Montagne di schiuma sulle coste del Queensland

Come spiegato in un articolo di qualche giorno fa (Queensland devastato dalle piogge alluvionali), la tempesta tropicale Oswald ha lasciato dietro di sé una scia di devastazioni su buona parte del Queensland, lo stato situato a nord-est dell'Australia. A Brisbane, la capitale dello stato, sono a rischio circa 5.000 tra case e terreni. Il primo ministro australiano Julia Gillard, parlando da Gipsland – dove ha visitato le popolazioni afflitte dai recenti incendi – , ha detto che l'intero paese in questo momento “é messo alla prova dalla natura”. “Ma siamo una nazione forte ed intelligente e insieme ce la faremo”, ha aggiunto la premier. Oltre alle forti piogge e alle inondazioni, la tempesta tropicale, accompagnata da forti venti, ha permesso la formazione di un'enorme quantità di schiuma che si è riversata sulle spiagge di Mooloolaba (Sunshine Coast) e Burleigh Heads (Gold Coast). Questo fenomeno non del tutto usuale per la zona, ha permesso ha ragazzi e bambini di giocare con la schiuma presente. 

 

 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Pioggia congelantesi in Polonia: decine di migliaia senza corrente

Uno dei fenomeni meteorologici più pericolosi e potenzialmente distruttivi è quello della pioggia congelantesi al suolo ed è proprio questo che è accaduto in vaste zone della Polonia sud-orientale nella giornata di ieri. La pioggia caduta con temperature al suolo al di sotto dello zero ha colpito in modo particolare l'area della città di Cracovia dove lo spesso strato di ghiaccio non ha ricoperto solo strade e marciapiedi creando situazioni difficili e pericolose alla circolazione sia delle auto che dei pedoni, ma ha avvolto anche le linee elettriche e i rami degli alberi. L'energia elettrica nella zona è stata interrotta ad oltre 16.000 famiglie a causa sia del ghiaccio che ha spezzato i cavi sia degli alberi caduti lungo lungo le linee. Oltre all'area di Cracovia, dove sono stati segnalati anche diversi incidenti, anche altre aree del sud Paese hanno avuto gravi problemi sempre a causa della pioggia congelantesi che ha lasciato senza riscaldamento 25.000 famiglie, in un contesto atmosferico dominato da temperature che si mantengono ben al di sotto dello zero. Un fenomeno analogo anche se più grave si era verificato nelle medesime zone nel 2010, quando centinaia di famiglie rimasero senza energia elettrica per settimane. Di seguito alcune foto scattate nell'hinterland di Cracovia ieri.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Stagione invernale dinamica tra affondi atlantici ed incursioni gelide

Con le nevicate in corso al centro-nord, si conclude la seconda incursione gelida della stagione invernale, dopo la “crisi” nelle festività Natalizie.

Gli effetti  dello “splittamento” del Vortice Polare monitorato da alcune settimane dai maggiori centri previsionali, non ha “deluso” le aspettative, e le nevicate dei giorni scorsi fino a quote pianeggianti ne confermano tutto ciò.

Le correnti gelide dopo aver percorso buona parte del vecchio Continente, hanno raggiunto la nostra Penisola, con precipitazioni nevose abbondanti fino alle pianure, ed un calo termico ben corposo.

La prossima settimana avremo nuovamente condizioni perturbate su buona parte della Penisola: L'area depressionaria “stazionante” sulla noostra Penisola richiamerà aria fredda dal nord Atlantico, riportando la neve a quote nuovamente basse.

Verso la fine del mese alcuni  centri previsionali intravedono una nuovo affondo gelido verso la nostra Penisola.

Tuttavia rimangono ancora molte incertezze sull'evoluzione futura, poichè non tutti i centri previsionali “sposano” questa ipotesi.

Alcuni nel medio termine “propongono” una continuità atlantica con più piogge e meno neve a quote basse, altri più “inteferenze”da est e freddo accentuato.

Sarà nuovamente l'Alta pressione con i suoi “spostamenti” in alto Atlantico o in questa attuale, ad aver “in mano” le sorti invernali delle prossime settimane.

Fonti Immagine: http://www.meteonetwork.it/models/

Fabio Porro

Tanta neve in Francia: foto spettacolari di Parigi imbiancata

Stavolta è la Francia a far parlare di sé, dato che da più giorni continua a essere interessata da freddo intenso e nevicate copiose su molte località, tanto che anche anche Parigi ha visto la sua prima nevicata della stagione. Il contrasto tra l'aria fredda e le correnti più miti atlantiche ha permesso alla neve di scendere su gran parte della Francia centro-settentrionale. La neve, piuttosto abbondante, ha causato code sulle autostrade e ritardi per i treni. Ma è stata anche un’occasione imperdibile per molti fotografi di scattare fotografie di una delle città più spettacolari del mondo in uno scenario non frequente, da cartolina. 

 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Romania paralizzata da venti fortissimi e bufere di neve

Buona parte della Romania è stata interessata i giorni scorsi da venti forti e intense nevicate; non solo Romania ma anche la Moldavia (Stato confinante tra Romania e Ucraina) ha avuto a che fare con blizzard che hanno paralizzato il Paese. Strade bloccate e almeno un centinaio di persone bloccate in mezzo alla neve sugli autobus o sulle proprie auto, paralizzando intere cittadine. Su molte zone il manto nevoso supera il mezzo metro, come si evince dalla mappa che in seguito vi mostriamo, mentre le zone montuose superano addirittura il metro e mezzo. Le nevicate si sono verificate con temperature abbondantemente sotto lo zero e venti molto intensi che a tratti hanno toccato i 100 km/h. La località più fredda è stata Miercurea Ciuc situata a 662 mslm, dove la temperatura minima è scesa a -26.2°C. Qui di seguito vi mostriamo le mappe relative al manto nevoso attuale e alcuni scatti delle nevicate che hanno interessato buona parte del Paese. 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Caldo devastante in Australia: è record

Il 7 gennaio 2013 entrerà nella storia meteorologica dell'Australia. La temperatura media massima registrata in tutto il Paese ha raggiunto i 40.33°C, battendo il precedente record di 40.17 fissato il 21 dicembre 1971. Solamente tre volte nella storia meteorologica australiana si sono registrate temperature medie massime superiori ai 40°C. Hobart, in Tasmania ha anche registrato il giorno più caldo in 130 anni di registrazioni il 4 gennaio 2013, con la temperatura che ha raggiunto i 41,8 gradi Celsius.

 

Per la prima volta l'Australia ha sperimentato 5 giorni consecutivi con una temperatura media massima superiore ai 39°C. Il sito meteorologico nazionale, Bureau of Meteorology, ha avvertito che l'ondata di caldo, che ha già colpito diversi stati, continuerà senza sosta anche la prossima settimana. Qui di seguito sono mostrate alcune delle ondate di calore più intense nella storia meteorologica australiana.

 

L'estremo sud costiero del New South Wales ha visto un drastico calo delle temperature, dove a Merimbula, la temperatura è scesa dai 41.1 gradi Celsius ai 24.1 gradi Celsius. In questi giorni sono previsti locali interruzioni di corrente e le zone dove i black-out potrebbero verificarsi aumenteranno con l'aumentare della canicola.  Secondo Markus Donat, dal Centro di ricerca sui cambiamenti climatici presso l'Università del New South Wales, i periodi di alte temperature sono aumentati negli ultimi decenni. Egli sottolinea che, per la maggior parte delle regioni, tra cui l'Australia, le temperature estremamente elevate sono diventate più frequenti e più intense. Temperature estremamente basse si sono verificate meno frequentemente di quanto non fossero a metà del 20° secolo. Incendi estremamente pericolosi si continuano a verificare nel NSW, alimentati da temperature altissime e forti venti. Più di 100 incendi stanno bruciando tutto lo Stato. Situazione tutta da monitorare, continuate a seguire i nostri aggiornamenti. 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

L'Inverno si risveglia: imminente fase gelida e nevosa

La stagione invernale è da poco “entrata” nel  suo secondo mese di “attività”, ma dopo l'inizio “scoppiettante” ai primi di Dicembre, con freddo e neve anche a quote di pianura, si è “assopito verso le Festività Natalizie.

Il freddo giunto sulla nostra Penisola nei primi giorni di Dicembre, è “frutto” dello “splittamento” del Vortice Polare, a causa dell'elevazione dell'Alta pressione sub-tropicale verso l'alto Atlantico. Il grande gelo “contenuto” nel Vortice Polare viene così indotto a dislocarsi in latitudini, non “usuali”.

Dopo il “ricompattamento” del Vortice Polare avvanuto a ridosso alle feste Natalizie, sulla nostra Penisola si è instaurato un robusto campo anticiclonico, di matrice nord-africana, che oltre ad impedire il transito di fronti atlantici, ha attivato correnti più miti, con termiche primaverili.

Difatti i giorni scorsi, complice anche il favonio, in alcune località tra Piemonte e Lombardia, si sono registrate massime “over” 20°C.

Ma le “novità” invernali arrivano nuovamente dalla stratosfera, a causa del riscaldamento  (Major Stratwarming),  sempre causato dall'Alta pressione in “spinta” verso latitudini polari, che produce lo snaturamento anche a livello troposferico del Vortice Polare. Una parte di questi andrà verso il Canada, l'altra verso la regione baltica-russa.

Ad inizio settimana l'attenuazione dei venti settentrionali consentirà il “rientro” delle temperature a valori stagionali, e l'arrivo di correnti unmide da ovest sarà il “segnale” del cedimento della cupola anticiclonica.

Tra Mercoledì 9 e Venerdì 11 Gennaio ritroveremo nuvolosità e pioviggini tra Liguria ed alta Toscana, termiche in calo ovunque.

A partire da Sabato 12 Gennaio una depressione si formerà a ridosso della nostra Penisola, che a sua volta inizierà a “richiamare” aria fredda  di matrice artico-continentale dall'Europa Nord-Orientale.

E' lecito aspettarci un ritorno di condizioni invernali su buona parte della Penisola, più marcato secondo gli ultimi rum dei modelli previsionali, al centro-nord.

Una nuova e più  cuenta  “incursione” gelida potrebbe colpire nuovamente la nostra Penisola, attorno al 15-18 Gennaio. Aria gelida dalla Siberia  con moto retrogrado, correnti umide atlantiche potrebbero creare i presupposti per nevicate con accumuli precipitativi anche rilevanti.

Tutto dipenderà dall'effettiva “traiettoria” dell'aria gelida, delll'interazione atlantica e anche del posizionamento del “muro” anticiclonico tra Regno Unito e Penisola Iberica.

Se tutte le “pedine” si posizioneranno al loro “posto”, la stagione invernale avrà il suo “riscatto” che si merita!

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Porro Fabio

Riscaldamenti stratosferici: facciamo un po' di chiarezza

Vi sarete accorti, in questi giorni di fermento, che negli “ambienti” della  meteo se  ne stanno vedendo di tutti i colori: sfoghi da frustrazione collettiva, maledizioni contro gli stratwarming, gente che si accapiglia per stabilire la tipologia esatta del warming. In questo stato di confusione noi crediamo che si stia perdendo un poco il bandolo della matassa: per capire ed inquadrare meglio l’evoluzione futura è molto più importante comprendere le reali dinamiche  ed i fenomeni che sono alla base di un evento “straordinario” come un MMW.
Iniziamo con il chiarire che i riscaldamenti stratosferici, ed in generale movimenti che portano ad un deciso disturbo del Vortice Polare (VP), sono legati sempre ai fenomeni di propagazione dell’onda planetaria più importante, ovvero l’onda asiatico-pacifica (wave 1). Pertanto, per comprendere a priori le potenzialità di un inverno, basta ricercare le cause che potranno favorire una buona azione della wave 1. Tralasciando i fattori sempre presenti (come ad esempio la catena montuosa dell’Himalaya) i principali fattori variabili da anno in anno che sono maggiormente in grado di guidare l’azione dell’onda sono:
1)   estensione dello snow-cover in area asiatico-siberiana: è risaputo che una copertura nevosa molto estesa su questo settore favorisce la formazione di un forte e persistente anticiclone a carattere termico. La sua presenza costituisce un ulteriore e fondamentale elemento di disturbo nei confronti del getto polare che viene portato così ad oscillare. In particolari condizioni tale oscillazione può arrivare ad approfondirsi portando alla formazione di onde planetarie in grado di propagarsi in alta stratosfera. Se l’onda poi è sufficientemente lunga tale da essere stazionaria, essa tende a stazionare a lungo sul Pacifico, comportando il rafforzamento dell’anticiclone stratosferico delle aleutine (PNA +):

Tale circostanza spiega il perché della straordinaria validità del predictor di Cohen.
I fattori che più di tutti sono in grado di modulare il precoce innevamento in area siberiana sono il ciclo ENSO e l’attività solare (vedi predictor AO sviluppato da even nel 2007) . In particolare, come dimostreremo meglio in futuro, è proprio su questo elemento che si basa la forte interazione tra bassa attività solare e clima più rigido in Europa negli anni di prolungata bassa attività solare (vedi PEG).

2)   attività solare e QBO;  l’oscillazione dell’attività solare (raggi UV), intervenendo sul  processo di produzione dell’ozono stratosferico sulle regioni tropo-equatoriali,  è in grado di alterare il regolare processo della SAO (semi-annual-oscillation),andando a modulare  il regime dei venti zonali nell’alta stratosfera-mesosfera tropicale. In particolare negli anni di bassa attività solare si registra un indebolimento della SAO, apportando delle ripercussioni sull’intera colonna d’aria:  negli anni di QBO negativa l’anomalo indebolimento della SAO tende a rafforzare e a prolungare il regime esterly della QBO (QBO negativa). Tale circostanza aiuta ad avere un medio-basso VPS mediamente meno intenso soprattutto nella prima parte dell’inverno, quando il normale processo di raffreddamento radiativo tende ad approfondire maggiormente il vortice. Tutto ciò si traduce in una riduzione dello wavenumber e dunque  in una maggiore possibilità di un approfondimento della wave 1, anche nelle primissime fasi della stagione;

All’inizio di ogni stagione invernale, contemporaneamente all’approfondimento  delle velocità zonali stratosferiche,  si sviluppano, proprio in territorio asiatico, le prime onde in grado di apportare i primi disturbi ai danni del VP. Tale circostanza, che impedisce al VP stesso di raggiungere eccessiva intensità, è strettamente correlata alla peculiare conformazione dell’emisfero boreale. In questa fase le onde non hanno caratteristiche tali da risultare stazionarie, e la situazione evolve in una loro rapida traslazione verso il settore canadese, generando i primi CW. Si tratta di un processo fisiologico che porta ad un progressivo indebolimento del VP e che può sfociare, in una fase più avanzata, in un deciso warming stratosferico. Negli anni più sfavorevoli (a livello teleconnettivo), tale processo richiede tempi molto lunghi e risulta pertanto  inevitabile la transizione in uno stato da NAM++.
Al contrario, quando si verificano le circostanze sopra citate (vedi punti 1 e 2),  già a fine novembre-inizio dicembre tende ad instaurarsi un’anomala (visto il periodo) wave 1 che porta ad un evoluzione  invernale molto diversa e ben più dinamica.  Nel cuore della PEG, quando simili configurazioni erano all’ordine del giorno,  inverni dinamici ed in molti casi gelidi si presentavano con estrema frequenza (da qui si capisce il vero significato della PEG).
Per non dilungarci eccessivamente e non perdere troppo di vista la situazione attuale, concentriamoci sulle dinamiche relative alla stagione in corso. Proprio all’inizio dell’inverno (fine novembre), in virtù di uno snow cover straordinariamente esteso, la wave 1 si è presentata da subito particolarmente energetica e discretamente stazionaria, producendo una spiccata ellitticizzazione del VP con precoce tentativo di split.

La conseguenza diretta consiste naturalmente nello sviluppo di una poderosa onda planetaria a partire dal settore asiatico ed  in grado di divenire rapidamente stazionaria sul Pacifico (vedi prima immagine).   A livello “indiciale” detta situazione è ben testimoniata da alcuni fattori strettamente correlati con la dinamica di propagazione ed infrangimento della poderosa wave 1:
1)   inversione e rapido approfondimento della circolazione esterly nell’ambito della mesosfera equatoriale;
2)   approfondimento della MJO sui settori pacifici (zone 6 e 7).
Il grado di approfondimento dell’onda di Kelvin su tali settori è infatti strettamente correlata alla stazionarietà dell’onda pacifica (wave 1) attraverso una famosa circolazione meridiana nota come BDC (Brewer-Dobson-Circulation). Difatti,  quando un'onda stazionaria planetaria raggiunge la stratosfera, deposita il suo momento esterly, decelerando la corrente a getto stratosferica invernale che è westerly.  In queste occasioni il vortice polare rallenta e può anche essere spostato o splittato. La deposizione di quantità di moto est nella stratosfera polare e il rallentamento del getto polare è conosciuto come “breaking wave”. Tale circostanza produce per attrito il fenomeno del riscaldamento stratosferico improvviso. Il risultato è una situazione che è termodinamicamente squilibrata. A questo punto, per ripristinare l’equilibrio radiativo, a partire dall’alta stratosfera inizia rapidamente un processo di raffreddamento. Il raffreddamento dell'aria è accompagnata da movimenti di affondamento, dal momento che l'aria più fredda è più densa e affonda. E' questo movimento che determina lo spostamento d’aria lungo i meridiani dall'equatore al polo nell'emisfero boreale in inverno. Infatti l'aria discendente nella regione polare deve essere bilanciato da un flusso di aria verso verso i poli.
Per requisiti di continuità di massa, questa aria deve venire dai tropici, e precisamente dalla troposfera tropo-equatoriale.  La BDC costituisce dunque quella cella circolazione in cui l’aria tropicale muove verso i poli per sostituire l'aria discendente ai poli. Pertanto, quando una wave 1 stazionaria penetra nella stratosfera polare depositando il suo momento esterly (e producendo un grande warming per attrito), per continuità di massa si ha una forte  impennata  della BDC con conseguente istantaneo incremento della quantità di aria entrante in  stratosfera attraverso la tropopausa equatoriale (di qui il famoso innalzamento della stessa ed aumento dlla quantità di ozono sul polo). L’improvvisa intensificazione di detti  movimenti ascendenti ai tropici portano ad un significativo incremento dell’attività convettiva sui settori centro-occidentali del pacifico, segnalata dal passaggio forte e duraturo della MJO in zona 6 e 7 e da un’ intensificazione della GWO.

Questo fenomenologia spiega due fatti fondamentali e che in pochissimi conoscono:
1)   per i requisiti di continuità di massa le wave stazionarie  in grado di propagarsi in stratosfera sono localizzate sopra i due oceani maggiori. In particolar modo la wave numero 1  (anticiclone stratosferico delle aleutine) è ovviamente collocata sull’oceano maggiore;

2)   negli inverni in cui si manifestano condizioni favorevoli allo sviluppo della wave 1 sul Pacifico è particolarmente favorita la convezione sui settori centro-occidentali. E’ per questo che in questi inverni (che coincidono quasi sempre ad inverni particolarmente freddi e/o nevosi sull’Europa) sul Pacifico si riscontrano condizioni di Nino ovest/Nina est based.

Tornando nuovamente all’attualità, la formazione di una potente onda stazionaria sul Pacifico (la cui storia parte da almeno metà dicembre), sarà segnalata da un impennata della MJO proprio sopra i suddetti settori in seguito  al riassorbimento del warming alle quote superiori (che inizierà proprio a partire dal Pacifico):

Come nella presente situazione, quando un onda altamente stazionaria riesce a propagarsi nella prima fase dell’inverno (per via della situazione teleconnetiva di partenza;vedi punti 1 e 2 iniziali) e quindi in un contesto di velocità zonali relativamente alte, la dinamica può facilmente sfociare in uno split (l’onda non riesce e ad “annullare” rapidamente il vortice da sola e deve ricevere l’aiuto dall’opposta onda atlantica). Ribadiamo che si tratta di una situazione molto conforme a quella attuale (ed è per questo che siamo riusciti a prevedere lo split con tanto anticipo). Tuttavia la particolare fase di innesco, diversamente dalla classica dinamica di split, che prevede una separazione quasi simmetrica del VPS in due lobi grazie all’azione di entrambe le onde planetarie, risulta quasi totalmente a carico della wave 1 e nasce dalla dislocazione del VP sul settore euroasiatico a seguito della fase DA+ . Il forcing troposferico pertanto, generato degli attriti tra hp siberiano e VPT nel tentativo di bilanciare il suo decentramento (principio di conservazione del momento angolare), contrariamente ad un MMW di tipo displacement, si troverà bloccato sul settore est asiatico proprio a causa delle particolari condizioni che lo hanno generato ovvero un forte riduzione delle velocità zonali conseguente alla dissipazione di energia cinetica in energia termica: questo permetterà la stazionarietà dell’onda planetaria e l’ulteriore sviluppo di flusso di calore che porterà allo split del VP in stratosfera ma con un lobo canadese molto più importante di quello asiatico. Ci troveremo quindi in presenza del cosiddetto fenomeno di risonanza causato dalla forzante termica e orografica sul settore asiatico come effetto dell’instabilità baroclina della colonna d’aria(la componente di trasferimento dei flussi verticali è proporzionale al trasferimento di calore orizzontale  che è generato dagli attriti) .
Gli effetti in troposfera, proprio a causa della particolarità che ha generato l’evento stratosferico, non potranno che tradursi con un asse ruotato in senso antiorario (Groenlandia-labrador/est siberia) rispetto a quello classico (canada centrale/siberia centrale).
La conseguenza di una siffatta dinamica si pensa che probabilmente non si tradurrà immediatamente in uno split troposferico in quanto il trasferimento di calore dall’alto, e quindi di energia potenziale, non riuscirà a cumularsi sul settore aleutinico ma su quello atlantico andando a generare una potente wave 2 che catapulterà tutta l’europa in una morsa di gelo..solo in seguito all’aumentare dell’ampiezza dei flussi atlantici fino nella media stratosfera, riducendo quindi in modo consistente le velocità zonali si assisterà alla ripartenza della wave 1 troposferica con split e recrudescenza del freddo…Si vuole sottolineare come in queste condizioni strato-troposferiche tali meccanismi vengano ad autoalimentarsi fino all’annullamento delle condizioni che li hanno generati..rispetto alla classica dinamica split, che tranne in poche occasioni ci ha visto protagonisti, è una delle rarissime occasioni, almeno nell’ultimo trentennio, nelle quali un‘ondata di freddo può assumere connotati di persistenza ed intensità sul settore russo ed europeo.

Link all'articolo: http://www.meteoforumme.it/forum/analisi-e-previsioni-meteo/facciamo-un-…

Neve nera cade sulla città russa di Omsk

Fenomeno sicuramente preoccupante anche se forse suggestivo quello accaduto già due volte negli ultimi giorni nella città siberiana di Omsk. Le nevicate accadute in città il 12 dicembre e nella notte tra il 13 e il 14 hanno depositato a terra neve di colore grigio-nero. La città, seconda per grandezza solo a Novosibirsk, è situata nella Siberia sud-occidentale poco distante dal confine con il Kazakistan ed è un importante centro dell'industria petrol-chimica. Il clima della città è prettamente continentale con inverni molto freddi e secchi, anche se non sono infrequenti nevicate talvolta anche abbondanti. Il 4 dicembre una discreta nevicata ha ammantato la città con una decina di centimetri di accumulo ma sono le debolissime spruzzate accadute negli ultimi giorni a destare la preoccupazione dei residenti visto il colore assunto dalla precipitazione. 

 

Il manto grigio depositatosi sopra la neve già presente al suolo è stato segnalato in una vasta area del quartiere periferico di Oktjabr'skij. Considerate le segnalazioni e le lamentele dei residenti preuccupati, le autorità hanno prelevato dei campioni di neve per le opportune analisi. Le autorità minimizzando la portata del fenomeno hanno dichiarato che non sussiste alcun pericolo per le persone, tuttavia dalle analisi appare evidente che il colore anomalo è dovuto alle particelle di cenere rilasciate dalle industrie locali, si pensava ad una in particolare che tratta componenti chimici per la produzione di pneumatici ma ora emergono altre possibilità sempre nell'ambito industriale ma questa volta legate alla produzione di energia. Il fenomeno, non del tutto nuovo per la zona, che è accaduto anche a causa delle particolari condizioni atmosferiche che coinvolgono la città in questi giorni fa riflettere sul grave stato di inquinamento che interessa molte città della Siberia. Di seguito alcuni scatti dell'evento ripresi dal video che testimonia l'accaduto. 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Gelo fino a Santa Lucia, poi sarà l'Atlantico a “dominare”!

L'Inverno non si è fatto troppo “attendere”, e a “colpi” di irruzioni artiche è giunto fino al centro-sud, con  neve persino sulle località di mare.

Dopo aver imbiancato le località di pianura del nord, da Milano fino a Venezia, la precipitazione nevosa ha raggiunto perfino le località marittime del versante adriatico, imbiancando Rimini, Caorle, e più giù, fino alle Marche, Abruzzo e Molise. Il maltempo con freddo e neve ha raggiunto stamane la Sicilia, e nella scorsa durante un forte temporale, neve e grandine hanno imbiancato la città di Messina.

Stamane su  tutto il nord il gelo è il “protagonista”, con termiche di gran lunga sotto lo zero. Segnalati -7°C a Linate, tra -10/-12°C su bassa Emilia, -22°C a Livigno, -8°C Milano Malpensa, -12°C Dobbiaco, Pian Rosa (3480 m) -18.0 °C.

Ma anche nei primi giorni della prossima settimana le correnti ariche continueranno ad investire la nostra penisola, ed un nuovo impulso artico è atteso per la giornata di Martedì 11Dicembre.

La vasta depressione fredda con “centro” motore tra Polonia ed Ungheria, “piloterà” l'ennesimo fronte artico verso la nostra Penisola, ove gli effetti più marcati tra basso Tirreno, medio-basso versante Adriatico, fin verso la Sicilia.  La neve cadrà sui rilievi tra i 700/800 metri di quota, bello al nord, ma sempre molto freddo.

Mercoledì 13 Dicembre avremo una breve pausa su tutta l'Italia, ma le temperature faranno molta “fatica” a risalire.

Ma da Giovedì 14 Dicembre interverrà un cambio circolatorio molto importante. I venti gelidi di tramontana saranno sostituiti da più miti sciroccali, che teneranno di far “riprendere” un pò “fiato” alle temperature.

L'Atlantico dopo qualche settimana di assenza “invierà” un suo fronte, che nella giornata di Venerdì 15 Dicembre con primi “interessamenti” ad inizare dai settori più occidentali.

Le correnti umide sciroccali scorrendo sopra il “cuscino” freddo “eredidato” dalle incursioni artiche, potranno inizialmente rinnovare le condizioni per un ritorno della neve nelle zone di pianura. Questa sarà poi sostituita dalla pioggia, a causa dell'aumento termico che “eroderà” lo strato freddo presente.

Il rialzo termico proseguirà nei giorni seguenti, in un contesto a tratti perturbato, ma non freddo.

Termiche in aumento che solo momentaneamente, poichè già a partire dalla terza decade di Dicembre, sembra prospettarsi una nuova fase fredda, a causa del rallentamento del Getto.

Fabio Porro

Fonti immagine: http://www.meteonetwork.it/models/

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