Outlook gennaio 2020

PREMESSA

Il mese di dicembre scorso ha riscontrato piuttosto fedelmente quanto prospettato nell’analisi precedentemente operata ovvero:

1.una breve fase più fredda ad inizio mese come effetto della traslazione di massa del vortice polare verso il continente europeo in grado di indurre un’ondulazione con aria prevalentemente artica verso l’Europa orientale ed il Bacino centro – orientale del Mediterraneo;
2.una più prolungata fase umida e molto mite nel corpo centrale del mese per insistenza di correnti prevalentemente da sud ovest attribuibili alla risonanza in troposfera degli effetti del Canadian Warming;
3.un successivo allentamento della corrente a getto dall’Atlantico in direzione dell’Europa con probabile insorgenza di ondulazioni di media ampiezza in direzione dell’Europa centrale e in parte settentrionale

ANALISI DELLE COMPONENTI TELECONNETTIVE

STRATOSFERA

Il vortice polare stratosferico continua a presentarsi piuttosto forte in media e alta stratosfera con temporanea migrazione dei massimi dei nuclei di vorticità potenziale (MPV) verso i bordi della struttura (edges) a causa di una moderata compressione della massa disposta inizialmente in un pattern bilaterale.
La componente di calore e di moto si mostra tuttavia assolutamente insufficiente ad intrudere il core del vortice polare stratosferico che, al contrario, proprio a causa di EPV piuttosto strutturate, induce proprio nell’ultima settimana di dicembre, una risonanza intermittente verso i piani più bassi della stratosfera e fino anche in troposfera ove tuttavia il segnale di trasmissione risulterà più intermittente e frammentato ( a causa di nuclei di vorticità più deboli ).
Non essendo evidenti indicatori di risposta da parte della troposfera che siano comunque in grado di garantire il mantenimento di tale equilibrio, il vps inizierà una dinamica di rotazione e di compressione a carico prevalente di un forcing ad un’onda (wave 1) che ne indurrà un ulteriore intenso raffreddamento e approfondimento per contrazione della massa.
Va detto da subito, a scanso di fraintendimenti, che i valori previsti dai modelli evidenziano una situazione di marcato strat cooling anche se, almeno in un primo momento, non andrà questa a coincidere con un Ese di tipo cold ( che si conclama alla quota relativa a 10 hpa in caso di valore pari o superiore a +1,5 ) a causa sia della conformazione del vps che della sua posizione che diverrà dapprima ellittica con uno degli assi disposti tra l’oceano Atlantico e l’Europa occidentale e poi più compatto ma sbilanciato ancora verso il comparto euroasiatico.
In questa seconda fase comunque, nonostante il contenuto disassamento della massa rispetto al polo, la sua estensione e i valori raggiungibili dal core del vps anche al disotto dei 2780 dam a 10 hpa potrebbero portare al raggiungimento della soglia dell’Ese cold .
Non è tuttavia quest’ultimo il punto maggiormente di rilievo quanto il fatto che l’alta stratosfera presenterà diversi momenti forzanti verso i piani medi della stessa proprio a causa di quanto sopra evidenziato ovvero la coesione e profondità dei proprio nuclei di vorticità potenziale.
Diversamente la discontinuità del segnale tra la bassa stratosfera e la troposfera sarà confermata da Epv ivi più rarefatte e dalla conformazione della colonna del vortice polare.
Successivi forcing operati prevalentemente da 1 onda con componente di calore più marcata, potrebbero mettere i presupposti dopo la metà del mese di gennaio per un progressivo indebolimento del vps a partire dalle alte quote (1/5 hpa). Non è dato ad oggi dare maggiori indicazioni che riguardino la possibilità di insorgenza di un evento di riscaldamento maggiore che ad ogni buon conto avrebbe maggiori probabilità di realizzarsi tra la fine del mese di gennaio e il mese di febbraio.

TROPOSFERA

La sinottica generale inquadrabile in troposfera nel mese di gennaio sarà molto probabilmente influenzata dalle dinamiche esposte in stratosfera e che, dopo un’iniziale riflesso d’onda a fine dicembre tra l’Europa centrosettentrionale e il settore est dell’atlantico settentrionale quale effetto del notevole calo di geopotenziali a partire dai piani più alti della stratosfera (richiamo verticale di calore che precede la risonanza degli effetti in troposfera della dinamica stratosferica), evidenzieranno da subito un brusco incremento del gradiente orizzontale e un netto rinforzo della corrente a getto polare in grado di imporre un trend prevalentemente zonale dall’Atlantico verso l’Europa centro orientale con prevalente direttrice nord occidentale.
Questo impianto circolatorio dovrebbe caratterizzare la prima decade del mese di gennaio ed essere confermati da indici AO e NAO prevalentemente positivi e da un PNA neutro a raffigurare la scarsa componente d’onda proveniente dal Pacifico nonché la progressiva migrazione del corpo più consistente della struttura del vortice verso il comparto atlantico e poi europeo.

A cavallo con la seconda decade del mese di gennaio si dovrebbe assistere a un calo del fronte polare nel comparto atlantico in direzione dell’Europa centrale.
In questo contesto è possibile che, grazie alla diminuzione dei geopotenziali anche verso le medie latitudini, si susseguano verso l’Europa centrale correnti temporaneamente più ondulate tendenti ad incrementare condizioni di variabilità (e a tratti di instabilità) a causa dell’afflusso più diretto di correnti polari o artiche.
In tale contesto si dovrebbe assistere ad un temporaneo calo degli indici AO e soprattutto NAO in quanto la traslazione delle masse artiche comporterà un disimpegno dell’area canadese e groenlandese rispetto le forti vorticità instauratesi nella prima decade.

E’ possibile infine che, nel corso della terza decade, vada nuovamente ad instaurarsi un pattern caratterizzato da una parziale ripresa delle velocità zonali.
L’Europa centro meridionale, stante questa situazione si troverebbe contesa tra la circolazione oceanica e possibili azioni più fredde provenienti dai quadranti nord orientali a causa di una parziale divergenza della corrente a getto in prossimità della penisola scandinava.

PROSPETTIVE

Alla luce delle condizioni sopra evidenziate, ci si potrebbe aspettare un mese di gennaio connotato dal transito di correnti tese prevalentemente occidentali o nordoccidentali dall’Atlantico in direzione del vecchio continente con soppressione della fase maggiormente ondulatoria presente negli ultimi giorni del vecchio anno.

Anche in questo caso si potranno comunque distinguere sommariamente tre fasi:
A) dopo una fase temporaneamente più fredda inquadrabile per fine 2019 a causa dell’afflusso di correnti balcaniche verso il Bacino centro orientale del Mediterraneo, si assisterà ad un netto aumento della pressione e dei geopotenziali verso l’Europa meridionale ove si instaureranno probabilmente nei primi 7/10 giorni del mese condizioni di tempo prevalentemente stabile (fig. 1 ), solo occasionalmente disturbato da rapidi passaggi nuvolosi sulle regioni alpine e marginalmente adriatiche.

In questo contesto ove la ventilazione sarà debole o solo temporaneamente moderata al nord Italia, le temperature saranno al di sopra delle medie del periodo e le precipitazioni occasionali e limitate ad alcune aree alpine e del nord Italia.

FIG. 1
B) Il calo di latitudini del flusso polare potrebbe influenzare maggiormente la nostra Penisola a cominciare dalle regioni settentrionali.
Dapprima queste infatti potrebbero risentire degli effetti di un calo delle temperature in quota e della pressione al suolo in grado di instaurare un tipo di tempo variabile ma anche temporaneamente instabile con precipitazioni sparse, nevose a quote medie e solo temporaneamente a bassa quota al nord. (fig. 2)
In seguito anche le altre regioni, specialmente quelle appenniniche e dei versanti adriatici potrebbero essere interessate da questi veloci passaggi perturbati.
In questo contesto la ventilazione potrebbe essere moderata ma con dei rinforzi anche considerevoli e il quadro termico portarsi su valori non lontani dalle medie del periodo.

FIG. 2
C) L’ultima fase che dovrebbe caratterizzare grossomodo la terza decade del mese potrebbe vedere una marginalizzazione delle correnti polari o artico marittime sostituite da westerliess più sostenute in atlantico che potrebbero lambire prevalentemente le regioni settentrionali della nostra Penisola alternando condizioni di variabilità a momenti di maggior stabilità mantenendo aperta la possibilità di una al più moderata incidenza delle correnti orientali, segnatamente sul bacino centro orientale del mediterraneo (fig. 3 )

FIG. 3

Outlook Dicembre 2019

PREMESSA

L’estate appena trascorsa ha visto l’affermazione di un pattern AO/NAO– dopo un lungo periodo di positività, che durava da circa 3 anni; questi due indici sono molto importanti per la definizione dei pattern dominanti nel nostro emisfero e nel comparto euro-atlantico. Questa configurazione ha certamente influito sulla tenuta dei ghiacci artici, che difatti hanno patito un forte deficit tra la fine dell’estate e la prima metà dell’autunno.

A causa del forte ammanco di ghiaccio nell’area polare, anche quest’anno il vortice polare troposferico (VPT) ha subito un grave ritardo nel proprio sviluppo; questo ritardo ha avuto inevitabili ripercussioni sullo sviluppo del vortice polare stratosferico che, a causa dei deboli flussi verticali di calore proveniente dal basso, è andato incontro ad un repentino quanto indisturbato raffreddamento.

Il VPS oggi si presenta più freddo e compatto della norma. Gli stessi nuclei di vorticità potenziali (EPV) appaiono molto coesi ed estesi in tutta la superficie del vortice a partire dai piani alti fino ai piani medi (da 1 a 50/70 hPa), mentre continuano ad essere più rarefatti ai limiti della tropopausa.

In troposfera il mese di Novembre ha presentato caratteristiche di particolare dinamicità nel comparto europeo; il mese è stato infatti caratterizzato da un’azione insistente da parte delle correnti nord-atlantiche e dalla presenza di un fronte polare piuttosto basso per il periodo, con le conseguenze che abbiamo sperimentato (e stiamo ahimé tuttora sperimentando).

ANALISI DELLE COMPONENTI TELECONNETTIVE

STRATOSFERA

Come anticipato in premessa il VPS appare più freddo e compatto rispetto alla media climatologica, ed alle alte e medie quote è contraddistinto da EPV molto coese ed estese. A breve subirà inoltre un intenso forcing dinamico a carico di una sola onda prevalente (Minor Warming, senza escludere l’eventualità di un Canadian Warming), che imporrà un’ulteriore contrazione della massa ed una rapida dislocazione sui meridiani euroasiatici, con il suo core centrato al di fuori del polo geografico.

Come conseguenza assisteremo ad una diminuzione delle velocità zonali sul polo e un consistente calo del North Annular Mode (NAM), dal momento che questo indice tiene in considerazione la proiezione ortogonale dell’Arctic Oscillation oltre alla profondità del VPS.

La compressione di massa esercitata su nuclei di vorticità così strutturati andrà a trasmettere moto zonale verso i piani isentropici più bassi, con probabili riflessi in troposfera a cavallo tra la fine del mese di novembre e l’inizio del mese di dicembre; in questa fase si dovrebbe assistere ad un rinforzo del VPT, in grado di imporre un reset alla circolazione che ha contraddistinto gran parte del mese di novembre.

Di difficile previsione il comportamento del VPS nella fase successiva, è ipotizzabile un proseguimento del disturbo in prevalenza a carico della prima onda, con un VPS che troverebbe equilibrio al di fuori del polo geografico. In questo caso potremmo assistere ad un indebolimento delle EPV a causa del minor contributo dovuto al raffreddamento radiativo, con cessazione del trasferimento di moto verso la troposfera, ma con un contestuale rinforzo delle velocità zonali alle quote più alte (1-5 hPa) qualora si configurasse un Canadian Warming.

Non possiamo del tutto escludere le due opzioni estreme, seppure al momento appaiano di difficile realizzazione. Le due opzioni vedrebbero in alternativa un riaccentramento del VPS sul polo geografico, con probabile superamento della soglia NAM ed Extreme Stratospheric Event (ESE) cold, oppure una attivazione della seconda onda con possibile Major Midwinter Warming (MMW) di tipo split ed ESE warm. Ribadiamo tuttavia che al momento queste due ipotesi hanno secondo noi una probabilità di realizzazione molto bassa, quantomeno nel mese di dicembre.

Aggiungiamo inoltre che la combinazione tra fase occidentale della QBO (seppure in inversione di segno a partire dalle quote più alte) e minimo solare non depongono a favore dell’insorgenza di riscaldamenti stratosferici maggiori durante la prossima stagione invernale.

TROPOSFERA

Gli impulsi in discesa dalla stratosfera porteranno alla formazione di un dipolo artico (AD) abbastanza marcato a partire da fine novembre. Con una tale disposizione è certamente più probabile assistere alla formazione di onde di Rossby sul settore Pacifico-Nord America rispetto al nostro comparto Atlantico-Europeo.

A differenza degli anni passati, sembra proseguire un trend di fondo poco incline alla positività del segno della NAO, anche se il tripolo nord-Atlantico, negativo nella prima meta dell’autunno, nelle ultime settimane risulta sicuramente meno chiaro ed impostato. Rimanendo in ambito SSTA, è sicuramente da tenere in considerazione il redivivo “warm blob” sul Nord Pacifico, visto in lieve spostamento verso est negli ultimi giorni. Nella visione d’insieme del Nord emisfero è quindi ancora presente il dipolo NAD (nord Pacifico/Atlantico), anche se sono evidenti alcune differenze che potrebbero influire sull’incidenza di questo dipolo proprio sul segnale NAO.

Rimaniamo su valori molto alti di IOD, anche se l’influenza di questo indice è più apprezzabile nel semestre caldo e meno in quello freddo, mentre è completamente abortito il tentativo di nascita della NINA con SOI in forte calo e SSTA in area ENSO che rimangono orientate verso le debole positività.

PROIEZIONE MESE DI DICEMBRE

Come riportato in premessa, il mese di dicembre dovrebbe risentire del trasferimento dei minimi di geopotenziale del VPT nel settore euro-asiatico (AD-) a causa del forcing imposto dalla compressione di massa del VPS. Questa fase di transizione e di “azzeramento” delle condizioni sinottiche dominanti fino ad oggi può essere collocata nella prima settimana/decade del mese di dicembre; il marcato calo della pressione in quota attiverà profonde ondulazioni nel getto polare, con probabili discese di aria fredda di origine artica verso l’Europa centrale.

Il target di queste incursioni fredde non è chiaramente definibile a priori, ma non possiamo ad oggi escludere un parziale interessamento della nostra penisola dal momento che il segno della NAO dovrebbe mantenersi attorno alla neutralità, impedendo una forte spinta verso est al getto in discesa sul continente. Riteniamo comunque che il progressivo incremento del gradiente orizzontale e il concomitante approfondimento del VPT tenderanno a marginalizzare gradualmente le irruzioni fredde, che non dovrebbero scendere oltre la Mitteleuropa.

Una modifica del pattern è attesa nella seconda decade del mese, con una redistribuzione dei minimi di geopotenziale sul comparto euro-atlantico; le vorticità appaiono minoritarie nel settore canadese. In questa fase la corrente a getto polare dovrebbe risultare più bassa e ondulata nel settore atlantico fino alle porte dell’Europa, con direttrice mediamente occidentale (o temporaneamente anche sud-occidentale) e quindi prevalentemente zonale; il getto sarà invece più teso invece sull’Europa settentrionale e nelle regioni subartiche euroasiatiche, a causa della permanenza in loco del nucleo principale del vortice polare. In questa fase il segno della NAO potrebbe portarsi temporaneamente su valori positivi.

L’ultima settimana del mese di dicembre dovrebbe infine vedere un progressivo e generale allentamento della tensione zonale nel comparto europeo, con la formazione di onde troposferiche di media ampiezza in grado di favorire un’alternanza tra masse d’aria mite da ovest e aria progressivamente più fredda, che potrebbero verso la fine del mese interagire tra loro.

PROSPETTIVE

Alla luce di quanto sopra esposto, ci potremmo aspettare tre differenti configurazioni sinottiche nel corso del mese, che tenderanno ora a prevalere, ora ad interagire tra loro.

Una prima fase è connotata dalla discesa di aria più fredda e secca di origine artica, che andando tuttavia ad interagire con l’aria umida preesistente potrebbe inizialmente portare a qualche precipitazione, seppure in maniera più isolata e meno continuativa rispetto a quanto avvenuto nel mese di novembre; il quadro termico non dovrebbe discostarsi eccessivamente dalle medie del periodo. Progressivamente assisteremo all’ingresso di aria più asciutta con una componente maggiormente settentrionale, che dovrebbe marginalizzare le precipitazioni sui versanti nord-alpini e adriatici centro-meridionali, permettendo un progressivo incremento dei valori barici al suolo soprattutto delle regioni settentrionali e tirreniche.

Figura 1 – Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste per la prima parte di dicembre (rielaborazione dal sito ESRL-NOAA)

La seconda fase dovrebbe invece essere caratterizzata dalla presenza di una corrente a getto che dalle medie latitudini dell’Atlantico potrebbe avvicinarsi al continente europeo, apportando condizioni di generale variabilità soprattutto al nord Italia in un contesto molto mite per il periodo. Ci saranno occasioni solo per brevi precipitazioni, in un contesto comunque di nuvolosità diffusa specie sulle regioni settentrionali, mentre il tempo sarà migliore sulle altre regioni; le temperature saranno ovunque al di sopra delle medie del periodo.

Figura 2 – Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste per la seconda parte di dicembre (rielaborazione dal sito ESRL-NOAA)

Nella terza ed ultima fase le correnti occidentali miti, in seno a maggiori ondulazioni della corrente a getto nel continente europeo tenderanno ad alternarsi con aria più fredda in grado di interagire con le prime, consentendo il ritorno a condizioni climatiche più in linea con il periodo. In questo contesto ci aspettiamo un tipo di tempo più favorevole a precipitazioni, soprattutto al nord e al centro ove il calo termico potrebbe consentire episodi nevosi anche a quote basse. Generalmente più mite e variabile al sud Italia.

Figura 3 – Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste per la parte finale di dicembre (rielaborazione dal sito ESRL-NOAA)

Verifica Outlook estate 2019

Previsione descrittiva:

Negli ultimi anni abbiamo verificato con buona costanza un sostanziale consolidamento del pattern in affermazione nel mese di Giugno . Pertanto, anche nella seconda parte dell’estate, ci aspettiamo una distribuzione delle anomalie di GPT sostanzialmente immutata. E’ verosimilmente attendibile una fisiologica espansione della fascia subtropicale verso nord con una sostanziale aumento di geo potenziali anche nelle zone che vedranno un Giugno più “instabile”. Ci aspettiamo che si possano altresì verificare delle saltuarie infiltrazioni di aria nord atlantica verso le latitudini più basse del Mediterraneo.

Dopo un mese di giugno caratterizzato da prevalenti scambi meridiani tra l’oceano Atlantico e l’Europa frutto degli esiti di forti anomalìe positive di geopotenziale in sede polare, una seppur debole ripresa del gradiente polare nei mesi di luglio e agosto non possiamo escludere possa concretizzarsi in pattern assimilabili a WR4 dove le fasce altopressorie a medio alte latitudini potrebbe esporre l’Europa meridionale ad infiltrazioni di correnti moderatamente instabili
Queste dinamiche potrebbero evolvere rapidamente in cut-off forieri, nelle zone d’interesse, di fasi marcatamente instabili.”
 
Previsione grafica (anomalie geopotenziali a 500 hPa):
 
 
Verifica descrittiva:

 

Estate connotata da una SNAO negativa, in netta controtendenza con le ultime 2 estati. In virtù di ciò la componente zonale è stata blanda, e rispetto alla previsione abbiamo avuto GPT maggiormente slanciati verso nord e meno adagiati verso E/NE. L’istmo caratterizzato da GPT più elevati della norma può essere localizzato sul Mediterraneo centrale. Non sono mancate le fasi instabili anche decise. Si conferma ancora una volta l’evidenza che il pattern che va a consolidarsi ad inizio estate viene difficilmente scalfito durante il resto della stagione, stante un getto scarsamente ingerente sul continente.
Per essere più precisi si può asserire che i mesi di Giugno ed Agosto sono stati connotati da un WR3, mentre il mese di Luglio ha avuto un pattern assimilabile più ad WR1 in virtù di una deciso “reversal pattern” in area PNA, in un contesto comunque decisamente improntato ad una decisa meridianizzazione delle dinamiche circolatorie.

Per quanto riguarda l’aspetto termico, si evidenzia che in un contesto di scarsa “dinamicità configurativa” l’immissione nel sistema di una notevole quantità di calore avvenuta durante l’avvezione calda di fine Giugno ha a suo modo condizionato l’andamento termico complessivo stagionale sull’Italia e, più in generale, su tutto il continente europeo.

 

Verifica grafica (anomalie geopotenziali a 500 hPa):
 
 

Riscaldamento dell'artico ed ipotesi di influenza sui pattern invernali

Nel percorso contrassegnato dal riscaldamento globale, si è andata progressivamente evidenziando una sproporzione nell'aumento delle temperature tra le varie fasce dell'emisfero nord.

L'incremento nelle regioni artiche e subartiche, in particolare nel trimestre invernale, sono state le più ragguardevoli.

Il motivo di ciò sta nel concorso di alcune componenti ovvero il maggiore calore latente e la percentuale più alta di umidità relativa durante la stagione autunnale con conseguente incremento della nuvolosità e delle precipitazioni nella fase di progressivo raffreddamento radiativo .

Tutto questo ha influito nel rallentare la perdita di calore verso lo spazio.

Confrontando infatti il trend è visibile il maggior incremento termico della fascia inclusa nella cd. “cella polare” (90-70N) rispetto le altre zone climatiche.

Negli ultimi 10 anni poi la sproporzione si è ulteriormente amplificata non solo nei valori di anomalìa delle temperature al suolo ma anche in quota comportando progressivamente una diminuzione dello “scalino” termico tra le Celle polari e di Ferrel.

Ci si potrebbe domandare se questa variazione in qualche modo possa influenzare anche la circolazione generale nel N.H. e in che modo.

La correlazione lineare tra zonal wind a 300 hpa che va ad individuare grossomodo il percorso del jet stream polare e l'Arctic Oscillation ha valori piuttosto significativi soprattutto nel comparto atlantico (salvo la Groenlandia terra montuosa ove la corrispondenza dei valori al suolo identificano la presenza costante o quasi di un'alta pressione termica) proprio tra i 60° ed i 70°N .

correlazione lineare corrente a getto polare e Arctic Oscillation

Se il rapporto tuttavia si fosse mantenuto tale nel tempo dovremmo assistere, in caso di AO + ad un grafico dei venti zonali più elevato rispetto la linea climatologica cosa che invece non è da ultimo dato di riscontrare come possiamo riscontrare nel grafico degli zonal winds in bassa stratosfera (150 hpa) influenzati dalle dinamiche troposferiche e appena al di sopra dell'altezza del percorso della corrente a getto .

Premetto che è assolutamente prematuro tentare di dimostrare ad oggi l'esistenza di un cambiamento nel comportamento della circolazione cercando di discernerne aspetti peculiari ed indipendenti dal normale regime di variabilità, tuttavia è abbastanza intuitivo ritenere che ad un ulteriore incremento delle temperature polari non possa che discendere, come diretta conseguenza, quella di un assottigliamento del gradiente termico e barico fra polo e medie latitudini.

Un percorso da parte delle westerlies, più frammentato ed ondulato ne potrebbe risultare l'immediato effetto.

Sono tutti aspetti che ormai da alcuni anni sono ricompresi in numerosi studi riguardanti il problema della cd. “amplificazione artica”.

Un ulteriore forte riscaldamento dovuto all'evento strong El Nino del 2015/2016, può senza dubbio aver avuto importanza nel tracciare le condizioni dell'inverno successivo e non si può ad oggi escludere che questo possa ancora, negli anni a venire, influenzare la circolazione atmosferica del nord emisfero.

Se infatti durante la fase attiva di El Nino vi è un incremento di gradiente a ragione del maggior riscaldamento delle fasce tropico-equatoriali, il successivo rilascio in atmosfera e trasporto verso latitudini più elevate può, al contrario, diminuirlo.

Come già visto le anomalìe termiche più di rilievo si registrano, nel trimestre invernale, nelle regioni artiche e subartiche e così anche nel campo del geopotenziale.

aumento gpt in sede polare

Infatti nella reanalisys delle anomalìe del geopotenziale (500 hpa) autunnali si può notare come l'incremento differenziale dell'altezza delle isoipse, nel periodo compreso dall' inizio del XXI secolo ad oggi, si concentri nelle regioni artiche e subartiche mentre le medie latitudini registrino valori anche inferiori rispetto la campionatura del ventennio 1979/1999 (fig. 8).

Difficile pensare anche che le maggiori condizioni di instabilità presenti sul polo non stiano influenzando lo sviluppo del vortice polare.

Tali anomalie vanno poi a concentrarsi nel successivo trimestre invernale all'interno del polo con particolare riguardo all'artico russo-siberiano, nella zona del Mar di Kara.

Ne può discendere anche un'ulteriore conseguenza la cui evidenza sta proprio nel diretto rapporto tra la forza del vortice polare e la corrente a getto polare la quale, come detto, scorre tra i 60 ed i 70°N e delimita la circolazione polare da quella delle medie latitudini.

Ebbene, guardando il grafico, si può notare come la stessa abbia registrato proprio nei mesi invernali (ovvero quelli nei quali essa raggiunge la massima tensione) il più evidente calo di velocità (fig. 10).

Se dovessimo poi considerare l'inverno appena trascorso, dovremmo prendere inevitabilmente in considerazione gli effetti del pregresso Nino strong senza tuttavia poterci spingere per ora a poter desumere, quale fatto appurato, il superamento di un nuovo “scalino climatico” da attribuire al GW.

Tuttavia se il trend dei venti zonali dovesse continuare la propria discesa nel corso dei prossimi anni occorrerebbe prendere in considerazione, come detto sopra, aspetti ulteriori rispetto ai cambiamenti ascrivibili al normale regime di variabilità in quanto la maggiore ondulazione delle westerlies (controbilanciato da minori scambi verticali in seno alle onde lunghe di Rossby), derivante da un minor tensione zonale, potrebbe condurre sempre più alla persistenza di pattern durevoli e ripetitivi ovvero ad una diminuzione complessiva del regime generale di variabilità.

Su quelle che ad oggi paiono solo ipotesi basate sugli elementi analizzati e suffragate solo da pochi dati significativamente univoci, occorrerà effettuare un attento monitoraggio negli anni a venire.

Ipotesi e previsioni di condizionamento troposferico in caso di superamento soglia NAM +1,5

Introduzione

Con questo studio si vogliono andare a ricercare i rapporti di causa-effetto associati ad un determinato evento, individuato da numerosi altri lavori elaborati da studiosi di calibro internazionale, cioè l’ipotetico condizionamento della troposfera da parte della stratosfera a seguito del superamento della soglia NAM di 1,5 a 10 hPa. Lo scopo finale è la differenziazione di questi eventi e la possibilità di prevederne i modi di realizzazione e le successive conseguenze troposferiche e stratosferiche. Nella ricerca dei dati è presa in considerazione la fase di attività del Vortice Polare Stratosferico (ottobre-aprile) con range temporale che va dal 1978 al 2012 e in caso di più superamenti nella stessa stagione si conterà solamente il primo evento.

 

Fase 1: individuare eventi di superamento soglia e relativo ipotetico condizionamento troposferico

Dei 34 anni analizzati sono ben 26 quelli in cui la soglia è stata superata almeno una volta

Anno       Data superamento
78/79     08/01/1979
79/80     14/01/1980
80/81     13/12/1980
81/82     16/03/1982
82/83     03/01/1983
83/84     06/01/1984
85/86     22/02/1986
87/88     15/01/1988
88/89     27/12/1988
89/90     24/12/1989
90/91     03/12/1990
92/93     13/01/1993
93/94     25/02/1994
94/95     13/12/1994
95/95     14/12/1995
96/97     01/02/1997
98/99     29/01/1999
99/00     30/12/1999
03/04     14/03/2004
04/05     14/12/2004
06/07     30/11/2006
07/08     31/12/2007
08/09     30/12/2008
09/10     06/01/2010
10/11     21/01/2011
11/12     22/11/2011

Una prima considerazione che sicuramente emerge è la facilità e la costanza di realizzazione di questo fenomeno nel corso degli anni, solamente in 8 stagioni su 34 non si è verificato.

Individuati gli anni da analizzare proseguiamo nel ricercare un metodo numerico, che vada al di là della semplice osservazione di grafici, per verificare se la troposfera ha risentito del processo stratosferico. Andiamo quindi a prendere le velocità zonali in medio-alta stratosfera (10 hPa), le stesse in bassa stratosfera (150 hPa) e l’indice AO che viene misurato al livello del suolo, riportando di questi 3 parametri la media dei 30 giorni successivi al giorno di superamento della soglia e per le velocità zonali, tra parentesi, la media 78/16 del periodo:

 Anno        U10                U150                      AO
78/79    36,53(34)        12,37(13,5)            -2,019
79/80    47,72(28)        11,69(13)               -2,344
80/81    57,31(39)        18,09(14,5)            -0,052
81/82    10,08(6)          13,83(10,5)             0,724
82/83    47,70(34)        19,75(13,5)             1,112
83/84    53,41(34)        17,31(14)                0,531
85/86    20,72(17)        15,08(12)                0,553
87/88    53,38(28)        12,51(13)               -0,276
88/89    62,89(38)        22,69(14)                2,719
89/90    48,86(38)        17,27(14)                1,101
90/91    42,62(37)        19,32(14,5)             1,204
92/93    47,09(28)        21,52(13)                2,290
93/94    28,25(17)        17,34(11,5)             1,155
94/95    46,55(39)        17,31(14,5)             0,390
95/96    46,59(39)        13,68(14,5)           -2,037
96/97    49,34(24)        18,84(12)                1,915
98/99    29,66(26)        14,16(12)                0,269
99/00    52,60(38)        18,14(13,5)             1,039
03/04    24,41(6)          10,98(11)              -0,099
04/05    48,58(39)        20,06(14,5)             2,299
06/07    40,79(37)        16,14(14,5)             2,063
07/08    42,07(37)        16,16(13,5)             0,679
08/09    40,42(37)        14,33(13,5)             0,740
09/10    18,31(34)         7,68(13,5)            -2,089
10/11    41,61(27)       15,78(12,5)              0,801
11/12    43,73(36)       18,60(14)                 2,101

Si nota come a fronte di velocità zonali a 10 hPa oltre la media del periodo in tutti gli anni (a parte l’estremo 09/10), quelle a quote più basse siano soggette a variazioni maggiori rispetto alla norma. Per ovviare, quindi, alla necessità di descrivere numericamente il grado di condizionamento (c) possiamo operare una semplice somma che abbia come addendi la differenza tra valore assoluto e media di velocità zonali a 150 hPa e il valore dell’Artic Oscillation:

c=ΔU150+AO

 Anno          c
78/79      -3,149
79/80      -3,654
80/81      3,538
81/82      4,054
82/83      7,362
83/84      3,841
85/86      3,633
87/88      -0,766
88/89      11,409
89/90      4,371
90/91      6,024
92/93      10,81
93/94      6,995
94/95      3,200
95/96      -2,857
96/97      8,755
98/99      2,429
99/00      5,679
03/04      -0,119
04/05      7,859
06/07      3,703
07/08      3,339
08/09      1,570
09/10      -7,909
10/11      4,081
11/12      6,701

 

 Con una semplice operazione aritmetica possiamo verificare efficacemente quanto la troposfera è influenzata dalle vicende stratosferiche in questione, più il valore della tabella in alto è elevato più è incidente il condizionamento, viceversa più il valore è negativo più il disaccoppiamento tropo-strato è forte. I valori positivi spaziano tra gli 11,409 dell’88/89 e l’1,570 del 08/09, evidenziando quindi vari gradi di influenza mentre i valori negativi sono solamente 6 (dal -0,119 del 03/04 al -7,909 del 09/10). Palese quindi l’elevata probabilità di coupling tra i 2 livelli atmosferici di seguito ad un superamento della soglia a fronte di una certa rarità del fenomeno contrario.

 

Fase 2: verificare il differente comportamento della troposfera nei casi di c>0 e c<0

Applicata la formula per dare valenza numerica oggettiva a processi che analizzati graficamente avrebbero potuto cadere nella soggettività, andiamo ad analizzare il secondo punto, il comportamento della troposfera in entrambi i casi in oggetto e più nello specifico dell’indice AO, partendo da 10 giorni prima del superamento della soglia fino a 50 giorni dopo esso. 

Esplicative e chiarissime le differenze negli effetti troposferici delle due situazioni opposte di c (positica e negativa). Nel primo caso abbiamo un’Artic Oscillation neutra nei giorni precedenti al superamento della soglia con rapido incremento a seguito di esso, tendenziale calo verso valori nuovamente neutri dopo il quarantesimo giorno, il che coinciderebbe con i precedenti studi che individuano in un periodo medio di 45-60 giorni il condizionamento troposferico a seguito di NAM>1,5; il secondo grafico mostra un indice AO ben negativo per tutto il periodo analizzato con tendenza alla neutralità verso il cinquantesimo giorno.
Per evidenziare le differenti modalità di reazione della troposfera nelle varie fasi di attività del Vortice Polare Stratosferico, dividiamo i dati in 3 periodi temporali: il primo in cui il VPS è in fase di sviluppo, il secondo dove abbiamo un VPS alla massima intensità ed infine il terzo in cui il VPS è in fase calante.

Vediamo tre differenti comportamenti dell’indice troposferico, i valori più alti li troviamo nel primo caso con valori in aumento già nei giorni precedenti al giorno 0, uniti però ad una breve fase neutra a metà del periodo di condizionamento, nel secondo caso abbiamo valori decisamente più stabili anche nei giorni antecedenti con modesto calo solo tra trentacinquesimo e quarantacinquesimo giorno, infine abbiamo il caso numero 3 che mostra un leggero lag nella trasmissione delle anomalie dalla stratosfera alla troposfera e una durata minore del condizionamento che porta a valori di AO negativi alla fine del periodo in analisi.

Fase 3: possibilità di prevedere in anticipo i casi di c<0

Analizzati i comportamenti dello strato di atmosfera a noi più prossimo proseguiamo con la ricerca di una causa scatenante che differenzia i casi di c>0 da quelli <0. Appurato che la stragrande maggioranza di eventi ricade nel primo caso, vanno analizzate le motivazioni che portano saltuariamente a differenti conseguenze partendo da uno stesso punto (NAM>1,5). Studiando uno ad uno gli indici teleconnettivi (ciclici, atmosferici, oceanici, solari, ecc.) non emerge nessuna connessione capace di portare ad una conclusione plausibile che potrebbe condurre ad una previsione di un caso rispetto all’altro, il che farebbe pensare a fattori di variabilità interna ed intrinseca al sistema e quindi impossibile da prevedere. L’unico fattore saliente è che dei 3 esempi con superamento soglia avvenuto successivamente ad un riscaldamento stratosferico di tipo major (87/88 – 98/99 – 03/04), 2 di questi hanno avuto c<0 e uno c=2,429, valore tra i più bassi di quelli positivi, il che potrebbe far intuire che una sorta di imprinting venga dato ad inizio stagione  con annate più incini a situazioni di turbolenza atmosferica che poi sfocia nel disaccoppiamento tropo-strato. Andando ad analizzare più nel dettaglio, emergono configurazioni nette e contrapposte nei periodi che anticipano stagioni con condizionamento rispetto a stagioni con decoupling. Nelle figure sotto, che mostrano le anomalie gpt a 30 hPa, possiamo vedere rispettivamente i mesi di novembre che anticipano stagioni con c>5, 0

Evidenti le differenze, nelle prime due immagini abbiamo anomalie negative ai poli e positive tra i 2 tropici (con particolare riferimento per la prima), sintomo di una B&D Circulation debole mentre le anomalie sono praticamente opposte nell’ultima immagine, quella che mostra gli anni in cui il condizionamento troposferico non è avvenuto, in cui la BDC risulta decisamente più intensa.

Fase 4: individuare possibili conseguenze comuni in casi di c<0

Veniamo al punto finale di questo studio, la ricerca di possibili conseguenze prevedibili a seguito di un disaccoppiamento post superamento soglia NAM. Ovviamente, data l’elevata cadenza e quindi le più disparate conseguenze, non è possibile effettuare lo stesso lavoro per i casi opposti. Da un’attenta analisi delle anomalie sulla colonna atmosferica, si nota che il periodo di decoupling in 5 casi su 6 è sfociato in un T-S-T event con innesco proprio dai disturbi troposferici dovuti al disaccoppiamento.

Conclusioni

Siamo riusciti, in questo lavoro, a descrivere numericamente il grado di condizionamento della troposfera a seguito di un superamento della soglia critica NAM di 1,5. Successivamente abbiamo mostrato graficamente il comportamento dell’AO in caso di decoupling e di coupling nei vari periodi stagionali ma i punti cruciali erano sicuramente gli ultimi 2 e cioè la possibilità di prevedere un evento di decoupling e conoscere in anteprima le conseguenze di questo evento raro. Ribadiamo le incertezze di questo studio che arrivano innanzitutto da una campionatura scarna per gli esempi più rilevanti e cioè quelli con c<0 e di conseguenza da possibili errori che potranno emergere solo nel corso dei prossimi anni. Un altro elemento di incertezza è la scarsa valenza statistica teleconnettiva del periodo che stiamo vivendo, abbiamo sotto gli occhi ogni anno ultimamente le difficoltà predittive derivanti da indici o da particolari pattern inevitabilmente mutati con il profondo cambiamento in atto (riscaldamento globale, maggior vapore acqueo in atmosfera, scioglimento dei ghiacci artici, ecc.). Tenendo ben presenti questi limiti credo che questa ricerca andrà comunque verificata e migliorata nei prossimi anni, con la speranza e non l’arroganza di poter comprendere maggiormente alcuni movimenti ancora parzialmente incompresi.

Outlook Inverno 2016-17. Aggiornamento

A) TROPOSFERA
Siamo ormai alla conclusione della debole fase de La Nina west based che ha contribuito (unitamente a Wqbo) a mantenere generalmente basso il livello di convezione tropico-equatoriale influendo in modo contenuto sulla limitata trasmissione dinamica delle onde di Rossby sviluppate dall'Oceano Pacifico, ove fino in sede subpolare hanno insistito anomalìe positive di geopotenziale (Figura 1). 

Figura 1. Anomalia GPT a 500 hPa nel settore aleutinico / stretto di Bering nella prima parte della stagione.

La situazione di blocco alle correnti occidentali che si reitera a ridosso del vecchio continente ormai dalla fine della passata stagione estiva, riceve un importante contributo da una gelida circolazione di aria artico continentale che si è insediata dalla fine dello scorso autunno nelle pianure siberiane e che ha esteso la propria influenza verso la Russia occidentale e buona parte dell'Europa centro-orientale.
La modifica di questa circolazione sarà legata al mutamento degli assetti della circolazione tropico-equatoriale che, a partire dal mese di febbraio, non dovrebbe venir ulteriormente condizionata dal fattore Enso il quale, come dicevamo, sta rapidamente rientrando verso una fase di neutralità con progressiva estensione delle anomalie oceaniche positive che gradualmente si stanno estendendo verso il meridiano centrale del Pacifico (Figura 2) rendendo possibile,compatibilmente ad una decisa riattivazione dei flussi verticali di calore (vedi anche STRATOSFERA), una progressione della Madden Julian Oscillation verso fasi maggiormente propizie ad una modifica generale degli assetti circolatori (Figura 3).

Figura 2. Anomalie delle temperature globali della superficie degli oceani.

Figura 3. Progressione verso est delle SSTA+.

B) STRATOSFERA
Dopo una fase che ad oggi ha contraddistinto un vortice polare stratosferico strong con alternate fasi di risonanza nell'attività d'onda anche in troposfera ove tuttavia non si sono palesate le condizioni caratteristiche di condizionamento stratosferico, siamo agli albori di un deciso Sudden Stratospheric Warming che si tradurrà in un progressivo aumento di geopotenziali a carico della wave 1 e in un conseguente marcato disturbo all'attività del vps (Figura 4).

Figura 4. La decisa spinta della wave 1 sul vortice polare stratosferico che si abbassa in ovest Europa.

La dinamica appare particolarmente efficace in quanto la cresta della wave 1 comporterà un rapido decadimento delle velocità zonali in alta stratosfera ed una progressiva diminuzione delle stesse anche in media stratosfera.
Su tali fattori esplica un ruolo fondamentale l'avanzamento della stagione e quindi il maggior irraggiamento solare in concorso con una forte concentrazione di molecole di Ozono tra i 40 ed i 50 hpa anomalmente presenti nonostante la fase occidentale della Quasi Biennial Oscillation .
Tale anomalìa è verosimilmente da far risalire al blocco evolutivo della stessa Qbo causato dal pregresso Nino strong che ha mantenuto bloccata dal basso una fase orientale nel periodo estivo/autunnale fino ai 40 hpa favorevole quindi al trasporto dell'Ozono in sede stratosferico polare.

PROSPETTIVE FINO ALLA CONCLUSIONE DELL'INVERNO 2016/2017

Su tali basi, tenuto conto di questa prima fase contraddistinta da una forte compressione della massa del vps a causa del SSW sulla wave 1 e stante la caratteristica recessiva benché non assente della seconda cresta d'onda (wave 2), è lecito aspettarsi una decisa risonanza in troposfera di tale dinamica con traslazione della massa del vortice polare in direzione del continente euroasiatico.

Questo movimento traslativo dovrebbe portare un abbassamento del fronte polare in Atlantico attivando una circolazione a prevalente componente occidentale dai meridiani centrali dell'atlantico fino all'artico euroasiatico ponendo quindi fine, entro il termine della settimana in corso, al blocco Europeo che ha consentito il mantenimento di correnti orientali retrogressive fino all'Europa centrale (Figura 5).

Figura 5. Smantellamento del blocco stagionale su Europa ma contestualmente suo conseguente spostamento ad est.


Tuttavia, i tentativi da parte della corrente a getto polare di forzare il blocco ad est costituito da aria molto fredda pellicolare preesistente, dovrebbero riuscire con notevole sforzo verso fine mese portando verso il Mediterraneo aria progressivamente più umida a stemperare l'aria fredda preesistente e ancora in parte intrappolata nei bassistrati delle pianure del nord.
In questa fase di transizione e quindi fino almeno a fine mese di gennaio ma con possibile sconfinamento temporale alla prima decade del mese di febbraio, non si può escludere, dato l'abbassamento del fronte polare, che il transito di qualche sistema di matrice atlantica possa ad andare ad influenzare parte della ns. penisola (specie nord e forse marginalmente centro Italia) mentre la restante parte del territorio dovrebbe usufruire di un generale contesto mediamente più mite e stabile.
Questo tipo di circolazione nel comparto euratlantico (NAO oscillante su valori leggermente positivi) dovrebbe evolvere modificandosi nel prosieguo del mese di febbraio grazie ad una decisa evoluzione dell'attività convettiva tropico-equatoriale in grado di riattivare una risposta dinamica ove si dovrebbe registrare un calo delle velocità zonali su tutta la colonna fino in troposfera.
Un'eventuale insorgenza di un riscaldamento maggiore di tipo split (ipotesi da contemplare oggi a nostro avviso nella percentuale del 25/30%) porterebbe progressivamente alla propagazione di un disturbo con maggiore evidenza e persistenza. Tuttavia anche la semplice diminuzione delle velocità zonali dovrebbe tradursi in una negativizzazione dell'indice AO/NAO in grado di modificare gli assetti circolatori anche in Atlantico e nel continente Europeo, contestualmente alla permanenza di un indice EA (East Atlantic pattern) moderatamente negativo.
Si prospetta, come scenario evolutivo quindi nel corso del mese di febbraio, una fase progressivamente più umida interessare l'Europa meridionale e il Mediterraneo e grazie alla quale potrebbe aversi un parziale recupero del deficit pluvio-nivometrico che ha contraddistinto buona parte dell'inverno delle regioni settentrionali e tirreniche.
Con queste prospettive le temperature complessivamente dovrebbero, in una prima prossima fase, aumentare assestandosi su valori non lontani dalle medie del periodo o leggermente superiori ad esso per poi attestarsi su valori anche leggermente inferiori nella seconda parte del mese stesso.

Perché possiamo essere di fronte alla prolungata fase di gelo invernale

Un nuovo impulso artico marittimo coinvolgerà nelle prossime 48-72 ore il Mediterraneo che segue a stretto giro quello di fine anno. La maggiore elevazione dell’onda atlantica e il convogliamento di maggiore gelo siberiano porterà l’affondo ad avere una direttrice più occidentale che coinvolgerà tutta la penisola ma in termini precipitativi (generalmente nevosi) solo le adriatiche ed il sud Italia. In particolare il basso adriatico sarà colpito da intense nevicate che imbiancheranno indifferentemente l’entroterra e le coste. Di questo evento si interessa in modo completo e capillare l’articolo di Luca Angelini.

A livello configurativo generale, questo inverno si presenta con una situazione invertita sullo scacchiere europeo. L’area atlantica vicina all’Europa ha subito una forte attività di blocco al flusso perturbato che non ha consentito ai fronti atlantici di raggiungere l’Europa occidentale, mentre la parte orientale e continentale ha subito ripetuti affondi da nord ovest. Adesso la maggiore elevazione del blocco ad ovest ha portato questa azione più orientata in senso meridiano. Di seguito è mostrata l’attività d’onda attuale (rosso) che è comparabile con quella di metà novembre (nero) mentre a destra ecco che compare nell’immediato forecast (arancio) un’altra pulsazione che esce nuovamente dalla deviazione standard.

 

Sarà quest’ultima da seguire per vedere se siamo di fronte ad una prolungata fase invernale che possa coinvolgere a varie riprese un po’ tutta l’Italia. La situazione che si troverà di fronte è la seguente: 1) goccia gelida in fase di termicizzazione sulla Penisola Balcanica, dopo esser transitata tra sud Italia e Grecia; 2) ponte di alte pressioni tra Oceano Atlantico e ovest Siberia; 3) profilo del vortice polare con ondulazioni ben formate sul nostro settore.

I modelli deterministico-matematici sono concordi con l’ultima immagine mostrata di ECMWF per il 9 gennaio, con la differenza che il modello americano (GFS) non osserva il punto 1), la termicizzazione della goccia, perché punta allo sviluppo di forti vorticità nei pressi della Turchia che andrebbero a consumare il serbatoio freddo in quota. La conseguenza è che l’ondulazione in ingresso, contrassegnata in figura come Rossby, dopo essersi aperta il varco nell’esile ponte russo-atlantico potrebbe usufruire o meno del suddetto serbatoio. Nel primo caso avremo una prolungata fase gelida sul Mediterraneo, mentre nel secondo caso ritorniamo indietro al percorso da nord ovest degli afflussi artico marittimi con target Grecia-Egeo-Turchia.

L'alternativa qui prospettata poggia le proprie base sulla diversa situazione evolutiva delle velocità zonali in sede polare le quali, se come osservato in figura, dovessero diminuire di intensità data la prevista intensificazione dei flussi di calore, andrebbero ad accentuare le ondulazioni del getto rendendo quindi probabile una modifica dell'attuale target balcanico. In questa ipotesi si farebbero assai concrete le prospettive di un diretto coinvolgimento dell'Europa centrale e di tutto il bacino del Mediterraneo in una fase perturbata di stampo invernale vista l'interazione di masse umide di matrice oceanica con un'estesa stratificazione di aria gelida presente al suolo in aree ad est limitrofe alla nostra penisola.

 

Outlook Inverno 2016/17

INTRODUZIONE
La stagione invernale 2016/17 è accompagnata da parecchie peculiarità a livello teleconnettivo, e questo ha reso particolarmente complesso il lavoro che ci accingiamo ad illustrare.
L'intenso episodio di El Niño verificatosi lo scorso inverno fa ancora sentire i suoi effetti, con un'atmosfera ancora impostata in “modalità Niño-like” (PNA, GLAAM e assetto PDO/NPGO ancora tipici da evento ENSO positivo) a fronte di anomalie oceaniche che mostrano l'oramai conclamata insorgenza di un episodio di Niña (episodio previsto comunque di debole magnitudo). Uno degli effetti residui del Niño è l'elevata mole di calore latente accumulato in atmosfera che, venuto meno il gradiente orizzontale che ha caratterizzato lo scorso inverno, ha potuto propagarsi a più elevate latitudini.
Questo eccesso di calore, abbinato ad una disposizione delle onde tale da favorire una buona attività dei flussi verticali di calore (vedi Figura 1), ha sancito un importante punto di rottura rispetto alle ultime stagioni autunnali, che ci avevano abituato ad un accoppiamento VPS-VPT in netto ritardo, flussi di calore praticamente azzerati o in forte ritardo rispetto alla maturazione avanzata del vortice stratosferico, e di conseguenza vortice polare libero di raffreddarsi ed approfondirsi fino allo stratcooling, sfociato sovente in ESE di tipo cold con superamento della soglia di precondizionamento del NAM.

Figura 1 – Forti flussi di calore in bassa stratosfera (150 hPa) a carico delle onde troposferiche (da http://acd-ext.gsfc.nasa.gov/Data_services/met/ann_data.html)

Le ampie onde troposferiche, specialmente quelle inizialmente determinate da un profondo vortice semipermanente delle Aleutine e di conseguenza da una prolungata fase con PNA positivo, hanno determinato un netto dislocamento del VPT sul continente Euroasiatico, causando un elevatissimo snowcover autunnale, un'anomalia negativa del ghiaccio artico senza precedenti, contestualmente all'attivazione di potenti flussi di calore che, propagatisi in stratosfera a carico di una sola onda di Rossby, stanno sfociando in un evento classificabile come Canadian Warming. In questo contesto si sono registrate in stratosfera velocità zonali molto basse.
Un'anomalia rilevante da evidenziare rispetto ad un indice periodico caratterizzato da un'elevata precidibilità è sicuramente quello a carico della QBO, che dopo una breve e molto precoce fase orientale alle medie quote di riferimento è tornata ampiamente occidentale sia a 30 che a 50 hPa, impedendo quindi ai venti stratosferici equatoriali che la connotano di invertire la loro direzione di moto da occidentali ad orientali. Pertanto, la QBO occidentale ci accompagnerà per tutta la stagione invernale.
Il ciclo solare prosegue la sua fase calante, che ci porterà verso un nuovo minimo nei prossimi anni. L'attività solare è rimasta molto bassa nelle ultime settimane, mentre l'indice geomagnetico ha fatto registrare picchi da nuovo massimo nei mesi di settembre ed ottobre; la correlazione media tra Ap index e solar flux con lag di 18/24 mesi porta ad ipotizzare un lieve calo di tale indice durante la stagione invernale. Inoltre, l'elevata correlazione diretta di tale indice con la NAO farebbe propendere per una North Atlantic Oscillation debolmente positiva come media invernale.
Detto della probabile Nina CP e del pattern NPGO nel Nord Pacifico, per quanto riguarda le SSTA è sicuramente da segnalare il rapido riassorbimento e graduale spostamento verso est del blob freddo atlantico, con zona RM che attualmente vede anomalie ampiamente positive, situazione che generalmente precede stagioni con NAO media positiva.

EVOLUZIONE PREVISTA

Figura 2 – Anomalie di altezza del geopotenziale previste a 500 hPa per la stagione invernale

Il mese di dicembre partirà con un tentativo di riaccorpamento del Vortice Polare in seguito al termine degli effetti prodotti in troposfera dal CW a causa della temporanea diminuzione dei flussi di calore. Si prevede quindi una partenza della stagione invernale sotto condizioni di AO e NAO non lontani dalla neutralità ( o leggermente positivi) con pattern EA/WR+. Si ritiene comunque che questo riaccorpamento del Vortice Polare avrà un carattere temporaneo, in quanto si prevede una riattivazione dei flussi di calore ad opera delle due onde principali stratosferiche in grado di contrastare un eccessivo raffreddamento del Vortice Polare e l'insorgenza di un E-S-E di tipo cold. Infatti in questa fase, caratterizzata dalla rotazione dell'asse del vortice stratosferico verso il continente euroasiatico, verrà verosimilmente richiamata in troposfera una forte onda dinamica pacifica che potrebbe sfociare in un blocco alla circolazione zonale con successivo riflesso nel comparto Atlantico.
Tali disturbi incentivati dalle onde troposferiche potrebbero essere in grado di produrre un nuovo riscaldamento stratosferico, questa volta a carico di entrambe le onde planetarie.

Sul nostro comparto ci attendiamo una prima parte del mese di dicembre caratterizzata da un tipo di tempo piuttosto stabile ma che, a causa di possibili afflussi di aria più fredda di estrazione continentale in seno ad una debole circolazione secondaria da E/NE, potrebbe risultare termicamente inferiore alle medie del periodo a causa di temporanee avvezioni che, data la direzione delle correnti, dovrebbero interessare maggiormente le aree orientali del paese.
Durante la seconda parte del mese è ipotizzabile l'affermazione di un'ondulazione del getto più marcata nel comparto atlantico, con riflessi per la nostra penisola riconducibili ad una fase più perturbata capace di portare nevicate anche a quote basse o di pianura nelle zone investite da tale discesa fredda.

Il mese di gennaio nella sua prima parte manifesterà una vivace attività d'onda planetaria. Stante i pregressi indici EA/WR e NAO dicembrini tendenzialmente positivi, essa si focalizzerà probabilmente con un blocking barico tra est Atlantico ed ovest Europa, a cui dovrebbe seguire un'irruzione artica sulla Russia e in parte in est Europa che, nella sua evoluzione, potrebbe interessare in modo indiretto la nostra penisola. In ovest Europa il tempo si dovrebbe mantenere più freddo e stabile rispetto alle medie fino a metà mese per correnti mediamente orientate dai quadranti settentrionali in quota.
Per la seconda metà dell'inverno l'ampiezza d'onda troposferica dovrebbe mantenersi sufficientemente forte da sostenere una discreta dinamicità tra fasi stabili e fasi instabili. Il probabile mutamento di alcune condizioni iniziali (ad esempio il graduale spostamento verso EP della Nina) ci fa propendere per una seconda parte con indici leggermente diversi in area europea; nel dettaglio ci aspettiamo un lieve calo della NAO ed uno SCAND che potrebbe tendere alla neutralità/debole positività.

La difficoltà nell'inquadrare tali mutamenti ci impone una certa prudenza; quindi, come di norma per i nostri outlook, ci riserviamo una migliore accuratezza previsionale in seguito.

Verifica Outlook Estate 2016

La prima parte dell’estate 2016 conferma la presenza tutti e 4 i centri d’azione previsti, 3 positivi e uno negativo: HP azzorriana, africana e groenlandese, LP sulle Isole Britanniche. La posizione del tripolo azzorriana+/ britannica-/ africana+ è stata prevista più a sud di quanto è avvenuto, incidendo su una minore intensità della SNAO negativa (Summer NAO) e cioè su un flusso atlantico più alto di quanto previsto.

La seconda parte dell’estate conferma il dipolo in basso a sinistra, su ovest Europa, mentre in alto a destra, in posizione meno centrata per l’Italia, è stato decisamente sovradimensionata l’anomalia negativa. Nella seconda parte dell’estate il centro motore azzorriano è salito di latitudine in direzione delle Isole Britanniche ma in modo minore di quanto da noi atteso. Di fatto non si è verificato in modo corposo lo scambio meridiano atteso tra l’area est atlantica e la parte continentale, tale da determinare le anomalie previste. Invece considerando la sola Italia, la performance è stata centrata.

In generale, come possiamo vedere confrontando la colonna sinistra con quella di destra, un pattern opposto in EA (Est Atlantico) tra la prima e la seconda parte dell’estate non c’è stato, ma invece c’è stato in modo netto poco più a nord, sulle Isole Britanniche. In conclusione, l’attesa salita di latitudine con associato rafforzamento dell’alta delle Azzorre si è verificata, tuttavia l'inclinazione è stata diversa da quanto previsto (sud ovest/nord est invece di sud est/nord ovest).

Per quanto riguarda l’Italia, la previsione complessiva è invece centrata sul lato occidentale e meridionale; limitatamente alla seconda parte, sul resto della penisola.

Outlook Estate 2016

Introduzione

Analisi primavera

La primavera appena trascorsa ha visto un'area di anomalia negativa di geopotenziali alla quota di 500hPa sull'Europa occidentale e fino a sfiorare il Nord-Ovest italiano, al contrario anomalie positive si sono avute nella parte est del continente e sul Nord Europa, con anomalie crescente salendo verso Nord. La stagione ha risentito degli effetti delle due principali forzanti che si sono avute negli ultimi mesi: il forte evento di El Niño con massimo avuto durante la stagione invernale e rapido declino proprio durante questo trimestre e il Major Warming in stratosfera avvenuto nel mese di marzo. Soprattutto a questo secondo possiamo imputare gli effetti sui 2 principali indici climatici in zona europea, AO e NAO sono risultate mediamente negative proprio nella seconda parte della stagione, quando gli effetti del riscaldamento si sono propagati in troposfera. Ancora sulla scia del Niño invece, il PNA è risultato mediamente positivo. Permane l'interminabile fase positiva dell'EA con qualche breve puntata su valori negativi nella seconda parte.
Le SSTA non hanno subito sostanziali modifiche rispetto al trimestre invernale, PDO positiva, mentre permane l'anomalia negativa centrata alle medie latitudini del Nord Atlantico.
Si scriveva del Major Warming che abbiano avuto nel primo mese primaverile, permangono alcune incertezze sul fatto che sia stato un Major Final Warming o semplicemente un Major Warming seguito da un Final Warming early. La dinamica rimane comunque inusuale, l'unico evento simile (split) nel mese di marzo degli ultimi 50 anni è del 1988 ed in entrambi i casi le conseguenze sul VP si sono protratte per tutto il restante trimestre.

Periodo recente (maggio)


L'ultimo mese è stato contraddistinto dall'anomalia positiva di geopotenziale sul Centro-Nord Europa con core centrato su Finlandia e penisola di Kara e collegata all'anomalia delle stesso segno posizionata sulle regioni polari. Di contro abbiamo avuto geopotenziali più bassi della media in area balcanica fino a coinvolgere l'Italia peninsulare. Le anomalie termiche e pluviometriche hanno seguito la stessa configurazione ovviamente, clima più fresco e piovoso a sud e più mite e secco della media nel centro-nord del Vecchio Continente.
In questa prima parte del periodo di analisi abbiamo avuto un ITCZsostanzialmente in media sia nella parte ovest che in quella est, coadiuvato da anomalie leggermente positive delle SSTA sia nel Golfo di Guinea sia nel Mar Arabico. Rimanendo in tema SSTArimangono positive in area atlantica l'AMO, il TNA e il TSA, seppur in calo, soprattutto a ridosso di tutta la costa africana; permane positivo da molto tempo anche il WHWP, mentre si nota un ulteriore approfondimento del pozzo freddo centro atlantico. Spostandoci nell'Oceano Indiano registriamo forti anomalie positive nelle SSTpraticamente su tutta la superficie con IOD che infatti viaggia su territori neutrali. Probabilmente tutte le acque superficiali delle zone tropicali, che risultano per interità superiori alla norma di riferimento, risentono ancora degli strascichi dell'intensa fase ENSO positiva avutasi in inverno.

Outlook stagionale #1: proiezione per il mese di giugno e prospettive per la prima parte del mese di luglio

Risultanze di natura statistica che presentano analogie con annate contraddistinte dai principali elementi considerati, ovvero rapido calo di El Niño ed effetti del Major Warming stratosferico nonché lo stato attuale e a medio termine prevedibile in seno alle anomalie superficiali oceaniche atlantiche, hanno indotto a ritenere prevalenti pattern scarsamente stabilizzanti dell'area mediterranea e in particolar modo del settore centro-occidentale con prevalenza di anomalìe negative di geopotenziale. Pattern maggiormente assimilabile a questa media configurativa è il blocco scandinavo/sull'Europa centro-settentrionale (WR4) dal momento che i maggiori centri di vorticità negativa dovrebbero rinvenirsi proprio a latitudini settentrionali ed oscillanti tra il nord Europa e le latitudini settentrionali del Nordatlantico (UK, Islanda e Groenlandia), con indici che potranno identificare una situazione di blocco nordatlantico e con tendenza quindi, rispetto al classico WR4, a traslazione dei centri motori a latitudini più elevate.

In questo contesto si può attribuire ad eventuali heat waves in direzione del Mediterraneo occidentale carattere transitorio e principalmente ascrivibili a fasi prefrontali le quali possono essere in parte enfatizzate dal regime dei venti stratosferici tropico-equatoriali previsti orientali alla quota di 50 hpa fino in bassa stratosfera. Ci teniamo anche a far notare, in questo senso, l'attuale comportamento piuttosto anomalo della QBO, segnatamente alla quota più importante per le dinamiche di circolazione extra-tropicale, pur avendo meno influenza in estate rispetto alla stagione invernale.
Il consolidamento del quadro teleconnettivo sopra descritto troverebbe attuazione con heat waves che interesserebbero dapprima il nord atlantico tropicale e l'est Europa per poi progredire verso le alte latitudini europee.
Ne conseguirebbe l'instaurarsi di una prevalenza di correnti da E-NE sull'Europa meridionale con il contestuale contenimento dell'alta pressione sub tropicale continentale a mezzo di un vivace jet stream sul nord Africa. Non si esclude che, segnatamente dal mese di luglio, l'est Europa possa divenire meta preferita di lunghe fasi stabili e calde.
In tali condizioni la meta preferita dei regimi altopressori è l'Europa settentrionale e la Scandinavia grazie ad apporti subtropicali attribuibili o a forcing oceanici (SCAND+) oppure ad una Cella di Hadley che potrebbe risultare sbilanciata verso nord attraverso l'Europa orientale.
A questo consolidamento dovrebbe contribuire l'intensificazione del monsone indiano dovuta agli effetti transitivi dello stato dell'ENSO e che potrebbe quindi sbilanciare maggiormente verso nord l'E-ITF.

Elemento di rottura importante rispetto la continuità del recente passato che sovente ha portato a pattern connotati da blocco groenlandese, bassa pressione sul nordovest europeo ed alta sull'Europa sudorientale (WR3), è l'instaurazione di sinottiche prevalentemente EA negative le quali potrebbero trovare la loro base di affermazione, oltre che in base agli elementi già citati, anche da un tendenziale contenimento delle SSTA+ nel Nordatlantico tropicale e di converso di anomalìe negative diffuse nel Nordatlantico ma non nell'area maggiormente deputata ad identificare il gradiente favorevole all'EA+ ovvero le SSTA- ad ovest rispetto al Regno Unito.
Questo elemento di rottura sembrerebbe essere rafforzato da una situazione primaverile dei ghiacci artici molto particolare: a fronte di uno stato generale piuttosto catastrofico, le uniche zone in condizioni meno peggiori e con un leggero surplus sono proprio quelle che dovrebbero avere la maggior influenza nel condizionare la termodinamica della libera troposfera, vale a dire quelle a latitudine più bassa, al di sotto del circolo polare artico: i mari di Labrador e la baia di Hudson (oltre al mare di Okhotsk, mentre molto deficitario appare quello di Barents). In condizioni di ghiaccio artico molto deficitario, la risposta termodinamica nella libera troposfera è in grado di shiftare più a sud il jetstream favorendo condizioni di SNAO- ed EA+ e facendo emergere con più frequenza il summenzionato WR3. Al contrario, in caso di situazione meno deficitaria, come sembrerebbe essere il caso quest'anno.
Tuttavia, riteniamo che questa probabile fase di EA- venga ben presto riassorbita e ci attendiamo una maggior distensione zonalenella seconda parte di giugno.

Viste le premesse nelle quali si fa riferimento alle prevalenti anomalie di geopotenziale per il periodo considerato, ne può discendere una situazione in media termica al nord (+/-0.5 sulla 1981-2010) con debole surplus pluviometrico e al sud un'anomalia termica sopra alla media (+0.5 / +1.5 sulla 1981-2010) e pluviometrica sotto alla media, ad eccezione di aree molto localizzate.

Un previsto rafforzamento del monsone dell'Africa occidentale con associato surplus di precipitazioni nella regione del Sahel (previsione non priva di incertezze, prima fra tutte lo stato delle SSTA degli oceani tropicali fra atlantico e indiano), unito ad un monsone indiano previsto più intenso della media man mano che decorre la stagione, lascerebbero intravvedere la possibilità di una più netta fase positivadell'indice EA nella seconda parte dell'estate. Se questo si dovesse tradurre in una ripresa della frequenza del WR3, il regime del tempo che più di ogni altro ha connotato gran parte delle estati europee dell'ultimo decennio, o meno, è al momento poco prevedibile e dipendente sostanzialmente dalla possibilità che la SNAO viri verso valori negativi oppure si mantenga su valori positivi. Sarebbe, in questo secondo caso, la rivincita dell'anticiclone delle Azzorre, dopo molto tempo di latitanza.
Ritorneremo sulla seconda parte della stagione con maggior chiarezza alla fine della prima decade di luglio con la seconda parte dell'outlook.

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