Meteo cena Veneta


Il 21 dicembre si è svolta la meteo-cena Veneta organizzata dallo staff di Meteonetwork Veneto. La cena era stata programmata per il venerdì precedente, ma come sicuramente sappiamo tutti, la neve ed il ghiaccio ci hanno obbligato a posticipare la data.

Ci ha ospitato Roberto, nostro forumista (euganeo71), presso il suo ristorante “Osteria Vecio Veneto “ di Rovolon (PD) con le sue rinomate pietanze a base di carne.

La cena è stata organizzata nel periodo pre-natalizio per il classico scambio degli auguri, ma anche con un fine benefico, infatti al costo della cena è stato applicato un sovraprezzo di due euro (il costo di un sms) per gli alluvionati Veneti.

La maggioranza dei partecipanti ha versato ben di più della cifra prevista, anche se non eravamo in molti abbiamo raccimolato una inaspettata somma.


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distribuzione dei nuovi  adesivi Meteonetwork Veneto
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classica immagine del gruppo a fine cena
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Buon Natale
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staff MeteoNetwork Veneto

17-18 Dicembre la neve nel Veneto

Nevicata sul Veneto, dalle Dolomiti all’Adriatico, oltre che delle gelate dovute all’ulteriore abbassamento delle temperature, al di sotto della media stagionale, sui monti anche di 8 gradi centigradi. Da record, come di consueto, nel Vicentino, sulla Piana di Marcesina nell’Altopiano dei Sette Comuni, al confine col Trentino-Alto Adige: -26 gradi centigradi il picco, -18 gradi sempre nel Vicentino, ad Asiago e nel Bellunese, a Sappada. Anche il resto della provincia dolomitica è ai primi posti della classifica del gelo: in Cadore Santo Stefano e Auronzo a -16; Falcade a -15; Cortina e Val di Zoldo a -14; Feltre a -10 Belluno a -9. Manto nevoso anche a 20 centimetri di spessore sulle Dolomiti, una decina nei fondovalle fino a qualche centimetro sulla pianura. Traffico rallentato un po’ dappertutto, a Venezia la neve ha imbiancato i tetti e piazza San Marco offrendo ai turisti infreddoliti uno spettacolo decisamente romantico.



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1- Mappa di pressione al suolo (hPa) e altezza di geopotenziale (dam) a 500 hPa alle 00Z di sabato 18 dicembre 2010. Evidente il minimo barico di 995 hPa sull’alto Adriatico (modello GFS, fonte  Wetterzentrale)

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2- Mappa di pressione al suolo (hPa) e fronti al suolo. Il fronte occluso ha appena lasciato il Veneto (fonte: MetOffice)

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3- Radiosondaggio di Udine alle 00Z del 18 dicembre 2010 (fonte: University of Wyoming)

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L'episodio nevoso del 17 dicembre 2010

a Campolongo Maggiore (VE)   di Alberto Gobbi


I primi timidi fiocchi a Campolongo Maggiore (VE) sono comparsi all’ora di pranzo; a partire dalle ore 14 l’intensità è aumentata e in pochi minuti le strade erano già imbiancate con frequenti episodi di scaccianeve e i primi rallentamenti alla circolazione sulla statale che da Padova porta a Chioggia. Questo è avvenuto per il suolo gelato così come l’asfalto: la minima di -7.6°C rilevata dalla stazione Davis Vantage Vue è stata raggiunta intorno alla mezzanotte tra il 16 e il 17 dicembre (figura 4). Ad inizio evento nevoso i valori termici si attestavano sui -2.5°C/-3°C con bora moderata per poi subire un lento aumento nel corso della serata e della notte, restando comunque sempre negativi con una “massima” di -1.7°C alle ore 2 del 18/12. Alle 5 della mattinata successiva la minima si attestava a -7°C grazie ai rasserenamenti successivi al transito del fronte occluso (figura 2). La mattina del 19 dicembre la minima è scesa a -10°C, le strade secondarie erano ancora ricoperte di estese lastre di ghiaccio con seri pericoli per la circolazione stradale.

L’ evento, conclusosi intorno alle 23 del 17/12, ha portato ad un accumulo di 5-6 cm (figure 5 e 6), confrontando i valori di precipitazione registrati dalle due stazioni più vicine al mio paese (Legnaro (PD) 1.6 mm, Mira (VE) 2.0 mm) si evince l’ottima qualità della neve che quindi possedeva una densità di circa 30 kg/m3 a fronte di un valore medio di 100 kg/m3. La “farinosità” della neve è stata senz’altro dovuta alle temperature sempre negative nella medio-bassa troposfera e all’assenza di inversioni termiche come si evince dal radiosondaggio di Udine relativo alle 00Z del 18 dicembre quando a 850 hPa c’erano -5.9°C (addirittura -10.7°C alle 12Z del 17/12). Come si nota dal diagramma (figura 3), la coltre nuvolosa del tipo nembostrati si è elevata fino ad una quota di circa 5000 metri, livello al quale la curva di stato e di dew point si allontanano indicando un forte calo dell’umidità relativa a quote maggiori.




4 – Cristalli di ghiaccio all’alba del 17 dicembre 2010 nelle campagne tra Padova e Venezia (foto: Alberto Gobbi)

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5 – Neve al suolo nel primo pomeriggio del 18 dicembre 2010 nelle campagne tra Padova e Venezia (foto: Alberto Gobbi)

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6 – Neve al suolo nel primo pomeriggio del 18 dicembre 2010 nelle campagne tra Padova e Venezia (foto: Alberto Gobbi)

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L'episodio nevoso del 17 dicembre 

a Treviso di Matteo Chiopris


La neve, i modelli meteo, la “vedevano” da molti giorni. La situazione prevista in quota era ben chiara: dopo una consistente e gelida irruzione da est, nelle prime ore di venerdì 17 si profilava l'ingresso di una perturbazione “fredda” dalla porta del Rodano, con la formazione di un minimo pressorio sul mar Ligure in successivo spostamento verso est; fino all'ultimo momento erano però rimasti molti dubbi sull'effettivo posizionamento dello stesso, e dunque sugli apporti in centimetri stimabili nelle diverse zone del nostro territorio. Ad episodio perturbato concluso è giusto dire che il modello matematico più preciso si è rivelato GFS, che lasciava intravedere come il minimo basso-pressorio inizialmente formatosi sul Mar Ligure sarebbe poi traslato lentamente verso Nord-Est, ma con una traiettoria piuttosto bassa, che ha in effetti favorito maggiori accumuli sul Friuli, specie centro-orientale, rispetto al Veneto nel suo complesso, dove le coste hanno registrato apporti nevosi leggermente superiori al resto della regione.

Qui nella città di Treviso la nevicata ha fatto registrare un accumulo variabile tra i 5,5 e i 6,5 cm; nulla di paragonabile per quantità all'evento del 19 dicembre 2009, giorno in cui le misurazioni più pessimistiche, a fine precipitazione, avevano mostrato un manto nevoso spesso 18-20 cm. Rimane tuttavia un evento notevole e particolare per le condizioni in cui si è svolto: dai dati della stazione ARPAV, posizionata in pieno centro città, si evince come la temperatura durante la nevicata sia variata tra -1,7°C e -2,9°C; valori così bassi durante una precipitazione sono notevolissimi per le nostre zone, dove solitamente la neve cade con temperature prossime o superiori allo zero. 

Una temperatura così rigida ha fatto sì che praticamente alcun fiocco si perdesse durante la nevicata: sempre dai dati ARPAV rileviamo che i mm di pioggia caduti sono stati solo 2,2: visti i 6 cm misurati mediamente, il rapporto mm/cm è stato dunque 1 a 3. Questo dato sottolinea la straordinaria qualità della neve caduta e al contempo lascia un po' di amaro in bocca, pensando a che manto nevoso avremmo potuto godere se fossero caduti “solo” 10 mm di pioggia in più…! 

La precipitazione nevosa è cominciata verso le 13 di venerdì 17, per terminare nelle prime ore della mattina del giorno successivo; la neve è caduta sempre molto fine e asciutta, connotati drasticamente diversi da quelli di una normale nevicata “padana” da scorrimento, che presenta solitamente fiocchi grandi, pesanti e bagnati. I momenti di maggiore intensità della precipitazione si sono registrati nel primo pomeriggio del 17 e verso l'una della notte seguente; all'alba del 18 dicembre le schiarite si sono fatte via via sempre più evidenti, permettendo di gustare uno spettacolo straordinario, com'è sempre quello della neve che riluce sotto i raggi del sole.

I disagi sulle strade della città e della provincia questa volta si possono considerare trascurabili: probabilmente, per una volta, chi di dovere ha attivato le misure precauzionali necessarie a fronteggiare il modesto episodio nevoso. Le strade principali già poche ore dopo l'inizio della nevicata risultavano piuttosto sgombre da ghiaccio e neve; da rilevare solo alcuni prevedibili e fisiologici rallentamenti del traffico e qualche ingorgo nei punti più critici della viabilità provinciale.

Autori: 

Staff MeteoNetwork Veneto

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La neve nel veneto 17-18 dic 2010.pdf1.2 MB

L'alluvione veneta di inizio novembre

L’alluvione che ha colpito il Veneto tra la fine di Ottobre e i primi giorni di Novembre, ha provocato danni in 7 province, oltre 350 comuni di cui oltre 80 in modo grave.Migliaia di sfollati, due morti, oltre mezzo milione di persone coinvolte, chiusura di strade ed autostrade per giorni.
Lo staff di MeteoNetwork Veneto ha voluto analizzare l’evento straordinario che ha colpito duramente la regione, in due parti, la prima, parte sinottica a cura di Andrea Chini e Gianluca Ferrari, la seconda, parte descrittiva una sorta di diario giornaliero vissuto in prima persona da Francesco Dell’Orco.

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Situazione a scala sinottica 
di Andrea Chini e Gianluca Ferrari 



Tra la fine di Ottobre e l’inizio del mese di Novembre sull’Europa si è andata a configurare una situazione sinottica molto particolare, foriera di fenomenologia atmosferica molto violenta sulle regioni del Mediterraneo Centro-Occidentale: è proprio in questi giorni infatti che si è verificata l’alluvione nella Pianura Veneta che ha colpito soprattutto le province dell’est Veronese, del Vicentino e del Padovano.
Come già accennato è di notevole importanza la configurazione sinottica di quei giorni: nella notte tra il 30 e il 31 Ottobre era già evidente un’ampia ondulazione del campo geopotenziale a W della Francia con annesso profondo minimo al suolo contrapposto ad un promontorio anticiclonico presente sull’Europa Orientale. 

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Da queste mappe di altezza di geopotenziale, in particolare alla quota isobarica di 850 hPa, si può notare come siano presenti, sulle regioni di nord-est, correnti a componente meridionale (anche se non ancora molto intense) che segnano quindi l’inizio del peggioramento con le prime precipitazioni sulle zone prealpine.
Nelle ore successive la saccatura tende ad approfondirsi verso sud, rallentando di fatto la sua traslazione verso est; l’intensificazione del jet-stream in entrata alla saccatura all’altezza delle Isole Britanniche tende inoltre ad isolare un minimo di geopotenziale tra Francia e Penisola Iberica che porta alla persistenza ed intensificazione di correnti meridionali molto calde e umide in bassa troposfera sulle regioni settentrionali italiane. Ventiquattro ore dopo avviene la completa formazione di un cut-off in sede Mediterranea ove persisterà fino al suo colmamento che avverrà gradualmente nei giorni successivi.

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L’evoluzione sinottica in media troposfera descritta fin’ora, porta alla formazione di un minimo depressionario al suolo sottovento alle Alpi centrato sul mar Ligure come nelle più tipiche situazioni di questo tipo; il fronte caldo connesso alla risalita di aria mite e umida dai quadranti meridionali, staziona sul Nord Italia, tendendo ad occludersi con il passare delle ore. La particolare posizione del minimo attiverà venti sostenuti di Scirocco lungo l’Alto Adriatico che sarà uno dei fattori più importanti nella dinamica degli eventi estremamente critici occorsi in Veneto.


analisi sinottica al suolo alle 00Z del 1 Novembre (Met Office)
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analisi sinottica al suolo alle 00Z del 2 Novembre (Met Office)
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Si può quindi già osservare come siano state di fondamentale importanza per l’evoluzione dei fenomeni atmosferici la quasi stazionarietà del sistema ciclonico e dalla persistenza per più giorni delle correnti umide meridionali sulle regioni settentrionali italiane.

 Situazione a Mesoscala

Per l’analisi a mesoscala abbiamo effettuato una reanalisi utilizzando il modello WRF-ARW in una configurazione a tre domini innestati (two-way nesting) a diversa risoluzione e rappresentanti differenti aree geografiche: un dominio con una griglia di risoluzione a 18km che copre l’area del Mediterraneo Centrale, un altro a 4.5km rappresentante del territorio del nord-est italiano e per ultimo un dominio a 1.125km centrato sulle Prealpi Venete. La soluzione adottata permette di simulare la fenomenologia meteorologica di quei giorni sia a livello sinottico che su scala ridotta. 

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Come già osservato a livello sinottico, per più giorni i venti hanno mantenuto una componente meridionale piuttosto intensa favorendo quindi un apporto caldo umido che unito al sollevamento orografico operato dalle Prealpi Venete hanno favorito lo sviluppo di intense e prolungate precipitazioni. Per analizzare la disposizione dei venti a mesoscala e quindi tenendo conto anche dell’influenza della morfologia del territorio che ha su di essi, abbiamo deciso di graficare la direzione e la velocità del vento in bassa troposfera mediate nell’arco delle 57 ore di simulazione modellistica cioè dalle 03z del 31 Ottobre alle 12z del 2 Novembre 2010.

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Come si può osservare anche se mediate in un tempo piuttosto prolungato le correnti nei bassi strati presentano una spiccata componente sud-orientale e quindi perpendicolare alla direzione delle Prealpi Venete:  questo conferma ciò che già avevamo osservato in precedenza anche con le mappe a scala sinottica e che il flusso umido sud-orientale è rimasto pressoché costante.




Le cause dell’alluvione

Con l’ausilio delle mappe ad alta risoluzione centrata sulle Prealpi Venete, andremo ora ad analizzare i fattori che direttamente hanno portato agli eventi di quei giorni. Per prima cosa osserviamo i flussi principali più vicini al suolo cioè quelli che risentono del sollevamento orografico e che apportano il maggior contributo di umidità.

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Le linee di flusso che si osservano nelle mappe sopra riportate, indicano chiaramente come le correnti in bassa troposfera risultino perpendicolari alla catena prealpina mostrando la tendenza a convergere lungo le valli principali risalendole e andando ad impattare i rilevi circostanti. La costanza di questi flussi nell’arco di più giorni ha portato grandi quantità di vapore d’acqua a raggiungere il livello di condensazione forzato, alimentando quindi i sistemi precipitativi in particolare a ridosso dei rilievi principali.
L’analisi modellistica è risultata utile anche a stimare il quantitativo di precipitazione caduta sul territorio nell’arco delle 57 ore. I risultati sono i seguenti:

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Come si può vedere i massimi di precipitazione si hanno in corrispondenza dei gruppi montuosi principali, come ci si poteva aspettare. In particolare il massimo principale di oltre 650mm è localizzato nella zona del M. Grappa; tuttavia la conformazione del territorio circostante ha permesso una dispersione maggiore dal quantitativo d’acqua nei diversi bacini fluviali. Un massimo secondario di precipitazione di oltre 500mm è localizzato invece nella zona delle Prealpi Vicentine dove però la conformazione delle valli vicine ha causato la confluenza della maggior parte dell’acqua precipitata nel solo bacino idrografico del fiume Bacchiglione, lo stesso fiume che avrebbe causato successivamente diverse esondazioni e rotte lungo il suo tragitto verso la foce. Il cumulato totale di precipitazione simulato è risultato particolarmente fedele a ciò che si è riscontrato nella realtà attraverso le misurazioni effettuate dalle stazioni meteorologiche dell’ARPA Veneto di cui di seguito riportiamo una mappa di interpolazione per il periodo 31 Ottobre – 3 Novembre 2010.

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Mappa di interpolazione delle precipitazioni registrate dalla rete di stazioni meteorologiche ARPAV

Altro fattore cruciale nell’apportare grandi quantità d’acqua nei bacini fluviali della zona, è stato l’importante avvezione di aria calda in quota che ha causato la caduta di precipitazione allo stato liquido anche ove nelle settimane precedenti si era già accumulato un discreto quantitativo di neve, causandone lo scioglimento. In particolare, nella zona delle Prealpi Vicentine e Veronesi, la fase perturbata di quei giorni ha portato lo spessore della neve al suolo di 20-50cm  presenti al 26 Ottobre a sciogliersi quasi completamente (0-5cm residui – fonte ARPAV).





CRONACA DA BOVOLENTA – BASSA PADOVANA 
di Francesco Dell’Orco
 

Di seguito, una descrizione cronologica dell’evento alluvionale che ha colpito la zona di Bovolenta/Casalserugo (PD) nei primi giorni del novembre 2010. Gli eventi sono stati vissuti dal sottoscritto in prima persona. Questo scritto non vuole avere alcun valore scientifico, ma ha solo lo scopo di portare una testimonianza quanto più oggettiva possibile dell’accaduto.

31/10, ore 23.00 (livello idrometrico del Bacchiglione: 3,03 m): cade una pioggia tutto sommato tranquilla da queste parti nel giorno che precede la notte di Halloween. La mia stazione meteorologica totalizza un cumulato giornaliero di 20,8 mm, un bottino assolutamente modesto. Ancora non sono informato sugli enormi quantitativi di pioggia che stanno cadendo in tutta la fascia prealpina e pedemontana che va dal veronese al pordenonese senza alcuna eccezione. Si parla di accumuli anche di molto superiori ai 150 mm in questa sola giornata, in una vastissima zona.

01/11, ore 18.00 circa (livello idrometrico: 4,65 m): anche il lunedì dei Santi scorre tutto sommato senza scossoni. Cadono soli 18 mm lungo tutto l’arco della giornata; tuttavia il vento di scirocco spinge, e le temperature si innalzano ulteriormente. In serata comincio ad apprendere dalle varie fonti di informazioni notizie allarmanti a proposito della situazione di fiumi e canali nel vicentino e nell’alta padovana, con le prime famiglie sfollate a Cervarese Santa Croce e a Veggiano (che risulterà forse l’abitato più colpito a fatti avvenuti). In questo momento, preoccupano specialmente il Bacchiglione e il Tesina.

Ore 00.00 circa (livello idrometrico: 6,01 m): in queste prime ore della notte anche la città di Padova è in allerta, con i primi sfollati e alcuni ponti a rischio chiusura nella zona W-NW (Tencarola, Chiesanuova, via dei Colli). Nel frattempo, a Bovolenta la situazione pare sotto controllo; si registrano le prime evecuazioni, ma a puro scopo precauzionale. Ma c’è un dettaglio che mi fa rabbrividire: osservo da un ponte lo scorrere del canale Vigenzone (affluente del Bacchiglione qualche centinaio di m più a valle) e noto che la corrente non solo è pari a zero, ma addirittura l’acqua tende ad andare a monte! Questo per vari motivi: vento di scirocco molto forte al suolo che non permette il deflusso indisturbato dei fiumi a mare, e la probabile enorme forza del Bacchiglione che, scendendo veloce come un treno ed avendo una massa d’acqua di molto maggiore, blocca totalmente il deflusso del Vigenzone. Sono giovane, ma è una cosa che non avevo mai visto anche in altre situazioni critiche!

02/11, ore 4.00 circa (livello idrometrico: 6,92 m): si verifica il primo evento critico: la rottura di un argine del Bacchiglione a Ponte S. Nicolò (qui un video della falla: http://www.youtube.com/watch?v=fRfOybv1G2k). 
La rottura preoccupa particolarmente poiché si trova nei pressi di una discarica e nessuno sa bene cosa potrebbe accadere. L’acqua intanto comincia a scendere verso Sud e a dirigersi verso Casalserugo, paese appena fuori dalla cintura urbana di Padova.

Ore 10 (livello idrometrico: 7,10 m): sono già circa 1000 le persone sfollate in questa zona, mentre anche le principali arterie stradali cominciano a risentire dell’emergenza e causa dei numerosi ponti chiusi. La zona “Ponta”, la più fragile in queste situazioni, è già capitolata (vedi foto)

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Località “Ponta” la mattina del 2 novembre: il livello raggiunto dall’acqua nel  novembre del 1966 è segnato con una tacca nella targhetta all’estrema sx della foto, sopra il campanello

Nel frattempo, giungono notizie ufficiali di una molto seria rottura dell’argine del Bacchiglione a Trambacche di Veggiano (alta padovana): si parla di 70 m di frattura. Sono notizie drammatiche, ma rincuorano in qualche modo noi abitanti di Bovolenta: il fiume ha ormai “rotto” o esondato in più punti nel percorso a monte, e con le enormi quantità d’acqua che escono dal suo percorso naturale, l’eventualità di un’esondazione risulta ancora abbastanza remota.
Ore 17.00 (livello idrometrico: 7,29 m): dopo il passaggio delle prime ore del pomeriggio in cui la situazione sembrava abbastanza stabile, mi giungono notizie dei primi allagamenti nel centro di Casalserugo: è l’acqua che esce dalla falla del Roncajette di Ponte S. Nicolò. Allora per Bovolenta, è solo questione di ore, penso…decido quindi di imbracciare la bicicletta (molte strade ormai in paese sono chiuse al traffico: la provinciale che porta a Padova, arteria importantissima, e 3 ponti su 4) e viaggiare verso Casalserugo, che dista solo qualche km. Già a metà strada sono costretto a fermarmi, sia per il buio che avanza, sia perché la situazione mi pare stesse precipitando di minuto in minuto: le canalette di scolo ai lati della strada sono colme di acqua, e corrono velocemente verso Bovolenta (solitamente sono ferme, stagnanti), come si vede da questi 2 video: http://www.youtube.com/watch?v=8DASOAX5GNw 
A questo punto la paura mi assale. Torno verso il paese dove vengo a sapere che la popolazione più a rischio è stata avvisato del possibile arrivo dell’acqua in paese: si parla comunque di 30-40 cm nelle case più colpite. E’ presente quindi un via vai continuo di persone per poggiare a terra più sacchi di sabbia possibile: in questo modo, se l’acqua sarà davvero così “poca”, si potranno limitare moltissimo i danni. Peccato che anche i sacchi di sabbia scarseggino: sono stati tutti impegnati nelle zone già colpite precedentemente (Vicenza, Veggiano, alcune zone di Padova…) e comunque il rifornimento risulterebbe ormai molto difficoltoso, se non per via aerea.

Ore 23.00 (livello idrometrico: 7,44 m): leggo dalla cronaca in tempo reale sul sito del Mattino di Padova (un gran lavoro, bravissimi!) che si sta tentando in tutti i modi di chiudere la falla nell’argine a Ponte S. Nicolò. Bene, dico io, ma come faranno a lavorare di notte in quelle condizioni estremamente pericolose? Io comunque esco e mi preparo per una notte “in trincea”: la mia casa non sarà (a meno di eventi apocalittici) interessata dall’alluvione, ma voglio seguire da vicino le dinamiche che si susseguono. Sento che sarà un evento da raccontare, un giorno. Non posso aiutare, ma voglio stare vicino alle persone che stanno rischiando di vedersi portare via tutto dalla corrente.

03/11, ore 00.30 circa (livello idrometrico: 7,51 m): dopo aver assistito ad ulteriori evacuazioni a causa dell’acqua che, comunque lentamente, ha ormai raggiunto il confine tra i comuni di Casalserugo e Bovolenta (invadendo circa 3 km di strada provinciale, rendendo quindi i soccorsi ancora più difficili), mi trovo con altre persone esattamente davanti all’ingresso della zona artigianale di Bovolenta. Ed è qui che accade il secondo evento critico: notiamo che, dal fondo della zona artigianale, comincia a giungere ed a salire in modo quasi impetuoso, l’acqua. Ci chiediamo tutti come sia possibile, finora l’avanzata è stata lentissima, così lenta da poter tenere tutto sotto controllo…e invece in questo caso l’acqua sale a vista d’occhio, sgorgano torrentelli da ogni dove…comunque ci sono ancora persone che non si preoccupano, che salgono al 1° o 2° piano delle loro abitazioni pensando ad un evento minore. Ed invece i rubinetti paiono ancora aperti: dopo 15 minuti stimiamo già circa 1 m d’acqua nella zona più profonda (ebbene sì, la zona artigianale è costruita, di fatto, in una fossa!): vediamo i cassonetti della spazzatura che viaggiano a velocità sostenuta da una parte all’altra, a seconda della corrente, e che poi vanno a schiantarsi contro le vetrine dei magazzini e delle attività commerciali lì presenti, facendo un rumore che non ho difficoltà a definire atroce. In quel momento molti brividi scorrono lungo le schiene di tutti. La situazione pare incontrollabile. Poi scoprirò il perché: si è aperta un’altra piccola (?) falla nell’argine del Bacchiglione proprio a Casalserugo. In questo modo, l’acqua è arrivata, veloce ed impetuosa, senza ostacoli, direttamente in paese.

Ore 2.00 circa (livello idrometrico: 7,54 m): ormai la zona artigianale è già sommersa sotto 1,5/2 m di acqua e fango. E’ solo questione di minuti perché tracimino del tutto anche le canalette di scolo, andando ad inondare tutte le case che costeggiano la strada provinciale. Ed è ciò che accade: in alcuni punti l’acqua esonda, e vere e proprie cascate si gettano direttamente nelle abitazioni, spingendosi poi verso Ovest, verso il comune di Maserà. Non c’è più nulla da salvare in questi casi: si rimane inermi ad osservare, ed a sentire il rumore terrificante delle acque. Le enormi idrovore funzionano, ne vengono aggiunte altre, ma non bastano: non si sa veramente più dove poter scolare quest’acqua: se la si toglie da una parte, si va a criticizzare ulteriormente la situazione da un’altra. Ci si sente veramente impotenti di fronte a tutto ciò.

Ore 9.00 (livello idrometrico: 7,83 m): la situazione, dopo gli eventi della notte, è rimasta stabile, nessun cenno di miglioramento. Leggo che finalmente la falla a Ponte S. Nicolò è stata tappata. Gran lavoro, davvero, di chi di dovere. Ma qui ormai questa notizia non fa differenza. Anzi, non può far altro che peggiorare la situazione: in questo momento l’acqua non ha più una via d’uscita a Ponte S. Nicolò, e di conseguenza viene convogliata tutta verso Bovolenta, lungo il corso del Bacchiglione,.Ed infatti in questo momento a preoccupare è anche l’argine del Vigenzone, che è messo a dura prova. Lungo la vecchia muraglia nel centro del paese si sono aperte diverse piccole fratture: il timore più grande è che ceda da un momento all’altro questa struttura. E’ un’ipotesi terrificante: non si era mai andati vicini a tale pericolo. Nelle ore immediatamente successive viene fatta quindi evacuare anche la piazza principale di Bovolenta. Dopo una notte surreale, passata all’aperto in mezzo agli sfollati e alle autorità competenti (Prot. Civ., Carabinieri, VdF…), mi rendo veramente conto della portata dell’evento: mi pongo in un punto rialzato e guardo a Nord e ad Ovest, verso Padova e verso i Colli Euganei: solo acqua, una distesa d’acqua a perdita d’occhio. Si direbbe di trovarsi di fronte ad un lago. Imprimo questi ricordi nella mia mente, so che saranno immagini e testimonianze importantissime, so che dovrò ricordare tutto in ogni minimo dettaglio, per poter poi parlarne e scriverne.

Ore 12.30 (livello idrometrico: 7,87 m): dopo aver raggiunto alle ore 12.00 il massimo livello di 7,89 m, il Bacchiglione finalmente mostra i primi segnali di rilassamento e cala di 2 cm in mezz’ora. D’ora in poi non aumenterà più, ma comunque il tasso di calo del livello delle acque non è assolutamente rapido: ci aspettano ancora molte ore di tensione e di sofferenza nell’attesa che la pressione sugli argini diminuisca sensibilmente. Prova ne è che le autorità decidono di chiudere anche la strada che costeggia l’argine che porta a Pontelongo, dopo i segnali di cedimento della mattinata.

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      Foto scattata alle ore 10 circa del 3/11, a Bovolenta

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Foto scattata da Bovolenta verso W la mattina del 3/11, alle ore 8.30 circa



04/11, ore 8.00 (livello idrometrico: 6,78 m): un risveglio nebbioso quello del 4 novembre sul grande lago che è ormai questa parte di bassa padovana. La paura non c’è più, il livello del fiume è calato di oltre 1 m dalla giornata di ieri e l’emergenza pian piano rientra. Strade comunque ancora chiuse e grossi disagi alla viabilità per chi deve viaggiare verso Padova rimarranno ancora per molti giorni. Soccorsi in azione con mezzi anfibi per aiutare le persone ancora isolate nelle loro abitazioni; una delle difficoltà più importanti incontrare dalle autorità è stata infatti quella di convincere la popolazione ad abbandonare le proprie case: chi se la sentirebbe di lasciare al proprio destino gli averi, gli affetti di una vita, non sapendo se al proprio ritorno li si ritroveranno?

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     Foto scattata il mattino del 3/11 all’ingresso della zona artigianale di Bovolenta

Ore 15.00 circa (livello idrometrico: 6,01 m): si deve cominciare, pian piano, a prosciugare in qualche modo il territorio alluvionato. Arrivano pompe idrovore “volontarie” che vengono immediatamente messe in azione. In queste ore si verifica un’altra criticità poiché salta il rifornimento di energia elettrica per l’impianto idrovoro di Bovolenta. Personale specializzato è costretto a fare un’installazione molto particolare e difficoltosa per rimettere in moto questo grande “motore” che muove e “decide” dove destinare le acque delle canalette di scolo e del Vigenzone. Inoltre, l’acqua anche se lentamente continua la sua avanzata verso W, invadendo in modo lieve alcune parti dei paesi di Maserà, di Bertipaglia e di Cagnola di Cartura.
Ore 19.30 circa (livello idrometrico: 5,83 m): la località “Ponta” è finalmente sgombera dall’acqua dopo circa 3 giorni. Questa è una zona molto soggetta ad allagamenti ed alluvioni perché si trova in una confluenza tra canali, ma è “regolata” solamente dal livello di questi canali; nel momento in cui questi calano, il territorio si libera automaticamente dall’acqua.

L’emergenza, come detto, da questo momento rientra: ci vorrà però almeno un’altra settimana per vedere riaperte tutte le strade e veder ripulita buona parte del territorio. Ma questa è un’altra storia: la storia di migliaia di volontari che si iscrivono alle liste comunali per poter partecipare alla ricostruzione, la storia di una gara di solidarietà per portare aiuti e beni di prima necessità alle famiglia colpite, la storia di un Governo che, forse per convenienza, forse perché costretto, con colpevolissimo ritardo, annuncia grandi aiuti alla popolazione Veneta.

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Foto tratta da Il Gazzettino: si notano la zona artigianale di Bovolenta, la strada provinciale e una parte dell’abitato di Casalserugo alluvionati.


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Autori: 

Staff MeteoNetwork Veneto

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Analisi delle temperature medie della prima decade di febbraio 2012 in Veneto

Questo febbraio 2012 sarà sicuramente ricordato per i suoi primi 15 giorni in molte regioni Italiane sia per la quantità di neve caduta (Romagna, Marche e Abruzzo soprattutto), sia per temperature abbondantemente e costantemente sottomedia come non si vedeva da anni se non decenni. Anche il Veneto ha subito le conseguenze di questo periodo eccezionale pur tuttavia non registrando né temperature record né nevicate estese o intense. Questo articolo si propone di analizzare le temperature medie della prima decade di febbraio 2012 in Veneto usando le rilevazioni e la media climatologica di alcune stazioni ARPAV.

A livello europeo, la prima decade di febbraio ha visto una configurazione sinottica molto particolare e rara; una forte anomalia positiva nel campo dell’altezza di geopotenziale a 500hPa (rispetto alla media 1979-2010 ricavata dal modello di re-analisi climatologica CFSR del NCEP) (fig. 1a) è presente alle alte latitudini estendendosi dalle Isole Britanniche fino alla Russia settentrionale, ove l’anomalia presenta i suoi massimi valori. Al contrario, sul Mediterraneo centro-occidentale è presente una forte anomalia negativa: questa configurazione permette alle masse d’aria continentali presenti tra l’Europa Orientale e la Russia siberiana di muoversi verso l’Europa Centrale, alimentando il sistema depressionario presente sul Mediterraneo e l’Italia. Questa particolare situazione è rimasta pressoché immutata per tutta la prima decade di febbraio causando una reiterazione delle nevicate principalmente sull’Italia centro-meridionale e un progressivo e continuo abbassamento delle temperature soprattutto sull’Italia settentrionale. 


1a

 Anomalie di geopotenziale (m) a 500hPa 

1b

anomalie di temperatura (°C) a 850hPa per la prima decade di febbraio 2012 rispetto alla media 1979-2010 (mensile).


Gli effetti di tale configurazione sono osservabili analizzando il campo delle temperature all’altezza isobarica di 850hPa (fig. 1b): una forte anomalia negativa è presente su tutta l’Europa continentale con minimi poco a nord della catena alpina (-12/-13°C rispetto alla media 1979-2010 di febbraio) interessando anche l’Italia centro-settentrionale (minimo relativo di -10/-11°C sull’Emilia Romagna). In contrapposizione aria molto mite è presente alle alte latitudini. 

Per l’analisi delle temperature medie della prima decade di febbraio 2012 sul Veneto si sono utilizzati i dati di 35 stazioni meteorologiche automatiche dell’ARPAV (prossima immagine) , 5 per ogni provincia, scelte in maniera tale da avere una buona rappresentatività e copertura territoriale. Per il calcolo delle anomalie si è elaborata la media 1992-2010 della prima decade di febbraio per ciascuna stazione (fonte SCIA-APAT).

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Stazioni utilizzate per l’analisi delle temperature medie; prov. di Belluno: Arabba (AR), Santo Stefano di Cadore (SS), Domegge di Cadore (DO), Longarone (LO), Feltre (FE); prov. di Verona: Marano di Valpolicella (MR), Castelnuovo del Garda (CN), Illasi (IL), Villafranca di Verona (VF), Salizzole (SZ); prov. di Vicenza: Malo (MA), Breganze (BR), Rosà (RS), Montegalda (MG), Barbarano Vicentino (BV); prov. di Padova: Campodarsego (CD), Teolo (TE), Legnaro (LE), Este (ES), Balduina (BA); prov. di Treviso: Volpago (VO), Villorba (VI), Conegliano (CO), Vazzola (VA), Oderzo (OD); prov. di Venezia: Portogruaro (PO), Noventa di Piave (NO), Cavallino (CA), Mira (MI), Chioggia (CH); prov. di Rovigo: Castelnovo Bariano (CB), Lusia (LU), Frassinelle Polesine (FR), Villadose (VD), Porto Tolle (PT).


Nella prossima figura (a) è riportata l’interpolazione delle temperature medie delle 35 stazioni analizzate per la prima decade di febbraio 2012: si osservano valori compresi tra -1/0°C sulle coste (media 1992-2010 di +3/+4°C vedi fig. b), -3/-1°C sulla pianura centrale e occidentale (media +3/+4°C), -10/-3°C (media +3/-2°C) sulle aree montuose (l’interpolazione non tiene conto dell’altimetria nelle zone montuose). Le anomalie quindi sono abbondantemente negative su tutto il territorio regionale (fig.  c) con valori di -5/-4°C sulle coste, -6/-5°C sulla pianura centrale, -7/-6°C sulla pianura occidentale, -9/-6°C sulle zone montuose.
Nonostante siano anomalie davvero eccezionali per il nostro territorio, la mancanza di innevamento uniforme e consistente al suolo e la presenza costante di venti di bora non hanno permesso il raggiungimento di valori più importanti. L’effetto di rimescolamento adiabatico apportato dal vento, e in parte di avvezione di aria più mite dal mare, è evidenziato anche nella configurazione del gradiente delle anomalie di temperature (orientamento SE-NW) in quanto le coste, più esposte ai venti di Bora, hanno risentito di più di questi effetti rispetto alle zone nord-occidentali. 


3a

(a) Temperatura media (°C) a 2m della prima decade di febbraio 2012, 

3b

(b) media delle temperature riferita al periodo 1992-2010 per la prima decade di febbraio,

3c

 (c) anomalie di temperatura media della prima decade di febbraio 2012.

Il giorno più freddo sul territorio regionale è risultato essere il 6 febbraio quando si sono raggiunte temperature minime di parecchi gradi sotto lo zero sia in pianura (punte di -9/-11°C) sia in montagna: in particolare sull’Altopiano dei sette comuni, dove le inversioni termiche trovano un territorio favorevole per la loro formazione, si sono raggiunti valori davvero notevoli .

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 Temperature minime misurate dalle stazioni venete della rete MNW-CEM il 6 febbraio 2012.


Per concludere, si è elaborato l’andamento temporale della temperatura media della prima decade di febbraio dal 1992 al 2010 usando lo stesso campione di stazioni, al fine di osservare come si colloca, all’interno della serie temporale, il valore eccezionale misurato nel 2012: come si evince dalla figura 5, la prima decade di febbraio di quest’anno ha registrato una temperatura media notevolmente inferiore all’andamento normale dei 19 anni di serie storica. In particolare, se si analizza in senso statistico l’insieme dei dati e supponendo una distribuzione normale (gaussiana) degli stessi, si osserva che la temperatura media 92-2010 delle stazioni usate risulta pari a 3.7°C con una deviazione standard di 1.5°C. Nel grafico le rette tratteggiate raffigurano le temperature che segnano la soglia delle 2 deviazioni standard; in senso probabilistico, la probabilità che un valore sia al di fuori dell’area compresa tra le due rette tratteggiate è di circa il 5%, confermando l’estrema eccezionalità del dato misurato nel 2012. Ovviamente il campione usato e la limitata estensione temporale della serie storica non permettono di effettuare uno studio statistico rigoroso, tuttavia queste semplici osservazioni possono già dare buoni parametri di riferimento oggettivi per classificare questo evento.



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Andamento delle temperature medie della prima decade di febbraio nel periodo 1992-2010 con media totale (linea continua scura) e 2x deviazione standard (linee tratteggiate scure). In evidenza il valore misurato per la prima decade di febbraio 2012.


Autore: Gianluca Ferrari – Staff MNW Veneto

Cena Meteonetwork, Meteotriveneto e Unione Meteorologica Friuli Venezia Giulia.

















Cari amici,  Meteonetwork , in collaborazione con MeteotrivenetoUMFVG (Unione Meteorologica del Friuli Venezia Giulia) , organizza un nuovo importante appuntamento di convivialità meteorologica. 

Sarà una cena molto speciale, e confermerà l’amicizia sempre più forte che lega Meteotriveneto, UMFVG , e la sezione Veneto di Meteonetwork.


L'occasione per ritrovarsi, tra amici vecchi e nuovi, e discutere insieme di questo autunno, le prospettive per l'inverno e soprattutto delle varie iniziative di tutte e 3 le associazioni.

 UMFVG-logo  


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Ci tengo a ricordare che in tale sede si svolgerà la fase finale del 2° concorso fotografico organizzato da MeteoTriveneto “Meteoscatti Triveneti”, dove sarà possibile ammirare tutte le 19 foto finaliste e saranno proclamati dalla giuria i vincitori .


L’appuntamento sarà presso il Ristorante-Trattoria Pra Grande di Fossalta di Portogruaro (VE) venerdì 25 Novembre alle  ore 20.00.


Altre info e iscrizioni presso l’apposita pagina del forum LINK


Vi aspetto numerosi.

Il coordinatore di Meteonetwork Veneto

Giuliano Nardin 




ristorante


Meteo pizza Veneta


















Dopo una lunga estate, climaticamente parlando, è giunta l’ora di ritrovarci tutti insieme.

Con gli amici ci Meteotriveneto, organizziamo una pizza in compagnia per venerdì 14 ottobre a Castelfranco Veneto ( Treviso ) presso la pizzeria al Mandrillo , info e mappa  http://www.mandrillo.com




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Possono partecipare i meteoappasionati Veneti, ma sono benvenuti anche non Veneti, si possono portate pure amici, parenti e conoscenti, quindi è aperta a tutti !! 

Per iscrizioni presso l’apposita area del  nostro forum

http://forum.meteonetwork.it/meteoescursioni-raduni-pranzi-tutti-insieme-appassionatamente/137565-meteopizza-veneta.html





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vi aspettiamo numerosi,  il Coordinatore Veneto, Giuliano Nardin



p.s. per chi è nuovo o non ha i requisiti per scrivere nel forum può contattarmi direttamente  tramite e-mail : giuliano.nardin@meteonetwork.it

Analisi delle temperature massime di Agosto 2011 in Veneto

Il mese di agosto 2011 ha destato notevole interesse a causa della persistenza di condizioni anticicloniche che hanno permesso, in particolare nella terza decade, il susseguirsi di valori elevati di temperatura in tutta Italia, soprattutto nelle zone del nord e del centro, con valori massimi raggiunti nelle giornate tra il 20 ed il 23 agosto. Per questo motivo si è deciso di presentare una breve analisi climatologica che prima di tutto prende in considerazione le condizioni sinottiche medie che hanno caratterizzato il mese di agosto per poi descriverne gli effetti che si sono osservati in Veneto. 
Come già evidenziato, durante l’ultimo mese dell’estate meteorologica l’Europa meridionale e balcanica è stata interessata dall’anticiclone nord africano a partire dalla metà della seconda decade fino alla fine del mese determinando, nelle stesse zone, una anomalia positiva dell’altezza geopotenziale a 500 hPa  (rispetto alla media 1979-2009 ricavata dal modello di re-analisi climatologica CFSR del NCEP) (fig. 1a). Nelle stesse zone si è osservata una anomalia positiva di temperatura a 850 hPa che ha interessato prevalentemente le zone alpine e balcaniche sud-occidentali (fig. 1b) con valori di circa 2°C al di sopra della media.
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Fig. 1: (a) Anomalie di geopotenziale (m) a 500hPa e  (b) anomalie di temperatura (°C) a 850hPa per il mese di agosto 2011 rispetto alla media 1979-2009.
Se si vanno ad osservare in dettaglio le anomalie registrate nella terza decade, interessata per tutta la sua durata dal promontorio anticiclonico, si nota come siano presenti rilevanti anomalie sia nell’altezza geopotenziale a 500 hPa (fig. 2a) che nella temperatura a 850 hPa (fig. 2b) nelle zone dell’Europa meridionale ed orientale: anche la nostra penisola è stata interessata (tranne la Sicilia) da una significativa anomalia di temperatura a 850 hPa compresa tra +1°C sulle zone tirreniche e i +3°C sulle regioni settentrionali e adriatiche.

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Fig. 2: (a) Anomalie di geopotenziale (m) a 500hPa  e (b) anomalie di temperatura (°C) a 850hPa  per la terza decade di agosto 2011 rispetto alla media 1979-2009.

Da queste ultime mappe si può quindi osservare come la terza decade sia stata determinante nel conferire un’anomalia positiva (sia in termini di temperatura che di geopotenziali) al mese di Agosto 2011 rispetto alla media mensile 1979-2009.  

Per l’analisi delle temperature massime medie di agosto 2011 sul territorio veneto abbiamo utilizzato i dati di 35 stazioni meteorologiche automatiche dell’ARPAV (fig. 3), 5 per ogni provincia, scelte in maniera tale da avere una buona rappresentatività e copertura territoriale. In questo lavoro ci siamo concentrati in particolare sulle anomalie di temperatura piuttosto che sui valori assoluti; per fare ciò abbiamo elaborato la media 1992-2010 delle temperature massime in base alla serie storica di ciascuna stazione sia su scala mensile (Agosto) sia su scala decadale (I, II e III decade di Agosto) (fonte SCIA-APAT). 
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Fig. 3: Stazioni utilizzate per l’analisi delle temperature massime venete di Agosto 2011; prov. di Belluno: Arabba (AR), Santo Stefano di Cadore (SS), Domegge di Cadore (DO), Longarone (LO), Feltre (FE); prov. di Verona: Marano di Valpolicella (MR), Castelnuovo del Garda (CN), Illasi (IL), Villafranca di Verona (VF), Salizzole (SZ); prov. di Vicenza: Malo (MA), Breganze (BR), Rosà (RS), Montegalda (MG), Barbarano Vicentino (BV); prov. di Padova: Campodarsego (CD), Teolo (TE), Legnaro (LE), Este (ES), Balduina (BA); prov. di Treviso: Volpago (VO), Villorba (VI), Conegliano (CO), Vazzola (VA), Oderzo (OD); prov. di Venezia: Portogruaro (PO), Noventa di Piave (NO), Cavallino (CA), Mira (MI), Chioggia (CH); prov. di Rovigo: Castelnovo Bariano (CB), Lusia (LU), Frassinelle Polesine (FR), Villadose (VD), Porto Tolle (PT).
L’andamento mensile delle temperature massime medie ha visto una prima decade di agosto 2011 debolmente sottomedia con anomalie più accentuate sulla zona montuosa rispetto alla pianura (fig. 4a). Successivamente si è assistito ad un progressivo aumento delle temperature massime tant’è che la seconda decade di agosto 2011 ha presentato una media moderatamente superiore alla norma su tutto il territorio regionale con punte di oltre +2°C sulla pianura centro-occidentale (fig. 4b). L’ultima decade è stata caratterizzata da una forte ondata di calore (vedi analisi sinottica) che ha portato le temperature massime a superare abbondantemente le medie del periodo con punte di anomalia oltre i 5°C sulla pianura centro-occidentale veneta e in alcune zone Dolomitiche mentre nel resto del territorio non si è scesi sotto i +4°C se non in zone limitate come la regione costiera ove l’inerzia termica del mare ha limitato leggermente le anomalie (fig. 4c). Durante la terza decade molte stazioni venete hanno rilevato temperature massime molto elevate per il periodo con località di pianura che hanno superato anche i 38-39°C (fig. 5 – fonte rete MNW) e per più giorni consecutivi i 35-36°C.
 Tutto ciò ha portato il mese di agosto 2011 a chiudere con una media delle temperature massime moderatamente sopra la norma (fig. 4d), con la pianura centro-occidentale più penalizzata rispetto al resto del territorio con scarti dell’ordine dei +2/+2.5°C; tuttavia, anche nel resto della regione, anomalie inferiori ai +1°C si trovano solo localmente nell’area Alpina ove l’attività convettiva pomeridiana probabilmente ha limitato l’eccessiva crescita delle temperature massime, in particolare nella prima decade, andando a compensare per buona parte l’eccezionale anomalia positiva dell’ultima decade.
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Fig. 4: (a) Anomalie di temperatura massima (°C) a 2m nella prima decade di Agosto 2011  (b) come in (a) ma per la seconda decade, (c) come in (a) ma per la terza decade, (d) come in (a) ma per il mese di Agosto complessivo.
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Fig. 5: Temperature massime a 2m registrate dalle stazioni della rete MNW il 23 agosto 2011.


Facendo una media complessiva dei valori massimi di agosto 2011 misurati dalle stazioni presenti nel campione in esame e confrontandola con la media degli agosto 1992-2010 delle stesse stazioni, le anomalie suddivise per decadi risultano pari a -1.2°C per la prima decade, +1.6°C per la seconda e +4.8° per la terza. 

Vista l’entità dell’ondata di calore della terza decade di agosto 2011, ci è sembrato interessante fare un confronto con i valori eccezionali misurati nell’agosto 2003 anche in questo caso sia a livello mensile che a livello decadale. Come si può vedere dalle figure seguenti, il mese di agosto 2003 ha presentato anomalie fortemente positive in tutte e tre le decadi con i massimi di anomalia nella prima e valori progressivamente inferiori nelle decadi successive (fig. 6). 
figura_6
Fig. 6: (a) Anomalie di temperatura massima (°C) a 2m nella prima decade di agosto 2003  (b) come in (a) ma per la seconda decade, (c) come in (a) ma per la terza decade, (d) come in (a) ma per il mese di agosto complessivo.

L’anomalia complessiva a livello mensile quindi è risultata notevolmente superiore rispetto a quella dell’agosto 2011, tuttavia si osserva come prendendo in esame solamente la terza decade di agosto 2011, le anomalie misurate quest’anno risultano dello stesso ordine di grandezza delle anomalie più elevate misurate nell’agosto 2003: in altre parole la terza decade di agosto 2011 presenta anomalie, seppur lievemente inferiori, comparabili con le eccezionali prima e seconda decade di agosto 2003, soprattutto sulla pianura centro-occidentale; la differenza principale tra le due annate risiede quindi nella persistenza delle anomalie.
Per concludere abbiamo elaborato anche l’andamento temporale delle temperature massime medie del campione di stazioni utilizzate in questo breve studio. Come si può vedere a livello mensile (fig. 7a), agosto 2011 risulta si moderatamente sopra media ma comunque comparabile con molte altre annate dal 1992 a oggi (1992, 1994, 1998, 2001, 2009) mentre agosto 2003 spicca notevolmente nella serie con la sua eccezionalità. Focalizzandoci invece solamente sulla serie storica delle terze decadi di agosto (fig. 7b), è risultato che quella appena passata è la più calda dal 1992 con carattere anche di eccezionalità visti gli scarti considerevoli sulle terze decadi di agosto più calde passate (+1.4°C rispetto alla terza decade di agosto 2003 che risulta seconda nella classifica delle più calde dal 1992).
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Fig. 7: (a) Andamento temporale delle temperature massime medie di agosto dal 1992 al 2011; (b) come in (a) ma per le temperature massime medie della sola terza decade di agosto.

Conclusioni
La terza decade di agosto 2011 ha presentato anomalie di temperatura massima eccezionali, risultando sensibilmente la più calda almeno da 20 anni su tutto il territorio regionale. Tuttavia sia la limitatezza temporale di questa forte ondata di calore che la presenza di anomalie negative o neutre nella prima parte del mese, non hanno permesso il raggiungimento di valori medi eccezionali su base mensile come invece accaduto nell’agosto 2003. Questa ondata di calore è coincisa inoltre con un periodo di forte siccità sul territorio veneto, in particolare nella medio-bassa pianura dove, per la prima volta dopo molti anni, alcune stazioni hanno chiuso il mese con accumulo precipitativo pari a 0.0 mm, aumentando la sofferenza della vegetazione locale e anticipando notevolmente i periodi di mietitura e vendemmia. 


Autori: 

Andrea Chini, Gianluca Ferrari – Staff MNW Veneto

Veneto 30 giugno

L’approssimarsi  di una saccatura atlantica all’arco alpino ha causato la notte a cavallo tra il 30 giugno e primo luglio un calo dei geopotenziali anche sulla pianura veneta con infiltrazioni da Nord Ovest in quota di aria più fresca



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L’elevata energia a disposizione per la convezione unita ad alti tassi di umidità nei bassi strati ha fatto si che potessero formarsi sistemi temporaleschi molti intensi che nella durante le prime ore di venerdi 1 luglio si sono mosse dall’alto trevigiano verso la pianura Veneta.



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L’innesco dei fenomeni temporaleschi si è avuta intorno alle 22 di sera del 30 giugno sulla pedemontana trevigiana come si può ben notare dal seguente scatto radar



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Successivamente il sistema temporalesco multicellulare si è velocemente portato verso la pianura trevigiana dove grazie alla notevole umidità dei bassi strati si è notevolmente rinvigorito con valori di riflettività al radar ragguardevoli. 



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Riflettività al di sopra dei 55 dBz sono indice di forti scrosci di pioggia e soprattutto possibili chicci di grandine. Conferma di ciò ci è arrivata il giorno seguente dalla cronaca locale, con danni ai vigneti nella zona del prosecco lungo la pedemontana trevigiana.

In particolare i comuni di Resana e Zero Branco sono stati colpiti da violente raffiche di vento lineare in discesa dal temporale (downburst) che hanno recato alcuni danni alle campagne circostanti con qualche albero abbattuto e granoturco piegato. (foto di Gio76 di Meteotriveneto)

Da segnalare anche i notevoli rain rate di due stazioni amatoriali di Resana  che hanno rilevato una precipitazione a tratti superiore a 800 mm/h e un accumulo di 97 mm in un ora di precipitazioni con conseguenti allagamenti di cantine e garage.



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Il sistema temporalesco si è poi mosso verso la media pianura veneta interessando anche con brevi ma intensi scrosci di pioggia i comuni a nord di padova e a sud di Vicenza con una ventina di millimetri in media su tali zone.



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Autori: 

Nikos Chiodetto Meteonetwork Veneto

Associazione MeteoNetwork OdV
Via Cascina Bianca 9/5
20142 Milano
Codice Fiscale 03968320964