Se il tempo cambia le regole del gioco

Il caldo altro non è se non una percezione fisica conseguente ad uno stato atmosferico caratterizzato da temperature elevate. Ha fatto molto caldo a luglio, per via della presenza reiterata dell'alta pressione nord-africana. Dopo un rientro alla normalità, tornerà ora a fare caldo, compatibilmente con il periodo, un caldo che ci porteremo dietro da metà settimana sino alla fine del mese. Potrebbe fare caldo anche più avanti, nel corso della stagione autunnale, che ormai entra in fase decisamente in ritardo rispetto a quella meteorologica. In quel caso sarebbe certamente più corretto indicare situazione meteo-climatica con temperature al di sopra della media stagionale, visto che la percezione fisica cui accennavamo sopra verrà a mancare. Il trend in sostanza è il seguente: molti giorni sopra media, qualche giorno sotto, molti giorni sopra media, qualche giorno in media. Ed eccoci al punto.

Il mutamento della situazione climatica a livello globale è evidente e si ripercuote con una modifica al normale andamento del tempo anche a livello locale. Le stagioni climatiche, ad esempio, perdono le caratteristiche peculiari cui eravamo abituati e ne assumono di nuove. Pur mantenendosi comunque tutte e quattro (le stagioni quindi esistono ancora !) si notano slittamenti ed eccezioni. Insomma, imbeccato dal clima, anche il tempo sta giocando con regole nuove.

E qui, cari amici, potrebbe sorgere un ulteriore problema, per la comprensione del quale ci serviamo di un semplice esempio: immaginiamo di organizzare una partita di calcetto. Tutti sappiamo quali sono le regole. Bene, ma se ora volessimo giocare a calcetto applicando le regole del basket, beh certamente ci troveremmo in difficoltà. Pensiamo ora ai nostri modelli fisico-matematici: sono stati resi operativi applicando le leggi della Fisica. Ma se ora cambiano le regole i nostri modelli funzioneranno ancora?

La riflessione che scaturisce è a dir poco cruciale. Come potremo prevedere, ad esempio, 600 millimetri di pioggia in 24 ore (come avvenne su Genova nell'ottobre del 2014) se il modello oggi mi graficizza un fondo-scala di “soli” 200 millimetri? E, procedendo con metodo analogo: come potremmo prevedere eventuali alluvioni lampo, piuttosto che tempeste di vento o mareggiate estreme o qualsiasi altro evento avverso se le soglie massime dei nostri modelli non sono più adeguate a queste nuove regole?  Se la nostra esperienza non riuscirà a star più dietro alla nuova scaletta climatica? E se il nostro territorio non ce la farà più a rispondere a tali stimoli estremi?

Come potete ben capire, cari lettori, il discorso sui mutamenti climatici va ben al di là del semplice rialzo delle temperature. Vogliamo quindi lasciare aperto il nostro approfondimento girando a voi questi importanti interrogativi, invitandovi a intervenire con i vostri commenti e ad esprimere le vostre opinioni. Grazie.

Luca Angelini

Onda calda: sinistri scricchiolii

Ripartiamo da qui

“Al momento comunque queste onde sembrano troppo veloci, accentuate da una differenza di temperatura troppo concentrata e elevata per poter affondare con tutto il loro carico fin sul Mediterraneo. E' più probabile che in queste condizioni – a contatto con l'ostacolo della terraferma – vadano a creare onde più piccole e in rapida degenerazione in minuscole bolle d'aria fredda d'alta quota, quelle “gocce fredde” che tanto fanno penare chi fa le previsioni del tempo. Oppure è parimenti probabile che le onde si infrangano sulla costa spagnola e portoghese andando a formare altre gocce più grosse in mare aperto (che magari potrebbero servire come testa di ponte per una incursione più convinta più avanti, in caso di altre onde profonde che vadano ad agganciarla)”

Ci siamo: una goccia fredda ha attraversato velocemente i mari ad ovest dell'Italia proprio negli ultimi giorni, portando temporali anche forti su parte del Nord, le regioni tirreniche e quelle ioniche; poco su quelle adriatiche.
Un'altra grossa goccia è nata al largo del Portogallo e proprio ora viene agganciata da una nuova onda in arrivo dall'Oceano, subendo un risucchio che la aiuterà a trovare l'energia per entrare sul Continente.

Questa manovra riuscirà ad aprire per la prima volta la strada alla Corrente a Getto oceanica verso il Mediterraneo, attraverso il Golfo di Biscaglia e la Francia centrale.
Cosa vuol dire? Che arriverà la prima perturbazione organizzata della stagione, proprio durante il fine settimana (giusto per non perdere l'abitudine).
Nuvole, vento, temporali qua e là un po' dappertutto e soprattutto aria meno calda, con la colonnina in discesa fin su valori sotto la normalità per 1-2 giorni in quelle regioni che saranno esposte al vento prevalente: il Mistral.

L'onda calda, quindi, dopo 45 giorni di dominio subirà uno di quei ganci destri che stordiscono, che costringono un attimo a fare i calcoli per capire se si riuscirà a rialzare la testa.
Ci vorrà qualche giorno, ma probabilmente riuscirà a farsi di nuovo viva, seppur ferita, seppure indebolita e non più in grado di portare agli estremi che si sono ripetuti anche nell'ultimo periodo. Ma ci riuscirà.

Infatti, se ricordate, qualche giorno fa abbiamo detto che l'aria fresca dall'Artico è partita non solo dalla Groenlandia, ma anche dalla placca artica a nord della Russia, invadendo parte del Continente Asiatico.
Anche quest'ultima corrente, rallentata immediatamente dalla terraferma e spalmandosi sia verso est che verso ovest, concorrerà nei prossimi giorni a cambiare le carte in tavola: stringerà in una morsa – assieme al Getto Atlantico – quella parte di bolla calda presente sull'Europa dell'Est; ne taglierà una parte e la spedirà verso la Scandinavia creando un corridoio relativamente poco caldo proprio tra l'Oceano, l'Europa centrale, l'Ucraina e la Bielorussia.
Così facendo porterà di nuovo – tra 5-7 giorni – all'accelerazione del Getto da ovest ad est a latitudini un po' più basse, verso le coste mediterranee tutte, favorendo di nuovo il risucchio di aria calda dalle coste africane – dove è ancora ben presente – verso il nostro mare.
Le potenzialità sono però ormai inferiori a quelle che hanno portato alla lunga e calda parte centrale del 2015; quindi si può ben dire che con il fine settimana la parte centrale dell'estate sarà finita. Ci saranno ancora dei periodi caldi, ma non come nelle ultime settimane (ed è anche normale che sia così).

Badate bene: la parte più stabile dell'estate 2015 è cominciata a inizio luglio al Centro-Nord, si è portata avanti con costanza nelle settimane estendendosi lentamente anche al Sud, ha subito qualche piccolo smacco nella terza decade del mese, si è ripresa alla grande ad inizio agosto, e adesso prende un primo duro colpo a Ferragosto.
Se non fosse stato per le temperature fuori misura, e quindi anche per una certa latenza dei sempre presenti temporali estivi del pomeriggio, le tempistiche sarebbero state perfette per una normale estate di casa nostra.

Onda calda: si prosegue, con variazioni sul tema

Il 19 luglio ci siamo lasciati così:
“[…] almeno fino ad inizio agosto non dovrebbero esserci chissà quali cambiamenti: magari un fronte riuscirà a sfiorare le Alpi portando qualche folata di vento, un temporale, quei 2-3 gradi in meno su alcune regioni per alcuni giorni […]”

E pressappoco ci siamo. In certe zone del Nord verso fine mese siamo scesi anche più di 2-3 gradi, mentre nel Meridione il caldo si è accentuato salendo di parecchio sopra la norma; il tutto per alcuni giorni. 
Per essere una previsione a spanne a 10-12 giorni di distanza è andata anche troppo bene.

Il ragionamento era basato sulla calma relativa che la circolazione dei venti vive lungo tutto l'Emisfero attorno alla metà-fine di luglio. Essendo partiti in condizioni di onda calda, siamo rimasti in queste condizioni, con poche variazioni sul tema.
Adesso però siamo ad agosto, e lentamente qualcosa riprenderà a muoversi. Di certo non lo farà l'aria calda, che ha raggiunto il suo apice di spinta verso nord e inizia a ritirarsi lentamente verso il Tropico, come fa un'onda appena infranta sulla battigia che si ritira di nuovo verso il largo.
Ci penserà invece l'aria fredda, che una volta allentata la pressione dei venti caldi verso l'Artico può ripartire con gradualità alla conquista dell'Oceano e della terraferma.

Il piano d'attacco – come accade tutti gli anni – prevede una prima incursione a partire dalle calotte glaciali che si trovano alle latitudini più basse o più vicine alla terraferma, quella groenlandese e quella sul Mare Artico Russo. 
E' da qui che sono già partite nei giorni scorsi folate fredde che hanno creato da una parte una grossa bassa pressione sull'Atlantico a ridosso delle Isole Britanniche, e dall'altra una seconda bassa pressione tra Siberia e nord della Russia.
A noi interessa la prima, perché risucchiando a sé i venti artici ha accentuato la differenza di temperatura con l'aria calda presente in mare aperto e ha accelerato la Corrente a Getto verso est, in direzione della terraferma.
Venti veloci ad alta quota, quindi, che seguendo le fasi di sviluppo della bassa pressione (nascita, approfondimento, occlusione, indebolimento, approfondimento, occlusione, indebolimento, ecc. ecc.) generano quelle onde di cui parlavamo nell'articolo di 2 settimane fa, e che abbiamo ritenuto indispensabili per cambiare le carte in tavola in Europa.

Insomma, la previsione adesso torna a farsi più complicata, e non possiamo più spingerci oltre i 4-6 giorni.
Al momento comunque queste onde sembrano troppo veloci, accentuate da una differenza di temperatura troppo concentrata e elevata per poter affondare con tutto il loro carico fin sul Mediterraneo. E' più probabile che in queste condizioni – a contatto con l'ostacolo della terraferma – vadano a creare onde più piccole e in rapida degenerazione in minuscole bolle d'aria fredda d'alta quota, quelle “gocce fredde” che tanto fanno penare chi fa le previsioni del tempo. Oppure è parimenti probabile che le onde si infrangano sulla costa spagnola e portoghese andando a formare altre gocce più grosse in mare aperto (che magari potrebbero servire come testa di ponte per una incursione più convinta più avanti, in caso di altre onde profonde che vadano ad agganciarla).
Per adesso teniamoci il ritorno di altri 3-4 giorni di temperature alte al Centro-Nord, un po' meno alte al Sud. A livello di pioggia da segnalare una prima goccia fredda proprio tra il Meridione e parte delle regioni adriatiche già da venerdì, con alcuni forti temporali; verso domenica poi un'altra piccola goccia potrebbe toccare il Nord e il Centro con altri temporali. 
Insomma, se ci va bene arriviamo all'inizio della prossima settimana con qualche grado in meno un po' dappertutto.
Ma si va davvero sul difficile. Intanto concentriamoci sull'aspetto più importante: il caldo, che per buona parte della settimana ci terrà compagnia.

Il temporale di Firenze: la corsa al sostantivo choc

“Tifone uragano investe Firenze come un tornado: video shock virali sul web”.

Con un titolo del genere il motore di ricerca di Google impazzisce, perché contiene tutte le parole adatte a inondare di click un eventuale articolo correlato.
Il giornalista e il blogger lo sanno bene; la gran parte dell'utenza invece no.

Sarebbe anche l'ora di cominciare a distinguere correttamente i vari termini da usare per individuare un fenomeno atmosferico, non tanto per questioni di purezza accademica (spesso stucchevoli, se proposte nell'ambito sbagliato) quanto per imparare a comunicare correttamente.
Penso in particolare alla comunicazione nella prevenzione, quello strano e oscuro aspetto dell'amministrazione della Cosa pubblica e privata che in Italia è pressoché inesistente, esponendoci così a rischi evitabili e inutilmente accentuati.

Eppure, con il minimo impegno, la cronaca dell'evento si riassumerebbe in due righe, così:
“Un temporale, nato sul mare tra Corsica ed Elba, una volta raggiunta la terraferma ha acquisito energia nel passare tra la Val di Cecina e le Colline Metallifere, per poi rovesciarsi ormai incattivito verso Firenze e le zone attorno. Qui un nubifragio, accompagnato da grandine abbondante e raffiche di vento che hanno localmente superato i 100 chilometri orari, ha portato danni ad abitazioni e vegetazione, oltre a provocare feriti.”
Punto. Basta. Non c'è bisogno di altro.

Ma i punti cardine della nostra società, basata sul ricavo a tutti i costi, non permettono a tanti di avere la lucidità sufficiente per raccontare gli eventi nei loro aspetti più intimi e veri, utili ad informare e regalare pillole di cultura.
Dato che però perseguiamo – almeno in parte – TUTTI gli stessi interessi, iniziamo a mettere i puntini sulle “i”, ad iniziare da una distinzione non così complessa da capire: quella nella figura allegata all'articolo.

Estate da togliere il fiato: il grande caldo presto tornerà a visitare il nord

Anche nella prima settimana di agosto l'estate 2015 conferma il suo temperamento forte, oseremmo dire “caliente”, proponendo una nuova onda di calore su diverse regioni dell'Italia. Le ultimissime elaborazioni numeriche, supportate da uno score probabilistico sufficientemente attendibile, mettono in evidenza che anche la prima settimana di agosto sarà caratterizzata da condizioni di caldo intenso su diverse regioni del nostro Paese. In buona sostanza si assisterà all’avvicendamento dell’onda di calore, che dalle nostre regioni meridionali passerà la palla a quelle settentrionali. Pochi cambiamenti invece per le regioni centrali, che permarranno su valori termici superiori alla media, pur senza particolari eccessi. Ma perchè arriverà ancora una volta l’Africa sul Mediterraneo e sull’Italia?

La carta proposta nella figura in alto ci viene in aiuto, mostrandoci la possibile distribuzione del campo di geopotenziale in quota, là dove scorrono le correnti portanti. Seguendo le frecce bianche notiamo l’andamento dell’isoipsa di 5.850 metri gpz che fornisce la spinta dinamica dal vicino Atlantico. Ma ad est dell’Italia si nota che la stessa isoipsa sprofonda con una spigolosa ansa di bassa pressione verso il nord Africa. Su quel settore si strutturerà pertanto un blocco atmosferico che inizierà a pilotare aria meno calda alla volta delle nostre regioni meridionali, dove potrà così realizzarsi il rientro delle temperature entro la media del periodo.

Ma lo stesso blocco causerà accumulo di aria in quota sulla cresta dell’onda anticiclonica a monte (n.1 figura in alto) e il contestuale approfondimento di una saccatura lungo i meridiani iberici ancora più ad occidente. In questo modo l’aria richiamata dalle depressioni succitate dovrà per forza di cosa percorrere la via più breve e venir risucchiata ancora una volta dall’entroterra algerino. Ma la via più breve passa per le nostre regioni settentrionali, che vedranno pertanto instaurarsi, a partire dal 3-4 agosto, una nuova intensa onda di calore, della durata di circa una settimana.

E dopo? Unico elemento che potrebbe suggerirci la mossa successiva risiede in quel nocciolo di bassa pressione in via di approfondimento al largo delle Isole Britanniche (n.2 nella figura in alto). Come vedete la sua collocazione al momento è alquanto incerta, tuttavia esaminando l’evoluzione con metodo ensemble (figure 2 e 3 qui sopra), questo soggetto sinottico parrebbe in grado di erodere la cupola anticiclonica afro-mediterranea e far rientrare entro la prima decade del nuovo mese l’onda di calore grazie all’intervento di aria più fresca dall’Atlantico. Per ora niente più che un'ipotesi o forse solo una semplice… speranza.

Luca Angelini

Onda calda: non è per niente facile uscirne

Metà luglio, metà estate.
Si entra in quel periodo dell'anno in cui la circolazione dei venti si addormenta, perché l'aria calda dal Tropico smette di salire verso nord, mentre l'aria fredda dall'Artico non ha ancora ripreso a scendere verso sud.
E' un momento di calma, del tutto simile a quello che solitamente si vive a metà inverno, per il motivo opposto.

Già questo dovrebbe bastare a farci pensare che non ci possiamo aspettare chissà che cambiamenti da qui alla fine del mese (almeno).
Certo, è anche vero che solo l'anno scorso, nello stesso periodo, stavamo per vivere una serie di giornate che di estivo propriamente detto avevano ben poco, con piogge diffuse, temporali, vento e aria relativamente fresca. Peccato però che le condizioni di partenza in Italia, sul Continente e sull'Atlantico fossero completamente diverse da quelle presenti adesso: i venti artici erano riusciti a ritagliarsi il loro spazio sull'Oceano, riuscivano a inviare regolarmente folate fresche verso l'Europa, e non davano il tempo alle brevi incursioni dell'alta pressione africana di scaldare la terraferma, lasciando così il passo libero alle successive perturbazioni.

Quest'anno invece abbiamo ormai il Continente che ha subito diverse onde di calore, il Mediterraneo che sta diventando un brodo con una superficie che attorno all'Italia ormai viaggia attorno ai 27-29 gradi, i venti artici che viaggiano tranquilli a latitudini più alte scorrendo da ovest ad est, senza particolari ostacoli a frenarne il viaggio.
E' davvero dura cambiare questo stato di cose, almeno sul Mediterraneo e i Paesi che vi si affacciano. Sul Centro Europa il discorso è diverso, perché bene o male i venti oceanici riescono a penetrare sulla terraferma per alcune decine di chilometri, e a forza di spinte ripetute e frequenti arrivano verso il cuore del Continente. Ma questo accade solo grazie – appunto – a folate ravvicinate e sempre nella stessa direzione, da ovest ad est nello specifico.

Per cambiare le condizioni nel Mediterraneo servono venti freschi e veloci, che spingano verso sud, quanto basta per non essere smaltiti dai temporali che nascerebbero con il contrasto con la terraferma prima ancora di arrivare sul versante mediterraneo del litorale spagnolo e francese.
E allora servono delle onde profonde nella Corrente a Getto; onde che possono nascere solo se il Getto accelera verso sud o verso nord, e quindi se cambia lo stato di cose attuale. Ma questo accade solo se si accentua la differenza di temperatura tra le latitudini artiche e quelle tropicali.
E ritorniamo a bomba, a quello che abbiamo detto nelle prime tre righe: al momento è davvero difficile che questo accada.

Di solito, comunque, le onde nella Corrente a Getto nascono da tutta una serie di concatenazioni di eventi che coinvolgono sia le Montagne Rocciose sia – soprattutto – l'Oceano Pacifico del Nord, da dove parte la frustata che poi si propaga lentamente verso est.
E laggiù sembra tutto tranquillo, non dico piatto ma quasi. Ci vogliono movimenti ben più ampi di quelli presenti adesso per smuovere le acque anche al di qua del Continente Americano.

Vogliamo metterci anche il Nino?
Ma sì, mettiamoci anche lui, perché di solito la sua funzione è quella di piallare tutta la circolazione dei venti, rendendola più schiacciata da ovest ad est, soprattutto sul Pacifico. E se pensiamo che il Nino ha appena cominciato a far parlare di sé, il risultato del ragionamento è immediato.

Insomma, in sostanza, almeno fino ad inizio agosto non dovrebbero esserci chissà quali cambiamenti: magari un fronte riuscirà a sfiorare le Alpi portando qualche folata di vento, un temporale, quei 2-3 gradi in meno su alcune regioni per alcuni giorni …
Ma vuol dire accontentarsi davvero di poco, e magari avere più effetti collaterali (aumento dell'umidità) che altro. Una volta passati gli effetti del fronte si tornerà alla calma relativa e bollente attuale.
In linea di massima finché l'aria artica non riuscirà ad innescare le onde di cui parlavamo più su c'è ben poco da fare: l'aria calda di origine subtropicale pervaderà il Mediterraneo, il mare stesso rimarrà molto caldo (e questo in ottica autunnale potrebbe diventare potenzialmente rischioso), e non possiamo aspettarci rinfrescate vere e proprie.

Spero ovviamente di sbagliarmi, perché ondate del genere alla lunga sono nocive per la Natura e l'uomo (al pari di ondate di gelo troppo prolungate). E spero quindi di potervi aggiornare il prima possibile con notizie di una rinfrescata imminente.

Il tornado tra Mira e Dolo (VE)

Intorno alle 17.30 una supercella temporalesca prefrontale ha generato un violento tornado durato circa 15 minuti che ha colpito da nord-ovest verso sud-est una fascia di territorio tra i comuni di Pianiga, Dolo e Mira, in provincia di Venezia. Secondo i rilievi eseguiti dall’ESSL (European Severe Storms Laboratory, www.essl.org) e da alcuni appassionati di meteorologia, la traccia al suolo dei danni provocati dal vortice ricopre una lunghezza di circa 11 km e una larghezza media di circa 700 metri. Vi sono stati gravi danni materiali alle abitazioni, ai capannoni, alle macchine e alla vegetazione in genere come si evince dalle foto allegate, nonché una vittima, una novantina di feriti e un centinaio di sfollati. Sono stati danneggiati 432 edifici nei 3 comuni colpiti, per un totale dei danni di quasi 100 milioni di euro.

Responsabile di questo evento vorticoso è stata una saccatura di aria fresca e secca in quota (500 hPa, vedi immagine seguente) dalla Francia in transito verso est che sulla pianura veneta orientale ha trovato condizioni predisponenti ad intensa fenomenologia temporalesca, quali tra tutte valori di temperatura di rugiada tra 24°C e 26°C dovuti al campo di alta pressione dinamica di matrice africana presente sull’Italia nei giorni precedenti.

Un ruolo chiave probabilmente è stato svolto da un minimo di bassa pressione al suolo sul ferrarese orientale che ha generato un flusso sciroccale piuttosto teso e assai umido verso l’entroterra veneto (vedi le due immagine seguenti), che va a scontrarsi con un flusso più secco da sud-ovest proprio sul padovano orientale e veneziano.

Questo scontro ha originato una considerevole convergenza dei venti al suolo che, unita a valori di energia disponibile alla convezione sull’ordine dei 3000 J/kg, ha portato al rapido sviluppo di un imponente mesociclone, il quale a sua volta, per via della rotazione, ha assunto un accentuato moto deviante verso destra (verso sud-est piuttosto che verso est). La cella temporalesca quindi, nata a nord di Vicenza, si è portata a nord di Padova e quindi sulla Riviera del Brenta mantenendo una struttura ben definita (vedi immagine al satellite visibile).

Il radar meteorologico dell’Arpav mostra un evidente eco ad uncino sul settore meridionale del sistema e un altrettanto evidente V-notch su quello settentrionale. Inoltre, già da subito si apprezza la dimensione e l’isolamento della cella in questione con elevati valori di riflettività, tutti indizi che devono mettere all’erta.

Alle ore 16.30 la cella si trova sul padovano settentrionale e si avvicina rapidamente al veneziano con la sua imponente incudine.

Alle 17.10 inizia a definirsi il mesociclone.

Alle 17.30 il tornado è pienamente operativo e inizia la sua attività distruttiva come si avrà modo di osservare nelle successive foto.

Nel contempo, immediatamente a nord del tornado inizia una violenta grandinata mista a pioggia con chicchi di varie forme fino a 5 cm di diametro.

ESSL (European Severe Storms Laboratory, www.essl.org), a seguito di un’analisi dei danni sul path del tornado compiuta nei giorni immediatamente successivi all’evento, valuta un grado massimo di intensità F4 sulla scala Fujita sull’area della Riviera del Brenta, tra Mira e Dolo. Sono comunque in corso studi più approfonditi sulle varie tipologie di danno per stimare nella maniera più oggettiva e precisa possibile l’intensità del tornado in questione.

 

 

Onda calda: ora si fa sul serio

Finora abbiamo scherzato.
L'onda calda per la quale abbiamo tracciato il percorso fino ad oggi ha seguito la traiettoria prevista, per i motivi illustrati nell'articolo di qualche giorno fa.

Ora si passa alla seconda parte dell'evento.
Nelle prime ore di sabato prossimo la grande bolla di aria calda raggiungerà i valori di geopotenziale più alti; questo significa – in termini spiccioli – che raggiungerà la massima potenza di pompaggio dell'aria calda dall'Africa e dalle lande europee già roventi, come la Spagna e la Francia, verso il resto del nostro Continente sotto il risucchio operato dalle Correnti a Getto di passaggio poco più a nord.
Da quel momento, lentamente, il promontorio perderà vivacità.
Ma la fregatura – se così si può dire – sta proprio qui. Un promontorio caldo meno potente NON VUOL DIRE che da quel momento porterà temperature più basse; NON VUOL DIRE che inizierà ad essere mangiato dalle perturbazioni. Anzi …

Basta ricordarsi la regolina: il geopotenziale è più alto se sono più alte la pressione e la temperatura, ma anche se è più bassa l'umidità (medie).
Da sabato la pompa calda verrà quindi staccata, ma l'aria rovente arrivata sul Mediterraneo e la terraferma europea inizierà a galleggiare sul posto, diventando un qualcosa di passivo, in balìa di eventuali correnti di passaggio. Non si esaurirà lentamente, perché in questo periodo dell'anno non ci sono terre o mari freddi che possano diluirla dal basso per contatto o irraggiamento. La massa d'aria però inizierà a caricarsi di umidità dal basso, per l'ulteriore evaporazione dell'acqua dai mari e per la sostanziale minore “pressione” dall'alto esercitata dalla bolla calda in sé.
Questo si tradurrà in un aumento della convezione, della turbolenza, e quindi in un certo calo della pressione; fattore, questo, che si traduce ovviamente nel calo di geopotenziale anche senza variazioni della temperatura media.
Quindi la grande bolla rovente rimarrà lì, ferma, finché non verrà spalmata ulteriormente, oppure non verrà soffiata da altre parti, oppure ancora non verrà diluita dall'incessante rimescolamento che solo temporali organizzati ed estesi possono mettere in mostra.

Quindi cosa succederà nel breve?
Alcuni soffi di aria fresca oceanica, che in generale hanno strada aperta verso le coste atlantiche del Continente, raggiungeranno presto le Isole Britanniche e i litorali francesi, spingendo più ad est (verso Polonia, Repubblica Ceca e poi Balcani) la bolla calda e asciutta che finora ha portato le punte oltre i 35-38 gradi in Francia; ma andrà anche più a sud, proprio in direzione dell'Italia. TUTTE quelle citate sono zone dove l'aria calda (e un po' più asciutta di quella finora presente, per quanto riguarda l'Italia) tornerà a galleggiare fino alla prossima occasione, fino al prossimo passaggio ravvicinato di una perturbazione.

In sostanza, nonostante un lento alleggerimento del potente promontorio di aria africana, da domenica farà ancora più caldo, e probabilmente si raggiungeranno punte di 36-39°C, forse anche 40°C in alcune regioni del Centro-Nord. Le candidate sono sempre le solite: Pianura Padana (in particolare Lombardia, Emilia e basso Veneto), Valdarno Inferiore, Valtiberina e vallate collinari tra Marche ed Abruzzo.
Sì, ok, ogni tanto spunterà quel temporale breve ma feroce che farà sperare in una rinfrescata. Ma sappiamo bene che spesso non è altro che una ulteriore fregatura, perché rischia di far solo aumentare l'umidità, e quindi l'afa appena tornerà il sole.
Andrà un pelo meglio nel Meridione, che continuerà a rimanere un po' più scoperto; ma anche qui la temperatura è destinata a salire.

Per la previsione da giovedì in poi bisogna aspettare.

Onda calda in arrivo: come dovrebbe muoversi, e perché

In questo periodo dell'anno il sole di mezzogiorno si trova nel punto più alto sull'orizzonte, allo zenit sul Tropico del Cancro.
Il deserto del Sahara quindi subisce un gran riscaldamento, raggiunge temperature estreme, ed è sede di una bolla di aria calda e asciutta che poi – lentamente – viene soffiata verso le Canarie e l'aperto Atlantico dagli Alisei (fiacchi, per la convezione poco profonda ed estesa che si crea sopra l'area desertica).
Qui la bolla in parte si smorza, ma il mare piuttosto caldo ne permette anche il sostentamento per alcuni giorni.

Se nel frattempo poco più a nord – diciamo tra le Azzorre e le coste del Golfo di Biscaglia – passa una Corrente a Getto sufficientemente veloce, allora quello che rimane della bolla calda viene risucchiato in questa direzione e poi spalmato verso la terraferma europea. 

E' proprio quello che succederà nei prossimi giorni, a partire da domani.
La Spagna sarà l'obiettivo primario, e qui ci sarà un'ondata di caldo davvero intensa. Ma anche altre regioni d'Europa avranno la loro dose di caldo, per diversi motivi.
Il muro bollente offerto dalla Spagna accentuerà la differenza di temperatura con l'aria fresca portata dalla perturbazione collegata alla Corrente a Getto, e spingerà quest'ultima a deviare verso nord; quindi, di riflesso, la bolla di aria calda E SECCA presente in Iberia verrà soffiata anche verso l'Europa centrale, e in parte in direzione del Mediterraneo.
Sottolineo l'aspetto dell'aria secca, perché questo permetterà alla radiazione solare di scaldare velocemente la terraferma, ma anche di far evaporare una gran quantità d'acqua dalla superficie del Mediterraneo. Questo da domenica o lunedì prossimo.

A questo punto bisogna ricordare una cosa: il geopotenziale, ossia quel parametro che in qualche modo decide le sorti delle figure di alta e bassa pressione, è una misura di pressione, temperatura e umidità. Più le prime due sono alte (e la terza bassa) più il geopotenziale è alto.
Ora, sulla terraferma, dove verrà soffiata l'aria calda, il geopotenziale sicuramente aumenterà molto velocemente, sia per le temperature alte sia per l'aria secca.
Sul Mediterraneo, invece, ci sarà una sorta di tenue resistenza all'aumento di questo parametro proprio per l'aria umida in basso, via via più carica di vapore mano a mano che i venti caldi marceranno dalle coste algerine verso le Baleari, poi la Sardegna, le coste francesi, e infine quelle italiane. E la stessa cosa succederà – 24/48 ore dopo – sul Mare del Nord, dove la bolla calda proverà ad arrivare.

Risultato: l'asse più forte del promontorio, ovvero di quella figura plasmata dalla bolla calda in quota, passerà da Spagna, Francia centrale, parte dell'Inghilterra, Germania e – grazie all'arricciamento dei venti generato dalla spinta del Getto sul bordo “destro” della Corrente – tra Scandinavia e Baltico, dove si formerà un'alta pressione piuttosto robusta vicino al suolo.
L'Italia dovrebbe essere colpita, ma in maniera più variegata, subdola, non così completa come si potrebbe pensare ad una prima occhiata delle mappe.

Le regioni più esposte potrebbero essere parte della Sardegna (perché, sostanzialmente, più vicina alla fonte di calore dalla quale proverranno i venti), il nord-ovest (più vicino alla Francia, colpita in pieno), il nord-est (soprattutto in termini di afa, per il risucchio di aria umida dall'Adriatico verso le Alpi a seguire il passaggio caldo sul Continente) e il versante tirrenico, dove nelle aree vicine al mare almeno ci saranno brezze umide e meno calde nelle ore centrali, mentre nelle aree interne la temperatura salirà parecchio, oltre i 30-32 gradi.
Anche il versante adriatico avrà la sua dose (minore) di caldo, ma sia per la posizione in parte riparata dall'Appennino, sia per la presenza dell'alta pressione forte sulla Scandinavia, potrebbe anche essere più esposta a venti più instabili, meno caldi rispetto al resto della Penisola, e forse forieri di temporali almeno in una prima fase.

Comunque una previsione generica a più di 4-5 giorni al momento non è possibile; quindi dovremo tornare sull'argomento più avanti, per capire bene le sorti del promontorio nella prima settimana di luglio.

Arriva l'estate: perchè il caldo fa così paura?

L’estate del 2003, la più calda del secolo in Italia e in Europa, si è rivelata del tutto eccezionale, certamente per i connotati climatici, ma indubbiamente anche per averci lasciato in eredità un segno indelebile, una cicatrice insanabile. Da allora, ogni anno, si ripete il tormentone di chi teme il ritorno dello spauracchio africano, di chi suda ancor prima che il caldo arrivi, quando sarebbe senz’altro più opportuno affrontare la (bella) stagione con maggior serenità. 

Forse è per questo che il caldo oggi fa più paura, ma certamente c'è dell'altro. La percezione palpabile di un clima che sta cambiando sotto i nostri occhi può essere un ulteriore elemento di inquietudine. In questo caso non è la singola anomalia a generare la consapevolezza che il Pianeta si sta riscaldando, ma il trend. In altre parole, le ondate di calore ci sono sempre state, l'anticiclone nord-africano spadroneggiava tranquillamente sul Mediterraneo anche nei “freschi” anni 50, 60, 70, ma mentre allora si poteva parlare di eccezione, oggi si parla di trend. Il trend non è più un episodio isolato, senza significato ai fini climatici, ma è un processo che manifesta palesemente una direzione e un verso. Le ondate di calore estive prima si contavano sulle dita di una mano, oggi non bastano mani e piedi. Tutto punta verso un clima più caldo.

Proprio questo scollamento tra il tempo dei ricordi e il tempo presente esacerba l'ansia di non riuscire a sopportare il caldo perchè, vige ancora l'idea che contrariamente a quanto si può fare con il freddo (coprirsi), nulla si può fare per difendersi dal caldo. Eppure oggi i climatizzatori sono disseminati ovunque e permettono alla maggior parte di noi di superare anche questo ostacolo. In via teorica potremmo trascorrere un'intera estate senza patire minimamente il caldo, vivendo in ambienti climatizzati e poter così tutelare la cosa più importante, la salute.

Ma se il caldo fa paura e i condizionatori non bastano, rimane l'unica via di uscita, probabilmente la più importante: la resilienza. adattarsi pian piano al clima che cambia, sbarazzarsi dei vari Scipioni, Caronte e Agamennone, far buon viso a cattivo gioco e guardare il bicchiere mezzo pieno. Non è solo un consiglio personale dell'autore di questa chiacchierata, ma una vera e propria strategia posta in essere persino dalla Commissione Europea proprio per far fronte a 360 gradi alle conseguenze del cambiamento climatico in atto. A tal proposito vi invito a dare un'occhiata a questo interessante documento, redatto dal Dottor Carlo Cacciamani, Direttore del settore IdroMeteoClima Arpa Emilia-Romagna.

Detto questo non mi rimane che augurare a tutti voi, carissimi lettori, una buona estate (e stiamo sereni…)

Luca Angelini

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