Perché possiamo essere di fronte alla prolungata fase di gelo invernale

Un nuovo impulso artico marittimo coinvolgerà nelle prossime 48-72 ore il Mediterraneo che segue a stretto giro quello di fine anno. La maggiore elevazione dell’onda atlantica e il convogliamento di maggiore gelo siberiano porterà l’affondo ad avere una direttrice più occidentale che coinvolgerà tutta la penisola ma in termini precipitativi (generalmente nevosi) solo le adriatiche ed il sud Italia. In particolare il basso adriatico sarà colpito da intense nevicate che imbiancheranno indifferentemente l’entroterra e le coste. Di questo evento si interessa in modo completo e capillare l’articolo di Luca Angelini.

A livello configurativo generale, questo inverno si presenta con una situazione invertita sullo scacchiere europeo. L’area atlantica vicina all’Europa ha subito una forte attività di blocco al flusso perturbato che non ha consentito ai fronti atlantici di raggiungere l’Europa occidentale, mentre la parte orientale e continentale ha subito ripetuti affondi da nord ovest. Adesso la maggiore elevazione del blocco ad ovest ha portato questa azione più orientata in senso meridiano. Di seguito è mostrata l’attività d’onda attuale (rosso) che è comparabile con quella di metà novembre (nero) mentre a destra ecco che compare nell’immediato forecast (arancio) un’altra pulsazione che esce nuovamente dalla deviazione standard.

Sarà quest’ultima da seguire per vedere se siamo di fronte ad una prolungata fase invernale che possa coinvolgere a varie riprese un po’ tutta l’Italia. La situazione che si troverà di fronte è la seguente: 1) goccia gelida in fase di termicizzazione sulla Penisola Balcanica, dopo esser transitata tra sud Italia e Grecia; 2) ponte di alte pressioni tra Oceano Atlantico e ovest Siberia; 3) profilo del vortice polare con ondulazioni ben formate sul nostro settore.

I modelli deterministico-matematici sono concordi con l’ultima immagine mostrata di ECMWF per il 9 gennaio, con la differenza che il modello americano (GFS) non osserva il punto 1), la termicizzazione della goccia, perché punta allo sviluppo di forti vorticità nei pressi della Turchia che andrebbero a consumare il serbatoio freddo in quota. La conseguenza è che l’ondulazione in ingresso, contrassegnata in figura come Rossby, dopo essersi aperta il varco nell’esile ponte russo-atlantico potrebbe usufruire o meno del suddetto serbatoio. Nel primo caso avremo una prolungata fase gelida sul Mediterraneo, mentre nel secondo caso ritorniamo indietro al percorso da nord ovest degli afflussi artico marittimi con target Grecia-Egeo-Turchia.

L’alternativa qui prospettata poggia le proprie base sulla diversa situazione evolutiva delle velocità zonali in sede polare le quali, se come osservato in figura, dovessero diminuire di intensità data la prevista intensificazione dei flussi di calore, andrebbero ad accentuare le ondulazioni del getto rendendo quindi probabile una modifica dell’attuale target balcanico. In questa ipotesi si farebbero assai concrete le prospettive di un diretto coinvolgimento dell’Europa centrale e di tutto il bacino del Mediterraneo in una fase perturbata di stampo invernale vista l’interazione di masse umide di matrice oceanica con un’estesa stratificazione di aria gelida presente al suolo in aree ad est limitrofe alla nostra penisola.

Autori Andrea Rossi, Matteo Sacchetti

Signore e signori comodi, arriva l’inverno (per qualche giorno)

Breve ma intensa: la prima ondata di freddo del 2017 sembra cavalcare la filosofia dell’ultima parentesi fredda del 2016, con la differenza di connotati certamente più spinti, più simili all’evento indimenticato del 31 dicembre 2014. La dinamica che vede l’anticiclone atlantico spingersi oltre il Circolo Polare e spostare da li aria gelida in direzione dell’Europa orientale viene sostanzialmente confermata all’unisono anche dalle ultimissime elaborazioni che escono, fresche di stampa, dai Centri di Calcolo. L’Italia, pur venendo interessata solo dalla porzione periferica di questo asse del freddo, ne subirà comunque le conseguenze con effetti diversi da settore a settore.

Grazie alle ultime note che emergono proprio dall’analisi dei modelli numerici di previsione, possiamo iniziare ad adentrarci nel vivo della questione, partendo dalle caratteristiche salienti di quello che ci attende. Dobbiamo anzitutto separare, come d’obbligo, il freddo o il gelo e la neve. Il frreddo arriverà pressochè ovunque, la neve solo su alcune regioni.

FREDDO SECCO: interesserà gran parte delle nostre regioni settentrionali, ad eccezione del versante nord-alpino, forse anche dell’estremo nord-est (Friuli Venezia Giulia e della Romagna, dove potranno aversi nevicate, lungo la cresta alpina anche interessanti, sulle altre zone citate solo sporadiche e occasionali (il tutto va comunque confermato). Freddo sterile anche sulle regioni dell’alto versante tirrenico, Toscana, Lazio, e in Sardegna.

FREDDO NEVOSO: procedendo lungo il versante adriatico si fa via via più elevata la probabilità di avere nevicate sino a quote molto basse (non si escludono i litorali ma è un particolare che tratteremo nei prossimi aggiornamenti), così come su gran parte delle nostre regioni meridionali, Sicilia compresa.

TEMPERATURE: in diminuzione sensibile su tutto il Paese, con valori che tra il 5 e il 7 gennaio scenderanno al di sotto della media su tutta l’Italia, al nord e sulla Sardegna mediamente fino a 4-5°C, sul resto dell’Italia anche fino a 10°C.

Insomma una situazione molto interessante che seguiremo passo passo, anche con l’appoggio dei vostri commenti, sempre graditi, sul nostro Forum di discussione.

Autori Luca Angelini

Signore e signori comodi, arriva l'inverno (per qualche giorno)

Breve ma intensa: la prima ondata di freddo del 2017 sembra cavalcare la filosofia dell’ultima parentesi fredda del 2016, con la differenza di connotati certamente più spinti, più simili all'evento indimenticato del 31 dicembre 2014. La dinamica che vede l’anticiclone atlantico spingersi oltre il Circolo Polare e spostare da li aria gelida in direzione dell’Europa orientale viene sostanzialmente confermata all'unisono anche dalle ultimissime elaborazioni che escono, fresche di stampa, dai Centri di Calcolo. L’Italia, pur venendo interessata solo dalla porzione periferica di questo asse del freddo, ne subirà comunque le conseguenze con effetti diversi da settore a settore.

Grazie alle ultime note che emergono proprio dall'analisi dei modelli numerici di previsione, possiamo iniziare ad adentrarci nel vivo della questione, partendo dalle caratteristiche salienti di quello che ci attende. Dobbiamo anzitutto separare, come d'obbligo, il freddo o il gelo e la neve. Il frreddo arriverà pressochè ovunque, la neve solo su alcune regioni.

FREDDO SECCO: interesserà gran parte delle nostre regioni settentrionali, ad eccezione del versante nord-alpino, forse anche dell’estremo nord-est (Friuli Venezia Giulia e della Romagna, dove potranno aversi nevicate, lungo la cresta alpina anche interessanti, sulle altre zone citate solo sporadiche e occasionali (il tutto va comunque confermato). Freddo sterile anche sulle regioni dell’alto versante tirrenico, Toscana, Lazio, e in Sardegna.

FREDDO NEVOSO: procedendo lungo il versante adriatico si fa via via più elevata la probabilità di avere nevicate sino a quote molto basse (non si escludono i litorali ma è un particolare che tratteremo nei prossimi aggiornamenti), così come su gran parte delle nostre regioni meridionali, Sicilia compresa.

TEMPERATURE: in diminuzione sensibile su tutto il Paese, con valori che tra il 5 e il 7 gennaio scenderanno al di sotto della media su tutta l’Italia, al nord e sulla Sardegna mediamente fino a 4-5°C, sul resto dell’Italia anche fino a 10°C.

Insomma una situazione molto interessante che seguiremo passo passo, anche con l'appoggio dei vostri commenti, sempre graditi, sul nostro Forum di discussione.

Luca Angelini

Aria fredda in arrivo: meridione colpito, Balcani affondati

E' un inverno in bianco al di là dell'Adriatico e ancora più ad est sulle ridenti isole dell'Egeo, le quali godono notoriamente di un clima mite e che invece quest'anno sono state centro di raccolta di tutti i travasi d'aria fredda posti in essere dalla circolazione polare. Mite è anche il clima sull'Italia e qui certo non manca di confermarsi, anticiclone dopo anticiclone, Scirocco dopo Scirocco, tanto che siamo dovuti arrivare a fine anno per intravvedere all'orizzonte la prima irruzione di aria fredda della stagione. Un evento che, oltretutto, non interesserà neanche tutto il nostro Paese ma si concentrerà, quasi per un fantomatico incidente di percorso, essenzialmente sulle regioni del medio versante adriatico e soprattutto al sud.

Come avrete notato abbiamo parlato di aria fredda, di temperature in calo, ma non di neve. Freddo e neve devono essere considerati per quello che sono ossia due fenomeni distinti e non interdipendenti.

Quello che si prospetta sulle nostre regioni meridionali a fine mese è uno di quei casi in cui il freddo farà la parte del leone, o del leoncino se volete, mentre eventuali episodi nevosi assumeranno solo connotazioni di nicchia, sia come distribuzione che come intensità. Questa è, a quanto pare, la differenza più evidente tra l’episodio del 28-30 dicembre e quello ben più imponente che si verificò esattamente due anni fa, alla fine del 2014, allorquando una ben intensa ondata di freddo, per quanto limitata come durata (non più di qualche giorno) distribuì un carico di neve senz’altro di tutto rispetto, persino su improbabili litorali come quelli siciliani.

La mappa in figura mette in evidenza la classica forma a goccia della saccatura colma di aria fredda che punta verso i Balcani (tanto per cambiare). L’affidabilità di questo scenario, come emerge dai cluster colorati ben fasati tra loro, è soddisfacente, pertanto l’ondata fredda trova nuove conferme anche dalle ultimissime elaborazioni da parte dei Centri di Calcolo. Resta ora da vedere la parte più delicata della prognosi, quella riferita ad eventuali precipitazioni che, per quanto distribuite in modo piuttosto sparso, si potrebbero manifestare sotto forma di neve fino a quote medio-basse. Dove?

Azzardiamo con una cronologia di massima, che potremo seguire passo passo con il nowcasting aperto sul nostro forum di discussione. Mercoledì pomeriggio e sera qualche nevicata possibile nelle zone interne di Abruzzo e Molise a partire da 800-900 metri, in calo fino a 500-600 metri nella notte su giovedì. Ancora nevicate a carattere sparso potranno aversi fino a 700-800 metri sulle montagne della Basilicata, i confinanti settori montuosi della Campania, la dorsale calabrese con Sila, Pollino e Aspromonte, per finire poi al di là dello Stretto sulle montagne sicule a quote inizialmente poste intorno a 1.200-1.400 metri.

Nella seconda parte della notte su giovedì, dopo il passaggio del fronte principale (di debole entità), l'aria si farà più asciutta e le nevicate si faranno più isolate e possibili fino a 400-500 metri su Puglia, Basilicata, Calabria, per salire a 600-700 metri sulla Sicilia, in particolare a ridosso dei settori interni tirrenici per sbarramento orografico. La situazione rimarrà invariata poi sino a venerdì 30, con annuvolamenti e occasionali spruzzate di neve essenzialmente a ridosso della Sila, delle Madonie, Nebrodi e della zona Etnea tra 400 e 700 metri. Sul resto del meridione tanto vento, temperature in picchiata ma ritorno del sole. Dopo Capodanno sarà già finito tutto…

Luca Angelini

Freddo da metà dicembre? Modelli a confronto

Passano i giorni ma il nodo rimane ancora ben stretto nelle maglie di indagine dei modelli numerici, tra i quali nasce anche un interessante braccio di ferro sulla possibile soluzione. Una soluzione che, proprio come le equazioni che descrivono il comportamento futuro dell’atmosfera, non esiste e che pertanto necessita di procedimenti aggiuntivi per una interpretazione corretta dell’evoluzione.

Insomma, le tendenze a media e lunga scadenza rimangono il nervo scoperto della meteorologia con buona pace di tutti coloro che regolarmente si arrovellano sulle corse modellistiche più spinte cioè sul nulla.

Oggi dunque vi propongo un parallelo probabilistico con i modelli elaborati dai due migliori centri di calcolo al mondo, l’ECMWF inglese e il GFS americano. 

Partiamo dal più blasonato e performante che, grazie alla sua impostazione numerica, risulta anche il più stabile, il modello inglese ECMWF (figura in alto). Siamo a venerdì 16 dicembre e si nota una situazione generale simile all’attuale, con un campo di alta pressione che interessa l’Europa centrale e anche buona parte dell’Italia, il che farebbe propendere per un’ipotesi di tempo nel complesso stabile, con il freddo confinato sulla regione Balcanica. La probabilità di tale ipotesi è da non sottovalutare come possiamo constatare dai contenuti margini di errore (vedi scala colorata graduata).

Passiamo ora al modello americano GFS: salta subito all’occhio la minor affidabilità complessiva dei campi fisici rappresentati, come si evince dagli elevati margini di incertezza (vedi scala colorata graduata). Il modello comunque propende per una posizione più appartata dell’alta pressione sull’Europa e una maggior penetrazione del freddo balcanico verso l’Italia.

Con un tale stato dell'arte, giungere ad una conclusione sarebbe quanto meno affrettato. Non ci rimane che seguire passo passo l'evoluzione seguendo i numerosi post aperti sul nostro Forum di discussione.

Luca Angelini

L'autunno entra nel vivo, seguiamo la fase di maltempo che inizierà nel weekend

L’alta pressione che domina da giorni l’Europa e l’Italia sta subendo un primo ridimensionamento, a causa di una perturbazione legata ad un vortice in fuga verso i Balcani, che sta lambendo l’Italia procedendo ad una prima limata della cupola sul lato orientale. Nel frattempo però dal Canada si staccherà una nuova saccatura in fase di sviluppo la quale, dopo essersi portata sull’Atlantico, andrà a far tutt’uno con una depressione parcheggiata alla deriva della penisola Iberica, trascinandola verso il Mediterraneo occidentale. Inevitabile a questo punto l’implosione dell’alta pressione e l’inserimento sull’Italia di correnti meridionali via via più umide.

In altri termini l’alta pressione che ha garantito il bel tempo sull’Italia verrà demolita e al suo posto prenderà forma la figura opposta, un vasto canale di bassa pressione che determinerà un vistoso cambiamento delle condizioni atmosferiche verso il maltempo. La prima fase di questo cambiamento si avrà tra sabato 5 e domenica 6 novembre.

SABATO in particolare una intensa perturbazione interesserà gran parte delle regioni settentrionali, la Toscana, l’Umbria, il Lazio e il nord della Sardegna (possibilità di temporali anche forti su Liguria e Toscana), mentre sulle restanti regioni il cambiamento verrà avvertito in prima battuta con un rialzo delle temperature per venti miti di Scirocco e condizioni di tempo al più variabile con schiarite. Il tempo della giornata di DOMENICAverrà modulata dalla probabile formazione di un minimo di bassa pressione nei bassi strati sul nord Italia con ulteriori precipitazioni (meno diffuse e più sparse) su quest’ultimo settore, ma anche sulle regioni del versante tirrenico sino alla Campania e sulla Sardegna, qui con possibili temporali, anche forti.

Nei primi giorni della prossima settimana poi, dopo una breve pausa con variabilità e schiarite, dovremo mettere in conto nuove precipitazioni in arrivo su diverse regioni d’Italia,  che probabilmente saranno più diffuse e intense sulle regioni del centro e del sud (da confermare). 

Vi invito a seguire questa interessante situazione sul nostro Forum di discussione.

Luca Angelini

Verso il ponte di Ognissanti con l'anticiclone dietro l'angolo

Un passo avanti e due indietro; è quello  cui ci ha abituati negli ultimi anni la stagione fredda (e “fredda” è un eufemismo). In buona sostanza, in conseguenza al nuovo sottofondo climatico in atto, possiamo contare molti inverni del tutto anonimi e l'eccezione di un inverno coi fiocchi una volta ogni molti anni. Questo dovrebbe ormai avere insegnato a chi tratta la materia che le ipotesi di freddo e gelo calcolate dai modelli numerici a lungo e lunghissimo termine lasciano il tempo che trovano, se non addirittura peggio. Questo vale anche per l'attuale situazione, dove persino con un anticiclone anomalo come quello scandinavo siamo riusciti ad incamerare un po' di aria fredda.

Andiamo allora per punti e cerchiamo di capire come potrà evolvere la situazione meteo in vista del lungo weekend in arrivo.

Punto primo: l'intrusione di aria calda e di polveri sahariane che ha invaso le nostre regioni, con particolare riferimento a quelle centro-meridionali e alle Isole è ormai al termine. Al suo posto una perturbazione sta per portare un ricambio d'aria accompagnato da rovesci che mercoledì interesseranno soprattutto il centro e giovedì il meridione e le Isole.

Punto secondo: le temperature stanno per subire una sensibile diminuzione ma, poichè precedentemente si trovavano su valori superiori alla media anche di oltre 10°C, questo calo ci riporterà in linea con i valori normali per il periodo. Una certa controtendenza potrebbe verificarsi sulle regioni settentrionali, dove il ritorno del soleggiamento per aria più asciutta, potrà determinare invece un aumento delle temperature, specie nei valori massimi del giorno.

Punto terzo: per un anticiclone che se ne va, un nuovo anticiclone sta per arrivare. L'affondo di un vortice al largo del Portogallo provocherà nuovamente la risalita di aria calda di matrice subtropicale continentale (nord-africana), che questa volta però punterà soprattutto la penisola Iberica. L'Italia invece si troverà a valle dell'asse di promontorio il che vale a dire nella zona di miglior qualità dell'alta pressione stessa, ovvero dove l'aria sarà più asciutta, il tempo sarà più aperto e soleggiato e le temperature prossime alla media del periodo per infiltrazioni fresche settentrionali.

Punto quarto:  le elaborazioni a medio termine confermano quanto precedentemente detto, con la presenza decentrata dell'alta pressione che lascerà scoperto il lato orientale della nostra Penisola. In questo modo le correnti si disporranno dai quadranti di nord-ovest confermando anche per tutto il Ponte di Ognissanti tempo per buona parte soleggiato (eventuali nebbie di pianura a parte) in un contesto termico in lieve ma costante discesa per afflusso di aria polare intermedia marittima.

Infine, alla luce di quanto esposto, potremmo avere tempo asciutto, quindi senza precipitazioni, almeno sino al 3-4 novembre, evenienza quest'ultima che andrà certamente confermata strada facendo.

Luca Angelini

Meteo a media scadenza, aria di “ribaltone” da metà ottobre

Domanda: possono i cicloni tropicali che nascono sui Caraibi venire ad influenzare, seppur indirettamente, anche il tempo di casa nostra. La risposta è si.

Osserviamo allora la carta proposta nella figura in alto (click per aprirla e vederla completa): si tratta di una mappa che rappresenta la possibile distribuzione delle figure atmosferiche in quota (500hPa, circa 5.500 metri), prevista per la giornata di lunedì 10 ottobre. La scala graduata a colori indica quanto affidabile sia lo scenario: valori bassi evidenziano aree con buona predicibilità, valori alti aree con bassa predicibilità. Ebbene, come potete notare, in Atlantico compare una saccatura, il cui vertice di bassa pressione, pur a sole 24 ore di distanza, si pone in una posizione estremamente incerta. Come mai?

Sapendo che le correnti guida provengono da ovest e quindi fuoriescono, per così dire, dal nord America, si può andare a monte e allora si noterà che quel che rimane dell’ormai ex ciclone tropicale Matthew, in procinto di diventare una “semplice” depressione extratropicale, andrà a forzare il normale andamento delle correnti alle medie e alte latitudini atlantiche. Considerato il processo di trasformazione di quest’ultimo da tropicale ad extratropicale, la sua evoluzione risulta incerta ed espone tutta la circolazione a valle, ovvero proprio quella atlantica in direzione dell’Europa, ad un margine di errore crescente in maniera esponenziale.

Tutto questo per dire che quel nocciolo depressionario alla deriva dell’Atlantico, potrebbe affondare verso l’Europa occidentale nella seconda parte della prossima settimana e dare il via sull’Italia ad un ribaltone meteo, dove il nord e il centro risulterebbero con maggior probabilità sottoposte a condizioni di forte maltempo, e il sud invece interessato da un sensibile rialzo delle temperatureper venti meridionali. L’anticiclone scandinavo, da parte sua rimarrà a guardare, spostando solo la sua radice verso l’Europa orientale dove occorrerà accertarsi se sarà in grado di generare pericolose situazioni di blocco.

Facciamo allora un nodo al fazzoletto, in attesa dei prossimi aggiornamenti, discutiamone sul nostro Forum.

Luca Angelini

Luci e ombre sul prossimo inverno: se la “QBO” dovesse non invertirsi?

Come certamente saprete, tra i vari fattori climatici che possono contribuire a dare un volto all'inverno, il cosiddetto indice QBO, acronimo di “oscillazione quasi biennale dei venti stratosferici” è certamente di grande importanza. Questo indice, del quale potete trovare una ampia trattazione in questo paper elaborato dal nostro Comitato Tecnico Scientifico, rappresenta la direzione di provenienza del vento lungo la fascia stratosferica equatoriale.

Questa fascia di venti, alterna fasi della durata di circa due anni (in realtà sono mediamente 28 mesi) durante le quali i venti sono disposti da ovest verso est (fase positiva) a fasi in cui i venti sono disposti da est verso ovest (fase negativa). Quindi, due anni con venti da ovest e due anni con venti da est, bene ma cosa serve a noi conoscere questi dati? Tecnicamente serve a capire e a prevedere i flussi di ozono (gas molto abbondante in stratosfera) che si producono all'Equatore e che poi viaggiano verso i Poli. All'atto pratico durante le fasi positive della QBO si riscontra un vortice polare particolarmente profondo sulla calotta artica e una contemporanea espansione della fascia anticiclonica subtropicale verso le medie latitudini. E' la situazione che porta in Italia inverni poco freddi e poco nevosi. Durante le fasi negative lo stesso vortice polare risulterà invece più disturbato e quindi allungato verso le medie latitudini. E' la situazione che porta in Italia inverni freddi e nevosi.

Dato che la tensione del vortice polare è conseguenza dei flussi di ozono e che questi ultimi risentono dell'attività solare, per rientrare appieno entro le situazioni descritte occorrerà che la fase positiva della QBO sia accompagnata da massimi di attività solare, viceversa che la fase negativa sia accompagnata da minimi di attività solare.

Bene, detto questo, possiamo venire al dunque. Esaminando i prodotti modellistici e le rilevazioni delle radiosonde, quest'anno è in corso un evento piuttosto insolito: nel corso del 2016 non è verificata l'inversione del segno della QBO e i venti stratosferici, che avrebbero dovuto disporsi da est, sono ancora disposti da ovest. In pratica, dopo una parziale inversione avvenuta alle alte quote stratosferiche nel corso della primavera 2016, ora tutto è tornato come prima e il ciclo biennale pare essere saltato.

Gli esperti stanno analizzando l'evento e, per alcuni, pare che il forte e prolungato evento di El Nino avvenuto i mesi precedenti (2015-16) possa avere influito su questa anomalia. Considerando che attualmente l'attività solare viaggia verso il minimo decennale, che questo processo di inversione necessita di circa 7-8 mesi per propagarsi da 10hPa a 30hPa ed ulteriori 5-6 mesi da 30hPa a 50hPa, possiamo intuire che avremo risultati tangibili non prima della primavera 2017 e questo potrebbe far saltare gli schemi alla nostra prossima stagione invernale, inibendo le condizioni statisticamente favorevoli a fasi fredde e/o nevose.

Insomma, un altro inverno che finirà (scusate il gioco di parole) “in bianco”? Nessuno lo può sapere, resta solo da prendere atto fin d'ora che la statistica rema contro e che tutto ciò si somma al fatto che le strade per la nostra stagione fredda sono già in forte salita per motivi climatici, una ulteriore riprova dell'ormai palese mutamento degli schemi meteorologici e delle nostre stagioni.

Luca Angelini

Ultima decade di agosto al caldo? Ecco cosa è lecito aspettarsi

Si fa presto a dire “caldo o freddo”, magari prendendo il classico abbaglio da cartina deterministica a 300 ore, scelta esclusivamente in base alla propria gradazione di colori preferita. Ma se tale condotta è assolutamente comprensibile per gli appassionati, soprattutto quelli più di parte,  non è invece tollerabile per chi si definisce professionista. Considerando questo triste aspetto della comunicazione meteo attuale, cadrebbero così molti miti, anzi molti siti, ma ne guadagneremmo tutti un pochino.

Detto questo, passiamo ad introdurre nelle linee generali la tendenza che inizia ad emergere dall'analisi ragionata degli opportuni prodotti numerici tarati per la media scadenza. Vi possiamo anticipare sin d’ora che lo scenario globale è stato confermato anche dalle più recenti corse modellistiche. Man mano che si procede verso l’obiettivo della nostra previsione però, emergono particolari sempre più interessanti e ora è nostra intenzione guidarvi passo passo alla scoperta di quello che probabilmente ci aspetta.

La prima mappa qui sopra, ci fornisce la dislocazione più probabile delle strutture atmosferiche in quota. Perchè in quota? Perchè qui l’evoluzione delle correnti è più lineare e si presta ad una maggiore affidabilità prognostica. Potremo così notare la vistosa campana anticiclonica come si prevede possa disporsi ilprossimo 24 agosto. L’asse risulta dispoto dall’entroterra algerino fin sulle nostre regioni settentrionali e mostra bassi valori della cosiddetta “deviazione standard” (vedi scala graduata), quindi lo possiamo ritenere uno scenario affidabile. All’altezza dei Balcani invece si nota un campo di relativa bassa pressione, il cui bordo periferico va ad interessare anche le nostre regioni meridionali. Questa struttura atmosferica però è affetta da elevati valori della deviazione standard, il che rende questo disegno ancora alquanto incerto. Capite bene che ciò significa non poter individuare correttamente la posizione dell’asse di questa struttura, vale a dire non poter conoscere quale massa d’aria interesserà le nostre regioni meridionali, che se la giocano tra le infiltrazioni fresche balcaniche (probabile al 60%) e l’invasione calda nord-africana (probabile al 40%).

Per scovare qualche elemento di prognosi in più, siamo andati allora a controllare come viene risolto dalla modellistica numerica il campo medio delle anomalie di temperatura sul piano isobarico di 850hPa (siamo in bassa troposfera, circa 1.500mt di quota). Si nota allora dalla seconda mappa (qui sopra) la possibile collocazione del centro di massa caldo, rilevato tramite un nucleo di anomalie di oltre 7-8°C sopra la norma tra la Francia e la Germania, anomalia che sfuma poi ai lati andando ad interessare le nostre regioni settentrionali e quelle dell’alto versante tirrenico. Anche in questo caso l’estremo sud e la Sicilia rimarrebbero tagliate fuori e quindi sotto la possibile influenza di più fresche correnti settentrionali.

Terza ed ultima carta, la classica mappa a spaghetti, che ci mostra l’affidabilità di questo scenario termico, tramite il tracciamento dell’isoterma di 0°C e di 15°C (ricordo che siamo sempre intorno a 1.500 mt): come potete notare l’isoterma di 15°C, che possiamo prendere come riferimento per individuale la traccia della risalita calda, scorre in Atlantico con uno scarto tra scenari estremi ancora accettabile (600-700km ma andamento lineare), mentre al suo ingresso sul continente parte per la tangente disperdendosi su ampiezze anche superiori ai 1.200km con andamento caotico. Ancora una volta però è sulle nostre estreme regioni meridionali che si ha il massimo dell’incertezza.

Quindi per arrivare al dunque, in attesa dei prossimi aggiornamenti possiamo ricapitolare in questo modo:

partire dal 23 agosto, e per circa una settimana, è prevista sull’Italia una fase di tempo soleggiato e caldo, con temperature che al nord, al centro e sulla Sardegna si porteranno progressivamente al di sopra della media anche di diversi gradi. Il sud e la Sicilia invece potrebbero risentire di infiltrazioni di aria più fresca dai Balcani e pertanto beneficiare di un quadro termico prossimo o appena superiore alla medie del periodo. l tutto andrà confermato strada facendo. Lo faremo aprendo e seguendo insieme un apposito post nel nostro forum di discussione. 

Luca Angelini

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