Pioggia a Verona: in Agosto, sostanzialmente invariato il Deficit, -332mm in un anno!

Ecco giunti al nostro consueto appuntamento con i dati relativi alla piovosità a Verona registrati dalla stazione meteorologica dell'Aeroporto di Verona Villafranca. Ovviamente, come nei mesi scorsi,  avrei sperato di fornire dati diversi che mettessero in evidenza un cambio di tendenza in questo 2012 che per quanto riguarda le piogge nel Veronese si mostra “avaro” di soddisfazioni. Purtroppo è bene ricordare che solo Maggio aveva (provato) a rimettere le cose sulla giusta carreggiata, provando a colmare quel deficit che si era accumulato nei primi mesi dell'anno. In soli 30 giorni erano stati recuperati quasi 100mm, ma Giugno (che nel 2011 è stato in assoluto il mese più piovoso per la nostra zona) è stato un vero e proprio DISASTRO…con soli 20 mm di pioggia in 30 giorni e questo a portato il deficit misurato da giugno 2011 a giugno 2012 a ben 278 mm… Che si sperasse in un Luglio diverso e più piovoso è inutile dirlo (e non parlo ovviamente solo degli agricoltori preoccupati per le proprie colture)… purtroppo non è andata in questo modo… infatti Luglio con solo 18.9mm di pioggia caduti ha incrementato ulteriormente il deficit portandolo a -323mm di pioggia da Luglio 2011 a Luglio 2012 rispetto alle medie climatologiche su questi 12 mesi. Agosto lo abbiamo visto tutti… sicuramente non ha rimesso le cose a posto… anzi… ma diciamo che nonostante abbia piovuto UN solo giorno in tutto il mese il deficit è salito di poco.

Vediamo quindi come è andato nel dettaglio il mese di Agosto nel Veronese prendendo come detto i dati ufficiali rilevati alla stazione meteorologica dell'Aeroporto di Villafranca, rielaborati poi dal NOAA.

ANDAMENTO PLUVIOMETRICO 01 Agosto – 31 Agosto 2012 – Villafranca (VR)

Andamento pluviometrico ultimi 30 giorni a Verona (fonte www.cpc.ncep.noaa.gov)

Come possiamo vedere dalla precedente immagine, la stazione dell'aeronautica di Villafranca ha registrato negli ultimi 30 giorni SOLO 4.2 mm e questo ha fatto si che il mese di Agosto 2012 si chiuda con un deficit rispetto ai valori medi per lo stesso periodo di 77.4 mm… possiamo proprio dirlo,  “un bagno de sangue” come lo scorso giugno (chiuso con un deficit di ben 75mm)… quindi attualmente agosto è il mese che nel 2012 ha presentato il deficit maggiore rispetto alle medie del periodo… “semo messi ben” (per dirla in Veneto…). Ovviamente adesso che settembre è iniziato con le piogge ci sarà sicuramente gente che si lamenterà che piove sempre :DDD.

ANDAMENTO PLUVIOMETRICO 1 Giugno – 31 Agosto 2012 – Villafranca (VR)

Andamento pluviometrico ultimi 90 giorni aVerona (fonte www.cpc.ncep.noaa.gov)

Analizzando gli ultimi 90 giorni invece possiamo notare che solo in un breve periodo di giugno (prima settimana) il bilancio pluviometrico è stato in surplus. In tre mesi la pioggia caduta è stata di 43 mm che è meno della metà di pioggia che mediamente cade in un mese . Il Deficit sul periodo analizzato è di ben 191 mm…

ANDAMENTO PLUVIOMETRICO 1 Settembre 2011 – 31 Agosto 2012 – Villafranca (VR)

 Andamento pluviometrico ultimo anno aVerona (fonte www.cpc.ncep.noaa.gov)


Nonostante però queste “brutte notizie” possiamo dire che il bilancio complessivo degli ultimi 12 mesi pur rimanendo in deficit non è peggiorato di molto…. A Luglio il gap negativo in un anno con le precipitazioni medie si era attestato a 323,3mm… ora il deficit è salito “solo” a 332mm con una quantità di pioggia caduta negli ultimi 12 mesi di soli 497mm

Quindi che la situazione rimane evidentemente critica e come abbiamo letto qualche settimana fa il Veneto non ha nemmeno i fondi per risarcire gli agricoltori dei danni che questa situazione ha provocato alle colture. Attualmente nell'anno 2012 siamo con un deficit di oltre il 40% rispetto alle medie e questo sommato al fatto che in montagna non c'è stata la neve (non ne ha fatta sulle nostre montagne quest'anno) rende la situazione allarmante, se poi ci mettiamo le temperature piuttosto elevate che si sono registrate nel mese di Agosto (4 ondate africane …) la situazione non è delle migliori… fortunatamente Settembre è iniziato con le piogge…e sembra che possano durare qualche giorno… in montagna si sta rivedendo la neve…. speriamo quindi che la situazione inizi a migliorare…che sarebbe ora!!

Nicola Bortoletto

www.meteocaprino.it

 

 

Nuove ricerche per combattere il Global Warming

Torniamo a parlare di geoingegneria e delle possibili soluzioni alla problematica del riscaldamento globale.

Dopo la possibile creazione delle nuvole sopra gli oceani (Una “nuova nube” contro il riscaldamento globale), i ricercatori dell’Aurora Flight Sciences, dell’Harvard University e della Carnegie Mellon University hanno ipotizzato la creazione di appositi schermi artificiali che avrebbero il compito di riflettere verso l'universo (e quindi al di fuori della Terra) i raggi del sole, impedendo così l'aumento delle temperature che si sta producendo in questi ultimi anni.

 

Il meccanismo di funzionamento di questo schermo non è molto complesso (si avvale di strumentazioni già esistenti che vengono poi riassemblate), oltre ad essere meno costoso di quello che si possa pensare.

Tramite questo schermo, denominato SRM (Solar radiation management), si produrrebbero nella stratosfera degli effetti simili a quelli di un'eruzione vulcanica.

L'idea sarebbe quella di iniettare delle particelle (esattamente un milione di tonnellate ogni anno) ad una altezza di 18/25 chilometri, così da poter coprire una latitudine molto ampia (30°N e 30°S). Per realizzare quanto ipotizzato sarebbe necessario l'impiego di un areo appositamente creato per raggiungere quote così alte (adattare quelli esistenti costerebbe molto di più che idearne uno nuovo).

Si è stimato per questa operazione un costo pari a 1-2 miliardi di dollari all’anno.

Accanto a questa ipotesi, vi sarebbe la possibilità di impiegare altri strumenti, anche più validi, ma sicuramente più costosi, perchè non riutilizzabili.

Un esempio potrebbe essere quello dell'utilizzo di razzi e pistole progettate per sparare particelle nella stratosfera; oppure quello dell'impiego di una apposita piattaforma riempita di elio, realizzata in modo tale da sostenere un grosso tubo a 20 km di altezza (in questo ultimo caso poi, costosi sarebbero anche i vari test di sicurezza che andrebbero realizzati).

I ricercatori che si stanno occupando di questi studi, si augurano che le loro ricerche possano essere un valido inizio, e che presto possa essere realizzato un sistema innovativo, capace di produrre benefici, contrastando il riscaldamento globale.

Tuttavia si deve prendere atto del fatto che un tale progetto non risolve il problema alla radice: la quantità di gas serra nell’atmosfera rimarrebbe comunque immutato, così come non verrebbe risolto il problema dell’acidificazione degli oceani (Nuovi studi contro le estinzioni delle specie acquatiche).

Inoltre la creazione di un tale sistema, comporterebbe alterazioni climatiche, aumentando il rischio dello sconvolgimento della frequenza delle precipitazioni.

 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

In India milioni di persone soffrono il ritardo delle piogge monsoniche

Avevamo già fatto un resoconto dei mesi di Giugno e Luglio riguardo la siccità in India, causata dalle piogge monsoniche sottotono (Piogge monsoniche sottotono: pesante siccità in India); avevamo inoltre specificato che molto probabilmente il mese di Agosto sarebbe continuato sulla stessa linea, con le piogge che avrebbero fatto fatica ad arrivare a causa di “El Nino”: ecco infatti che anche Agosto mostra il suo lato peggiore con precipitazioni ben al di sotto della media stagionale.

Immagine 1 – KATHURA, India – Il contadino cammina nel mezzo degli ultimi campi fangosi, tra le striminzite risaie di canna da zucchero e le risaie danneggiate, mentre scende una leggera pioggerellina. Ma è troppo tardi per le piogge, che erano tanto desiderate parecchie settimane fa.

Per quasi due mesi, gli occhi dell'agricoltore indiano Satyavan Narwal hanno perlustrato i cieli alla ricerca delle piogge monsoniche che nutrono così tanto le sue coltivazioni, ma le piogge sono state troppo scarse ed è rimasto ad attendere con i suoi terreni secchi. Ora le piogge monsoniche di fine agosto, hanno solo creato allagamenti nei campi (e quindi hanno comportato più danni che benefici, visto che le perturbazioni più desiderate erano quelle che si sarebbero dovute verificare nei primi mesi estivi e che avrebbero giovato all'agricoltura).

Piuttosto incostanti i monsoni in questa stagione che quindi hanno sconvolto milioni di contadini indiani. Le piogge, che normalmente dovrebbero irrigare i campi e dare benefici al bestiame da Giugno a Settembre, sono fondamentali in un paese dove il 60% della popolazione lavora nel settore agricolo e dove meno della metà dei terreni agricoli sono irrigati.

Narwal afferma che in India l'agricoltura è interamente basata sulla misericordia di Dio; “se la natura non li benedice, l'agricoltore non può fare nulla”.

Il Dipartimento Meteorologico dell'India ha affermato che ci si aspetta che il Paese ottenga una quantità di pioggia inferiore del 10% rispetto a quella prodotta in media durante un monsone normale. I dati riportano che alcune zone del Paese sono state colpite ancora più duramente, con precipitazioni di livello ancora inferiore.

Nello stato nord-occidentale di Haryana, dove la famiglia di Narwall ha vissuto di allevamento per generazioni, le precipitazioni risultano meno della metà rispetto alle medie stagionali. Nel momento in cui le piogge sono finalmente arrivate, le colture erano già quasi morte, tanto che potevano essere utilizzate solo come cibo per animali.

Ormai il raccolto di canna da zucchero avrebbe dovuto essere alto almeno 2.5 metri. Le colture di riso sarebbero state rigogliose e di colore verde smeraldo. Ma il sole ha sempre dominato lo scenario in tutto il mese di Luglio e di Agosto, facendo sì che la maggior parte della canna da zucchero fosse alta solo fino alle ginocchia di un uomo e la maggior parte del raccolto di riso fosse bruciato.

La mancanza di piogge monsoniche è stata anche in parte la responsabile del forte blackout che ha colpito queste zone dell'India lo scorso mese. I grandi agricoltori utilizzano solitamente la potenza extra per pompare acqua dalle falde acquifere profonde, e poca quantità di energia elettrica è stata generata dagli impianti idroelettrici.

Immagine 2 – Scatto satellitare fornito dalla NASA durante il blackout; data la presenza delle nuvole risulta difficile osservare il Paese in maniera nitida.

 

I mesi di giugno e di luglio appaiono mesi cruciali per il Paese e per la sua agricoltura, e la mancanza di piogge è stata davvero dannosa.

L'agricoltore Mahinder Singh guardando i suoi campi, afferma che ora una parte del raccolto è così secca e danneggiata che neanche gli animali non la potranno più mangiare.

Il governo federale e i governi statali hanno esitato a dichiarare una siccità per la paura di spaventare le popolazioni locali.

Gli agricoltori nel Punjab, Haryana e Uttar Pradesh occidentale, quelle zone che non sono state dichiarate a livello di siccità, stanno perdendo la pazienza non vedendo nessun provvedimento nei loro confronti.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Ghiacciaio Upsala (Argentina) – Uno dei tanti ghiacciai in fase di ritirata

Dopo un'attenta analisi del Ghiacciaio Pasterze (Austria) e del Ghiacciaio Jostedalsbreen (Norvegia) proviamo ad analizzare un altro ghiacciaio in continuo scioglimento.

Il ghiacciaio Upsala è il secondo ghiacciaio più grande dell’America Meridionale e si trova, precisamente, in Argentina. Prende il nome dalla città svedese di Uppsala, che ha condotto i primi studi glaciologici nella regione. I suoi campi glaciali occupano una superficie di 870 km². Inoltre il ghiacciaio si estende per una lunghezza di 60 km, una larghezza di 10 km, e le sue pareti raggiungono l'altezza di 60 a 80 metri.

Come per la stragrande maggioranza dei ghiacciai, anche l’Upsala è in continua “contrazione” e tra le causa da attribuirsi spiccano l’aumento delle temperature e una diminuzione delle precipitazioni: negli anni ’40 tali zone avevano una media di circa 7000 mm annui; nello stesso luogo, tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 le precipitazioni arrivano a malapena a superari i 4000 mm annui. Negli ultimi vent’anni, il ghiacciaio Upsala ha subito un drammatico declino, di gran lunga maggiore rispetto a tutti gli altri ghiacciai della Patagonia meridionale, perdendo circa 50 km2.

Numerosi sono gli scatti satellitari forniti dalla Nasa e gli scatti fotografici che mettono in risalto l’enorme differenza di estensione del ghiacciaio con gli anni passati.

Immagine 1 – Una delle immagini satellitari che mettono a confronto il ghiacciaio negli corso degli anni.

 

L’immagine 1 mette a confronto i due scatti: la figura sulla sinistra, osservata dal satellite Landsat 5 il 14 Gennaio 1986, rappresenta il ghiacciaio con i suoi 9 km di larghezza nella parte centrale e 52 km in lunghezza. La figura sulla destra, invece, osservata dal satellite ALOS il 26 Novembre 2006, mostra il ritiro del ghiacciaio su entrambi i lati. Secondo i dati calcolati, il ghiacciaio si è sciolto per un’estensione totale di 46 km2 in 21 anni. C’è da dire che il ghiacciaio Upsala è uno dei ghiacciai che si sta sciogliendo più rapidamente.

Le due foto seguenti confermano ciò che le immagini satellitari hanno sempre mostrato: un ghiacciaio in continua ritirata.

Immagine 2 – Confronto ghiacciaio nel 1928 e nel 2012.

 

La prima foto dell’immagine fu scattata nel 1928 dal sacerdote italiano Alberto de Agostini, che tra le sue mete esplorò anche la Patagonia come pochi avevano fatto.
La seconda foto dell’immagine, invece, è stata scattata questa estate dall’ingegnere argentino Peter Skvarca, direttore scientifico del Museo di ghiaccio, Glaciarium, dallo stesso punto in cui si è fermato Alberto De Agostini 84 anni fa. Skvarca è uno dei glaciologi più importanti del Paese e ha una storia di decenni di intensa attività in Patagonia e Antartide.

 

Un’altra immagine fornita dalla NASA rende l’idea di quanto rapido lo scioglimento del ghiacciaio in questione. 

Immagine 3 – Confronto ghiacciaio nel Gennaio 2001 e nel Gennaio 2004.

Impressionante come il ghiacciaio sia riuscito a perdere terreno nel giro di soli 3 anni. Secondo gli studiosi il ghiacciaio continua a ritirarsi di circa 220 metri all’anno, in media.

 


Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Nuovi dati da minimo storico dei ghiacci artici

Ci eravamo lasciati martedì scorso (Primi rilevamenti da minimo storico dei ghiacci artici) commentando alcuni dati davvero allarmanti, dati che evidenziavano il grave stato di sofferenza dei ghiacci artici in questa calda estate 2012. Come già accennato, essendo le misurazioni di estensione e di area effettuate con modalità e con strumentazioni diverse a seconda del centro di ricerca che se ne occupa, non vi è ancora unanimità nell’affermare il superamento del record di estensione e di area minimi registrati nel 2007.

Tuttavia abbiamo già analizzato i dati provenienti dall’Università di Brema, dal consorzio ROOS e da Cryosphere Today, tutti concordi nel mostrare già un nuovo record per il 2012. Aggiorniamo quindi la nostra analisi con altri grafici giunti nel frattempo.

Iniziamo con i dati di estensione provenienti dal DMI (Danish Meteorological Institute).

anche questi dati ci mostrano che è stato scritto un nuovo record: con 2, 9 milioni di Km2 si è scesi sotto il precendente record del 2007 di 3,1 milioni di km2. Precisiamo però che il centro meteorologico danese utilizza un parametro diverso rispetto agli altri centri di ricerca, infatti esso utilizza una soglia del 30% e non del 15% nell’ambito del calcolo dell’estensione:

 

Per quanto riguarda il concetto di ESTENSIONE: se una cella è coperta per almeno il 15% da ghiacci è considerata completamente coperta. Per quanto riguarda invece il concetto di AREA: vengono sommate le superfici effettivamente coperte ma solo delle celle che raggiungono almeno il 15% di copertura. Usiamo un esempio per chiarire meglio: supponiamo di avere 3 celle che misurano 20×20 km, la prima coperta per il 9%, la seconda per il 17%, la terza al 75%. Per quanto riguarda il calcolo dell’estensione vengono prese in considerazione solo le ultime due (essendo la prima sotto il 15%),  quindi l’ESTENSIONE  sarà di (20 x 20) x 2 = 800 Km2. Per quanto riguarda il calcolo dell’area vengono sempre prese in considerazione solo le prime due considerando però la percentuale di copertura, quindi l’AREA sarà invece di 368 km2 (dalla somma del 17% di 400 km2 + 75% di 400 km2) – dal nostro precedente articolo.

 

Da notare poi sempre nel grafico sopra riportato, come sia evidente il calo di estensione (e un successivo parziale recupero) dovuto alla tempesta artica da noi documentata nei primi di agosto (Un ciclone devasta i ghiacci dell'artico), un calo così vistoso, come già detto, dovuto anche alla nuvolosità estesa che in quei giorni non ha permesso delle misurazioni corrette da parte dei satelliti.

Altri dati che vogliamo evidenziare oggi sono quelli dell’IJIS-JAXA, l’agenzia spaziale giapponese che collabora attivamente con IARC e con la NASA: questo grafico, come gli altri,  ci mostra che il famoso record del 2007 è stato surclassato dal 2012 con un’estensione al 24 agosto di 4.189.375 km2.

Anche in questo caso però è doveroso fare delle precisazioni simili a quelle fatte circa i dati provenienti dall’Università di Brema: come affermato dall’agenzia JAXA stessa a partire dall’ottobre 2011 vi è stato un cambiamento di sensore da AMSR-E (ora guasto) a WIND-SAT, il che può comportare delle leggere differenze tra i dati attuali e quelli precedenti al cambio del sensore.

Cerchiamo quindi di fare un piccolo riassunto di quanto visto fin ora e di quanto si prospetta: a metà giugno, diversi sistemi di bassa pressione hanno interessato l'artico in un contesto più freddo quindi, c'è stato un momentaneo rallentamento dello scioglimento già in atto, scioglimento poi ripreso a forte ritmo. All'inizio di agosto, vi erano vastissime aree non più ghiacciate all'interno del Mar Glaciale Artico, solo nel mar della Groenlandia la copertura era prossima alla media 1979-2000. Successivamente, come già ampiamente discusso, una vasta depressione ha coinvolto l'area, accelerando lo scioglimento. In media secondo studi del DMI, al 21 agosto, ancora distanti da metà settembre, giorni nei quali si registra solitamente il minimo stagionale dei ghiacci; la zona coperta dal ghiaccio è di 4,8 milioni km2; circa 600.000 Km2 oltre l'attuale minimo storico di 4,2 milioni di km2 misurati il 20 settembre 2007.

E sempre nel 2007 al 21 agosto c'erano ancora 5,4 milioni di km2 di ghiaccio marino. Mediamente nell'ultimo periodo l'artico perde 100.000 km2 al giorno, il nuovo record di estensione minima non è ancora stato rilevato da tutte le istituzioni di ricerca che si occupano di questo tema, tuttavia è probabile che entro la settimana entrante vi sia una unità di vedute pressoché completa. Continuate quindi a seguire i nostri aggiornamenti.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Una “nuova nube” contro il riscaldamento globale

E' stata nuovamente presa in considerazione, per combattere il riscaldamento globale, la particolare idea di “sparare” nel cielo sovrastante gli oceani, dell'acqua salata, in modo tale da creare delle nubi che riflettano la luce del sole.

Rob Wood, fisico presso l'Università di Washington, ha proposto, per testare il concetto, un esperimento da attuarsi su piccola scala. Un esauriente documento è stato pubblicato questo mese sulla rivista Philosophical Transactions della Royal Society . Woods invita gli scienziati a prendere in considerazione l'idea di poter creare questa “nube marina scintillante”. Questa idea della nube, è parte di una più ampia concezione, nota come geoingegneria, che mira ad utilizzare la tecnologia al fine di manipolare l'ambiente. Altri 25 scienziati hanno approvato l'idea. Tuttavia, nonostante l'interesse crescente da parte di scienziati come Woods, vi è ancora una forte resistenza nei confronti della creazione della nube marina.

La teoria che sta dietro la cosiddetta “nube marina scintillante” è che l'aggiunta di particelle di sale marino al cielo sopra l'oceano, formerebbe nuvole di grandi dimensioni, che potrebbero riflettere indietro la luce nell'universo. Seminare nubi stratocumuli marine con abbondanti quantità di minuscole particelle di acqua di mare, potrebbe in teoria migliorare significativamente la concentrazione del numero di goccioline nelle nuvole, e quindi migliorare la loro riflettività e la loro longevità. Poiché vi è una quantità limitata di acqua nell'aria, aggiungendo più particelle si creano un maggior numero di goccioline, seppur di dimensioni inferiori. Un maggior numero di gocce più piccole hanno una superficie maggiore, quindi significa che le nuvole possono riflettere una maggiore quantità di luce indietro nello spazio, creando un effetto di raffreddamento sulla Terra. Alcuni calcoli dimostrano che se la concentrazione di goccioline in stratocumuli marini può essere aumentata a diverse centinaia di goccioline per cm³, ciò potrebbe essere sufficiente a bilanciare il riscaldamento dovuto a un raddoppio dell'anidride carbonica atmosferica, consentendo inoltre di mantenere il ghiaccio polare ai valori correnti.

La quantità di luce solare riflessa dipende anche da altri diversi fattori, tra cui i livelli ambientali di vapor d'acqua, l'inquinamento, e la tempistica delle iniezioni effettuate (perché le “nubi luminose” sono significative solo di giorno). Il team di studio PNNL-NOAA, ha rilevato che questa idea potrebbe modificare anche  la quantità di pioggia che viene prodotta dalle nuvole. E' un risultato molto importante perché i cambiamenti nelle precipitazioni e le altre variabili climatiche possono avere un impatto ancora più grande nella variazioni di temperatura.

Wood e il suo team di ricerca hanno proposto di provare un esperimento su piccola scala per verificare la fattibilità e cominciare a studiare i possibili effetti. Il test dovrebbe iniziare con la distribuzione di spruzzatori posti su di una nave o di una chiatta, per assicurare che essi possano iniettare abbastanza particelle di dimensioni tali da mirare all'elevazione voluta. Un velivolo equipaggiato con sensori dovrebbe studiare le caratteristiche fisiche e chimiche delle particelle e come si disperdono. Verranno utilizzati aerei aggiuntivi per studiare come la nube si sviluppa ed il tempo rimanente. La fase finale dell'esperimento prevede l'invio di 5/10 navi ripartite in un tratto di 100 km. Le nuvole che ne deriverebbero sarebbero abbastanza grandi da consentire agli scienziati di utilizzare i satelliti per esaminarle e rilevare la loro capacità di riflettere la luce.
Quando le particelle dei gas di scarico delle navi entreranno in queste nubi, le tracce delle navi saranno visibili nelle immagini satellitari.

Si possono individuare 25 autori, tra cui ricercatori della University of Leeds, dell' Università di Edimburgo e del Pacific Northwest National Laboratory. L'autore principale è però John Latham del National Center for Atmospheric Research e dell'Università di Manchester, che ha aperto la strada al concetto di nube marina luminosa.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

 

Grecia devastata dagli incendi

Così come già accaduto negli Stati Uniti (U.S.A. verso un nuovo record: mai così tanti incendi dal 1960), altre zone del globo sono state colpite, nel mese di Agosto 2012, da diversi incendi, ripresi dal satellite della NASA.

Tra queste spicca la Grecia, che da settimane continua ad essere interessata da numerosi incendi.

Nello specifico l'isola greca di Chios, a metà agosto 2012, è stata colpita da un forte incendio, che è stato la causa del movimento di una densa nube di fumo diretta verso le zone più a sud di Chios, ovvero verso l'isola di Creta.

Il Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS), ha catturato questa immagine a colori naturali il 18 agosto. Il rosso delinea delle zone molto ravvicinate tra loro, nelle quali sono localizzati gli incendi attivi.

Ancora il 21 agosto 2012, i vigili del fuoco, dotati di aerei ed elicotteri con forti getti d'acqua, stavano ancora “lottando” per controllare le fiamme in mezzo ai forti venti (che variavano da 62 a 74 km all'ora, così come ha riferito l'Agence France-Presse).

Il 21 agosto, Ekathimerini ha riferito che il fuoco aveva bruciato 12.740 ettari (31.480 acri), una porzione di terreno che rappresenta circa la metà dell'isola di Chios. Ciò ha causato danni anche all'economia, colpendo prevalentemente il settore agricolo, vista la distruzione di gran parte delle coltivazioni oltre che dei particolari alberi caratteristici dell'isola, i cosiddetti alberi del mastice, i “Mastic Lentisk” (sono specie protette dall'Unione Europea, le quali producono il mastice, che è una resina aromatica utilizzata prevalentemente nei prodotti alimentari e cosmetici). E' stata così messa a rischio l'offerta mondiale del prodotto.

L'Associated Press ha riferito inoltre che gli apicoltori di Chios aveva perso circa il 60 per cento dei loro alveari.

La Grecia è una zona nella quale si raccolgono poche precipitazioni nel periodo compreso tra aprile e settembre ed alcune delle sue più alte temperature vengono rilevate tra fine luglio e inizio agosto. Gli incendi, per queste ragioni, sono abbastanza comuni nelle giornate calde e secche di agosto. 

Ma non solo in Grecia, anche le zone occidentali dell'Australia sono state colpite da forti incendi verso la metà del mese di Agosto 2012.

Il 19 agosto 2012, è stata rilevata una grande quantità di fumo molto denso prodotto da un incendio nel Western Australia, nei pressi di Lake Gregory.

Questa è l'immagine ripresa dall'Imaging Spectroradiometer (MODIS). Le linee rosse indicano i punti in cui MODIS ha rilevato temperature di superficie particolarmente calde, tali da venir associate ai luoghii di verificazione degli incendi. MODIS rilevò le prime fiamme, il 18 agosto 2012. L'incendio sembrava dovesse estinguersi entro il 20 agosto 2012.

La terza immagine tratta dal satellite della Nasa riporta invece un altro incendio verificatosi negliegli U.S.A, precisamente in California, il 20 agosto 2012.

Innescato da un fulmine, l'incendio “Ponderosa” ha portato alla distruzione di 15.000 acri di terreno nel nord della California, oltre che di sette strutture, costringendo  all'evacuazione di alcune delle zone di Manton, Shingletown, e Viola.

L'incendio nei pressi di Chips aveva bruciato 47.040 acri di terreno.

Questa immagine a colori naturali colta dal Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) della NASA il 19 agosto 2012, mostra il fumo proveniente dagli incendi situati a nord-est. Le linee rosse indicano i punti caldi in cui MODIS ha rilevato temperature di superficie particolarmente calde, tali da venir associate ai luoghii di verificazione degli incendi.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Primi rilevamenti da minimo storico dei ghiacci artici

Qualche giorno fa, occupandoci del ciclone che ha colpito l’artico (Un ciclone devasta i ghiacci dell'articoIl ciclone artico: meccanismo distruttivo e aggiornamenti), avevamo accennato al fatto che, a prescindere dalla tempesta, c’erano tutti i presupposti affinchè nel 2012 si raggiungesse il minimo storico di AREA e di ESTENSIONE dei ghiacci artici, come previsto con largo anticipo delle numerose istituzioni scientifiche che si occupano di questo tema.

Prima di mostrare i dati relativi alla situazione attuale è opportuno accennare alla differenza, poco conosciuta, tra il concetto di AREA e quello di ESTENSIONE: gli studiosi infatti usano queste due “misure” perché forniscono informazioni leggermente diverse. Innanzitutto bisogna precisare che l’ESTENSIONE è sempre più elevata dell’AREA. Per spiegare semplicemente ciò, usiamo una similitudine spesso utilizzata a riguardo, ossia paragonando i ghiacci ad una fetta di formaggio svizzero. Per ESTENSIONE intendiamo tutta la superficie interna al suo perimetro, mentre per AREA intendiamo tutta la superficie esclusi i famosi “buchi” propri di questo formaggio.

Per spiegare i concetti nel merito bisogna premettere che i satelliti che effettuano le rilevazioni suddividono l’artico in “celle”. Per quanto riguarda il concetto di ESTENSIONE: se una cella è coperta per almeno il 15% da ghiacci è considerata completamente coperta. Per quanto riguarda invece il concetto di AREA: vengono sommate le superfici effettivamente coperte ma solo delle celle che raggiungono almeno il 15% di copertura.

Usiamo un esempio per chiarire meglio: supponiamo di avere 3 celle che misurano 20×20 km, la prima coperta per il 9%, la seconda per il 17%, la terza al 75%. Per quanto riguarda il calcolo dell’estensione vengono prese in considerazione solo le ultime due (essendo la prima sotto il 15%),  quindi l’ESTENSIONE  sarà di (20 x 20) x 2 = 800 Km2. Per quanto riguarda il calcolo dell’area vengono sempre prese in considerazione solo le prime due considerando però la percentuale di copertura, quindi l’AREA sarà invece di 368 km2 (dalla somma del 17% di 400 km2 + 75% di 400 km2).

Si può dunque affermare che la misura dell'AREA è molto più precisa e ci consente anche di valutare la “qualità” dei ghiacci.

(Le due foto presenti in questo articolo sono i primissimi scatti di quest'anno del ghiacciaio Petermann nel nord-ovest della Groenlandia e sono tratte da www.icyseas.org, scattate l'11 agosto da Henry Larsen del Canadian Coast Guard Ship)

Passiamo quindi all’esposizione dei primi dati giunti fin ora: solitamente i minimi storici di AREA e di ESTENSIONE si raggiungono nel mese di settembre, tuttavia quest’anno, i dati che provengono da alcune delle istituzioni sopraccitate, ci dicono che ciò sta già avvenendo in questi giorni. Iniziamo con il primo grafico giunto dall’Università di Brema.

il grafico ci mostra già da 3 giorni che i record di ESTENSIONE minima registrati nel 2007 e nello scorso anno sono già stati frantumati. C'è però una precisazione che deve essere fatta circa questi dati: l’Università di Brema si basava fino all’ottobre scorso sulle rilevazioni del sensore AMSR-E che essendo guasto, ora è stato sostituito dal sensore SSMIS, pertanto, essendoci parziali differenze tra le due modalità di monitoraggio, ci sono dei dubbi sull’opportunità di porre a confronto dati che possono essere disomogenei.

Proseguiamo poi con i dati provenienti dal consorzio ROOS, il grafico seguente ci mostra che il fatidico minimo di SIA (Sea Ice AREA) del 2007 è già stato surclassato dal 2012.

Passiamo infine ai dati (tra più seguiti) di Cryosphere Today e anch’essi sentenziano che per quanto riguarda la SIA in questi giorni l’AREA coperta di 2,87 milioni di km2 è ancora minore rispetto al record dello scorso anno e del 2007 (rispettivamente di 2,90 e 2,92 milioni di km2).

Lasciamo a personalità più titolate l’analisi precisa e approfondita delle cause e delle possibili conseguenze di questa drammatica situazione, ma già diversi studi stanno dimostrando che la perdita di ghiaccio artico dovuta al riscaldamento globale sta rendendo il nostro clima sempre più estremo, questione che magari approfondiremo in altri nostri futuri articoli.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

A livello globale Luglio 2012 è risultato uno dei più caldi dall'inizio delle rilevazioni

Luglio 2012 è stato il mese più caldo, come già descritto, per gli Stati Uniti (Negli Stati Uniti luglio 2012 è stato il più caldo di sempre), secondo il National Climatic Data Center (NCDC) del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Si scopre inoltre che il mese è stato molto caldo a livello globale, il quarto più caldo dal 1880 (inizio delle rilevazioni).

 

La mappa seguente riporta le anomalie delle temperature di luglio 2012, come analizzato dalla NASA Goddard Institute for Space Studies (GISS), rispetto alla media mensile 1951-1980. Per costruire la mappa, gli scienziati del GISS hanno utilizzato i dati pubblici prendendo in considerazione 6.300 stazioni meteorologiche di tutto il mondo: temperature dei singoli Paesi, temperature superficiali dei mari, ma sono state prese anche in considerazione le stazioni delle zone antartiche. 

Si noti che la mappa non descrive le temperature assolute, che sono quelle temperature che modificano la media a lungo termine. Il rosso più scuro rappresenta le temperature oltre i 4°C rispetto alla media mensile, il bianco indica le temperature in media, mentre il blu scuro indica le temperature al di sotto dei 4°C rispetto alla media mensile.

Oltre al caldo record degli Stati Uniti anche la Penisola Antartica, l'Europa dell'est e il Nord Africa sono state particolarmente calde rispetto alla media mensile.

Secondo il NCDC la media globale, risultante dalla combinazione delle temperature terrestri e quelle superficiali marine, è stata di 0.62°C, di ben oltre 15.8°C superiore alla media. Nell'emisfero settentrionale luglio 2012 è stato il più caldo di sempre chiudendo con 1.19°C oltre alla media. Rappresenta inoltre il quarto mese consecutivo in cui l'emisfero settentrionale stabilisce un nuovo record di temperatura mensile.

 

In una recente analisi, James Hansen e colleghi della NASA, hanno presentato delle statistiche che mostrano come le ondate di calore estive sono diventate sempre più estreme a causa del riscaldamento globale. Nell'ultimo decennio, il numero di estati calde è salito al 75%, affermano gli esperti della NASA.

 

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

Altre inondazioni in Africa: migliaia di sfollati tra Ciad e Sudan

I primi di agosto avevamo pubblicato un breve report sull'andamento della stagione delle piogge nell'Africa occidentale (Piogge abbondanti e Flash Floods nell'Africa Occidentale), caratterizzata come abbiamo visto da precipitazioni molto importanti quest'anno. L'intensa fase piovosa ha guadagnato terreno negli ultimi giorni anche verso est, in ritardo rispetto alle medie stagionali, ma coinvolgendo pesantemente il Ciad e ancora il Sudan con piogge torrenziali.

Particolarmente drammatica la situazione in Ciad: cinque quartieri della capitale N'Djamena e i distretti di Rig Rig e Mangalmé sono stati tra le zone più colpite. Rig Rig, un distretto a 420 km dalla capitale N'Djamena ha sperimentato tra il 6 e il 7 agosto piogge senza precedenti: in 24 ore sono caduti 800 mm d'acqua stando ai dati del servizio meteo. L'alluvione ha lasciato almeno 3.000 persone senzatetto distruggendo 200 abitazioni. Nella città di Goz Beida, situata nella parte orientale del Ciad, le inondazioni hanno danneggiato 227 case distruggendone 109, causando la perdita delle scorte alimentari delle 600 persone colpite. Anche nel distretto di Mangalmé sono state distrutte decine di abitazioni, di rifugi e di magazzini, coinvolgendo 1.200 persone.

Come si è accennato, anche il Sudan sta vivendo una fase particolarmente drammatica, dall'inizio della stagione delle piogge ben 32 persone sono state uccise dalle inondazioni, 4700 le case distrutte e oltre 35.000 i capi di bestiame perduti. Solo nel mese di agosto oltre 14.000 persone sono state coinvolte dalle alluvioni solo nel Darfur.

Nell’ultima settimana almeno 1.000 famiglie sono state colpite dalle inondazioni nel Sudan orientale. Quasi 500 famiglie hanno perso le loro case nello stato di Kassala, mentre più di 500 sono sfuggite alle inondazioni cercando rifugio nel campo per rifugiati “Kilo 26”, nello stato di Khashm El Girba, dice Felix Ross, dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. “Migliaia di persone hanno perso le loro case e l'accesso all'acqua potabile, – precisa sempre Ross – e nei prossimi giorni sono attese ancora importanti precipitazioni”.

Anche la Nigeria sta sperimentando in queste ore, a detta dei locali, la peggiore alluvione degli ultimi 50 anni, ma ciò sarà oggetto di un prossimo nostro aggiornamento dall’Africa.

Fonte: Diario Meteorologico della Terra

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