un anomalia negativa più moderata era stata messa sul Mediterraneo centro-orientale.

La mappa di anomalia generale ha quindi prodotto una buona performance.


Passiamo adesso a valutare le mappe riassuntive dei due periodi in cui è stato scomposta la proiezione: prima metà e seconda metà.



ANOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA – PRIMA METÀ INVERNO (prevista e realizzata)



Figura 3




Figura 4



Per quanto riguarda la proiezione della prima parte essa ricalca fedelmente alla lettera quanto poi è avvenuto: la proiezione ha ottenuto la massima performance.


L’anomalia della seconda parte invernale era stata suddivisa in due possibili scenari, a seconda che la stratosfera forzi la circolazione troposferica (mediante SSW) o meno. Con il valore del NAM a 10 hPa di -2.99 a fine gennaio, siamo veramente border-line per poter affidarci ad una valutazione obiettiva. Ricordiamo che si parla di evento stratosferico estremo di tipo warm se il NAM è minore o uguale a -3. Ma intendendo un SuddenStratosphericWarming alla lettera, come un improvviso riscaldamento stratosferico che si propaga verso il basso sopra l’Artico senza la pretesa di essere un evento estremo, possiamo affidarci al primo scenario della proiezione: Variante A.

In tal caso la seconda parte e più esattamente febbraio, era visto connotato da un coriaceo blocco anticiclonico scandinavo con probabile radice continentale con le conseguenze termiche e pluviometriche del caso (entrambe negative).

Anche in questo caso la proiezione si è rivelata corretta come si evince dalla figura. L’evento particolarmente estremo di quei 15 giorni dal 30 gennaio al 13 febbraio sinceramente non poteva in nessun caso essere previsto a gran distanza. Quindi la minore importanza dell’anomalia negativa sul Mediterraneo e il debole blocco atlantico previsto nell’outlook risultano accettabili nel complesso di informazione data dal nostro sito just-in-time con l’inizio della stagione.


ANOMALIA ALTEZZA GEOPOTENZIALE A  500HPA –  SECONDA METÀ INVERNO (indicativamente 16/1 – 29/2) (prevista e realizzata)




Figura 5


Figura 6




A cura di: Alessandro Vannuccini, Andrea Giulietti, Andrea Rossi, Luca Bargagna e Stefano Agustoni



Autori: 

Comitato Tecnico Scientifico di Meteonetwork

Autunno tenace, ma si intravedono i primi scenari invernali

Possiamo dire che poco è cambiato negli ultimi due mesi: in sintesi, sul Mediterraneo centrale (e quindi sulla nostra penisola) abbiamo avuto modo di sperimentare l’alternanza di fasi stabili molto lunghe a fasi di maltempo intenso e virulento, il tutto in un contesto di temperature spesso sopra le medie e con assenza di vero freddo sulla nostra penisola.

E’ anche vero che l’Inverno è appena iniziato, e che durante la stagione autunnale è più consono assistere a scenari di tempo perturbato piuttosto che freddo, ma è altrettanto vero che anticipi di freddo invernale si sono verificati molto spesso anche negli ultimi anni. Tuttavia, quest’anno non c’è ancora stata la benché minima possibilità di assistere a eventi invernali  prematuri, a causa di un Vortice Polare in forma smagliante che ha concesso fino ad ora ben poco spazio a “slanci” anticiclonici verso le aree sub-polari, in grado di far scivolare il freddo a latitudini più meridionali.

Una delle dimostrazioni la ritroviamo nel nostro comparto alpino, piuttosto “spoglio” per la stagione, con neve sparata dai cannoni anche a quote relativamente elevate. Tale carenza di neve, molto pronunciata, è imputabile proprio alla mancanza di vere azioni fredde perturbate, che hanno invece lasciato spazio ad un clima dai connotati vagamente autunnali, con clima quasi primaverile di giorno e nebbie lungo i fondovalli e nelle pianure di notte. Non è un caso che l’Autunno 2011 sia risultato uno dei più caldi dal dopoguerra sull’Italia, anche a causa di un Settembre quasi da record come temperature medie registrate.

Anomalie termiche in Europa – Periodo Settembre-Novembre 2011 (elaborazione da sito www.esrl.noaa.gov)
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Nella giornata di ieri abbiamo assistito al veloce passaggio di una linea instabile, foriera anche stavolta di temporali intensi (forte nubifragio ieri mattina infatti su Roma), che ha percorso velocemente la penisola, seguita da aria più fresca di origine Nord atlantica che ha fatto calare le temperature di qualche grado nella giornata odierna. Si tratta di una circolazione sempre di stampo autunnale, con le temperature che rimarranno ugualmente al di sopra delle medie di riferimento praticamente ovunque. Un ennesimo e repentino “strappo” da Nord-Ovest si avrà nelle giornate di domani e dopodomani (Giovedì 15 e Venerdì 16), con un veloce rinfrescata (che si farà sentire soprattutto in quota) che scivolerà rapidamente lungo le coste adriatiche, apportando precipitazioni dapprima sul Nord-Est (anche se non particolarmente intense), ove qualche debole nevicata farà imbiancherà Alpi e Prealpi a quote superiori ai 1.000 metri, e successivamente al Centro-Sud.

Ribadiamo però che si tratterà di un passaggio quasi “indolore”, anche se qualche fiocco di neve potrebbe però fare la sua comparsa anche sulle cime più elevate dell’Appennino; anche il quadro termico rimarrà al di sopra della medie dicembrine, come sta capitando quasi ininterrottamente da molte settimane.

Tuttavia, un primo vero episodio di stampo invernale potrebbe essere dietro l’angolo. Dai modelli traspare infatti la possibilità di una prima seria ondata di freddo invernale, che dovrebbe presentarsi a cavallo fra la seconda e terza decade del mese, qualche giorno prima delle festività natalizie, grazie all’Anticiclone delle Azzorre che finalmente sembrerebbe avere l'intenzione di puntare il “suo naso” più a Nord, grazie alla ripresa di ondulazioni più pronunciate nell’Emisfero settentrionale.

Tali ondulazioni si faranno sentire prima sul comparto Nord Pacifico e successivamente su quello Atlantico. In questo modo, in seguito al temporaneo allentamento della corda zonale, l’Alta Pressione potrebbe favorire l'ingresso nel Mediterraneo di nuclei progressivamente più freddi, prima di natura Nord atlantica, quindi polare marittima, e successivamente di natura artica.  Se lo scenario verrà confermato, potremo avere un episodio di freddo piuttosto intenso su tutte le nostre regioni, con nevicate a quote basse sull’Appennino e forti venti nord-orientali, come sovente capita in queste circostanze.

Mappe previsionali per i giorni a cavallo tra la seconda e terza decade di Dicembre (www.meteonetwork.it/models)
 
Immagine2

L’unico intoppo che potrebbe presentarsi sarebbe una veloce ripresa del flusso zonale, che ostacolerebbe l’effettiva discesa dei nuclei d’aria più fredda sul Mediterraneo; in questa eventualità assisteremmo solo ad un rientro delle temperature su valori attorno alle medie stagionali, ma non all'avvento di una vera e propria ondata di freddo.

Trattandosi comunque di una previsione a medio-lungo termine, ci riserviamo di pronunciarci su questi dettagli; ci apprestiamo comunque a vivere un periodo pre-natalizio caratterizzato finalmente da un clima più consono alla stagione, dopo davvero troppo tempo di clima mite e statico sul nostro paese.

Autori: 

Giuseppe Figliola

Sardegna: Febbraio 2012 – Statistica








Per le medie del mese di Febbraio 2012 della regione Sardegna sono stati elaborati i dati di un totale di 10 stazioni, di cui hanno superato il check di validità 4 stazioni per l'andamento termico e 5 stazioni per l’andamento pluviometrico. Le medie storiche delle nostre statistiche partiranno dall’anno 2008.


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Nella regione il mese di Febbraio registra nella media sia delle temperature minime sia in quelle massime una sottomedia, rispettivamente con uno scarto di -2,6°C per le minime e -3,5°C per le massime. Anche gli estremi min e max registrano temperature inferiori al periodo.


Riepilogo delle differenze tra i parametri:

Media T minime -2,6°C

Media T medie -3,1,°C

Media T massime -3,5°C

Estremo minimo -1,7°C

Estremo massimo -1,7°C


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Passiamo ora al grafico confronto stazioni temperatura con in dettaglio l'andamento termico delle regione per ogni singola stazione. La media più bassa delle minime è stata registrata a Sestu con 2,3C e la media delle massime più alta spetta sempre alla stazione di Sestu con 12,6°C

Il picco di temperatura massima della regione è stato registrato a Sestu e Guspini con 18,1°C mentre il picco della minima di -3,0°C è stato registrato a Sestu.


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Ora diamo uno sguardo alle precipitazioni registrate nella regione, nel Febbraio 2012 come possiamo vedere dal grafico abbiamo avuto quasi il doppio della media delle precipitazioni, il mese chiude con 66,4 mm con un +30,3 mm dalla media 2008-2011. Anche la media dei giorni di pioggia registra un andamento in crescita con 10 gg (+1,8 gg), la massima precipitazione giornaliera è stata registrata a con 24,7 mm a Iglesias.


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Dal grafico confronto stazioni precipitazioni vediamo nel dettaglio le singole stazioni della regione. Il maggior accumulo mensile si registra a Iglesias con 109,3 mm dove si registra anche il maggior numero di giorni piovosi con 13 gg e il maggior accumulo giornaliero con 24,7 mm.


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Dal grafico dell'andamento annuale parametri possiamo subito notare come le medie delle temperature siano tutte sottomedia, il 2012 risulta attualmente il Febbraio più freddo nella regione da quando si registrano i dati (2008). Unico dato in leggero aumento rispetto all'ultimo anno è stata la massima di 18,1°C registrata sia a Sestu che a Guspini.


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Dal grafico dell'andamento annuale parametri pluviometria vediamo che anche sotto l'aspetto pluviometrico il 2012 esce un po' dalle medie, così che il 2012 risulta l'anno con la media di precipitazioni più alta mentre i giorni nonostante tutto risultano essere non così considerevoli.

Sempre dal grafico vediamo che il 2009 ha il maggior numero di giorni piovosi (13 gg) e il 2008 l' anno con meno precipitazioni e giorni piovosi.


Infine vediamo una tabella riassuntiva dei valori significativi del mese di Febbraio, con le stazioni in cui si è verificato il dato e i giorni se si tratta di un valore puntuale e non mensile.


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Autori: 

Analisi Clima Statistiche e grafici a cura di Cristina Cappelletto, commento grafici di Simone Cerruti

Sardegna: Marzo 2012 – Cronaca

Dopo il breve “blitz” Altantico del mese precedente, il mese di marzo si apre con un anticiclone delle Azzorre che spinge da ovest riuscendo cosi a scalzare la saccatura artica verso i Balcani.
Le temperature si sono portate nella norma del periodo con massime di poco superiori ai 20,0°C e cieli sereni.
Però verso il giorno martedì 6 marzo, questo anticiclone viene indebolito da un sistema nuvoloso atlantico, prima sfondando nel Nord Italia e poi portando le prime piogge in Sardegna, con la formazione di un minimo sul Golfo Ligure alimentato da aria fredda proveniente dalla Francia.
Il tutto è stato accompagnato da un crollo delle temperature (di circa 11,0°C), specie nelle massime, e instabilità anche se debole nelle zone meridionali della Sardegna. Da citare è una debole grandinata a Iglesias occorsa il 4 marzo, con chicchi di circa 1,47 cm.

SF1M

Dopo che questa bassa pressione si è spostata verso sud est chiudendosi in un cut-off (goccia fredda non più alimentata da una saccatura, quindi un nucleo di aria fredda in quota “chiuso”) e il dissolvimento di quest’ultimo, si ha nello scenario europeo una configurazione ad omega-blocking (particolare configurazione dove un alta pressione sull’Europa centrale forma nella mappa geopotenziale una forma ad omega) che ha riportato grande stabilità dalla fine della prima decade.
Le temperature nella seconda decade si sono rialzate sensibilmente in tutta l’isola.
Verso il fine settimana del 16/17 marzo si è avuto un ulteriore aumento della temperatura per via della risalita di aria calda africana, dove si sono registrate in alcune zone della Sardegna punte di 24-25°C e cieli poco nuvolosi perlopiù.

SF2M

Dopo questo periodo di grave assenza di precipitazioni, che in molte zone siccitose della Sardegna non ci sono state, si intravede all’inizio della terza decade un’intrusione di un vortice di instabilità in quota proveniente dall’Atlantico muovendosi dalla penisola Iberica verso il mediterraneo, portando instabilità specialmente nei monti ad est della Sardegna nelle giornate del 25-26, mentre nelle altre zone in questo periodo di fine mese si è avuta solo un po’ di variabilità con scarsi fenomeni di rilievo.
Alla fine questo mese di marzo abbastanza dinamico si conclude con un’alta pressione che riesce a riconquistare il mediterraneo, con giornate soleggiate e facendo rimanere le temperature nella Sardegna sui 25,0°C e anche oltre come a Guspini dove si sono registrati 28.1°C.

Osilo (SS)

Marzo 2012 Osilo
Media massima:+13.85°C
Media minima: +7.18°C
Massima assoluta:+18.7°C giorno 22
Minima assoluta:+1.5°C giorno 6
Massima più bassa:+5.0°C giorno 6
Minima più alta:+10.8°C giorno 23

Ittiri(SS)

SF3M

San Sperate(CA)

SF4AM 

Sadali(NU)

SF5AM
Oristano

SF6AM

 

SF7M
Calamosca (Foto di Giaime Salustro)

SF8M
Golfo degli Angeli (Foto di Giaime Salustro)

Autori: 

AC Cronaca meteo a cura di Giaime Salustro

Liguria: Marzo 2012 – Statistica

Le stazioni considerate in questa analisi sono state 20 e sono risultate valide 10 stazioni per la temperatura e 9 per i dati di precipitazione.

Il grafico sul confronto delle temperature del mese esemplifica alla perfezione l'andamento del mese di marzo 2012: una primavera fin troppo dirompente, dovuta alla morsa dell'anticiclone che da mesi ormai determina l'andamento climatico, sia dal punto di vista delle temperature.
Non si sono registrati picchi davvero notevoli come nelle altre regioni del nord ma le temperature medie sia massime che soprattutto minime sono rimaste mediamente abbondantemente al di sopra della media del periodo: notevole è il divario tra le minime del periodo 2006-2011 e quelle di questo mese, che si esprime in una differenza di +2,5°C mentre leggermente più contenuta è la discrepanza tra la media delle massime 2006-2011 e quella del 2012.
Ne consegue che soprattutto le temperature minime del mese hanno determinato una media molto più alta, come si evince nel divario tra la minima assoluta del quinquennio precedente e quella del mese attuale.

LigM1

 

Il grafico delle temperature per stazione evidenzia una sostanziale linearità dell'andamento delle temperature delle stazioni che hanno fornito dati con costanza.
La media delle minime si stabilizza ovunque tra i 10 e i 12°C, così come la media delle massime è al di sopra dei 15°C, con Ventimiglia che raggiunge i 18°C.
Per quanto riguarda le temperature medie del mese in questione, sono le due stazioni poste più ovest, ovvero Sanremo Villa e Ventimiglia, a raggiungere i valori medi più elevati, con la città di confine che raggiunge il record di massima per il mese, ovvero 24,4°C.
Al contrario, la località più fresca è risultata essere Andora mentre i valori minimi più bassi sono stati registrati nel capoluogo ligure, dovuti alla giornata di tramontana avuta il 5 marzo, che ha fatto abbassare in maniera considerevole le temperature, pur senza raggiungere record: va ricordato che nella storia recente, una delle nevicate più consistenti della storia meteorologica recente sul Genovesato s'è avuta proprio a marzo, nell'ormai lontano 2005.

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Nonostante la piattezza generale a livello meteorologico, la media delle precipitazioni ha superato, sia pur di nemmeno 2 mm, la media 2006-2011. È piovuto per meno tempo ma la giornata del 5 marzo, in alcune zone, ha fatto raggiungere accumuli di buona entità come si può notare nel confronto fra precipitazioni massime, dove il giorno di maggior accumulo quasi doppia il corrispettivo degli ultimi cinque anni.

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Nel grafico illustrato qua sopra, un dato è subito palese: è piovuto molto sul capoluogo e negli immediati dintorni, meno sulla Riviera di Levante e molto poco su quella di Ponente.
Campomorone svetta in tutte le categorie, ovvero per mm di pioggia complessivi e accumulo in un solo giorno, oltre che per la maggior durata delle precipitazioni. È interessante vedere come andando verso ovest, le precipitazioni vanno scemando, con uno stacco notevole tra Varazze e Savona e in seguito altre stazioni.

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In sintesi, possiamo vedere nel grafico l'andamento delle temperature negli ultimi sei anni.
Prendendo in osservazione la temperatura media globale del periodo, Marzo 2012 si rivela essere il più caldo degli ultimi sette anni, superando di poco marzo 2007: la media delle massime, nonostante un picco notevolmente più elevato rispetto a cinque anni fa (24,4°C contro 21,5°C), s'è mantenuta di poco inferiore (16,4°C contro 16,8°C), la differenza in favore dell'ultimo marzo l'hanno fatta le minime, mediamente più calde di quasi 1°C.
Va inoltre considerato come la minima assoluta di marzo 2007 sia stata di ben 6,8°C e quella di Marzo 2012 di 3,1°C: nonostante questa differenza decisamente importante, le minime del mese appena passato sono state complessivamente ben più alte. Per i valori massimi, il picco assoluto di 24,4°C è il record degli ultimi sette anni, di quasi cinque gradi superiore al marzo del 2011 e di 8,1°C più caldo rispetto a marzo 2006, il quale registrò peraltro un picco massimo di 16,3°C, inferiore alla temperatura massima media di marzo 2012.

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Mediamente, sulla nostra regione nel mese appena trascorso, sono caduti 62,4 mm di pioggia, dato decisamente inferiore allo scorso anno dove caddero mediamente 139,1 mm e al 2009 con 94,4 mm, ma che comunque si piazza al terzo posto negli ultimi sette anni.
Per la prima volta nel periodo in esame, la precipitazione massima in un giorno (93,5 mm) supera la media regionale e si tratta anche della precipitazione massima di tutti gli ultimi sette anni, quasi doppiando 2009 (49,7 mm) e 2011 (47,0 mm).
Notevole la differenza anche nella media dei giorni di accumulo: se lo scorso anno sono stati ben 10, con precipitazioni ben spalmate durante il mese, nel 2012 si è avuta una media di 4 giornate con pioggia, dato che pareggia quello del 2006 e supera solo il 2007, quando si ebbero soli 3 giorni di pioggia. La differenza con il 2006 e il 2007 la fanno gli accumuli, di gran lunga inferiori.
Considerando il periodo in esame, si può notare un netto ribasso rispetto al 2011 ma con dati in linea con il 2010: si può affermare come gli accumuli abbiano avuto una netta ripresa dal 2008 in poi.

LigM6

Gli estremi del periodo riflettono con precisione alcune peculiarità del clima ligure: in primis la temperatura massima, registrata nell'estremo Ponente Ligure, in quella che è la zona mediamente più calda e secca della regione.
La temperatura minima s'è registrata invece al centro della regione, nel cuore del capoluogo: s'è registrata il 6 marzo, al termine della perturbazione che ha portato pioggia e neve sui rilievi, dopo una giornata di forte tramontana, la quale permette alle temperature di scendere con decisione in alcune zone della costa ligure.
La perturbazione accennata s'è avuta il 5 marzo e ha visto Campomorone quale stazione più baciata dalle precipitazioni, con ben 93,5 mm di pioggia: l'entroterra genovese è da sempre una delle zone più bagnate della regione, insieme alla Riviera di Levante.
E oltre alla pluviometria massima giornaliera, Campomorone svetta anche nell'accumulo mensile massimo, con 135,7 mm di pioggia, registrati in sette giorni di precipitazioni, terzo record che consegue questa stazione.

LigTM1

 

Autori: 

AC: Statistiche e grafici a cura di Cristina Cappelletto, commento di Emanuele Gianello

Liguria: Marzo 2012 – Cronaca

Con il primo marzo inizia la primavera meteorologica: non sempre il cambio di stagione è puntuale, l'inverno spesso tiene in serbo per l'inizio di questo mese affondi finali non indifferenti.
Nella nostra regione, il ricordo più immediato va al 3 marzo del 2005, giorno in cui di fatto l'inverno sferrò un perentorio attacco che chiuse degnamente la stagione, con forti nevicate su buona parte della regione, dall'entroterra alle zone costiere.
Così non si può dire del mese di marzo appena trascorso: a parte un lieve colpo di coda di un inverno decisamente noioso, che ha avuto il suo momento di gloria a inizio febbraio a fronte di una stagione contrassegnata da una monotonia abbastanza marcata, c'è purtroppo poco da segnalare.

Fatte le ultime considerazioni sul Generale, passiamo ora a marzo. Citando il famoso proverbio “marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l'ombrello”, si può dire che il mese appena messo in cantina sia stato pazzerello ma non certo nel senso che la filastrocca vuol far intendere.
Nel lungo periodo, questo mese è contrassegnato da precipitazioni più moderate rispetto all'inverno e sostanzialmente in linea con gli altri mesi che compongono la primavera meteorologica.
Per quanto riguarda invece le temperature, si ha una sensibile crescita sia per quanto riguarda i valori minimi che per quelli massimi.

La prima decade è stata l'unica ad aver mostrato un po' di variabilità sia dal punto delle temperature che da quello precipitativo, però solo nella parte centro-orientale della regione.
Il 5 marzo invece una perturbazione ha colpito il golfo genovese e la Riviera di Levante, con accumuli anche consistenti in talune zone, localmente sopra i 100 mm soprattutto nell'entroterra e sulle alture: la tramontana sostenuta ha inoltre fatto scendere notevolmente le temperature, permettendo alla dama bianca la sua ultima apparizione. Un buon peggioramento, in fin dei conti, considerabile come colpo di coda invernale qualitativamente accettabile.
Il resto della decade vede un notevole miglioramento, con giornate soleggiate caratterizzate da un intenso favonio, che fa alzare le temperature e scendere notevolmente i livelli di umidità.

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 Foto 1: neve sull'Appennino ligure, 05/03/2012

Questo primo assaggio di primavera si protrae decisamente nella seconda decade marzolina, che vede nei suoi primi giorni temperature in sempre più netta salita.
In questi giorni si segnala un'altra delle numerose peculiarità del clima ligure, ovvero le clamorose escursioni termiche riscontrabili nelle vallate dell'entroterra savonese: Calizzano e Sassello riescono a far registrare delle minime negative, con temperature massime che schizzano ben oltre i 20°C; sempre stupefacenti le caratteristiche quasi continentali del clima di queste due zone, che fanno registrare sempre dati davvero interessanti.
Il giorno 16 vede ovunque la presenza della maccaja, che si protrae ancora il giorno successivo: qualche sporadico acquazzone si ha nella serata di sabato e nella mattinata di domenica. Si tratta di precipitazioni a macchia di leopardo, difficili da inquadrare una per una.

 

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Foto2: maccaja vista dal satellite, 16/03/2012

La terza decade inizia pressapoco com'è iniziata la seconda: favonio che ripulisce per bene il cielo, consentendo giornate soleggiate un po' ovunque, con le temperature che vanno diffusamente al di sopra dei 20°C, per un periodo di carattere decisamente primaverile più consono al mese di maggio che non a quello di marzo.
Il 25 marzo è una giornata molto più instabile, con locali temporali e precipitazioni alternati a zone di cielo sereno. Si tratta però di un fuoco di paglia, dato che dal giorno successivo si ritorna alla primavera.
Da qui a fine mese non rimane molto da segnalare, se non qualche foschia da avvezione (in ligure, il caligo) che si addensa in alcune zone e un'intensa maccaja nell'ultimo giorno del mese.

 

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Foto3: nebbia da avvezione vista dal monte Fasce, 29/03/2012

Un breve commento per concludere: un marzo a tratti senza sale, con una perturbazione degna di nota a inizio mese e poco altro. Aprile ha tutti i connotati per fare decisamente meglio ma questo lo vedremo fra un mese.

Autori: 

Cronaca meteo a cura di Emanuele Gianello

Puglia: Marzo 2012 – Statistica

Nella regione Puglia le stazioni totali prese in esame sono 44, anche se ce ne sono molte di più nella rete per questa regione; è stata fatta un’analisi e quelle considerate sono le stazioni che mandano dati più regolarmente.
Sono risultate valide 35 stazioni per la temperatura e 33 stazioni per la pluviometria.
I dati analizzati partono dall’anno 2005.

Le medie delle temperature in Puglia nel mese di Marzo 2012 sono sopra media per tutti i valori, escluso l’estremo di temperatura massima, che è leggermente sottomedia.
Da sottolineare l’estremo di temperatura minima che si discosta dalla media 2005 – 2011 di ben 3.1°C.

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Il grafico delle temperature per stazione mostra chiaramente il numero elevato di stazioni.
Per quanto riguarda i valori si nota il picco di Foggia con 24.4°C e che le temperature minime sono tutte sopra lo zero. L’unico valore che si avvicina allo zero è quello di Putigliano, con l’estremo minimo che arriva a +0.2°C.

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Per quanto riguarda le precipitazioni è ben evidente come la media complessiva di questo febbraio 2012  risulti essere oltre il doppio rispetto alla media del periodo 2004-2011; la media delle giornate con precipitazioni è stata superiore di quasi 3 giorni rispetto al periodo 2004-2011, mentre risulta minore la quantità di precipitazione caduta nell’arco di 24 ore; 64 mm rispetto ai 69,1 del periodo 2004-2011.

Il confronto sulle precipitazioni evidenzia un marzo siccitoso: tutti i parametri infatti risultano drasticamente sottomedia.
La media delle precipitazioni mensili è circa un terzo della media del periodo 2006 – 2011, così come l’accumulo massimo in un giorno. La media dei giorni piovosi è scesa di 5 giorni abbondanti.

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L’accumulo mensile maggiore si è avuto a Squinzano Nord con 62,9 mm distaccate S. Giovanni Rotondo e Lequile, rispettivamente con 46,9 mm e 46,2 mm.
L’accumulo massimo in un giorno si registra a Terlizzi con 35,3 mm.
Squinzano Nord segna anche il numero massimo di giorni piovosi, con 7 giorni, come si vedrà bene nell’ultima tabella.

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Per l’andamento delle temperature vediamo riassunti i dati dal 2005 al 2012.
Valutando le medie, Marzo 2012 segue la tendenza, iniziata nel 2009, di un aumento delle temperature.
L’estremo minimo non è degno di gran nota, invece l’estremo massimo è solo secondo al dato del 2009.

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Il grafico andamento annuale delle precipitazioni rende ancora più evidente il crollo di tutti i valori pluviometrici.
I giorni di pioggia segnano il minimo storico con soli 3 giorni di media.
Un segnale interessante viene dalla media delle precipitazioni mensili, inferiore all’accumulo massimo registrato in un giorno: questo denota che le precipitazioni sono state complessivamente scarse ma molto intense.

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La tabella sottostante riassume i dati più significativi.
Per la pluviometria due dati significativi su tre emergono dalla stazione di Squinzano Nord, l’accumulo mensile e i giorni pioggia.
La temperatura più alta in assoluto è rilevata a fine mese, ma solo pochi giorni prima, il 15 marzo, abbiamo l’estremo minimo di 0,2°C a Putignano.

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Autori: 

Analisi Clima: Grafici e commento a cura di Cristina Cappelletto

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