I giorni passano, l’inverno indugia e la tensione si fa palpabile. Un nervosismo fisiologico che serpeggia tra appassionati e addetti ai lavori, tra chi vorrebbe una stagione normale e chi opterebbe per almeno un giorno di pura Siberia. Ma alla natura non si comanda e così ecco che anche questo mese di dicembre, proprio come quello dello scorso anno, sta scivolando via senza colpo ferire. E intanto dell’inverno ancora nessuna traccia.
Forse si è perso tra le pieghe degli Urali o sta cercando di far sentire i suoi primi vagiti dalle sterminate distese di ghiaccio della Groenlandia. Fatto sta che nel popolo della meteo c’è chi ha già iniziato a beneficiare di visioni mistiche, chissà forse imbeccato in sogno da qualche santo protettore, tanto da vedere e addirittura prevedere a scadenze regolari ondate di gelo estremo da un capo all’altro della Terra. Potremmo noi essere da meno e non partecipare a questa parata di gelidi proclami? Volete leggere anche su queste righe che entro la fine dell’anno l’Italia verrà bloccata dalla tempesta del momento? No signori, noi non lo faremo. Il nostro intento, ben fissato nello Statuto di questa Associazione, è quello di offrire a tutti voi, cari lettori, una indomita serietà e spiegarvi come stanno veramente le cose.
Regola numero uno: in meteorologia si lavora a scale: scale temporali (un giorno, una settimana, un mese) e scale spaziali (una città, una regione, un continente). Per conoscere l'evoluzione meteorologica “long range“, che vuol dire a lunga scadenza (oltre 5gg) NON si devono utilizzare i prodotti deterministici, ossia i modelli emessi 2-4 volte al giorno dai Centri di Calcolo, ma i prodotti probabilistici. Utilizzare uno strumento non idoneo equivale a voler accendere l'auto con l'accendino. Non si può, ci vuole la chiave! Per cacciare una mosca dalla stanza si può usare un giornale o anche un bazooka. Voi come vi comportereste? La regola vale anche per la catena previsionale, ogni step prognostico ha i suoi strumenti.
E uno strumento va conosciuto, va saputo interpretare, si devono conoscere punti di forza e difetti, va soppesato in base alla contesto generale, alla stagione, al
territorio cui si riferisce. Insomma bisogna farci esperienza, studiarci, non si può improvvisare. Non conoscere le potenzialità di uno strumento d'ensemble ad esempio (i classici “spaghetti” tanto amati dagli appassionati), significa perdere in partenza l'opportunità di capire (prima degli altri) come andrà a finire, col rischio di cadere dentro il gorgo dei balletti modellistici, quelli che non portano da nessuna parte.
Ma perchè la Meteorologia, la nostra passione, ci deve complicare così tanto la vita? Forse è anche quel sapere/non sapere che fa di questa disciplina una tra le più affascinanti del mondo scientifico.
Arriviamo così alla regola numero due: l'atmosfera ha una parte predicibile, che si può dunque simulare con i modelli utilizzando le leggi della Fisica, e una parte impredicibile, dovuta al caos deterministico, che sfugge a questa regola. Normalmente la parte predicibile e quella caotica tendono a bilanciarsi permettendoci di utilizzare con sufficiente margine di sicurezza i prodotti modellistici per simulare l'evoluzione dell'atmosfera (figura in alto). In determinate condizioni invece (figura a destra), la parte impredicibile può addirittura prevalere sull'altra e i prodotti prognostici, segnatamente quelli deterministici (i modelli che conosciamo), diventano pertanto inutilizzabili.
Quindi siamo pronti per la regola numero tre: ogni qualvolta vi vorrete cimentare in una prognosi meteorologica, chiedetevi se il prodotto che state utilizzando è adatto al vostro scopo, se idoneo alla rispettiva scadenza temporale di vostro interesse e se ottimizzato per il contesto territoriale e microclimatico sul quale vi volete focalizzare.
Per farvi comprendere appieno il discorso fatto, possiamo applicare le nostre regole teoriche alla situazione contingente:
Guardate bene il grafico d’ensemble allegato nella figura qui a fianco, elaborato con l'uscita delle 00Z del 20 dicembre da parte modello americano GFS e riferito all'altezza media del geopotenziale di 850 hPa sulla città di Roma (parte alta del prospetto). Lo score ci restituisce una predicibilità che, a partire dal 27 dicembre, si deteriora rapidamente, sino a stabilizzarsi su una forbice di temperatura di oltre 17°C! Per fare un esempio, alla quota di 1500 metri sopra Roma il 29 dicembre, si potrebbe rilevare una temperatura di +8°C come di -9°C. Ora capite bene che, in base a questo strumento, che d'altra parte è l’unico utilizzabile per linee di tendenza longe range, non è possibile stilare una previsione meteorologica attendibile. La scienza ci dà l’out-out, ci pone un limite invalicabile.
Per districare la matassa degli spaghetti si può in realtà bay-passare in parte il blocco probabilistico con uno stratagemma; alcuni Centri Meteorologici utilizzano un ulteriore sofisticato strumento, il diagramma di Hovmoller, un prodotto dalle grandi potenzialità, poichè ci consente di studiare i treni d’onda. In altre parole ci consente di mettere a fuoco i periodi caratterizzati da anomalie positive di geopotenziale (periodi con maggiori probabilità anticicloniche) e quelli da anomalie negative (periodi con maggiori probabilità cicloniche).
Bene ora, alla luce di quanto abbiamo imparato, possiamo senz'altro delineare la seguente linea prognostica, con riserva di verificare a fine evento, in sede di reanalisi, la bontà dei metodi utilizzati: fino a Natale il tempo trascorrerà all’insegna di prevalenti condizioni di tempo buono o discreto, con pochi disturbi, clima caratterizzato da alterni sbalzi termici, ma con prevalenti periodi più miti della norma (ad eccezione delle zone pianeggianti quando interessate da nebbia e gelate notturne). Allungando un po' ancora la gittata prognostica sino alla fine dell'anno, pare ancora una volta cadere nel vuoto la possibilità di assistere ad una svolta stagionale. Dunque, sino a Capodanno (e forse anche oltre) niente gelo, niente nevicate a tappeto sulle nostre città, niente eventi epocali, ma solo un prosieguo di stagione che, talora al costo di grandi sforzi, riuscirà a dispensare un po’ di inverno e sempre a corrente alternata.
Pazienza, prima o poi la neve ci verrà a trovare, ma almeno noi abbiamo capito come non farci illudere dai fautori del gelo facile e, per di più, saremo pronti ad accoglierla ancora carichi di entusiasmo ed energia, anzichè mezzi esauriti da una “scimmia” senza via d'uscita.
Luca Angelini